dopo il sit in del 9 dicembre



DOPO IL SIT IN DEL 9 DICEMBRE

(sotto riportata: lettera dell'avvocato
Meindert Sterling a Lorenzo Porta)

Ieri, 9 dicembre, sotto una pioggia
battente, al sit in presso il Parlamento europeo a Roma (piazza santi
Apostoli) eravamo

in dieci. Naturalmente, malgrado l'impegno di
Giuliano Pennacchio neanche l'ombra di un giornalista, e lo sciopero
della

stampa può essere imputato fino ad un certo punto.
(Radio Onda
Rossa però ha telefonato due volte per lunghe interviste).

Oltre al
sottoscritto manifestavano la loro corresponsabilità per la messa fuori
uso degli F16:
- due giovani del GAVCI di Bologna con lo striscione:
"Turi libero, trasformiamo le spade in aratri"
- Nella Ginatempo e suo
marito fotografo, di "Bastaguerra"
- Bruno del Mir di Roma
- Riccardo
Bovolenta, pacifista di Imola
- Doriana delle Donne in nero di Roma
-
Andrea Billau, degli Ebrei contro l'occupazione
- Giovanni Russo Spena,
deputato di Rifondazione Comunista alla Camera
- Nando Simeone,
vicepresidente del Consiglio Provinciale di Roma.
Padre Alex Zanotelli
ha sottolineato la sua solidarietà con una telefonata da Napoli,
scusandosi di non poter essere

presente: "Non mollate, ragazzi, sono
con voi!".

Il concentramento era alle 14.30 in piazza Santi Apostoli.
Verso le 15.30 ci siamo spostati dentro l'Ufficio del PE, alla

Sala
dei mosaici, prenotata da Luisa Morgantini, che non è arrivata subito
ma un po' più tardi.

La discussione è partita, all'inizio, senza di
lei.

Nella Ginatempo ha rimarcato che si deve prendere la vicenda di
Turi come occasione per rilanciare l'obiettivo del disarmo

atomico.
Una campagna potrebbe fare leva sulla denuncia dell'incostituzionalità
ed illegalità dello Stato atomico italiano,

da mettere giù con
Domenico Gallo ed altri giuristi.

Giovanni Russo Spena ha messo in
rilevo che la corresponsabilità con il gesto di Turi va intesa e
gestita in senso politico,

non giuridico: per rispetto alla verità ed
anche per non aggravare la posizione processuale del nostro amico
detenuto.
Si va avanti sul testo di petizione che ricalca la mozione
Malabarba-Bulgarelli.

Io ho ricordato che l'11 gennaio a Roma facciamo
una iniziativa alla Provincia di Roma: presentiamo un dossier sulla

militarizzazione del Lazio con una particolare attenzione alla presenza
delle armi di sterminio di massa e della loro

infrastruttura.

Luisa
Morgantini, quando è intervenuta, ha preso due importanti impegni, per
i quali la ringraziamo: sollecitare eurodeputati

olandesi a seguire
la vicenda di Turi ed andarlo a trovare in carcere per controllare le
sue condizioni di detenzione.

Secondo lei, non esiste, per lo stesso
meccanismo procedurale, la possibilità di presentare al PE una
risoluzione "per Turi e

per il disarmo atomico". L'UE comunque si
starebbe interessando della materia promuovendo "il Mediterraneo libero
dalle armi

nucleari".

