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interrogazione urgenti con risposta del Governo
- Subject: interrogazione urgenti con risposta del Governo
- From: "Cima Laura" <cima_l at camera.it>
- Date: Tue, 24 May 2005 15:25:14 +0200
Sperando si fare cosa gradita, invio in allegato le interrogazioni urgenti presentate dall'On. Laura Cima (Verdi) alla Commissione Esteri e le relative risposte del Governo cordiali saluti la segreteria Visita il sito personale all'indirizzo internet <http://deputati.camera.it/laura.cima>http://deputati.camera.it/laura.cima Interrogazione n. 5-04289 Cima: Iniziative internazionali a preservazione della salute delle popolazioni. TESTO DELLA RISPOSTA Quello della difesa della salute in ambito internazionale rappresenta, indubbiamente, un dossier di particolare rilevanza, che l'Italia segue attivamente. Come noto, da tempo si è avviato in sede OMC-TRIPs un negoziato sulle licenze obbligatorie per i prodotti farmaceutici per la cura di pandemie come l'AIDS, la malaria ed altre patologie. In questo ambito vale la pena ricordare che nell'agosto 2004 è già intervenuta una decisione che consente il rilascio di licenze obbligatorie in deroga alla protezione brevettuale proprio a favore di quei Paesi in via di sviluppo colpiti da malattie epidemiche. Queste decisioni hanno comportato la necessità di trasfondere l'Accordo dell'agosto 2004 sui prodotti farmaceutici per la cura delle pandemie all'interno dell'Accordo TRIPs, apportando a quest'ultimo le opportune modificazioni. Sono stati pertanto da tempo avviati i necessari negoziati circa le modalità di trasposizione. Tenendo conto del fatto che questi negoziati sono già in corso nei competenti ambiti in seno all'OMC/TRIPs, non pare oggettivamente agevole procedere al trasferimento delle competenze inerenti la produzione e distribuzione dei farmaci all'Organizzazione Mondiale della Sanità-OMS. Va inoltre ricordato che tale organismo internazionale non risulta deputato alla trattazione di questioni relative alla proprietà intellettuale. La posizione italiana in sede OMC si conforma alla posizione europea in materia, che è quella di recepire integralmente nell'Accordo TRIPs l'accordo dell'agosto 2004, secondo modalità tecniche da concordarsi; in tale quadro dovrà essere assicurato che non vengano eliminate garanzie e possibilità di controllo circa il fatto che i prodotti farmaceutici siano prodotti sotto licenza nella misura richiesta e che questi non possano poi essere reintrodotti in altri mercati. Laura CIMA (Misto-VU) si dichiara insoddisfatta della risposta fornita dal rappresentante del Governo, ritenendo che la soluzione proposta sia soltanto provvisoria e che fra la tutela della proprietà intellettuale relativa ai brevetti delle società multinazionali per al produzione di farmaci anti-AIDS e la difesa del diritto alla salute delle popolazioni mondiali il Governo abbia scelto come prioritaria la prima strada. Tutelare il diritto alla salute in questa delicata materia, così come hanno fatto Paesi come il Brasile, è da considerare una vera battaglia di civiltà. È inoltre fondamentale che l'Organizzazione Mondiale della Sanità abbia maggiori poteri e competenze specifiche nel settore relativo alla regolamentazione dell'accesso generale ai farmaci e della relativa distribuzione: senza questo rafforzamento delle competenze dell'OMS, il ruolo di questa organizzazione risulterebbe vanificato dalla prevalenza dell'Organizzazione Mondiale per il Commercio in questo stesso ambito. A tale proposito, ricorda che anche il Parlamento europeo si è di recente pronunciato a maggioranza su questa delicata materia nel senso indicato dall'interrogazione di cui è prima firmataria. ---------------------------- Interrogazione a risposta in Commissione Al Ministro degli Affari Esteri Per sapere, premesso che: il 25 aprile scorso a Londra l'organizzazione non governativa britannica "Save the Children" ha