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dopo il sit in del 9 dicembre
- Subject: dopo il sit in del 9 dicembre
- From: "alfonsonavarra at virgilio.it" <alfonsonavarra at virgilio.it>
- Date: Sat, 10 Dec 2005 13:03:33 +0100
DOPO IL SIT IN DEL 9 DICEMBRE (sotto riportata: lettera dell'avvocato Meindert Sterling a Lorenzo Porta) Ieri, 9 dicembre, sotto una pioggia battente, al sit in presso il Parlamento europeo a Roma (piazza santi Apostoli) eravamo in dieci. Naturalmente, malgrado l'impegno di Giuliano Pennacchio neanche l'ombra di un giornalista, e lo sciopero della stampa può essere imputato fino ad un certo punto. (Radio Onda Rossa però ha telefonato due volte per lunghe interviste). Oltre al sottoscritto manifestavano la loro corresponsabilità per la messa fuori uso degli F16: - due giovani del GAVCI di Bologna con lo striscione: "Turi libero, trasformiamo le spade in aratri" - Nella Ginatempo e suo marito fotografo, di "Bastaguerra" - Bruno del Mir di Roma - Riccardo Bovolenta, pacifista di Imola - Doriana delle Donne in nero di Roma - Andrea Billau, degli Ebrei contro l'occupazione - Giovanni Russo Spena, deputato di Rifondazione Comunista alla Camera - Nando Simeone, vicepresidente del Consiglio Provinciale di Roma. Padre Alex Zanotelli ha sottolineato la sua solidarietà con una telefonata da Napoli, scusandosi di non poter essere presente: "Non mollate, ragazzi, sono con voi!". Il concentramento era alle 14.30 in piazza Santi Apostoli. Verso le 15.30 ci siamo spostati dentro l'Ufficio del PE, alla Sala dei mosaici, prenotata da Luisa Morgantini, che non è arrivata subito ma un po' più tardi. La discussione è partita, all'inizio, senza di lei. Nella Ginatempo ha rimarcato che si deve prendere la vicenda di Turi come occasione per rilanciare l'obiettivo del disarmo atomico. Una campagna potrebbe fare leva sulla denuncia dell'incostituzionalità ed illegalità dello Stato atomico italiano, da mettere giù con Domenico Gallo ed altri giuristi. Giovanni Russo Spena ha messo in rilevo che la corresponsabilità con il gesto di Turi va intesa e gestita in senso politico, non giuridico: per rispetto alla verità ed anche per non aggravare la posizione processuale del nostro amico detenuto. Si va avanti sul testo di petizione che ricalca la mozione Malabarba-Bulgarelli. Io ho ricordato che l'11 gennaio a Roma facciamo una iniziativa alla Provincia di Roma: presentiamo un dossier sulla militarizzazione del Lazio con una particolare attenzione alla presenza delle armi di sterminio di massa e della loro infrastruttura. Luisa Morgantini, quando è intervenuta, ha preso due importanti impegni, per i quali la ringraziamo: sollecitare eurodeputati olandesi a seguire la vicenda di Turi ed andarlo a trovare in carcere per controllare le sue condizioni di detenzione. Secondo lei, non esiste, per lo stesso meccanismo procedurale, la possibilità di presentare al PE una risoluzione "per Turi e per il disarmo atomico". L'UE comunque si starebbe interessando della materia promuovendo "il Mediterraneo libero dalle armi nucleari". Piccolo commento: se le cose stanno così, abbiamo sorprendentemente appurato che il PE, al momento, non si sta affatto occupando di disarmo atomico. Le conferenze internazionali mediterranee, auspicate ed auspicabili, bisognerà vedere quando e se si faranno. Noi abbiamo invece bisogno che i governi europei decidano subito, cosa che appartiene alla loro competenza, di rimuovere le armi nucleari presenti sul loro territorio. Abbiamo bisogno, da parte dei governi, sollecitati dal PE, di decisioni dirette ed immediate, "unilaterali", non di nuovi tavoli negoziali (di regola fumosi ed inconcludenti, ce lo dimostra l'esperienza). La parte radicale degli eurodeputati sarà stimolata ad impegnarsi su questo obiettivo. Un obiettivo che è cruciale, determinante, anche per il futuro politico della stessa Europa. Il nucleare americano, infatti, dà corpo e sostanza alla NATO in quanto strumento e veicolo dell'egemonia Usa sul vecchio continente. Caro Turi, come vedi l'eco del tuo gesto arriverà fino alle aule asettiche e sonnacchiose delle eurotecnocrazie, dove solo le lobby - ci ha spiegato Luisa - dettano legge. ("Vince" chi si occupa di singoli temi e progetti, piccoli e circoscritti, bussando e ribussando alle porte degli eurodeputati, uno per uno). Questa è l'Europa "americana", bocciata ai referendum popolari in Francia ed Olanda, che vive - è evidentissimo - un critico presente e che sicuramente non ha futuro. L'Europa europea e non l'Europa atlantica, l' Europa dei cittadini e non delle tecnocrazie, l'Europa dei diritti sociali e non delle ideologie e pratiche liberiste, rinascerà dal popolo della pace che vuole imporre e risolvere le grandi questioni, le grandi decisioni strategiche per il disarmo