comunicato stampa sulle dichiarazioni di Berlusconi




IRAQ: COMUNICATO STAMPA SULLE DICHIARAZIONI DI BERLUSCONI



La dichiarazione sul ritiro anticipato dall’Iraq delle truppe italiane è
una buona notizia innanzi tutto per gli iracheni, che, se alle parole
seguiranno i fatti, vedono avvicinarsi, sia pur ancora di poco, la data
della restituzione di sovranità.

E’ questo un primo importante risultato della pressione del movimento per
la pace e dell’opinione pubblica che ha osteggiato la guerra e la presenza
militare italiana e di fronte alla quale la posizione del Governo è sempre
più insostenibile.

Ci auguriamo veramente di non esser di fronte ad una boutade elettorale e
attendiamo quindi che venga fissato un calendario.

Ci attendiamo però soprattutto che l’Italia assuma, con ciò, un nuovo
ruolo, autonomo, volto a favorire il processo politico interno e
indipendente e il dialogo tra le diverse componenti della società irachena,
con atti politici, diplomatici e di sostegno economico.

E’ necessaria cioè una rottura con la politica statunitense del divide et
impera sinora seguita e che ha sprofondato il paese nel baratro della
violenza.

Occorre sostenere quel dialogo che, ad esempio, una parte consistente della
opposizione politica e della resistenza ha proposto con la “Dichiarazione
delle forze patriottiche” del 15 febbraio, subordinandolo alla indicazione
della data del ritiro delle truppe statunitensi. Dialogo che gli Usa hanno
sinora impedito o prevenuto con i bombardamenti alle città e con la
conduzione escludente del processo elettorale.

Se non lo fa il governo pensiamo che questa iniziativa, ad esempio la
promozione in Italia di un incontro tra iracheni “per il dialogo, la
riconciliazione e la sovranità”, potrebbe essere presa dal movimento per la
pace o dall’opposizione politica.

I fondi sinora spesi per la permanenza delle truppe (400 milioni di euro
all’anno) dovrebbero essere destinati  al sostegno alla ricostruzione del
paese e della sua società civile, anche a titolo di risarcimento per
l’appoggio alla guerra.









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