MOSAICO DI PACE// MAGGIO 2005
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- Date: Wed, 11 May 2005 15:36:49 +0200
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MOSAICO DI PACE/ PER UNA CHIESA RI-CONCILIATA Il numero di maggio di Mosaico di pace formula un proprio augurio
alla Chiesa e al suo nuovo pontificato. E lo fa ritornando al Concilio Vaticano
II. Per sognare – accanto al card Martini
– “il ritorno festoso dei discepoli di Emmaus a
Gerusalemme”, perché l’incontro con gli apostoli “divenga stimolo per ripetere ogni tanto, nel corso
del secolo che si apre, un’esperienza di confronto universale tra i vescovi che
valga a sciogliere qualcuno di quei nodi disciplinari e dottrinali […] che
riappaiono periodicamente come punti caldi sul cammino delle Chiese europee e
non solo europee”. “V’è in più la
sensazione – prosegue Martini nel suo storico e
profetico intervento al Sinodo dei vescovi per l’Europa (7 ottobre 1999) – che
sarebbe bello e utile per i vescovi di oggi e di domani, in una Chiesa ormai
sempre più diversificata nei suoi linguaggi, ripetere quell’esperienza di
comunione, di collegialità e di Spirito Santo che i loro predecessori hanno
compiuto nel Vaticano II”. E sono le parole di Martini a ispirare
l’idea di un dossier, a cura di Mauro Castagnaro, che si soffermi su alcuni temi importanti in
una riflessione sulla Chiesa. A partire dall’impegno per la pace, eredità
difficile e feconda di Giovanni Paolo II, di cui parla Raniero La Valle:
“Per
la Chiesa, la pace oggi significa ricomporre l’unità della famiglia umana,
evangelizzare vuol dire dare la buona notizia che tutta l’umanità è già una,
ricompresa nell’amore di Dio, e il massimo compito politico è spostare i
soggetti della modernità e i signori del mercato dal pregiudizio secondo cui
non tutto il mondo si può salvare e la selezione è inevitabile, al presupposto
irrinunciabile che l’umanità è una. La sfida sembra sovrumana. In effetti
occorre il coraggio della libertà”. Mentre mons. Luigi Bettazzi ripercorre le sfide lanciate dal Concilio
Vaticano II e Carlo Molari
invita a un dialogo nuovo con le altre religioni e illustra la teologia del
pluralismo religioso, Andres Torres Queiruga affronta la relazione difficile con la
democrazia: “Se per salvaguardarne lo
specifico religioso si preferisse evitare la parola democrazia come categoria
politica, sarà necessario però salvaguardarne il contenuto fondamentale: se non
democrazia, allora molto più che democrazia. ‘Tra voi non dev’essere così’,
cioè prevalga uno stile ancora più ‘democratico’, più libero, ugualitario,
partecipativo e antiautoritario”. E, infine, non potevano mancare le
donne. Per valere, oltre che per contare. Anche nella Chiesa. Per “lavorare insieme, donne e uomini, per realizzare un
modus operandi che veda compiersi una reale partnership teologica che dia
spazio alle diversità e alle complessità: comprensione armonica e
riconciliazione dell’unità e della molteplicità”. LAICI A CONDIZIONE Il dibattito nella Chiesa...
oltre il referendum Davanti all’invito di
Ruini all’astensionsimo dei cattolici nel referendum sulla fecondazione
assistita, i credenti si chiedono quale è l'autonomia del laicato. Mosaico di Pace, in un articolo a cura di Vittoria Prisciandaro
e Luigi Sandri,
raccoglie alcune voci significative. Mons.
Giuseppe Casale, vescovo di Foggia: “Mentre in passato noi vescovi abbiamo fatto fuoco e
fiamme per chiedere i referendum – sulla legge sul divorzio, nel 1974, e su
quella sull’aborto, nel 1981 – e per andare a votare, questa volta abbiamo
paura del referendum per cui, con l’astensione, vogliamo farlo fallire. Quindi,
facciamo la scelta di tenerci quello che abbiamo ottenuto con la legge in
vigore: non è l’optimum, ma ci va bene. Mi pare dunque che la scelta
dell’astensione nasca da una valutazione puramente tattica. Comunque -
spiega mons Casale - ritengo che, prima
di andare al referendum, sarebbe stato preferibile tentare ancora una
mediazione in Parlamento”. “La
richiesta del presidente della CEI di astenersi dal referendum sulla Legge 40 è
esemplare” – spiega invece lo storico Alberto Melloni.
“La manovra dell’astensione (come tale tanto
legittima sul piano politico, quanto opinabile sul piano della disciplina) è
stata lanciata come un referendum interno alla Chiesa, per distinguere chi
accetta ogni indicazione del magistero sulla legislazione a contenuto bioetico
e chi chiede di poter disputare pacificamente o di tacere”. E Giovanni Bachelet
riprende un enunciato della “Gaudium et Spes” riguardo al comportamento dei
laici in temi tanto importanti come quelli del referendum: “Quando essi agiscono quali cittadini del mondo, sia
individualmente sia associati, non solo rispetteranno le leggi proprie di
ciascuna disciplina, ma si sforzeranno di acquistare una vera perizia in quei
campi. Daranno volentieri la loro cooperazione a quanti mirano a identiche
finalità. Spetta alla loro coscienza, già convenientemente formata, di
inscrivere la legge divina nella vita della città terrena”. ---------------------------- È possibile richiedere copia saggio della rivista inviando
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