e la nonviolenza. (vedi articolo di Lisa Clarck di seguito riportato) Proposta all'Unione Disarmo, quella parola non è un tabù Lisa Clark Liberazione 27 agosto 2005 Cari Partiti dell'Unione, in tutto quello che ho letto e ascoltato finora sul futuro programma manca una parola. Una parola che non è da poco, ma nel programma dell'Unione non c'è. Eppure rappresenta un impegno importante, senza il quale ogni progetto per la costruzione della pace, per il vero rispetto dell'articolo 11 della Costituzione, temo, rimarrà solo un pio desiderio. Quella parola è: disarmo. Pochi giorni fa abbiamo tutti (chi più, chi meno) ricordato gli anniversari di Hiroshima e Nagasaki. Alcuni di noi sottolineando il fatto allarmante che la corsa al riarmo nucleare è ripartita, quasi senza che ce ne accorgessimo. Credevamo che ormai le armi atomiche fossero un tabù per tutti, ma per alcune potenze nucleari non è così; anzi, nelle dottrine ufficiali ora ne ammettono anche l'uso come primo colpo. Si stanno finanziando ricerca, sviluppo e costruzione di nuove atomiche, più "maneggevoli". E non solo negli Stati Uniti. Nuove generazioni di missili in Russia; la sostituzione, tutta "made in Uk", dei sottomarini nucleari Trident in Gran Bretagna. E così via. Nel contesto della guerra permanente, però, tutto è permesso Š e l'unico pericolo che può (anzi, deve) essere sottolineato per l'opinione pubblica sono i reattori nucleari iraniani. Anche l'Italia contribuisce a questo stato di cose. La presenza di bombe atomiche sul nostro territorio è una violazione del Trattato di Non-Proliferazione Nucleare e dell'articolo 11. Sì, lo so, ci dicono che sono armi di "difesa", fanno parte dell'ombrello difensivo della Nato. Ma da quando la Corte Internazionale di Giustizia, l'8 luglio 1996, ha dichiarato all'unanimità che non solo l'uso delle armi atomiche, ma anche la minaccia dell'uso di tali armi è illegale secondo il diritto internazionale, credo che l'addestramento dei militari e le esercitazioni con bombe atomiche sul territorio italiano diventi illegale. Ma c'è di peggio. Le 40 bombe atomiche B61 che si trovano a Ghedi (Brescia) fanno parte di un accordo di "nuclear-sharing" della Nato, cioè sono in dotazione alle forze armate di un Paese che si è impegnato a non dotarsi mai di armi nucleari quando, nel 1975, ratificò il Trattato di Non-Proliferazione Nucleare. Saranno i piloti italiani del Sesto Stormo a caricarle sui Tornado e a sganciarle. E quelle bombe sono lì da molto tempo, da molto prima dell'avvento del governo Berlusconi. Vorrei che un impegno al disarmo diventasse un punto importante nel futuro programma del centrosinistra. Vorrei che qualcuno di voi si fosse scandalizzato quando un ministro della Repubblica ha promesso alle industrie del settore della difesa che i loro fatturati cresceranno, perché questo è un settore che tira, un fiore all'occhiello del "made in Italy". O dovremo aspettare che siano i lavoratori ad ascoltare la propria coscienza, come fecero per prime le operaie della Valsella? Vorrei che quando, nel nuovo Parlamento, si ripresenteranno discussioni come quella sulla difesa delle Legge 185, voi ci siate tutti e votiate tutti insieme. Come voterete tutti insieme per il ritiro delle truppe italiane dall'Iraq. Vorrei che, insieme, potessimo anche parlare con serenità di tutte le altre guerre a cui l'Italia ha partecipato in questi ultimi anni: non per dire "ve l'avevamo detto" ma per trarre tutti insieme gli insegnamenti dagli errori del passato e costruire meglio un futuro di pace. Vorrei sentirvi dire che si rinegozieranno gli accordi segreti per la concessione di basi straniere in questo Paese. Ma anche che è incompatibile con la nostra Costituzione che i bambini delle scuole di Grosseto vengano portati in gita scolastica educativa ad ammirare i cacciabombardieri, aerei esclusivamente di attacco. O che il presidente di una nostra Regione accetti il titolo onorifico di Comandante di una base che custodisce bombe atomiche. L'Italia è il terzo produttore/esportatore mondiale di armi leggere. Altro fiore all'occhiello. Vorrei che il nostro futuro governo inizi a studiare intanto come regolamentarne il commercio (esiste già una proposta di trattato internazionale) e poi come riconvertire la produzione di tante fabbriche. La costruzione della pace, impegno assunto nel programma in base agli articoli della nostra Costituzione, non si può reggere sulla produzione di armi. Vorrei che l'Italia ritornasse ad essere un Paese che propone novità nel campo del disarmo a livello internazionale. Insieme potremmo portare avanti la proposta di un Mediterraneo libero da armi nucleari, che vada ad aggiungersi alle altre cinque zone libere da armi nucleari che ormai comprendono l'intero emisfero sud del pianeta. E lavorare insieme