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Aggiornamento Nablus
- Subject: Aggiornamento Nablus
- From: nathan never <natnev at interfree.it>
- Date: Wed, 15 Jun 2005 10:15:26 +0200
Ricevo e inoltro dal Presidio di Nablus. Nablus, 13 giugnoNegli ultimi giorni abbiamo avuto la possibilità di visitare due dei tre campi profughi situati nelle vicinanze di Nablus. Questo tipo di esperienza e’ essenziale per comprendere la reale importanza della questione dei rifugiati nel conflitto israelo-palestinese. Solo vedendo da vicino cos’e’ un campo profughi, entrando nelle case di questa gente, nelle loro storie si puo’ cominciare a comprenderne minimamente la complessita’.
Balata è un groviglio di case e vicoli di pochi chilometri quadrati dove vivono ammassate 35.000 persone dal 1948, anno in cui hanno lasciato le loro case, per lo piu’ a Jaffa, Haifa e Akko, pensando di allontanarsi per qualche giorno nell’attesa che cessassero gli scontri tra gli eserciti arabi e quello israeliano. Mercoledì scorso siamo andati a visitare il media centre al suo interno, organizzato da alcune donne del campo con l’aiuto di alcuni volontari internazionali. Si e’ subito presentata la possibilita’ di seguire una ragazza americana che sta effettuando una ricerca sulle strategie di invasione e occupazione dell’esercito israeliano, cosi’ al suo seguito abbiamo cominciato a camminare per i mille vicoli accompagnati da alcuni ragazzi, nonché dall’immancabile sciame di bambini urlanti “What’s your name?!”. Siamo passati di famiglia in famiglia, raccogliendo le testimonianze di persone che si son viste rinchiudere per giorni in una stanza , mentre nel resto della casa i soldati bivaccavano senza risparmiarsi di danneggiare tutto ciò che vi trovavano all’interno. Nel campo profughi, oltre ad essere difficilissimo orientarsi, la resistenza armata e’ particolarmente forte, tanto che i militari israeliani durante le prime fasi dell’occupazione, dopo che per giorni e giorni avevano assediato il campo dall’esterno decisero di penetrarvi passando di casa in casa, bucando i muri di separazione tra una e l’altra. A volte, al posto di sventrare un muro, si son fatti spazio demolendo intere parti di casa, cosi’ come e’ successo anche nella citta’ vecchia di Nablus (quella dichiarata patrimonio mondiale dell’umanita’..giusto per ricordare che oltre agli scempi fatti dai talebani ai giganteschi Budda scolpiti nelle montagne, possiamo annoverare anche quelli provocati dalle demolizioni dell’esercito di occupazione israeliano ai danni di edifici millenari e delle famiglie che li occupavano e che vi son rimaste seppellite sotto..). Ma alla violenza che queste persone hanno subito durante l’occupazione deve essere aggiunta quella assai piu’ grave e meschina che giorno per giorno sono costretti a subire in quanto oggetto utile agli interessi di strumentalizzazione del conflitto. Balata, come Gaza, costituisce cioè quel carnaio utile a chi trae vantaggio da questo massacro: si pensi al governo israeliano che in esso vede quel serbatoio di sofferenza, frustrazione e violenza utile ad alimentare le file dei disperati che giungono a gesti estremi che giustificano poi il permanere dell’occupazione. Ci domandiamo poi quanto interessi risolvere il problema dei profughi alla leadership politica palestinese, che ormai sguazza nel businnes degli aiuti internazionali (utili a gonfiare le tasche dei propri ministri, capi e capetti); quanto interessi all’ONU, che grazie alla disperazione di queste persone da piu’ di cinquant’anni ha un motivo per continuare a mantenere i suoi costosissimi funzionari e la struttura imponente che gli sta al seguito.
Insomma, chi ha interesse a risolvere un problema che fa comodo a troppi????Nella mattinata di ieri invece siamo andati a visitare Askar, altro campo profughi distante un paio di chilometri da Balata. Il campo è diviso in due parti: Old Askar, sorto nel 1956, con una popolazione di circa 12.000 profughi, e New Askar, costruito circa 8 anni dopo e al cui interno vivono 6.000 profughi. Per quest’ultimo, oltre ai gravi disagi di tutti i campi profughi (ricordiamo che la condizione di profugo preclude la possibilita’ di godere dei normali diritti di cittadinanza…anche se poi a questi comunque il governo israeliano non sembra darvi molta importanza), c’è la beffa che, essendo stato costruito successivamente, non e’ stato riconosciuto come tale dall’ONU, quasi si trattasse di una domanda presentata oltre il termine di un condono e non di una condizione materiale facilmente constatabile. Così New Askar non ha nemmeno il diritto di avere al proprio interno quelle infrastrutture e servizi essenziali in un campo profughi: scuole, ospedali…. Abbiamo in particolare visitato il “Social Development Centre”, che sebbene sia stato costruito solo nel 2000, e’ gestito dal “Local Comitee for the Reabilitation”, associazione nata nel 1991 in una prigione nel Negev: a volerla sono stati una serie di detenuti convinti della necessità di ricostruire la propria societa’ al termine della prima intifada. Se l’idea iniziale era quella di aiutare gli amici che avevano riportato danni permanenti durante gli scontri, attraverso la riabilitazione, l’adeguamento delle case alle necessita’ imposte dalla disabilita’ e altre forme di sostegno, ben presto le attività si sono ampliate. Il centro oggi offre una piccola biblioteca/aula studio, laboratori d’arte, un gruppo scout, corsi di computer, un coro di canti tradizionali e un piccolo teatro all’aperto. Inoltre il centro fornisce assistenza logopedistica e psicologica. Purtroppo, per il fatto che New Askar non “beneficia” dello status di campo profughi, è preclusa di conseguenza la possibilità di avere finanziamenti governativi, quelli che cioe’ permetterebbero di avere grosse somme, costringendolo a sostenersi con i fondi provenienti da diverse ONG internazionali (tra le quali non ne compare nessuna di italiana). Aggiungiamo cosi’ alla nostra esperienza e a quella del Presidio in generale, ancora un luogo dove le persone credono fortemente che la resistenza e la lotta di liberazione di un popolo passino per la costruzione di relazioni tra le persone, di infrastrutture in senso ampio, di servizi alla popolazione e di possibilita’di educazione diffusa e continua per tutti e per tutte.
Sobrin Presidio di pace a Nablus - http://assopace.blog.tiscali.it/ Associazione per la Pace - www.assopace.org
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