Da palestinesi e israeliani: "nonviolenza"




(AGI) - Roma, 6 mag. - Di fronte all'esplodere di
bombe e mortai si leva un appello alla
"nonviolenza", premessa necessaria per costruire
un mondo di pace e di giustizia. È questo in
sintesi il senso di una tavola rotonda svoltasi
stamani a Roma nella cornice di villa Piccolomini
tra rappresentanti delle comunità israeliane e
palestinesi in Italia, propedeutica ai
festeggiamenti per i novant'anni del rabbino
Toaff previsti sempre qui nella sontuosa villa
Piccolomini sull'Aurelia antica.

L'iniziativa comune alle due comunità israeliana
e palestinese in Italia si chiama "The parents
circle", sorta nel 1995 e che raggruppa
cinquecento famiglie (250 per parte) che hanno
avuto nel corso del lungo e terrificante
conflitto mediorientale uno o più cari morti o
feriti e oggi entrambe le comunità chiedono
"riconciliazione" per una "convivenza armonica e
pacifica".

Ma la premessa a tutto ciò è una prassi nuova
applicata alla politica e al vivere quotidiano:
"nonviolenza" per cui "The idea is: to change the
world the human being", ossia l'idea è passare da
cambiare al mondo a cambiare gli esseri umani.
"Il perdono c'è quando finisce l'offesa e perché
un conflitto armato possa terminare è necessario
debellare la causa principale: il ricorso alla
violenza", ha spiegato l'ambasciatore della Lega
musulmana in Italia Mario Scialoja, per il quale
quindi "il conflitto che riguarda due popoli può
essere risolto solo rimuovendone le cause". Se il
perdono "può essere considerato un obbligo morale
individuale", quando viceversa "ha un carattere
collettivo - ha precisato Scialoja - non può non
partire dalla rimozione delle cause che hanno
prodotto un lacerante conflitto e quindi la non
violenza è la risposta piu' adeguata e piu'
giusta nella scia dell'insegnamento di Gandhi ma
anche, per stare all'attualità di un politico
insigne come Pietro Ingrao". (AGI)

http://www.agi.it/news.pl?doc=200505061337-1100-RT1-CRO-0-NF60&page=0&id=agi
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