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Re: missione falluja?
- Subject: Re: missione falluja?
- From: "Enrico Peyretti" <e.pey at libero.it>
- Date: Fri, 25 Nov 2005 22:00:22 +0100
Per altra documentazione diretta su Falluja: Internazionale, del 25-11, pp. 24-26. Buona salute, buon coraggio, buona resistenza, buona speranza! Enrico Peyretti ----- Original Message ----- From: <alfonsonavarra at virgilio.it> To: <pace at peacelink.it> Sent: Friday, November 25, 2005 12:21 PM Subject: missione falluja? > Missione di pace a Falluja? > > Il direttore del centro per i diritti > umani di Falluja, Mohamed Tareq Al-Deraji, con il quale siamo in > contatto per il tramite dei Berretti Bianchi, ha formulato, in una > conferenza stampa organizzata da Rainews 24, una proposta: una > inchiesta indipendente dell'ONU sull'uso del fosforo bianco da > parte > americana in Iraq. > Ma il fosforo bianco è solo un aspetto delle > possibili violazioni delle Convenzioni di Ginevra perpetrate nella > sanguinosa battaglia del novembre 2004 per "bonificare" la > cittadina > iraqena: si parla anche di massacri indiscriminati di civili durante i > rastrellamenti e di fosse comuni, ad esempio. > L'appello del biologo > iraqeno non dovrebbe perciò essere lasciato cadere nel vuoto. Egli > interpreta una precisa richiesta della popolazione civile di Falluja, > che reclama attenzione e giustizia dopo l'orrore subito. > Ecco una idea > che viene sottoposta al vostro vaglio critico e propositivo, con > l'invito a prenderla responsabilmente sul serio. > Possiamo > autonomamente, dietro richiesta del Centro di Falluja e su suo invito, > facilmente sollecitabile, da "consulenti" ed > "esperti" italiani, > predisporre una missione ricognitiva che prepari il terreno ad una > futura ed auspicabile inchiesta ONU sui, diciamo così,, possibili > crimini commessi. > Si chiede al governo iraqeno di andare una settimana > sul posto per effettuare analisi sommarie di carattere fisico e > chimico, e per raccogliere le testimonianze dei superstiti > La > "missione" potrebbe essere composta da: > - deputati e senatori del > Parlamento italiano (e - perché no? - anche europeo) > - scienziati e > scienziate del comitato coordinato da Angelo Baracca > - operatori del > diritto contro la guerra > - esponenti pacifisti e delle ONG italiane > - > reporters democratici di media interessati a conoscere e documentare > la > verità. > In un certo senso bisognerà fare i finti tonti per > smascherare > una situazione che l'opinione pubblica, persino nei più > avvertiti > settori pacifisti, ha poco o nulla presente: nel > "democratico" Iraq non > esiste libertà di circolazione e tutti i > movimenti sono sotto stretto > controllo delle truppe di occupazione > americane. > Fare scalo > all'Aeroporto di Bagdad, per una persona > "normale", ed > uscirne è di per > sè stesso un problema, figuriamoci > raggiungere la cittadina sunnita ed > andare in giro ad ispezionare e a > fare domande dove e come si vuole! > Abbiamo tutti ben presente come il > povero Calipari, per portare in > salvo la Sgrena, sia stato costretto a > muoversi cercando di sfuggire al > controllo dell'amico ed alleato > americano... > Ma se, per negare il > permesso, dalle nuove Autorità > iraqene viene accampata la scusa che si > tratta di garantire la nostra > incolumità e la nostra sicurezza a > rischio, con la ribellione > terrorista in agguato pronta a rapirci e a > tagliarci la gola, questa > argomentazione deve essere ritorta contro chi > la svolge. > Esistono, > infatti, dei Paesi democratici che si confrontano > con il problema del > terrorismo senza che ciò significhi per essi > abolire la libertà di > circolazione dei cittadini (e dei > "consulenti", > anche stranieri, che i > cittadini decidono di ingaggiare e portare con > sé). > Evidentemente la > situazione in Iraq non è paragonabile a quella > spagnola o inglese, > tanto per fare gli esempi più ovvi. > Non esiste > ordine, non esiste > tranquillità, non esiste libertà di spostarsi, di > riunirsi e parlare: > la "democrazia" tanto decantata ha i > piedi di > argilla, riposa ed > insieme soffoca sotto le armi e le violenze degli > occupanti, è sempre > sull'orlo di una guerra civile generalizzata. > Questa realtà di > disordine, di insicurezza e di arbitrio, e di > disordine alimentato > dall'arbitrio degli occupanti, potrebbe - > credo - > essere meglio > portata alla luce se insistessimo e spingessimo con la > nostra ingenua > e modesta proposta: aderire all'invito del nostro > amico > Mohamed Tareq > per compiere una missione democratica e