Piccolo commento: se le cose stanno così,
abbiamo sorprendentemente appurato che il PE, al momento, non si sta
affatto

occupando di disarmo atomico. Le conferenze internazionali
mediterranee, auspicate ed auspicabili, bisognerà vedere quando e

se
si faranno. Noi abbiamo invece bisogno che i governi europei decidano
subito, cosa che appartiene alla loro competenza, di

rimuovere le
armi nucleari presenti sul loro territorio. Abbiamo bisogno, da parte
dei governi, sollecitati dal PE, di

decisioni dirette ed immediate,
"unilaterali", non di nuovi tavoli negoziali (di regola fumosi ed
inconcludenti, ce lo

dimostra l'esperienza).
La parte radicale degli
eurodeputati sarà stimolata ad impegnarsi su questo obiettivo.
Un
obiettivo che è cruciale, determinante, anche per il futuro politico
della stessa Europa. Il nucleare americano, infatti,

dà corpo e
sostanza alla NATO in quanto strumento e veicolo dell'egemonia Usa sul
vecchio continente.

Caro Turi, come vedi l'eco del tuo gesto arriverà
fino alle aule asettiche e sonnacchiose delle eurotecnocrazie, dove
solo le

lobby - ci ha spiegato Luisa - dettano legge. ("Vince" chi si
occupa di singoli temi e progetti, piccoli e circoscritti,

bussando e
ribussando alle porte degli eurodeputati, uno per uno).
Questa è
l'Europa "americana", bocciata ai referendum popolari in Francia ed
Olanda, che vive - è evidentissimo - un critico

presente e che
sicuramente non ha futuro.
L'Europa europea e non l'Europa atlantica,
l' Europa dei cittadini e non delle tecnocrazie, l'Europa dei diritti
sociali e

non delle ideologie e pratiche liberiste, rinascerà dal
popolo della pace che vuole imporre e risolvere le grandi questioni,

le grandi decisioni strategiche per il disarmo e la nonviolenza.

(vedi
articolo di Lisa Clarck di seguito riportato)





Proposta all'Unione

Disarmo, quella parola non è un tabù

Lisa Clark


Liberazione 27
agosto 2005


Cari Partiti dell'Unione, in tutto quello che ho letto e
ascoltato finora sul futuro programma manca una parola. Una parola

che non è da poco, ma nel programma dell'Unione non c'è. Eppure
rappresenta un impegno importante, senza il quale ogni

progetto per
la costruzione della pace, per il vero rispetto dell'articolo 11 della
Costituzione, temo, rimarrà solo un pio

desiderio. Quella parola è:
disarmo.

Pochi giorni fa abbiamo tutti (chi più, chi meno) ricordato
gli anniversari di Hiroshima e Nagasaki. Alcuni di noi

sottolineando
il fatto allarmante che la corsa al riarmo nucleare è ripartita, quasi
senza che ce ne accorgessimo. Credevamo

che ormai le armi atomiche
fossero un tabù per tutti, ma per alcune potenze nucleari non è così;
anzi, nelle dottrine

ufficiali ora ne ammettono anche l'uso come
primo colpo.

Si stanno finanziando ricerca, sviluppo e costruzione di
nuove atomiche, più "maneggevoli". E non solo negli Stati Uniti.

Nuove generazioni di missili in Russia; la sostituzione, tutta "made in
Uk", dei sottomarini nucleari Trident in Gran

Bretagna. E così via.
Nel contesto della guerra permanente, però, tutto è permesso Š e
l'unico pericolo che può (anzi, deve)

essere sottolineato per
l'opinione pubblica sono i reattori nucleari iraniani.

Anche l'Italia
contribuisce a questo stato di cose. La presenza di bombe atomiche sul
nostro territorio è una violazione del

Trattato di Non-Proliferazione
Nucleare e dell'articolo 11. Sì, lo so, ci dicono che sono armi di
"difesa", fanno parte

dell'ombrello difensivo della Nato. Ma da
quando la Corte Internazionale di Giustizia, l'8 luglio 1996, ha
dichiarato

all'unanimità che non solo l'uso delle armi atomiche, ma
anche la minaccia dell'uso di tali armi è illegale secondo il

diritto
internazionale, credo che l'addestramento dei militari e le
esercitazioni con bombe atomiche sul territorio italiano

diventi
illegale.

