Re: missione falluja?



Il tavolo della pace del mio comune, Coccaglio (BS) avrebbe deciso per gennaio una serata con la presentazione del filmato dei bombardamenti su Falluja e uno dei giornalisti che l'hanno realizzato. Voi avete dei possibili contatti da passarmi?
Giovanni Pagani - Coccaglio (BS) - TEL.LAVORO 030-7702763 - fax lavoro 030-7702773 - cell. 3400517087
Grazie per la collaborazione.



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From      : pace-request at peacelink.it
To          : pace at peacelink.it, alfonsonavarra at virgilio.it
Cc          : 
Date      : Fri, 25 Nov 2005 22:00:22 +0100
Subject : Re: missione falluja?







> Per altra documentazione diretta su Falluja: Internazionale, del 25-11, pp.
> 24-26.
> Buona salute, buon coraggio, buona resistenza, buona speranza!
> Enrico Peyretti
> 
> ----- Original Message ----- 
> From: <alfonsonavarra at virgilio.it>
> To: <pace at peacelink.it>
> Sent: Friday, November 25, 2005 12:21 PM
> Subject: missione falluja?
> 
> 
> > Missione di pace a Falluja?
> >
> > Il direttore del centro per i diritti
> > umani di Falluja, Mohamed Tareq Al-Deraji, con il quale siamo in
> > contatto per il tramite dei Berretti Bianchi, ha formulato, in una
> > conferenza stampa organizzata da Rainews 24, una proposta: una
> > inchiesta indipendente dell'ONU sull'uso del fosforo bianco da
> > parte
> > americana in Iraq.
> > Ma il fosforo bianco è solo un aspetto delle
> > possibili violazioni delle Convenzioni di Ginevra perpetrate nella
> > sanguinosa battaglia del novembre 2004 per "bonificare" la
> > cittadina
> > iraqena: si parla anche di massacri indiscriminati di civili durante i
> > rastrellamenti e di fosse comuni, ad esempio.
> > L'appello del biologo
> > iraqeno non dovrebbe perciò essere lasciato cadere nel vuoto. Egli
> > interpreta una precisa richiesta della popolazione civile di Falluja,
> > che reclama attenzione e giustizia dopo l'orrore subito.
> > Ecco una idea
> > che viene sottoposta al vostro vaglio critico e propositivo, con
> > l'invito a prenderla responsabilmente sul serio.
> > Possiamo
> > autonomamente, dietro richiesta del Centro di Falluja e su suo invito,
> > facilmente sollecitabile, da "consulenti" ed
> > "esperti" italiani,
> > predisporre una missione ricognitiva che prepari il terreno ad una
> > futura ed auspicabile inchiesta ONU sui, diciamo così,, possibili
> > crimini commessi.
> > Si chiede al governo iraqeno di andare una settimana
> > sul posto per effettuare analisi sommarie di carattere fisico e
> > chimico, e per raccogliere le testimonianze dei superstiti
> > La
> > "missione" potrebbe essere composta da:
> > - deputati e senatori del
> > Parlamento italiano (e - perché no? - anche europeo)
> > - scienziati e
> > scienziate del comitato coordinato da Angelo Baracca
> > - operatori del
> > diritto contro la guerra
> > - esponenti pacifisti e delle ONG italiane
> > -
> > reporters democratici di media interessati a conoscere e documentare
> > la
> > verità.
> > In un certo senso bisognerà fare i finti tonti per
> > smascherare
> > una situazione che l'opinione pubblica, persino nei più
> > avvertiti
> > settori pacifisti, ha poco o nulla presente: nel
> > "democratico" Iraq non
> > esiste libertà di circolazione e tutti i
> > movimenti sono sotto stretto
> > controllo delle truppe di occupazione
> > americane.
> > Fare scalo
> > all'Aeroporto di Bagdad, per una persona
> > "normale", ed
> > uscirne è di per
> > sè stesso un problema, figuriamoci
> > raggiungere la cittadina sunnita ed
> > andare in giro ad ispezionare e a
> > fare domande dove e come si vuole!
> > Abbiamo tutti ben presente come il
> > povero Calipari, per portare in
> > salvo la Sgrena, sia stato costretto a
> > muoversi cercando di sfuggire al
> > controllo dell'amico ed alleato
> > americano...
> > Ma se, per negare il
> > permesso, dalle nuove Autorità
> > iraqene viene accampata la scusa che si
> > tratta di garantire la nostra
> > incolumità e la nostra sicurezza a
> > rischio, con la ribellione
> > terrorista in agguato pronta a rapirci e a
> > tagliarci la gola, questa
> > argomentazione deve essere ritorta contro chi
> > la svolge.
> > Esistono,
> > infatti, dei Paesi democratici che si confrontano
> > con il problema del
> > terrorismo senza che ciò significhi per essi
> > abolire la libertà di
> > circolazione dei cittadini (e dei
> > "consulenti",
> > anche stranieri, che i
> > cittadini decidono di ingaggiare e portare con
> > sé).
> > Evidentemente la
> > situazione in Iraq non è paragonabile a quella
> > spagnola o inglese,
> > tanto per fare gli esempi più ovvi.
> > Non esiste
> > ordine, non esiste
> > tranquillità, non esiste libertà di spostarsi, di
> > riunirsi e parlare:
> > la "democrazia" tanto decantata ha i
> > piedi di
> > argilla, riposa ed
