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NOBEL PACE/ DOCUMENTO CONCLUSIVO DEL VERTICE
- Subject: NOBEL PACE/ DOCUMENTO CONCLUSIVO DEL VERTICE
- From: Marco Trotta <matro at bbs.olografix.org>
- Date: Sat, 26 Nov 2005 17:54:12 +0100
APBS (GN0) - 26/11/2005 - 15.30.00 NOBEL PACE/ DOCUMENTO CONCLUSIVO DEL VERTICE - testo NOBEL PACE/ DOCUMENTO CONCLUSIVO DEL VERTICE - testo ZCZC0304/APC 20051126_00304 4 gn00,pos gn00 NOBEL PACE/ DOCUMENTO CONCLUSIVO DEL VERTICE - testo Forte richiamo a rispettare gli impegni presi a Gleneagles Roma, 26 nov. (Apcom) - Un forte richiamo a mantenere le promesse fatte all'Africa al vertice del G-8 a Gleneagles, una ferma condanna della tortura e delle spese militari e un appello a rispettare gli obblighi fissati dal Trattato di non proliferazione nucleare: sono questi i punti principali del documento finale del sesto summit dei Premi Nobel per la pace, riuniti a Roma dalla Fondazione Gorbaciov dal 24 al 26 novembre. Nel documento, i Nobel "si impegnano" inoltre a creare un Segretariato permanente in Italia, allo scopo di coordinare gli sforzi per portare avanti quanto deciso nel corso dei loro summit, perché, come ha voluto sottolineare il Nobel Betty Williams in conferenza stampa, "il documento non rimane lettera morta". In apertura del testo, i Nobel affermano che "il nostro mondo complesso e pieno di contraddizioni, con i suoi cambiamenti rapidi, presenta alcuni problemi che vanno riconosciuti se vogliamo costruire una governance più efficace per un ordine mondiale migliore". Quindi precisano quali sono tali problemi: "La globalizzazione sta accelerando e nonostante le manifeste interdipendenze, miliardi di persone restano ancora escluse dai suoi benefici. I nuovi colossi come Cina, India e Brasile stanno emergendo e non si potrà trovare nessuna soluzione per vincere le sfide del mondo senza la loro partecipazione. Le transizioni democratiche in molti paesi hanno avuto un impatto positivo sui processi politici e sociali, ma la democrazia non troverà stabilità senza prima ottenere la sconfitta della povertà e il pieno rispetto dei diritti umani". "Rimane la grande necessità - continuano i Nobel - di riconoscere in modo più profondo e più pieno la ricchezza e la complessità del mondo islamico. Mancare questo obiettivo potrebbe portare a conseguenze esplosive. Nonostante il riconoscimento crescente della nostra reponsabilità collettiva riguardo allo sviluppo sostenibile, l'ambiente e la sicurezza, le istituzioni di governo non reagiscono alla voce dei popoli. I pregiudizi etnici, religiosi e nazionalisti stimolano la violenza, minacciando la nostra abilità di vivere in pace in un mondo diversificato. Sappiamo che questi conflitti possono essere risolti senza ricorrere alla violenza". Per favorire la costruzione di un mondo migliore, i Nobel "condannano l'uso della tortura e le sue motivazioni come strumento politico da parte di qualunque gruppo o nazione. La tortura non è giustificabile in nessuna circostanza. Disumanizza sia le vittime che i suoi agenti". Si passa quindi al tema centrale del summit di quest'anno, l'Africa: "Quest'anno abbiamo parlato dell'Africa perché la sua estrema povertà è moralmente inaccettabile e minaccia i fondamenti della vita e della dignità umana, quando sappiamo che esistono modi per cambiare questa situazione. Realizzare gli obiettivi del Millennium, che hanno il consenso delle nazioni del mondo, è una promessa indispensabile ai poveri del mondo stesso, specialmente quelli dell'Africa. Siamo profondamente preoccupati che gli obiettivi del Millennium non si stiano raggiungendo a sufficienza e che siano stati trattati in modo inadeguato al summit dei capi di Stato presso le Nazioni Unite nel settembre 2005. Tali obiettivi offrono un quadro per il progresso e una strada verso una vita dignitosa per tutta l'Africa, rappresentano inoltre il modo migliore per uscire dalla povertà come definito dai capi di Stato africani al loro summit straordinario che si è tenuto a Ouagadougou nel settembre 2004. Incoraggiare le piccole imprese attraverso il microcredito e stimolare gli investimenti costituiscono un esempio di quello che bisogna fare". "Molte nazioni africane stanno facendo sforzi in buona fede per sviluppare la democrazia, per migliorare la governance, la propria credibilità