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Fw: Le tante facce dell'islam italiano
- Subject: Fw: Le tante facce dell'islam italiano
- From: "Daniele Barbieri" <pkdick at fastmail.it>
- Date: Tue, 13 Sep 2005 18:13:44 +0200
Islam d'Italia Inchiesta su una realtà in crescita di Angela Lano 244 pag. 9,50 euro ordinabile con <http://www.libreriaislamica.it>www.libreriaislamica.it INDAGINE Non solo integralismo, ma anche scelta di rispettare le nostre leggi. Fra i giovani la voglia di dialogo convive con la tensione coi genitori. Rimane il rischio del fanatismo. Dopo il caso dell’imam di Torino una ricerca fa discutere Le tante facce dell'islam italiano Di Paolo Lambruschi Islam fai da te e pluralista, a più di 30 anni dal suo sbarco nel nostro Paese. Premessa forse di un islam italiano moderato e occidentale, che deve risolvere molte contraddizioni. Dove l'influenza degli integralisti è innegabile, ma non dominante e la comunità islamica è scossa da contrasti tra capi indulgenti verso la violenza e moderati che impedisce di capire chi veramente la rappresenta. Una galassia ancora sfocata e variegata. Che gli stessi leader mediatici, spesso autoreferenziali e a dir poco ambigui, come il marocchino Bouriqi Bouchta, autoproclamatosi imam di Torino e recentemente espulso in applicazione del decreto Pisanu contro il terrorismo, contribuiscono a screditare. Dove non mancano delinquenti e fanatici. Ma che in massa rifiuta il terrorismo e non segue i suoi capi religiosi, visto che il 95% del milione e trecentomila islamici in Italia non va in moschea al venerdì, spesso è indifferente alla pratica religiosa quotidiana o vive la religione come appartenenza culturale. Angela Lano, mediatrice culturale e giornalista torinese, collaboratrice di numerose testate tra cui il quotidiano «la Repubblica» e la rivista dei Missionari della Consolata, ha realizzato una documentata indagine pubblicata oggi dalle Paoline Islam d'Italia, inchiesta su una realtà in crescita (pagine 242, euro 9,50). Il libro compone il mosaico dell'Islam italiano, quello delle moschee e dei circoli sufi, quello cresciuto con le macellerie islamiche e i phone center, disegnando con volti e testimonianze le nuove geografie umane di metropoli come Torino, Milano, Roma, Genova, Napoli. Non c'è indulgenza nell'opera. Che certo non sostiene la tesi dello scontro di civiltà, anche se ammette che per molti islamici l'Occidente esprime solo un vuoto di valori. Ma ha il coraggio esprimere anche giudizi divergenti da quelli per esempio di Magdi Allam. Il quale è critico nei confronti degli imam e delle comunità dell'Ucoii, legati ai Fratelli musulmani, quindi ritenuti ambigui verso il terrorismo, mentre Angela Lano li presenta in una luce dialogante. Hamza Piccardo, segretario dell'Ucoii, in una lunga intervista ricorda qui la devozione islamica per Gesù e la Madonna, esprime idee molto affini alla sinistra new global e puntualizza come le comunità islamiche si siano da anni impegnate a chiedere ai propri membri di rispettare leggi e costumi dei Paesi ospitanti, a integrarsi e a respingere le violenza. Il problema per l'autrice è l'islamismo, cioè l'elevazione della fede a ideologia politica. Tuttavia non fa sconti a tipi come Bouchta, che a Torino dal 1998 al 2003, fece carriera tra Porta Palazzo e San Salvario assumendo atteggiamenti intolleranti contro altri leader religiosi aperti al dialogo, che ha dimostrato di amare troppo la ribalta televisiva e le dichiarazioni conniventi verso il terrorismo. Un capitolo a parte meritano i giovani, la seconda generazione così temuta dopo gli attentati di due mesi fa a Londra compiuti da kamikaze naturalizzati britannici. Il loro ritratto segue un filo conduttore che si ripropone per tutto il volume: statisticamente, aumentando il livello di censo, reddito e istruzione, cresce il grado di integrazione nella nostra società e diminuiscono i conflitti familiari e sociali. Ecco allora un quadro di dialogo e di integrazione nelle aule universitarie, che però si deteriora nelle scuole medie e superiori di periferia dove per i maschi il futuro è il lavoro nero o sottopagato e per le donne una vita in casa. Ecco allora la ribellione. Cita il caso di Hinda, 19 anni, atea dichiarata, milanese, presa a pugni dal padre per il suo abbigliamento occidentale. O di Nadia, adolescente che da grande vuole essere solo italiana per sentirsi accettata dai compagni. E contrappone loro Iman, universitaria, che spiega così la sua libera scelta di mettere il foulard, lo hijab: «La tua identità nessuno può cancellarla, io sono italiana di origine siriana». Interessante il quadro di Milano, capitale intellettuale dell'Islam italiano. Si va dai circoli del sufismo frequentati da convertiti come il Coreis della famiglia Pallavicini a Milano, ben inserito nel panorama politico e culturale, a forte impronta ecumenica, alla moschea di viale Jenner che, secondo il presidente del circolo islamico Hamid Shaari (definito «l'uomo giusto nel posto sbagliato»), gode di cattiva fama per la sua opposizione negli anni 90 al governo egiziano, che lo avrebbe screditato a Roma. Fa paura l'Islam italiano? No, anche se non bisogna scivolare nel buonismo per avviare il dialogo. Meglio non scordare l'inquietante profezia del giurista milanese convertito Rosario Abdurrahman Pasquini, ex imam della moschea di Segrate: «L'Europa stessa diverrà musulmana quando prenderà coscienza del fallimento di tutte le ideologie umane. Sarà un processo analogo a quello della cristianizzazione dell'Impero romano». <http://www.db.avvenire.it/avvenire/edizione_2005_09_09/articolo_575859.html>http://www.db.avvenire.it/avvenire/edizione_2005_09_09/articolo_575859.html
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