a Germania e Belgio per far smantellare le bombe Nato in nuclear-sharing dislocate nei nostri tre Paesi. Sarebbe un primo passo verso un'Europa denuclearizzata. E poi vorrei che, quando parlerete dell'Europa che insieme andremo a costruire, cercaste di affrontare la contraddizione delle potenze nucleari europee, negazione stessa di ogni nostro principio condiviso per un'Europa continente di pace. Vorrei che anche voi lavoraste per un'Europa che non si presenti nelle relazioni internazionali come continente forte sul piano militare, ma forte sul piano della solidarietà, dei diritti. Insomma, un'Europa che stabilisce rapporti di amicizia privilegiata con l'Africa, piuttosto che con i potenti. Noi, associazioni e movimenti, ne abbiamo tante di idee e progetti nel campo del disarmo. Ogni volta che tentiamo di lavorare in tal senso, facciamo fatica a trovare interlocutori. E' un controsenso che si debba dialogare su questi problemi con il ministero della Difesa, per esempio. E questo mi porta all'ultimo mio desiderio. Penserete che sia una sciocchezza, ma in Nuova Zelanda - paese tra i più importanti nelle sedi internazionali dove si elaborano trattati e convenzioni in tema di disarmo - già esiste. Vorrei che nel programma dell'Unione fosse previsto un nuovo ministero: il ministero del Disarmo e della Pace. Spero che la manufestazione sia andata bene. dicic come è andata con la Morgantini. Qusto è il testo dell'avvocato Stelling che ti ho riassunto al telefono oggi. Leggilo con attenzione: le mozioni in Italiano vanno firmate di pugno dagli estensori, la versione in olandese deve solo riportare i nomi e cognomi dei firmatari. >>per le dichiarazioni di corresponsabilità c'è la procedura che lui indica: le proprie generalità complete , le circostanze chiare e specifiche di aiuto fornito e di incitamento. Sentiamoci. Spero tu abbia posto il problema dell'autofinanziamento fondamentale. grazie per il tuo sforzo. lorenzo ----- Original Message ----- From: "Meindert Stelling" <meindert. stelling at planet.nl> To: <porta.l at libero.it> Cc: <emmiee at zonnet.nl> Sent: Thursday, December 08, 2005 2:54 PM Subject: Trial of Turi Vaccaro > Dear professor Porta, > > In reply to your e-mail from december 5, I inform you as follows. > > In the Dutch criminal system it is not possible for individuals or groups to > address the court in order to give an opinion in a case in which they are > not a party. This in contrast with the criminal system in for example > England, where people can present an "amicus curiae" brief. In the > Netherlands only lawyers has the right to bring in writings. > > If Italian individuals or groups want to put forward motions on behalf of > Turi Vaccaro, they have to send it to my office. I will send the motions to > the Appeal Court or will hand them over to the court and, in order to get > them accepted by the court as writings which has to be taken into > consideration, will mention them in my plea. > > Of course the language in our courts is Dutch. So any writing in a foreign > language has to be accompanied by a translation of it in Dutch. The original > Italian document should bear the signatures of the people who make the > statement. In the Dutch translation of the document their names can be put > in typewriting. Usually persons in documents presented to a court are > indicated by their family name, first name or first names, date of birth, > place of living and address. > > If someone wants to declare himself or herself co-responsable for the action > of Turi Vaccaro, a special formula is not needed. I do not think that a > statement which only holds that one regards himself or herself as > co- responsable, does have any juridical implication. In my view it is a > statement of solidarity, which of course holds a moral appeal. If on the > other hand someone would like to make a statement which should make him or > her co-responsable in a legal or criminal way, than one should mention the > exact reasons for such a co-responsability. Those reasons only could be some > form of aiding and abetting or incitement. > > Until now there has not been set a date for the trial of Turi in Appeal > Court. I phoned the Appeal Court to ask when the trial could be expected, > but the registrar even could not mention a prospected week or month. > > As regards Turi's health I only can tell you that when I saw him november > 24, he told me that he felt all right. He still refuses to undergo the usual > tbc-examinations. > > My office address is: Advocatenkantoor Steijnen, Olof & Stelling, > Couwenhoven 52-05, 3703 ER Zeist. > My home address is: Meindert Stelling, Stationsstraat 21-C, 2405 BL Alphen > aan den Rijn. > > Kind regards, > > Meindert Stelling
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