riflessioni su Onu: "Mosaico di pace"



ho appena letto l'intervista a Bruno Amoroso e la trovo, purtruppo, ancorata alla vecchia, obsoleta e quanto mai inefficace idea che la democrazia (e quindi il governo delle cose) si debba arrestare alla soglia degli stati nazionali.

Ecco la sua risposta:

[...] Esiste un livello di governo possibile superiore allo Stato nazionale e alle istituzioni di cooperazione meso-regionale? Evidentemente no.Esperimenti di istituzioni internazionali non sono mancati. Le Nazioni Unite ne sono un esempio, non fallito ma che ha dato quello che poteva e doveva. La sua crisi inizia quando cerca di assumere funzioni di governo in contrasto con la sovranità degli Stati nazionali o quando Stati forti se ne impadroniscono per interessi propri. Delle Nazioni Unite si può dire lo stesso di quanto diciamo della scienza: l'idea è buona ma degli scienziati non ci possiamo fidare. Figuriamoci degli Stati nazionali e dei politici che li rappresentano. Il ruolo delle Nazioni Unite deve essere di incontro e dialogo tra Stati diversi, tutti di pari dignità. Un luogo dove deve valere in tutte le sue decisioni il principio di unanimità. In tal modo sono il termometro dell'umanità, della capacità delle comunità di vivere insieme. Un luogo di sensibilizzazione e di autorità morale. [...]

L'esempio citato sulle Nazioni Unite al contrario da quanto affermato da Amoroso è la dimostrazione dell'incapacità degli stati nazionali e non dell'impossibilità di un governo sovranazionale. L'Onu, lo sanno anche le pietre, è un'organizzazione che si basa sulla sovranità piena degli Stati Nazionali. E quindi il suo insuccesso è dovuto proprio a questo (non esiste un governo democratico e rappresentativo) e all'unanimità del consiglio di sicurezza per cui ogni paese del consiglio può bloccare decisioni che non sono gradite (vedi la Cecenia per l'Urss per esempio).

E' incredibile per me leggere ancora oggi affermazioni di questo genere quando gli stati nazionali e il nazionalismo hanno prodotto tanti mali e quando il movimento dei movimenti ha oramai superato questa divisione "nazionale" concentrando i propri sforzi su problemi concreti che non hanno confini e creando reti ed alleanze su basi transnazionali.

I problemi sono europei e mondiali ma le politiche (e le decisioni) devono rimanere nazionali questa è la proposta in sintesi.

Mi spiace dirlo ma su queste basi non c'è futuro possibile nè per l'Europa nè per l'Onu.

In questo momento immagino, se fosse ancora vivo, un soprassalto da parte di un uomo come Altiero Spinelli, che ha passato 17 anni in carcere, durante il fascismo, per combattere l'idea che la democrazia non può andare oltre lo stato nazionale.

Certo che la strada è ancora lunga e gli ostacoli non vengono solo dal terrorismo internazionale e dall'imperialismo americano.

Nicola Vallinoto








 

DOSSIER/L'ONU oltre l'ONU

Ripensare le istituzioni internazionali è possibile. Anzi si deve. Antonio Tricarico, coordinatore della Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, cura il dossier di questo numero della rivista promossa da Pax Christi: "È necessario definire nuove regole per le istituzioni internazionali, in un mondo scosso da un processo di globalizzazione che va a vantaggio di pochi e che mina alla base il funzionamento dello Stato nazionale. Nuove regole che disciplinino i rapporti tra i governi e tra le varie aree regionali oggi emergenti (per il momento più economiche che politiche)". "Che tipo di sovranità locale, nazionale e regionale si vuol difendere nella ridefinizione di nuove funzioni ed eventualmente istituzioni? Nelle rispettive sfere di azione, che tipo di interferenza si può e si vuole accettare nelle diverse realtà locali, nazionali e regionali?"

Quale riforma dell'Onu chiediamo? Questi gli interrogativi a cui provano a rispondere, oltre ad Antonio Tricarico, Bruno Amoroso, Nanni Salio e Ugo Biggeri.

Governo Globale, Beni Pubblici Globali, trasformazione nonviolenta dei conflitti e utilizzo sostenibile degli ecosistemi: un nuovo vocabolario per chi vuole cimentarsi nella costruzione di questo nuovo mondo e di questa nuova Onu. E lo vuol fare con competenza.

http://italy.peacelink.org/mosaico/articles/art_11960.html

 

 

CONCILIO/A colloquio con Dom Demetrio Valentini

Dom Demetrio Valentini è vescovo di Jales in Brasile e presidente della Caritas brasiliana, uno tra i promotori e firmatari dell'appello "Pro Concil" che chiedeva a Giovanni Paolo II la convocazione di un nuovo Concilio. Lo incontra Tonio Dell'Olio per parlare di una proposta tuttora valida: La proposta "non esige la convocazione immediata di un nuovo Concilio, ma che si riprenda il processo conciliare per preparare le condizioni per una sua realizzazione al momento opportuno. Non si è mai pensato di far pressione sul Papa perché convochi subito un Concilio. Molto meno ora, all'inizio di un nuovo pontificato. Tutti attendiamo con speranza le iniziative di Benedetto XVI perché si rafforzi lo spirito di fiducia all'interno della Chiesa cattolica. Questa stesso spirito è una componente rilevante del processo conciliare auspicato. L'importante è riprendere le grandi intuizioni del Vaticano II e ricreare l'ambiente di fiducia e coraggio per realizzarle. La missione della Chiesa nella realtà attuale presenta sfide molto vaste che possono trovare soluzione adeguata solo nell'orizzonte di un Concilio ecumenico".

http://italy.peacelink.org/mosaico/articles/art_11952.html

 

L'indice del numero all'indirizzo:

http://italy.peacelink.org/mosaico/articles/art_1084.html

 

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15/07/05

13,00

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