Ma c'è di peggio. Le 40 bombe atomiche B61 che si trovano a
Ghedi (Brescia) fanno parte di un accordo di "nuclear-sharing"

della
Nato, cioè sono in dotazione alle forze armate di un Paese che si è
impegnato a non dotarsi mai di armi nucleari

quando, nel 1975,
ratificò il Trattato di Non-Proliferazione Nucleare. Saranno i piloti
italiani del Sesto Stormo a caricarle

sui Tornado e a sganciarle. E
quelle bombe sono lì da molto tempo, da molto prima dell'avvento del
governo Berlusconi.

Vorrei che un impegno al disarmo diventasse un
punto importante nel futuro programma del centrosinistra.

Vorrei che
qualcuno di voi si fosse scandalizzato quando un ministro della
Repubblica ha promesso alle industrie del settore

della difesa che i
loro fatturati cresceranno, perché questo è un settore che tira, un
fiore all'occhiello del "made in

Italy". O dovremo aspettare che
siano i lavoratori ad ascoltare la propria coscienza, come fecero per
prime le operaie della

Valsella?

Vorrei che quando, nel nuovo
Parlamento, si ripresenteranno discussioni come quella sulla difesa
delle Legge 185, voi ci

siate tutti e votiate tutti insieme. Come
voterete tutti insieme per il ritiro delle truppe italiane dall'Iraq.
Vorrei che,

insieme, potessimo anche parlare con serenità di tutte le
altre guerre a cui l'Italia ha partecipato in questi ultimi anni:

non
per dire "ve l'avevamo detto" ma per trarre tutti insieme gli
insegnamenti dagli errori del passato e costruire meglio un

futuro di
pace.

Vorrei sentirvi dire che si rinegozieranno gli accordi segreti
per la concessione di basi straniere in questo Paese. Ma anche

che è
incompatibile con la nostra Costituzione che i bambini delle scuole di
Grosseto vengano portati in gita scolastica

educativa ad ammirare i
cacciabombardieri, aerei esclusivamente di attacco. O che il presidente
di una nostra Regione accetti

il titolo onorifico di Comandante di
una base che custodisce bombe atomiche.

L'Italia è il terzo
produttore/esportatore mondiale di armi leggere. Altro fiore
all'occhiello. Vorrei che il nostro futuro

governo inizi a studiare
intanto come regolamentarne il commercio (esiste già una proposta di
trattato internazionale) e poi

come riconvertire la produzione di
tante fabbriche. La costruzione della pace, impegno assunto nel
programma in base agli

articoli della nostra Costituzione, non si può
reggere sulla produzione di armi.

Vorrei che l'Italia ritornasse ad
essere un Paese che propone novità nel campo del disarmo a livello
internazionale. Insieme

potremmo portare avanti la proposta di un
Mediterraneo libero da armi nucleari, che vada ad aggiungersi alle
altre cinque

zone libere da armi nucleari che ormai comprendono
l'intero emisfero sud del pianeta. E lavorare insieme a Germania e
Belgio

per far smantellare le bombe Nato in nuclear-sharing dislocate
nei nostri tre Paesi. Sarebbe un primo passo verso un'Europa

denuclearizzata.

E poi vorrei che, quando parlerete dell'Europa che
insieme andremo a costruire, cercaste di affrontare la contraddizione

delle potenze nucleari europee, negazione stessa di ogni nostro
principio condiviso per un'Europa continente di pace. Vorrei

che
anche voi lavoraste per un'Europa che non si presenti nelle relazioni
internazionali come continente forte sul piano

militare, ma forte sul
piano della solidarietà, dei diritti. Insomma, un'Europa che stabilisce
rapporti di amicizia

privilegiata con l'Africa, piuttosto che con i
potenti.

Noi, associazioni e movimenti, ne abbiamo tante di idee e
progetti nel campo del disarmo. Ogni volta che tentiamo di lavorare

in tal senso, facciamo fatica a trovare interlocutori. E' un
controsenso che si debba dialogare su questi problemi con il

ministero della Difesa, per esempio.

