Mediterraneo: l'alternativa nasce dal Sud



 

Mediterraneo...tornare al cuore.

L'alternativa nasce dal Sud.


Provincia di Bari - Comune di Bari - Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia - Scuola di Pace "don Tonino Bello", Molfetta - Missionari Comboniani, Bari


Luogo: Palazzo della Provincia, Lungomare N. Sauro, 27 - Bari


Venerdì 3 giugno ore 10.00


Saluto del Presidente della Provincia di Bari, Vincenzo Divella.


Saluto del Sindaco di Bari, Michele Emiliano.


Intervento dell'On. Oscar Luigi Scalfaro, Presidente Emerito della Repubblica, Padre Costituente:

Nel Mediterraneo con la nostra identità: la Costituzione.



Intervento dell'On Niki Vendola, Presidente della Regione Puglia:

La politica nei sogni, cammini e risposte concrete di liberazione dal sud.




ore 17.30


Prof. Franco Cassano, sociologo (Università di Bari):

Per un'Europa non più confine dell'impero. Il Mediterraneo come ponte.


Prof. Antonino Perna sociologo ed economista(Università di Messina e Reggio Calabria):

La vera questione meridionale: stili di vita mediterranei. Un mezzogiorno che dona speranza al Nord.




Sabato 4 giugno ore 18.00


P. Alex Zanotelli (Missionario Comboniano)

I poveri non ci lasceranno dormire: tra responsabilità e condivisione per la giustizia e la pace



Serata musicale con i RadioDervish ricordando la Resistenza.


Riflessioni fondative del 3 e 4 giugno


Il momento storico che viviamo è di estrema delicatezza: per i problemi ambientali si stanno acuendo, dalla mancanza di acqua all'inquinamento chimico e nucleare, la scelta di concentrare gran parte delle risorse nella lotta al terrorismo sta distogliendo l'attenzione del mondo dal pericoloso circuito tra povertà, malattie infettive, degrado ambientale e crescente competizione per l'accesso al petrolio e ad altre risorse. Secondo il Rapporto 2005 del Worldwatch Institute: "Le ripercussioni della povertà e di altre emergenze sociali si preannunciano ben più gravi di quelle originate dall'insorgere di conflitti armati. Nel 2000 le vittime di conflitti armati sono state 300.000 mentre, ad esempio, lo stesso numero di persone muore ogni mese per malattie contratte da acqua contaminata o mancanza di condizioni igieniche adeguate" (p. 42). Nonostante il formidabile incremento dei conflitti armati, la povertà coglie più vittime della stessa guerra.


E' una guerra diversa, totale, quella che questo sistema economico-finanziario fa contro una parte di umanità, generando povertà, e criminalizzando i poveri. Questo ci sembra ancor più vero qui al Sud. Ci sembra, infatti di essere caduti nella trappola di un male politico-economico-militare che ci assoggetta, ci impoverisce, ci svilisce e ci rende funzionali ad un sistema inumano che non ha a cuore il bene di ogni persona e di ogni popolo ma mira alla privatizzazione e al profitto ad ogni costo. La rampante militarizzazione del nostro territorio che si sposa con tutto il sistema mafioso già ben radicato nel territorio. Un Sud, riserva privilegiata di personale a buon mercato per gli eserciti. Un Sud sempre più pattumiera di rifiuti tossici e di scorie nucleari (basti pensare all'ultimo rapporto dell'Enea che individuava 65 siti per lo smaltimento delle scorie in Puglia, alla resistenza popolare e nonviolenza di Scanzano Jonico e alle 64 barre di uranio-torio custodite all'Itrec di Rotondella che non saranno inviate in Gran Bretagna e Francia con le altre scorie italiane, scorie che gli USA inviarono in Italia negli anni 70 per una sperimentazione congiunta con l'Italia - vedi il Sole-24 Ore Sud del 25 maggio 2005). Un Sud canale privilegiato di flussi migratori, risultato del "nuovo ordine mondiale" e avviato a divenire, secondo la logica di leggi inique quale la Bossi-Fini, un grande centro di permanenza temporanea (CPT) nel quale rinchiudere come criminali, i cittadini del mondo in cerca di solidarietà.


E' a partire da queste considerazioni per prendere le distanze da un modello di vita a noi alieno e recuperare tutta la nostra specificità di popolo mediterraneo.

A livello nazionale è urgente far emergere l'idea del bene comune che è alla base della Costituzione. Questa è l'espressione di un qualcosa di condiviso e richiede solidarietà e impegno comune. Una Costituzione che è atta a fondare e motivare l'Italia, e la stessa Europa, nel suo cammino di originalità, di identità mediterranea e quindi "naturale" alternativa ad una cultura omologante e mortifera. Accettare l'alterità e la pluralità della vita stessa, ri-motivare il senso di solidarietà per una convivialità delle differenze. Si tratta di superare l'egoismo strutturale e la cultura dello scontro di civiltà che esso genera. Questo percorso potrebbe aiutarci a rielaborare una nuova, comune e condivisa legalità.


Sentiamo urgente il bisogno di "spostare l'asse nord-ovest, per un'Europa non più confine dell'impero" e riscoprire il bisogno che il Sud sia capace di pensarsi con una sua propria forma di vita. Una vita caratterizzata dalla resistenza ad ogni forma di dittatura e fondamentalismo, capace di ripudiare la violenza e la guerra. Questo è il contesto generativo della nostra Costituzione e, solo nel coltivare e garantire libertà e diritto di vita per tutti, la Costituzione può tornare a risplendere come stella polare della nostra identità di popolo. Ecco allora la vera questione meridionale: il Mediterraneo è la nostra TERRA e la Costituzione la nostra PATRIA. Il Sud dovrà intraprendere le sue vie peculiari per riscattarsi dal ruolo marginale e periferico che il neoliberismo ha imposto. Bisogna ritornare a stili di vita più indigeni, più locali. Passare cioè, da un benessere misurato con criteri di economia finanziaria (prodotto interno lordo) ad uno che guardi alle Qualità Regionali dello Sviluppo (QUARS) della vita. In questo cammino di riappropriazione della propria storia, il Sud può suggerire valori e modalità di riscatto e rinascita per lo stesso Nord che spesso si ritrova tutto imperniato sul PIL e generatore di una cultura di violenza e morte. Non è un caso se la Lombardia è la prima regione italiana per il numero di industrie di armi: 158. Il dogma dell'aumento del PIL come indice di benessere è chiaramente fallimentare, non genera vita. E' urgente affermare l'insostenibilità dello sviluppo e impegnarsi per una decrescita responsabile, capace di restituire il diritto di vita a tutti.


Uno stile più mediterraneo sarà generatore di politiche di pace perché radicate nella giustizia e nella nonviolenza. Ecco la visione di un profeta della pace del nostro tempo, d. Tonino Bello: "la Puglia che si estende nel suo mare per essere laboratorio di sintesi di civiltà. Arca di Pace e non arco di Guerra". I poveri non ci lasceranno dormire se non riprendiamo una cultura di responsabilità e di condivisione. Garantire il pane a tutti e imparare a spezzare e a mangiare insieme lo stesso. Nessuno ha il diritto ad essere povero!


Siamo certi che questo ritorno ad essere più mediterranei, costituisce il cuore della questione. La sobrietà di vita e l'approssimarci al diverso, sono gli antidoti che il Sud può suggerire.



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