presentata un rapporto, intitolato "Forgotten Casualties of War: Girls in Armed Conflict" (Le vittime dimenticate della guerra: le ragazzine nei conflitti armati), che sottolinea che mentre il problema dei bambini-soldato è noto, il fatto che molte bambine vengano coinvolte nei conflitti è stato finora ignorato, dato che i programmi internazionali mirati ad aiutarle spesso non funzionano o peggiorano addirittura la situazione; in paesi come Uganda, Congo e Sierra Leone, bambine dagli otto anni in su vengono prelevate dalle loro famiglie e costrette a lavorare per i gruppi armati, alcune come combattenti, altre come cuoche ed assistenti e quasi tutte subiscono violenze sessuali; secondo "Save the Children", dei 300 mila bambini che si pensa siano stati arruolati dai gruppi armati, circa il 40% è composto da femmine; al termine dei conflitti, il ritorno a casa per queste bambine è spesso doloroso quanto la partenza perché le loro famiglie e comunità le ostracizzano per via delle loro esperienze sessuali e belliche, considerate immorali; l'emarginazione che subiscono impedisce loro di condurre una vita normale, non riescono a trovare lavoro o marito e le costringe a darsi alla prostituzione; secondo il rapporto, i cosiddetti programmi di "Disarmo, Smobilitazione e Reintegrazione" (DDR) messi in atto dalle Nazioni Unite e dalla Banca Mondiale, nelle nazioni usciti da conflitti, non sono stati progettati in modo da affrontare i problemi che affliggono le bambine e le ragazzine; anziché distribuire pacchetti assistenziali volti a fornire cibo, soldi e finanziamenti per l'istruzione dei bambini coinvolti in conflitti armati, secondo "Save the Children" è necessario che la comunità internazionale metta in atto un lavoro di mediazione tra le ragazzine e le loro comunità e offra loro la possibilità di reinserirsi in esse. l'attuale programma di «disarmo, rilascio e reinserimento», coordinato dall'UNDP (il programma di sviluppo delle Nazioni Unite), dalla Banca Mondiale e dall'UNDPKO (il dipartimento per il mantenimento della pace delle Nazioni Unite) punta soprattutto al recupero delle armi e al rilascio dei ragazzi rapiti, mentre la fase di reinserimento viene affidata all'Unicef o a delle Ong che, però, non hanno i fondi necessari. Il risultato è che le bambine rimangono tagliate fuori; se il Governo voglia farsi promotore in ambito internazionale di azioni concrete finalizzate al reinserimento e alla tutela delle bambine e delle giovani donne di tutto il mondo che in seguito agli abusi fisici e morali perpetuati nei loro riguardi durante i conflitti, sono oggetto di gravi forme di discriminazione anche dalle loro stesse comunità. Laura Cima Interrogazione n. 5-04278 Cima: sul trattamento delle bambine reclutate nei conflitti armati in Uganda, Congo e Sierra Leone. TESTO DELLA RISPOSTA 1. Il reinserimento dei minori, ed in modo particolare delle ragazze, coinvolti nei conflitti armati è senz'altro una delle tematiche più delicate per le iniziative in questo ambito in Africa sub-sahariana. L'Italia ha sempre seguito attivamente la problematica: nel novembre 2004 il nostro Paese ha organizzato una conferenza internazionale sotto l'egida delle Nazioni Unite in Sierra Leone per affrontare il problema del reinserimento della vita civile dei bambini soldato. A seguito di tale Conferenza, è stato istituito un fondo presso la Banca Mondiale e la banca Africana di Sviluppo per quei Governi ed ONG che intendano attuare programmi di assistenza in tale specifico settore. Nella regione dei Grandi Laghi è inoltre da tempo operativo un fondo fiduciario gestito dalla Banca Mondiale, cui contribuisce anche il nostro Paese, per il disarmo ed il reinserimento dei combattenti nel decennale conflitto che ha colpito tale area. A valere su tale fondo fiduciario sono stati finanziati i programmi nazionali di reinserimento in Ruanda ed in Angola. Per contro, nei Paesi maggiormente esposti alle conseguenze