E questo mi porta all'ultimo mio
desiderio. Penserete che sia una sciocchezza, ma in Nuova Zelanda -
paese tra i più

importanti nelle sedi internazionali dove si
elaborano trattati e convenzioni in tema di disarmo - già esiste.
Vorrei che nel

programma dell'Unione fosse previsto un nuovo
ministero: il ministero del Disarmo e della Pace.






Spero che la
manufestazione sia andata bene. dicic come è andata con la
Morgantini.
Qusto è il testo dell'avvocato Stelling che ti ho riassunto al
telefono
oggi.
Leggilo con attenzione: le mozioni in Italiano vanno firmate di
pugno
dagli
estensori, la versione in olandese deve solo riportare i
nomi e cognomi
dei
firmatari.

>>per le dichiarazioni di
corresponsabilità c'è la procedura
che lui indica:
le proprie
generalità complete , le circostanze chiare e specifiche di
aiuto
fornito e di incitamento.

Sentiamoci. Spero tu abbia posto il problema
dell'autofinanziamento
fondamentale.
grazie per il tuo sforzo.
lorenzo
----- Original Message -----
From: "Meindert Stelling" <meindert.
stelling at planet.nl>
To: <porta.l at libero.it>
Cc: <emmiee at zonnet.nl>
Sent: Thursday, December 08, 2005 2:54 PM
Subject: Trial of Turi
Vaccaro


> Dear professor Porta,
>
> In reply to your e-mail from
december 5, I inform you as follows.
>
> In the Dutch criminal system
it is not possible for individuals or
groups
to
> address the court in
order to give an opinion in a case in which
they are
> not a party.
This in contrast with the criminal system in for
example
> England,
where people can present an "amicus curiae"
brief. In the
> Netherlands
only lawyers has the right to bring in writings.
>
> If Italian
individuals or groups want to put forward motions on
behalf of
> Turi
Vaccaro, they have to send it to my office. I will send the
motions
to
> the Appeal Court or will hand them over to the court and, in order
to
get
> them accepted by the court as writings which has to be taken into
> consideration, will mention them in my plea.
>
> Of course the
language in our courts is Dutch. So any writing in a
foreign
> language
has to be accompanied by a translation of it in Dutch. The
original
>
Italian document should bear the signatures of the people who make
the
> statement. In the Dutch translation of the document their names
can
be put
> in typewriting. Usually persons in documents presented to a
court
are
> indicated by their family name, first name or first names,
date of
birth,
> place of living and address.
>
> If someone wants to
declare himself or herself co-responsable for
the
action
> of Turi
Vaccaro, a special formula is not needed. I do not think
that a
>
statement which only holds that one regards himself or herself as
> co-
responsable, does have any juridical implication. In my view it
is a
>
statement of solidarity, which of course holds a moral appeal. If
on
the
> other hand someone would like to make a statement which should
make him or
> her co-responsable in a legal or criminal way, than one
should
mention the
> exact reasons for such a co-responsability. Those
reasons only
could be
some
> form of aiding and abetting or incitement.
>
> Until now there has not been set a date for the trial of Turi in
Appeal
> Court. I phoned the Appeal Court to ask when the trial could
be
expected,
> but the registrar even could not mention a prospected
week or
month.
>
> As regards Turi's health I only can tell you that
when I saw
him november
> 24, he told me that he felt all right. He
still refuses to undergo
the
usual
> tbc-examinations.

>
> My office
address is: Advocatenkantoor Steijnen, Olof &
Stelling,
> Couwenhoven
52-05, 3703 ER Zeist.
> My home address is: Meindert Stelling,
Stationsstraat 21-C, 2405 BL
Alphen
> aan den Rijn.
>
> Kind regards,
>
> Meindert Stelling