di pace... > > Alfonso Navarra - > LDU - redattore sociale per la pace > > Dal Sito > Osservatorio Iraq - > Informazione sull'occupazione militare > > > Lavorare > è impossibile > Intervista a Hannah Allam, giornalista, responsabile > dell'ufficio di > Baghdad del gruppo Knight Ridder > WNYC Radio (New York > Public Radio), > 22 aprile 2005 > > BROOKE GLADSTONE: Come abbiamo appena > sentito, gli > attacchi terroristici in Iraq (S) continuano (S) - fra i > 30 e i 40 al > giorno, secondo cifre del Pentagono. Sono diminuiti da una > media di > 140 al giorno nel periodo che si avvicinava alle elezioni di > gennaio. > Ma per i giornalisti la situazione è migliorata? La settimana > scorsa, > la responsabile dell'ufficio di Baghdad del gruppo Knight > Ridder, > Hannah Allam, ha affrontato la domanda durante la convention > annuale > dell'American Society of Newspaper Editors [Società americana > dei > direttori di giornali NdT]. L'abbiamo raggiunta a Oklahoma City, un > giorno prima che rientrasse in Iraq, e le abbiamo chiesto se ha notato > un cambiamento. > > HANNAH ALLAM: Veramente non riesco a vedere alcuna > differenza per i giornalisti stranieri che lavorano a Baghdad. Abbiamo > appena perso una cara amica lo scorso fine settimana, Marla. Era lì > per > una organizzazione no-profit che aveva fondato lei. Era in > macchina > sulla strada per l'aeroporto ed è rimasta vittima di un > attentato > suicida, ed è morta - a 28 anni. Era in Iraq dall'inizio, e > molti > giornalisti la conoscevano. Quindi questo ci ha fatto davvero > capire > che la minaccia c'è ancora. Non è cambiata. > > BROOKE GLADSTONE: > Hai > detto che è morta sulla strada per l'aeroporto di Baghdad, che > penso > sia uno dei posti più insidiosi di tutto il paese, o forse > perfino di > tutto il pianeta. Voi come andate su quella strada? > > HANNAH ALLAM: Con > molta cautela. Normalmente, preferiamo tenere un > profilo molto basso in > Iraq. Andiamo solo magari in due macchine, > senza contrassegni o cose > del genere. Ma sulla strada per l'aeroporto, > è il caso in cui davvero > portiamo una guardia del corpo e armi, e sono > sette miglia [1 miglio = > 1,609 Km NdT] di terrore, decisamente. > > ........................................................................ > ............................ > > > HANNAH ALLAM: Ciò che mi ha veramente > colpito da quando sono tornata > negli Stati Uniti - dovunque vado, è > quando la gente sente che vivo a > Baghdad e dice: "Oh, beh, sei a > Baghdad, ma almeno adesso là va tanto > meglio". E non è vero. Voglio > dire, gli iracheni muoiono ancora a > dozzine tutti i giorni, in alcuni > casi. Sai, le cose sul terreno sono > ancora molto, molto pericolose. > Quindi, credo che sia importante non > confondere una diminuzione degli > attacchi contro i soldati americani e > gli interessi americani con > qualche tipo di cambiamento significativo > nella guerra. > > BROOKE > GLADSTONE: Hannah, una zona dell'Iraq di cui non > abbiamo sentito > parlare molto è Falluja, il che sembra un po' strano, > considerando l' > operazione vasta ed enormemente distruttiva che è stata > condotta là > sei mesi fa, dalle truppe americane. Di chi è la colpa? I > giornalisti > hanno un qualche accesso a Falluja? > > HANNAH ALLAM: No. In > realtà, > qualunque iracheno che non sia di Falluja non ha accesso a > Falluja. > Per entrare a Falluja, si viene sottoposti a ogni genere di > prova - > credo scansione della retina e bisogna esibire la carta di > residenza. > Per gli stranieri, in realtà l'unico modo per andare a > Falluja è > muoversi con le forze armate Usa o l'ambasciata Usa per > andare a > vedere qualche progetto di ricostruzione o qualcosa del > genere. Quindi > i giornalisti veramente non si avventurano fuori > Baghdad, ancor meno > in un posto dove c'è ancora molta agitazione e, > sai, rabbia e astio > dopo l'invasione di novembre. > > ,....................................................................... > ................................... > > -- > Mailing list Pace dell'associazione PeaceLink. > Per ISCRIZIONI/CANCELLAZIONI: http://www.peacelink.it/mailing_admin.html > Archivio messaggi: http://www.peacelink.it/webgate/pace/maillist.html > Area tematica collegata: http://italy.peacelink.org/pace > Si sottintende l'accettazione della Policy Generale: > http://www.peacelink.it/associazione/html/policy_generale.html > > > > -- > No virus found in this incoming message. > Checked by AVG Free Edition. > Version: 7.1.362 / Virus Database: 267.13.7/182 - Release Date: 24/11/2005 > >
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