la Folgore in Sudan




retebolivariana <retebolivariana at yahoo.it> wrote:

Ancora una missione oltremare per le truppe italiane già impegnate in
diciotto diversi teatri operativi in tutto il mondo. Approvata giovedì dal
Consiglio dei Ministri, la partecipazione di un contingente nazionale
all'UNMIS, la Missione dell'ONU in Sudan, vedrà coinvolti 220 militari
appartenenti in gran parte al 183° reggimento paracadutisti della Brigata
"Folgore" impegnata proprio in questi giorni a trasferire il comando e
parte dei suoi effettivi a Nassiryah, dove entro metà aprile darà il cambio
ai bersaglieri della Garibaldi. Le caratteristiche di fanteria leggera
d'élite addestrata ad operare in condizioni difficili e le esperienze
africane acquisite in Somalia negli anni '90, fanno dei paracadutisti i
militari più adatti per questa missione africana che vedrà il contingente
italiano inserito in una forza composta da oltre 10.000 uomini provenienti
da 38 paesi (inclusa la Cina) guidati dal generale di divisione Fazle Elahi
Akbar, dell'esercito del Bangla Desh. Ai caschi blu si aggiungono 750
osservatori militari, altrettanti poliziotti guidati dal funzionario
britannico Glenn Gilbertson e un migliaio di civili. La missione di
peacekeeping assegnata all'UNMIS ha l'obiettivo di garantire il rispetto
degli accordi di pace firmati in gennaio tra il governo di Khartoum e il
Sudanese People's Liberation Army, il movimento di guerriglia che per oltre
vent'anni ha conteso ai governativi islamici il controllo delle regioni
meridonali sudanesi abitate da neri cristiani. Tra i punti più complessi
dell'intesa vi E' l'integrazione delle forze della guerriglia nell'esercito
nazionale sudanese, la presenza di molti gruppi irregolari fuoriusciti
dallo SPLA e la gestione equilibrata delle risorse petrolifere.
<http://www.analisidifesa.it/immagine.shtm/id/1005>
<http://www.analisidifesa.it/immagine.shtm/id/6807>  Nonostante le
pressioni, l'ONU non E' riuscita a includere tra i compiti dell'UNMIS
l'intervento a tutela delle popolazioni nere del Darfur (peraltro auspicato
nella Risoluzione 1590) che subiscono una pulizia etnica perpetrata dai
guerriglieri arabi filo governativi che ha già provocato quasi 200.000
morti e oltre due milioni di profughi. L'area d'operazione dell'UNMIS resta
quindi limitata al sud Sudan mentre nel Darfur (dove opera l'inviata
speciale del governo italiano Barbara Contini con un team di scorta di
incursori dell'Esercito) la presenza internazionale E' limitata alla
missione di osservatori finanziata dalla UE ma eseguita da militari dei
paesi africani. Sul piano strettamente militare l'UNMIS ha capacità
operative ridotte. Troppi contingenti diversi per cultura e addestramento
appartenenti a troppi paesi in gran parte del Terzo Mondo. Anche per questa
ragione il contributo italiano dovrebbe costituire uno dei punti
d'eccellenza della forza dell'ONU. I paracadutisti, ai quali saranno
probabilmente aggregati piccoli team di forze speciali, genio e unità
logistiche, dovrebbero garantire la sicurezza del quartier generale
dell'UNMIS, nei pressi di Khartoum, ma anche costituire una forza
d'intervento rapido pronta ad entrare in azione in caso di emergenze anche
se non E' chiaro chi fornirà gli elicotteri necessari a garantire mobilità
e rapidità agli interventi tenuto conto della vastità dell'area assegnata
ai caschi blu. Non E' stata precisata la durata dell'impegno in Sudan ma la
prassi italiana prevede rotazioni dei reparti ogni quattro mesi per i
teatri più difficili e, benché impegnata col grosso delle forze fino a
settembre in Iraq, la "Folgore" potrebbe alimentare il contingente in Sudan
attingendo truppe dai due reggimenti paracadutisti rimasti in Italia (183°
e 186°) anche se entrambi forniscono aliquote al 187° e alle altre unità
schierate in Iraq.
La nuova missione oltremare, oltretutto in un teatro lontano e
logisticamente impegnativo, comporta nuovi sacrifici per le Forze Armate
dal momento che oltre 9.000 uomini sono già schierati all'estero e altri
2.000 raggiungeranno in estate l'Afghanistan quando l'Italia assumerà il
comando delle forze NATO là dislocate. -"L'operazione vedrà un ruolo
preminente dell'Esercito"- sottolinea l'onorevole Marco Zacchera,
presidente della commissione parlamentare all'Unione Europea Occidentale
(UEO) - "e dal punto di vista politico l'assegnazione di truppe alla
missione ONU in Sudan potrebbe garantire un ritorno positivo al nostro
Paese al quale deve essere riconosciuta una posizione preminente
all'interno della compagine internazionale"-. Non E' certo un caso che
l'offerta di truppe italiane per l'UNMIS abbia anticipato di pochi giorni
la missione del ministro degli esteri, Gianfranco Fini, al Palazzo di Vetro
a cada nel momento cruciale delle trattative per la riforma del Consiglio
di Sicurezza nelle quali l'Italia cerca di impedire l'attribuzione di sei
nuovi seggi permanenti (due per l'Africa, uno per l'Europa, uno per le
Americhe e due per l'Asia) sostenuta da Germania, Giappone, India e
Brasile. Una battaglia diplomatica nella quale difficilmente 220 militari
in Sudan potranno influire significativamente.

  <http://www.analisidifesa.it/immagine.shtm/id/6422>




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