MOSAICO DI PACE// MAGGIO 2005



MOSAICO DI PACE/ PER UNA CHIESA RI-CONCILIATA

Il numero di maggio di Mosaico di pace formula un proprio augurio alla Chiesa e al suo nuovo pontificato. E lo fa ritornando al Concilio Vaticano II. Per sognare – accanto al card Martiniil ritorno festoso dei discepoli di Emmaus a Gerusalemme”, perché l’incontro con gli apostoli “divenga stimolo per ripetere ogni tanto, nel corso del secolo che si apre, un’esperienza di confronto universale tra i vescovi che valga a sciogliere qualcuno di quei nodi disciplinari e dottrinali […] che riappaiono periodicamente come punti caldi sul cammino delle Chiese europee e non solo europee”. “V’è in più la sensazione prosegue Martini nel suo storico e profetico intervento al Sinodo dei vescovi per l’Europa (7 ottobre 1999) che sarebbe bello e utile per i vescovi di oggi e di domani, in una Chiesa ormai sempre più diversificata nei suoi linguaggi, ripetere quell’esperienza di comunione, di collegialità e di Spirito Santo che i loro predecessori hanno compiuto nel Vaticano II”. E sono le parole di Martini a ispirare l’idea di un dossier, a cura di Mauro Castagnaro, che si soffermi su alcuni temi importanti in una riflessione sulla Chiesa. A partire dall’impegno per la pace, eredità difficile e feconda di Giovanni Paolo II, di cui parla Raniero La Valle:Per la Chiesa, la pace oggi significa ricomporre l’unità della famiglia umana, evangelizzare vuol dire dare la buona notizia che tutta l’umanità è già una, ricompresa nell’amore di Dio, e il massimo compito politico è spostare i soggetti della modernità e i signori del mercato dal pregiudizio secondo cui non tutto il mondo si può salvare e la selezione è inevitabile, al presupposto irrinunciabile che l’umanità è una. La sfida sembra sovrumana. In effetti occorre il coraggio della libertà”. Mentre mons. Luigi Bettazzi ripercorre le sfide lanciate dal Concilio Vaticano II e Carlo Molari invita a un dialogo nuovo con le altre religioni e illustra la teologia del pluralismo religioso, Andres Torres Queiruga affronta la relazione difficile con la democrazia: “Se per salvaguardarne lo specifico religioso si preferisse evitare la parola democrazia come categoria politica, sarà necessario però salvaguardarne il contenuto fondamentale: se non democrazia, allora molto più che democrazia. ‘Tra voi non dev’essere così’, cioè prevalga uno stile ancora più ‘democratico’, più libero, ugualitario, partecipativo e antiautoritario”. E, infine, non potevano mancare le donne. Per valere, oltre che per contare. Anche nella Chiesa. Per “lavorare insieme, donne e uomini, per realizzare un modus operandi che veda compiersi una reale partnership teologica che dia spazio alle diversità e alle complessità: comprensione armonica e riconciliazione dell’unità e della molteplicità”.

 

LAICI A CONDIZIONE

Il dibattito nella Chiesa... oltre il referendum

Davanti all’invito di Ruini all’astensionsimo dei cattolici nel referendum sulla fecondazione assistita, i credenti si chiedono quale è l'autonomia del laicato. Mosaico di Pace, in un articolo a cura di Vittoria Prisciandaro e Luigi Sandri, raccoglie alcune voci significative. Mons. Giuseppe Casale, vescovo di Foggia: “Mentre in passato noi vescovi abbiamo fatto fuoco e fiamme per chiedere i referendum – sulla legge sul divorzio, nel 1974, e su quella sull’aborto, nel 1981 – e per andare a votare, questa volta abbiamo paura del referendum per cui, con l’astensione, vogliamo farlo fallire. Quindi, facciamo la scelta di tenerci quello che abbiamo ottenuto con la legge in vigore: non è l’optimum, ma ci va bene. Mi pare dunque che la scelta dell’astensione nasca da una valutazione puramente tattica. Comunque - spiega mons Casale - ritengo che, prima di andare al referendum, sarebbe stato preferibile tentare ancora una mediazione in Parlamento”. “La richiesta del presidente della CEI di astenersi dal referendum sulla Legge 40 è esemplare” – spiega invece lo storico Alberto Melloni. “La manovra dell’astensione (come tale tanto legittima sul piano politico, quanto opinabile sul piano della disciplina) è stata lanciata come un referendum interno alla Chiesa, per distinguere chi accetta ogni indicazione del magistero sulla legislazione a contenuto bioetico e chi chiede di poter disputare pacificamente o di tacere”.

E Giovanni Bachelet riprende un enunciato della “Gaudium et Spes” riguardo al comportamento dei laici in temi tanto importanti come quelli del referendum: “Quando essi agiscono quali cittadini del mondo, sia individualmente sia associati, non solo rispetteranno le leggi proprie di ciascuna disciplina, ma si sforzeranno di acquistare una vera perizia in quei campi. Daranno volentieri la loro cooperazione a quanti mirano a identiche finalità. Spetta alla loro coscienza, già convenientemente formata, di inscrivere la legge divina nella vita della città terrena”.

 

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Trovate l’indice del numero di maggio all’indirizzo http://italy.peacelink.org/mosaico/articles/art_1084.html

 

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