NOBEL PACE/ DOCUMENTO CONCLUSIVO DEL VERTICE



APBS (GN0) - 26/11/2005 - 15.30.00
NOBEL PACE/ DOCUMENTO CONCLUSIVO DEL VERTICE - testo NOBEL PACE/ DOCUMENTO
CONCLUSIVO DEL VERTICE - testo ZCZC0304/APC 20051126_00304 4 gn00,pos gn00
NOBEL PACE/ DOCUMENTO CONCLUSIVO DEL VERTICE - testo Forte richiamo a
rispettare gli impegni presi a Gleneagles Roma, 26 nov. (Apcom) - Un forte
richiamo a mantenere le promesse fatte all'Africa al vertice del G-8 a
Gleneagles, una ferma condanna della tortura e delle spese militari e un
appello a rispettare gli obblighi fissati dal Trattato di non
proliferazione nucleare: sono questi i punti principali del documento
finale del sesto summit dei Premi Nobel per la pace, riuniti a Roma dalla
Fondazione Gorbaciov dal 24 al 26 novembre. Nel documento, i Nobel "si
impegnano" inoltre a creare un Segretariato permanente in Italia, allo
scopo di coordinare gli sforzi per portare avanti quanto deciso nel corso
dei loro summit, perché, come ha voluto sottolineare il Nobel Betty
Williams in conferenza stampa, "il documento non rimane lettera morta". In
apertura del testo, i Nobel affermano che "il nostro mondo complesso e
pieno di contraddizioni, con i suoi cambiamenti rapidi, presenta alcuni
problemi che vanno riconosciuti se vogliamo costruire una governance più
efficace per un ordine mondiale migliore". Quindi precisano quali sono tali
problemi: "La globalizzazione sta accelerando e nonostante le manifeste
interdipendenze, miliardi di persone restano ancora escluse dai suoi
benefici. I nuovi colossi come Cina, India e Brasile stanno emergendo e non
si potrà trovare nessuna soluzione per vincere le sfide del mondo senza la
loro partecipazione. Le transizioni democratiche in molti paesi hanno avuto
un impatto positivo sui processi politici e sociali, ma la democrazia non
troverà stabilità senza prima ottenere la sconfitta della povertà e il
pieno rispetto dei diritti umani". "Rimane la grande necessità - continuano
i Nobel - di riconoscere in modo più profondo e più pieno la ricchezza e la
complessità del mondo islamico. Mancare questo obiettivo potrebbe portare a
conseguenze esplosive. Nonostante il riconoscimento crescente della nostra
reponsabilità collettiva riguardo allo sviluppo sostenibile, l'ambiente e
la sicurezza, le istituzioni di governo non reagiscono alla voce dei
popoli. I pregiudizi etnici, religiosi e nazionalisti stimolano la
violenza, minacciando la nostra abilità di vivere in pace in un mondo
diversificato. Sappiamo che questi conflitti possono essere risolti senza
ricorrere alla violenza". Per favorire la costruzione di un mondo migliore,
i Nobel "condannano l'uso della tortura e le sue motivazioni come strumento
politico da parte di qualunque gruppo o nazione. La tortura non è
giustificabile in nessuna circostanza. Disumanizza sia le vittime che i
suoi agenti". Si passa quindi al tema centrale del summit di quest'anno,
l'Africa: "Quest'anno abbiamo parlato dell'Africa perché la sua estrema
povertà è moralmente inaccettabile e minaccia i fondamenti della vita e
della dignità umana, quando sappiamo che esistono modi per cambiare questa
situazione. Realizzare gli obiettivi del Millennium, che hanno il consenso
delle nazioni del mondo, è una promessa indispensabile ai poveri del mondo
stesso, specialmente quelli dell'Africa. Siamo profondamente preoccupati
che gli obiettivi del Millennium non si stiano raggiungendo a sufficienza e
che siano stati trattati in modo inadeguato al summit dei capi di Stato
presso le Nazioni Unite nel settembre 2005. Tali obiettivi offrono un
quadro per il progresso e una strada verso una vita dignitosa per tutta
l'Africa, rappresentano inoltre il modo migliore per uscire dalla povertà
come definito dai capi di Stato africani al loro summit straordinario che
si è tenuto a Ouagadougou nel settembre 2004. Incoraggiare le piccole
imprese attraverso il microcredito e stimolare gli investimenti
costituiscono un esempio di quello che bisogna fare". "Molte nazioni
africane stanno facendo sforzi in buona fede per sviluppare la democrazia,
per migliorare la governance, la propria credibilità internazionale e
l'uguaglianza dei sessi - sottolineano i Nobel - ora il mondo deve
