IRAN. PREMIO NOBEL EBADI: “IMPICCATI IN
VIOLAZIONE DELLA CONVENZIONE SUL FANCIULLO”
23 luglio 2005: la
premio Nobel per la Pace Shirin Ebadi ha condannato le impiccagioni dei due
ragazzi accusati dalle autorità iraniane dello stupro di diversi adolescenti.
Mahmoud Asgari, 16 anni, e Ayaz Marhoni, 18, sono stati giustiziati in pubblico
lo scorso 19 luglio nella città di Mashhad. Il ragazzo 16enne era stato
accusato dello stupro di un giovane di 13 anni.
La Ebadi ha ricordato che tra gli obblighi assunti dall’Iran sulla base
della Convenzione sui Diritti del Fanciullo, c’è il divieto di imporre la
pena di morte per reati commessi da persone minori di 18 anni.
“I miei appelli per una legge che con chiarezza vieti l’esecuzione
di minorenni sono giunti finora solo ad orecchie sorde, ma io non smetterò di
lottare”, ha detto la Ebadi, assicurando che il suo Centro per la Protezione dei Diritti Umani aumenterà l’iniziativa contro l’esecuzione dei
minori in Iran
Ci si aspettava che i tribunali commutassero le due condanne capitali in cinque
anni di detenzione – ha dichiarato l’avvocato di Asgari, Rohollah
Razaz Zadeh, secondo cui “la magistratura ha violato le sue stesse
leggi”. Nonostante le osservazioni dell’avvocato, la Corte Suprema iraniana ha confermato i verdetti, dando il via libera all’impiccagione
dei due ragazzi che, prima di essere impiccati, hanno detto di ignorare che
atti omosessuali potessero essere puniti con la morte.
Gruppi per i diritti dei gay, come il londinese “Outrage!”,
sostengono invece che i due giovani siano stati messi a morte per aver commesso
“reato” di omosessualità. Il reato di stupro – sostiene
“Outrage!” insieme ad organizzazioni della resistenza iraniana
– è stato inventato dalle autorità per mettere in cattiva luce i due
ragazzi di fronte all’opinione pubblica.
In Svezia, il portavoce del Ministero degli Esteri, Per Saland, ha detto che il
Governo “sta valutando molto seriamente la notizia delle
impiccagioni”.
“Siamo contrari alla pena di morte e reagiamo in particolare quanto
vengono giustiziati minorenni, donne in stato di gravidanza e persone con
disturbi mentali”, ha detto il portavoce.
Il presidente della Federazione svedese per i Diritti dei Gay, Lesbiche e
Transessuali, Soren Andersson, ha chiesto al Governo del suo Paese di non
rimpatriare in Iran persone gay e lesbiche richiedenti asilo in Svezia.
“La Svezia ha rimandato in Iran rifugiati gay e lesbiche, pur sapendo che
rischiano di essere ammazzati”, ha detto.
La condizione gay o lesbica dovrebbe essere sufficiente affinché un rifugiato
resti in Svezia piuttosto che essere rimpatriato in Iran. (Fonti: Ap, 23/07/2005)