Le donne di Aswat



Le donne di Aswat

Ho appena ricevuto il testo tradotto dalla lista delle Donne in Nero, vi
chiedo di dare diffusione.
Un abbraccio a tutte , Doriana Goracci

<http://www.aswatgroup.org/english/>

ASWAT: donne, palestinesi e omossessuali

Le donne di Aswat. Siamo donne in una società patriarcale dove la voce
delle donne non viene sentita. Niente appartiene ad una donna, neppure se
stessa. Tutto nella sua vita è controllato da una figura maschile, che si
tratti di un padre, di un fratello o di uno zio. E' costantemente sotto il
controllo della sua comunità, nel suo quartiere, per strada, a scuola,
all'università, ovunque si trovi ci sarà qualcuno per sorvegliarla e
giudicarla. Per tradizione, nella nostra società una donna rappresenta la
reputazione e l'onore della famiglia, un fardello molto pesante che
dobbiamo sopportare e patire fino al giorno della nostra morte.
"La reputazione della donna è come uno specchio, una volta rotta non potrà
mai essere riparata". E' un detto molto noto tra le donne della nostra
comunità, che simbolizza in modo adeguato il tipo di pressione che la
nostra società impone alle donne. Sono molte le giovani obbligate a
lasciare la scuola appena raggiungono la maturità fisica per paura che
possano farsi influenzare e portare la vergogna alle loro famiglie. La
nostra società vive nella costante paura che le donne possano portare la
vergogna a se stesse, alle loro famiglie e alla loro comunità. Le donne non
sono capaci di prendersi cura di se stesse, devono sempre dipendere da un
uomo che le protegga e che provveda ai loro bisogni, perché sono
vulnerabili e deboli, o almeno così sono viste tradizionalmente. Per la
nostra società il ruolo delle donne si limita ad essere madre, o
figlia/sorella che diventerà a sua volta madre non appena sarà in grado di
farlo.
Siamo palestinesi e viviamo sotto l'occupazione israeliena. La situazione
politica peggiora ogni giorno e l'agenda politica e sociale rinvia a tempi
migliori il diritto delle donne. Ogni volta che una donna tenta di prendere
la parola, deve affrontare le reazioni furiose dei vicini. Siamo sotto
occupazione dal 1948. Essere palestinese in questo paese significa avere un
controllo limitato sula propria vita; tutto è nelle mani degli occupanti.
Sei limitato negli spostamenti perché quasi sempre non lo puoi fare, a
causa dei coprifuoco, delle chiusure, dei check-point e del Muro che il
governo israeliano ha iniziato a costruire nel 2002 intorno alla
Cisgiordania. Per cui tutte le energie vengono messe nel soddisfare i
bisogni della tua famiglia e semplicemente, nella maggior parte dei casi,
per essere in grado di sopravvivere.
Siamo omossessuali in una società che non ha alcuna tolleranza per la
diversità sessuale. Il "coming out" non è nemmeno una possibilità perché le
sue conseguenze potrebbero essere molto gravi. Le scelte che abbiamo sono
limitate: possiamo vivere una doppia vita per sopravvivere e conservare
buoni rapporti con la famiglia, o fuggire in Israele dove rischiamo di
essere obbligate ad una vita difficile: prostituzione, droga, ecc.
Abbiamo deciso che è arrivata l'ora di sfidare le regole della nostra
società e di fare sentire la nostra voce per cambiare.

traduzione di Silvia Macchi
Sito internet di ASWAT (in inglese e arabo):
<http://www.aswatgroup.org/english/>http://www.aswatgroup.org/english/