mantenere le promesse fatte a tutti i popoli dell'Africa. Bisogna porre
fine urgentemente alle violazioni più eclatanti dei diritti umani e
assicurare che siano perseguiti tutti gli abusi. Sistemi di giustizia
efficaci ed equi sono essenziali per garantire la stabilità e lo sviluppo
economico". I Nobel auspicano quindi il successo dei prossimi negoziati a
Hong Kong sul commercio e invitano l'Unione Europea a riformare la sua
politica agricola: "Gli impegni presi dal G8 a Greneagles costituiscono un
primo passo avanti. Le negoziazioni future dell'Organizzazione mondiale del
commercio a Hong Kong costituiranno la prova dell'effettiva implementazione
di questi impegni. A questo riguardo, in aggiunta alla cancellazione del
debito, chiediamo un aumento degli aiuti e la riforma immediata delle
politiche e delle pratiche ineguali, particolarmente i sussidi agricoli che
danneggiano l'Africa e tutto il mondo in via di sviluppo. Chiediamo che
l'Unione europea ponga immediatamente fine all'attuale stallo dei negoziati
per il commercio agricolo". I Nobel si impegnano "personalmente a
attraverso le nostre rispettive istituzioni" a vigilare sul rispetto delle
promesse fatte al G8 a Gleneagles, in Scozia, nei confronti dell'Africa. E
invitano "il presidente Gorbaciov e il sindaco di Roma Veltroni a inoltrare
al presidente Putin, in qualità di presidente del G8 del prossimo anno, la
nostra richiesta di aggiunta al programma dei lavori del summit del G8 a
Mosca della creazione di un sistema di monitoraggio per assicurare il
mantenimento di tutti gli impegni presi a Gleneagles. Nello stesso tempo
sollecitiamo l'Africa a continuare nei progressi nella New Economic
Partnership for Africa Development (Nepad)". Tornando sul tema diritti
umani, i Nobel per la pace puntano il dito contro il commercio di armi: "Le
eccessive spese militari aumentano l'insicurezza". Questi soldi dovrebbero
essere incanalati nelle spese per "l'istruzione e la sanità", con
particolare attenzione alla prevenzione e alla protezione dei "flagelli
dell'Aids, della malaria e della tubercolosi". "Come negli anni passati -
aggiungono i partecipanti del sesto vertice dei Nobel per la pace -
ribadiamo che l'esistenza di armi nucleari è moralmente inaccettabile e
condanniamo le dottrine che permettono il loro utilizzo. Esigiamo che gli
Stati in possesso di armi nucleari facciano progressi nell'adempiere ai
loro obblighi di disarmo secondo il Trattato di non proliferazione
nucleare. La corrosione del regime di non proliferazione costituisce un
pericolo per la pace nel mondo. Chiediamo inoltre una piena e universale
ratifica del Trattato di Ottawa che mette al bando le mine anti-uomo". I
Nobel riaffermano quindi la loro convinzione che "non esista alternativa
allo sviluppo sostenibile. Sviluppo significa molto più della sola
ricchezza materiale. Lo sviluppo significa essere di più, non avere di più.
Essere più equi, avere più compassione ed essere più umani significa
diventare pienamente umani. A questo riguardo, le nazioni con ricchezza
materiale necessitano dello sviluppo quanto le nazioni povere. Per
migliorare la governance globale e per impegnare la società civile nello
sviluppo delle sue piene capacità proponiamo di iniziare a lavorare alla
stesura di un nuovo contratto sociale e globale e chiederemo un'ampia
partecipazione in questo processo". In conclusione, i Nobel lanciano un
appello per la liberazione di Aung San Suu Kyi, leader della Lega Nazionale
per la Democrazia e premio Nobel per la pace nel 1991, agli arresti
domiciliari dal maggio 2003. Dal conferimento del Nobel, San Suu Kyi ha
passato in condizione di detenzione o arresti domiciliari oltre 10 anni su
16. "Notiamo con grande preoccupazione che ancora una volta siamo stati
privati della presenza e della saggezza della nostra collega Aung San Suu
Kyi. Un testimone della non violenza e della democrazia non dovrebbe essere
messa a tacere. Questo rappresenta una perdita per il mondo intero.
Invitiamo il governo di Myanmar a ripristinare totalmente, immediatamente
senza riserve i diritti civili, umani e politici di Aung San Suu Kyi e dei
suoi sostenitori. E' la giustizia a esigerlo". Sim 26-NOV-05 15:30 NNNN