del conflitto (Repubblica Democratica del Congo e Burundi) le vicende belliche hanno rallentato l'elaborazione di programmi nazionali, che comunque stanno attualmente vedendo la luce. 2. Il problema dei bambini soldato in Uganda continua purtroppo ad essere particolarmente serio. Come noto, il famigerato movimento ribelle del Lord's Resistance Army (LRA), guidato da Joseph Kony, fa largo uso del sequestro e dell'arruolamento forzato di minorenni, fra cui molte ragazze. Tale situazione si inserisce nel contesto di grave crisi in cui versa il nord-Uganda, a causa del conflitto fra LRA e Governo di Kampala. Tale conflitto, anche a causa del forte impatto per i minori coinvolti, è stato posto dall'Italia fra le priorità di politica africana fin dal nostro semestre di Presidenza dell'Unione Europea. Nella Repubblica Democratica del Congo il problema dei bambini soldato è particolarmente vivo nelle province orientali del Paese, dove il Governo transitorio di unità nazionale non riesce ad esercitare la propria autorità. Nelle ultime settimane vi sono stati tuttavia notevoli progressi nelle operazioni di disarmo condotte dalla missione di pace delle Nazioni Unite (MONUC) nella provincia dell'Ituri, ove più gravi sono state le violenze e gli abusi nei confronti delle ragazze. In Sierra Leone il problema dei bambini soldato è emerso con forza specie durante i dieci anni di guerra civile che hanno insanguinato il Paese fino al 2000. L'Italia ha sempre seguito con attenzione tale problema appoggiando in particolare tutti gli strumenti giuridici internazionali, quali la Corte Speciale per la Sierra Leone, come mezzi di deterrenza e prevenzione. Attualmente, benché in Sierra Leone si siano registrati notevoli progressi sulla via della pacificazione e riconciliazione nazionale, il problema dei Pag. 60 bambini soldato continua ad affliggere l'intera area a causa delle crisi regionali in atto nei Paesi limitrofi, rischiando di rinfoltire i gruppi di mercenari nella regione. Anche in futuro in tutti i Paesi interessati da questo fenomeno in Africa sub-sahariana, la nostra azione di politica internazionale e le attività della nostra Cooperazione allo sviluppo continueranno ad essere costantemente centrate sull'emergenza legata ai conflitti armati e sul recupero dei minori in essi coinvolti. Laura CIMA (Misto-VU) nel dichiararsi parzialmente soddisfatta dalla risposta fornita dal rappresentante del Governo, si sofferma sul problema concreto di concertare azioni efficaci per il reinserimento delle bambine reclutate nei conflitti armati in Uganda, Congo e Sierra Leone all'interno delle famiglie e delle comunità di origine, che le discriminano e le emarginano proprio in ragione delle terribili esperienze subite. A tale riguardo, ritiene che sia necessario predisporre a livello internazionale dei programmi ad hoc per il recupero delle bambine-soldato, differenti da quelli previsti per i bambini, dato che per questi ultimi la comunità internazionale ha recentemente dimostrato di avere una certa attenzione. Fa presente infatti che il 40 per cento dei minori arruolati nei conflitti armati sono femmine, che vivono una situazione dolorosissima successivamente al reclutamento, in quanto il loro reinserimento nelle comunità d'origine appare spesso impossibile a causa della discriminazione che subiscono, mentre l'unica via aperta al sostentamento di queste ragazze resta spesso quella della prostituzione. È necessario quindi, a suo giudizio, affiancare all'erogazione di pacchetti Pag. 50 d'aiuti materiali, un efficace lavoro di mediazione fra queste ragazze e le loro famiglie e comunità d'origine, poiché fra i grandi problemi che minacciano l'esistenza dell'Africa e che senza un significativo aiuto dall'esterno non troveranno mai soluzione, oltre all'epidemia di AIDS, può essere senz'altro annoverata la condizione di queste minori senza futuro.
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