Segnalazione - Zizek



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ombre corte
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Slavoj Zizek

America oggi

Abu Ghraib e altre oscenità


pp. 144, euro 12,50
isbn 88-87009-68-6


 Nota del curatore


Che cosa hanno in comune i prigionieri incappucciati ed elettrizzati di Abu
Ghraib con le foto di Mapplethorpe, i film di Lynch o l'ultimo spettacolo
di art performance sado-maso a Manhattan? Zizek suggerisce
provocatoriamente che le umilianti torture "teatrali" inflitte dalle forze
di occupazione in Iraq non siano altro che un'"iniziazione" al lato osceno
della cultura americana, supplemento necessario e nascosto dei valori
"democratici" d'oltreoceano. Nei saggi qui raccolti, scritti "a caldo"
negli ultimi quindici mesi, l'autore si propone di applicare la sua
consolidata indagine sul godimento come categoria politica ai meccanismi
della cultura "imperiale" statunitense.
Di questi testi "divulgativi", e per questo non scevri di ripetizioni, va
apprezzato soprattutto il taglio pamphlettistico, a tratti quasi
aforistico, oltre al consueto slittamento di stili e tematiche che ha reso
famoso il filosofo sloveno - e che, per esempio, ci porta rapidamente da
un'analisi della Passione di Mel Gibson come manifesto mancato
dell'integralismo cristiano alla disamina della strana inversione di ruoli
tra Repubblicani e Democratici nella gestione dell'economia statunitense
contemporanea. Essi indicano un progressivo avvicinamento di Zizek al
giornalismo e giustificano la sua elevazione al ruolo di intellettuale
"pubblico" della sinistra Usa, secondo per popolarità solo a Noam Chomski.
È perciò importante sottolineare che i presenti articoli sono stati scritti
in primo luogo per un'audience americano: ampi brani di questa raccolta
sono originariamente apparsi come recensioni di libri su riviste
statunitensi on-line alle quali i lettori hanno replicato, appunto
"democraticamente", con i loro commenti.
Questo strano dialogo, che reinterpreta in modo originale una prassi comune
tra gli intellettuali europei degli anni cinquanta e sessanta (si pensi al
Pasolini di Vie nuove), la dice lunga sulla straordinaria eterogeneità
degli americani che entrano ormai in contatto con l'opera di Zizek al di là
del mondo accademico. In un certo senso, sono proprio loro, riflesso
parziale di una società incredibilmente complessa, a costituire l'oggetto
del libro. A Jim (kerryano moderato) "piace quel che dice il signor Zizek"
anche se non si trova "necessariamente d'accordo con ogni sua
affermazione"; Ryan Conover (bushista fondamentalista) ci avverte che
comunque "moriremo tutti"; Cellie (no global militante) attacca l'editore
della rivista on-line per avere censurato alcuni insulti di Zizek contro
Kissinger, riporta l'indirizzo di un altro sito web che offre lo stesso
articolo in versione integrale, e invita il censore progressista, "se ci
tiene veramente", a chiudere "questa rivista sinistroide di merda,
rinunciare alla cittadinanza americana, cambiare nome e andare a vivere ad
Abidjan o a Grozny"; Brian (intellettuale isolato) si chiede invece: "
Zizek ha ragione, le foto dei prigionieri iracheni umiliati ci danno uno
spaccato dei 'valori americani'. Ma le sue ricerche sui 'valori americani',
che gli danno da mangiare, non sono forse già influenzate da un fascino
tutto americano per il denaro?".
Zizek ci introduce con incursioni "corsare" e complici all'oscenità di
un'America vissuta dall'interno, a tutte le sue contraddizioni ma anche ai
suoi siti potenziali di emancipazione radicale; il filosofo sloveno conosce
troppo bene gli Stati Uniti per commettere l'errore, arrogante e
provinciale, di tanta critica di sinistra: confondere l'America con la
condanna inevitabile dell'americanismo europeo d'importazione. Nonostante
il suo altalenante ottimismo nei confronti del progetto utopico di "Unione
Europea", Zizek è estremamente chiaro sul futuro del nostro continente: "Il
trionfo mondiale dell'Europa [dei suoi valori 'liberali' e della sua
economia 'liberista'] coincide con la sua sconfitta, la sua
auto-eliminazione". Per quanto riguarda l'America, si potrebbe al contrario
riassumere il suo messaggio con ciò che, secondo lo stesso Zizek, Balibar
dice della storia occidentale tout-court: la battaglia è ancora aperta, non
decisa...
Uscendo dal contesto specifico degli Stati Uniti d'America, le riflessioni
politiche di questa raccolta si snodano lungo una precisa direttrice
principale. Di fronte alla certezza che, retroattivamente, il
"permissivismo" della generazione sessantottina ha contribuito soltanto a
un ulteriore affinamento della capacità riproduttiva del Capitale, Zizek
propone di ricercare le coordinate di un rilancio della lotta di classe
globalizzata in un'inedita alleanza tra l'universalismo di una "classe
simbolica" post-marxista senza patria (accademici, artisti, giornalisti,
ecc.) e le migliaia di nuovi diseredati che, fuori da qualsiasi controllo
statale, arrivano ogni giorno nelle bidonville delle megalopoli dei paesi
in via di sviluppo. Questa mossa sembra inevitabilmente coincidere con una
riabilitazione, soltanto accennata, del Terzomondismo. A esso Zizek
accompagna una riscoperta parallela delle potenzialità rivoluzionarie del
sottoproletariato occidentale, specie attraverso il populismo progressista
statunitense così come esemplificato miticamente dalla figura
dell'antischiavista John Brown. Una nuova sinistra che sappia
riattualizzare Marx e Lenin, magari per mezzo di pensatori quali Badiou,
Balibar e Rancière, dovrebbe riconoscere in fenomeni politici di questo
genere un potenziale alleato opposto tanto al fondamentalismo religioso
quanto alla falsa tolleranza dei liberali.

Lorenzo Chiesa



Indice del volume


7                              Nota del curatore

11                            Introduzione: la Rumspringa accademica

13                            1. Oltre la coalizione arcobaleno!

29                            2. Jouissance come categoria politica

42                            3. La storicità dei Quattro Discorsi

64                            4. L'oscenità del potere

81                            5. Il libero mondo delle baraccopoli

94                            6. Verso una politica bartlebiana

                                Appendice
113                          La prospettiva della parallasse

131                          La Waterloo dei liberali
                                (ovvero, finalmente buone notizie da
Washington!)

137                          Note

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