internazionale e l'uguaglianza dei sessi - sottolineano i Nobel - ora il mondo deve mantenere le promesse fatte a tutti i popoli dell'Africa. Bisogna porre fine urgentemente alle violazioni più eclatanti dei diritti umani e assicurare che siano perseguiti tutti gli abusi. Sistemi di giustizia efficaci ed equi sono essenziali per garantire la stabilità e lo sviluppo economico". I Nobel auspicano quindi il successo dei prossimi negoziati a Hong Kong sul commercio e invitano l'Unione Europea a riformare la sua politica agricola: "Gli impegni presi dal G8 a Greneagles costituiscono un primo passo avanti. Le negoziazioni future dell'Organizzazione mondiale del commercio a Hong Kong costituiranno la prova dell'effettiva implementazione di questi impegni. A questo riguardo, in aggiunta alla cancellazione del debito, chiediamo un aumento degli aiuti e la riforma immediata delle politiche e delle pratiche ineguali, particolarmente i sussidi agricoli che danneggiano l'Africa e tutto il mondo in via di sviluppo. Chiediamo che l'Unione europea ponga immediatamente fine all'attuale stallo dei negoziati per il commercio agricolo". I Nobel si impegnano "personalmente a attraverso le nostre rispettive istituzioni" a vigilare sul rispetto delle promesse fatte al G8 a Gleneagles, in Scozia, nei confronti dell'Africa. E invitano "il presidente Gorbaciov e il sindaco di Roma Veltroni a inoltrare al presidente Putin, in qualità di presidente del G8 del prossimo anno, la nostra richiesta di aggiunta al programma dei lavori del summit del G8 a Mosca della creazione di un sistema di monitoraggio per assicurare il mantenimento di tutti gli impegni presi a Gleneagles. Nello stesso tempo sollecitiamo l'Africa a continuare nei progressi nella New Economic Partnership for Africa Development (Nepad)". Tornando sul tema diritti umani, i Nobel per la pace puntano il dito contro il commercio di armi: "Le eccessive spese militari aumentano l'insicurezza". Questi soldi dovrebbero essere incanalati nelle spese per "l'istruzione e la sanità", con particolare attenzione alla prevenzione e alla protezione dei "flagelli dell'Aids, della malaria e della tubercolosi". "Come negli anni passati - aggiungono i partecipanti del sesto vertice dei Nobel per la pace - ribadiamo che l'esistenza di armi nucleari è moralmente inaccettabile e condanniamo le dottrine che permettono il loro utilizzo. Esigiamo che gli Stati in possesso di armi nucleari facciano progressi nell'adempiere ai loro obblighi di disarmo secondo il Trattato di non proliferazione nucleare. La corrosione del regime di non proliferazione costituisce un pericolo per la pace nel mondo. Chiediamo inoltre una piena e universale ratifica del Trattato di Ottawa che mette al bando le mine anti-uomo". I Nobel riaffermano quindi la loro convinzione che "non esista alternativa allo sviluppo sostenibile. Sviluppo significa molto più della sola ricchezza materiale. Lo sviluppo significa essere di più, non avere di più. Essere più equi, avere più compassione ed essere più umani significa diventare pienamente umani. A questo riguardo, le nazioni con ricchezza materiale necessitano dello sviluppo quanto le nazioni povere. Per migliorare la governance globale e per impegnare la società civile nello sviluppo delle sue piene capacità proponiamo di iniziare a lavorare alla stesura di un nuovo contratto sociale e globale e chiederemo un'ampia partecipazione in questo processo". In conclusione, i Nobel lanciano un appello per la liberazione di Aung San Suu Kyi, leader della Lega Nazionale per la Democrazia e premio Nobel per la pace nel 1991, agli arresti domiciliari dal maggio 2003. Dal conferimento del Nobel, San Suu Kyi ha passato in condizione di detenzione o arresti domiciliari oltre 10 anni su 16. "Notiamo con grande preoccupazione che ancora una volta siamo stati privati della presenza e della saggezza della nostra collega Aung San Suu Kyi. Un testimone della non violenza e della democrazia non dovrebbe essere messa a tacere. Questo rappresenta una perdita per il mondo intero. Invitiamo il governo di Myanmar a ripristinare totalmente, immediatamente senza riserve i diritti civili, umani e politici di Aung San Suu Kyi e dei suoi sostenitori. E' la giustizia a esigerlo". Sim 26-NOV-05 15:30 NNNN
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