> > insieme soffoca sotto le armi e le violenze degli
> > occupanti, è sempre
> > sull'orlo di una guerra civile generalizzata.
> > Questa realtà di
> > disordine, di insicurezza e di arbitrio, e di
> > disordine alimentato
> > dall'arbitrio degli occupanti, potrebbe -
> > credo -
> > essere meglio
> > portata alla luce se insistessimo e spingessimo con la
> > nostra ingenua
> > e modesta proposta: aderire all'invito del nostro
> > amico
> > Mohamed Tareq
> > per compiere una missione democratica e di pace...
> >
> > Alfonso Navarra -
> > LDU - redattore sociale per la pace
> >
> > Dal Sito
> > Osservatorio Iraq -
> > Informazione sull'occupazione militare
> >
> >
> > Lavorare
> > è impossibile
> > Intervista a Hannah Allam, giornalista, responsabile
> > dell'ufficio di
> > Baghdad del gruppo Knight Ridder
> > WNYC Radio (New York
> > Public Radio),
> > 22 aprile 2005
> >
> > BROOKE GLADSTONE: Come abbiamo appena
> > sentito, gli
> > attacchi terroristici in Iraq (S) continuano (S) - fra i
> > 30 e i 40 al
> > giorno, secondo cifre del Pentagono. Sono diminuiti da una
> > media di
> > 140 al giorno nel periodo che si avvicinava alle elezioni di
> > gennaio.
> > Ma per i giornalisti la situazione è migliorata? La settimana
> > scorsa,
> > la responsabile dell'ufficio di Baghdad del gruppo Knight
> > Ridder,
> > Hannah Allam, ha affrontato la domanda durante la convention
> > annuale
> > dell'American Society of Newspaper Editors [Società americana
> > dei
> > direttori di giornali NdT]. L'abbiamo raggiunta a Oklahoma City, un
> > giorno prima che rientrasse in Iraq, e le abbiamo chiesto se ha notato
> > un cambiamento.
> >
> > HANNAH ALLAM: Veramente non riesco a vedere alcuna
> > differenza per i giornalisti stranieri che lavorano a Baghdad. Abbiamo
> > appena perso una cara amica lo scorso fine settimana, Marla. Era lì
> > per
> > una organizzazione no-profit che aveva fondato lei. Era in
> > macchina
> > sulla strada per l'aeroporto ed è rimasta vittima di un
> > attentato
> > suicida, ed è morta - a 28 anni. Era in Iraq dall'inizio, e
> > molti
> > giornalisti la conoscevano. Quindi questo ci ha fatto davvero
> > capire
> > che la minaccia c'è ancora. Non è cambiata.
> >
> > BROOKE GLADSTONE:
> > Hai
> > detto che è morta sulla strada per l'aeroporto di Baghdad, che
> > penso
> > sia uno dei posti più insidiosi di tutto il paese, o forse
> > perfino di
> > tutto il pianeta. Voi come andate su quella strada?
> >
> > HANNAH ALLAM: Con
> > molta cautela. Normalmente, preferiamo tenere un
> > profilo molto basso in
> > Iraq. Andiamo solo magari in due macchine,
> > senza contrassegni o cose
> > del genere. Ma sulla strada per l'aeroporto,
> > è il caso in cui davvero
> > portiamo una guardia del corpo e armi, e sono
> > sette miglia [1 miglio =
> > 1,609 Km NdT] di terrore, decisamente.
> >
> > ........................................................................
> > ............................
> >
> >
> > HANNAH ALLAM: Ciò che mi ha veramente
> > colpito da quando sono tornata
> > negli Stati Uniti - dovunque vado, è
> > quando la gente sente che vivo a
> > Baghdad e dice: "Oh, beh, sei a
> > Baghdad, ma almeno adesso là va tanto
> > meglio". E non è vero. Voglio
> > dire, gli iracheni muoiono ancora a
> > dozzine tutti i giorni, in alcuni
> > casi. Sai, le cose sul terreno sono
> > ancora molto, molto pericolose.
> > Quindi, credo che sia importante non
> > confondere una diminuzione degli
> > attacchi contro i soldati americani e
> > gli interessi americani con
> > qualche tipo di cambiamento significativo
> > nella guerra.
> >
> > BROOKE
> > GLADSTONE: Hannah, una zona dell'Iraq di cui non
> > abbiamo sentito
> > parlare molto è Falluja, il che sembra un po' strano,
> > considerando l'
> > operazione vasta ed enormemente distruttiva che è stata
> > condotta là
> > sei mesi fa, dalle truppe americane. Di chi è la colpa? I
> > giornalisti
> > hanno un qualche accesso a Falluja?
> >
> > HANNAH ALLAM: No. In
> > realtà,
> > qualunque iracheno che non sia di Falluja non ha accesso a
> > Falluja.
> > Per entrare a Falluja, si viene sottoposti a ogni genere di
> > prova -
> > credo scansione della retina e bisogna esibire la carta di
> > residenza.
> > Per gli stranieri, in realtà l'unico modo per andare a
> > Falluja è
> > muoversi con le forze armate Usa o l'ambasciata Usa per
> > andare a
> > vedere qualche progetto di ricostruzione o qualcosa del
> > genere. Quindi
> > i giornalisti veramente non si avventurano fuori
> > Baghdad, ancor meno
> > in un posto dove c'è ancora molta agitazione e,
> > sai, rabbia e astio
> > dopo l'invasione di novembre.
> >
> > ,.......................................................................
> > ...................................
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