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      e proposte dell'assemblea No War del 10 settembre a Roma | 
  
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L'assemblea del 
movimento contro la guerra di sabato 10 settembre, ha discusso nel merito gli 
sviluppi del proseguimento della guerra in Iraq e delle conseguenze che questa 
sta producendo sulla situazione interna nel nostro paese. E' stata una 
discussione niente affatto formale (18 interventi di forze politiche, reti, 
realtà ed associazioni di varie città) che ha visto una chiara convergenza su 
alcune valutazioni e proposte per i prossimi mesi:
1) C'è urgenza di dare vita in tempi brevi 
ad una grande manifestazione nazionale per il ritiro 
delle truppe dall'Iraq. L'esigenza di portare l'Italia fuori 
dalla linea al fronte al più presto è stata resa più evidente e 
drammatica dagli attentati di Londra e dalle provocazioni del governo Berlusconi contro le comunità islamiche e il mondo arabo 
(riaffermazione dell'impegno militare italiano in Iraq, ripetute espulsioni di 
personalità islamiche dall'Italia, chiusura della scuola di via Quaranta a 
Milano, negazione dei visti di ingresso in Italia per una delegazione irachena, 
affidamento della sicurezza della metropolitana di Roma ad una società di contractors israeliana).
Il movimento contro la guerra 
non può attendere inerte lo scenario spagnolo o londinese, al contrario deve 
entrare in campo subito per denunciare da adesso e con forza la piena 
responsabilità di un governo in piena crisi ma che gioca cinicamente con il 
fuoco esponendo il paese alle conseguenze di una guerra ingiusta ed 
illegale.
A tale scopo è stata indicata una scadenza 
orientativa per il mese di novembre (sabato 12 novembre ad esempio è 
l'anniversario di Nassyria, una data ed un evento 
significativo delle responsabilità del governo nella guerra e tra il 9 e il 16 
novembre è stata convocata la settimana internazionale contro il Muro 
dell'apartheid in Palestina).
Una delegazione delle realtà che hanno promosso 
la manifestazione del 19 marzo e l'assemblea del 10 settembre si premurerà di 
contattare tutte le altre realtà (associazioni, forze politiche,reti etc.) per 
discutere nel merito questa proposta di manifestazione e giungere ad una 
convocazione più ampia ed unitaria possibile.
2) La manifestazione dovrà essere preceduta 
da iniziative locali che avranno il compito di rimettere la guerra al primo 
posto dell'agenda politica (averla collocata al sesto punto della Marcia Perugia-Assisi è un indicatore - negativo ma significativo - 
di una visione inadeguata e della perdurante rimozione della guerra da parte di 
forze politiche e associative importanti ). Tra queste iniziative preparatorie 
sono state proposte: una carovana nazionale che attraversi il paese, un 
presidio-accampata nel centro di Roma, interventi di 
interdizione e informazione nelle esercitazioni antiterrorismo che 
vengono effettuate nelle varie città ribadendo il concetto che "l'unica 
sicurezza è il ritiro delle truppe")
3) E' stato sollevato il problema di un 
salto di qualità nella discussione sulla resistenza irachena. Tale resistenza non solo è legittima ma merita l'attenzione e 
il riconoscimento internazionale. Il movimento contro la guerra deve entrare in 
campo per favorire ed aprire i canali di comunicazione tra le varie forze che 
animano la resistenza e l'opposizione in Iraq con le forze politiche che 
determineranno le scelte di politica estera del prossimo governo. Non c'è 
soluzione politica credibile per l'Iraq senza negoziato con le forze della 
resistenza.
In questo senso l'assemblea del 10 settembre ha espresso la sua 
solidarietà con lo sciopero della fame degli attivisti dei comitati Iraq Libero 
in corso davanti alla Farnesina contro la mancata 
concessione dei visti di ingresso in Italia per una 
ampia, plurale e rappresentativa delegazione irachena. Questo problema non 
riguarda più solo i promotori dello sciopero della fame, con i quali restano 
aperti diversi punti di divergenza, ma è una questione che deve essere 
imbracciata da tutto il movimento. In tal senso si lavorerà per un appuntamento 
ampio e plurale che affronti tale questione.
4) Nell'agenda del movimento contro la 
guerra deve entrare la battaglia per la revoca delle leggi speciali (Decreto 
Pisanu, reati associativi) che stanno colpendo decine 
di cittadini stranieri e di attivisti dei movimenti 
sociali, ma che soprattutto sta configurando l'islamofobia non più come pregiudizio ma come vero e proprio 
sistema legale dando vita ad un sistema comunicativo, educativo, penale, 
giuridico e repressivo su basi discriminatorie contro i cittadini o le comunità 
di religione islamica. E' un modello di apartheid che 
non possiamo accettare. Altrettanto evidente è la necessità di revocare i 
decreti che hanno reso i reati associativi (270, 270 bis etc.) una vera e 
propria clava contro gli attivisti dei movimenti sociali e contro la 
guerra
5) Infine, ma non 
per importanza, l'assemblea si è presa il tempo per mettere nero su bianco un 
documento-manifesto politico del movimento contro la guerra che ne definisca 
identità, tesi e piattaforma. Il carattere permanente 
della guerra preventiva dell'epoca in cui siamo 
chiamati a vivere, richiede una capacità, stabilità e progettualità del movimento contro la guerra più avanzata di 
quella che si è riusciti ad esprimere fino ad oggi.
L'assemblea No War del 10 settembre a 
Roma