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forze di occupazione
- Subject: forze di occupazione
- From: "Disobbedienti " <disobbedientimolise at libero.it>
- Date: Thu, 10 Mar 2005 08:02:01 +0100
In questi giorni dopo la liberazione di Giuliana Sgrena e l'agguato delle truppe statunitense dove a perso la vita Nicola Calipari riteniamo utile riproporvi un articolo apparso su l'Internazionale n. 569,del 9 dicembre 2004 di Noami Klein in cui denunciava una forte ostilità da parte dell'esertito USA verso chiunque riportava fuori dai confini dell'Iraq la tragica verità della guerra di occupazione. ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ì Senza testimoni In Iraq le forze statunitensi tolgono di mezzo chi osa contare i cadaveri. Quindi medici, religiosi e giornalisti. Per David T. Johnson, ambasciatore ad interim, ambasciata statunitense, Londra. Egregio signor Johnson, il 26 novembre il suo addetto stampa mi ha inviato una lettera in cui si mostrava risentito per una frase della mia ultima rubrica. La frase diceva: "In Iraq le forze statunitensi e i loro alleati iracheni non si preoccupano più di nascondere gli attacchi contro i civili, e stanno eliminando chiunque – medici, religiosi, giornalisti – osi contare i cadaveri". In particolare, a dare fastidio era la parola "eliminando". La lettera del suo ufficio insinuava che la mia accusa era "infondata" e chiedeva al Guardian di ritirarla o di fornire "le prove di quest'accusa molto grave". Ho preso la lettera molto sul serio. Ma pur concordando sul fatto che l'accusa è grave, non ho intenzione di ritirarla. Ecco invece le prove. Ad aprile le forze americane hanno stretto d'assedio Falluja come rappresaglia per la raccapricciante uccisione di quattro dipendenti della Blackwater. L'operazione è stata un fallimento. Le truppe statunitensi alla fine si sono ritirate: l'assedio di Falluja aveva acceso ribellioni in tutto il paese, alimentate dalle notizie sull'uccisione di centinaia di civili. Queste informazioni venivano da tre fonti. 1) Medici. L'11 aprile Usa Today ha scritto che "numero e nomi dei morti sono stati raccolti da quattro importanti ospedali intorno alla città e dal Falluja general hospital". 2) Giornalisti delle tv arabe. Al Jazeera e al Arabiya hanno dato un volto alle cifre dei medici. Con operatori non embedded, hanno trasmesso in tutto il mondo arabo filmati di donne e bambini mutilati. 3) Religiosi. Le notizie sulle vittime civili sono state commentate da importanti leader religiosi in Iraq, con duri sermoni di condanna che hanno infiammato la rivolta. Il mese scorso le truppe Usa hanno di nuovo assediato Falluja, ma questa volta l'attacco prevedeva una nuova tattica: eliminare i medici, i giornalisti e i religiosi che l'ultima volta avevano concentrato l'attenzione dell'opinione pubblica sulle vittime civili. Eliminare i medici. La prima importante operazione è stata assalire il Falluja general hospital, arrestare i medici e mettere la struttura sotto controllo militare. Il New York Times ha scritto che "l'ospedale è stato scelto come uno dei primi obiettivi perché secondo i militari americani era la fonte delle voci sull'alto numero di vittime civili. (…) Questa volta le truppe vogliono combattere la loro guerra dell'informazione, neutralizzando o mettendo a tacere quella che è stata una delle armi più potenti degli insorti". Due giorni prima era stato bombardato e distrutto un importante pronto soccorso. Il dottor Sami al Jumaili, che lavorava lì, sostiene che le bombe hanno ucciso 15 medici, quattro infermieri e 35 pazienti. Che la clinica sia stata colpita di proposito o distrutta per caso, l'effetto è stato lo stesso: allontanare i medici di Falluja dalla zona di guerra. Eliminare i giornalisti. Le immagini dell'assedio del mese scorso su Falluja sono arrivate quasi solo da giornalisti al seguito delle truppe Usa. Questo perché i giornalisti arabi che avevano documentato l'assedio di aprile erano stati di fatto eliminati. Ad Al Jazeera è stato vietato di seguire la guerra in Iraq. Al Arabiya aveva un corrispondente a Falluja, ma l'11 novembre le forze statunitensi l'hanno fermato, trattenendolo per tutta la durata dell'assedio. Non è la prima volta che i giornalisti in Iraq subiscono intimidazioni. Quando le forze Usa hanno invaso Baghdad, nell'aprile del 2003, il Comando centrale statunitense ha invitato tutti i giornalisti non embedded a lasciare la città. Alcuni sono rimasti e almeno tre di loro hanno pagato con la vita. L'8 aprile un aereo americano ha bombardato gli uffici di Baghdad di Al Jazeera, uccidendo il giornalista Tareq Ayyoub. Al Jazeera sostiene di aver dato alle forze Usa le coordinate precise della sua sede. Eliminare i religiosi. L'11 novembre è stato arrestato lo sceicco Mahdi al Sumaidaei. Secondo l'Associated Press, "al Sumaidaei ha esortato la minoranza sunnita del paese a lanciare una campagna di disobbedienza civile" contro l'attacco a Falluja. Il 19 novembre Ap ha riferito che forze Usa e irachene hanno assalito un'importante moschea, quella di Aadhamiyah, uccidendo tre persone e arrestandone 40, tra cui un importante religioso contrario all'assedio di Falluja. Lo stesso giorno Fox News ha diffuso la notizia che le "truppe statunitensi hanno fatto irruzione in una moschea sunnita di Qaim, vicino al confine siriano". Il servizio ha descritto gli arresti come "rappresaglia per aver contrastato l'offensiva di Falluja". "Noi non contiamo i corpi", ha detto il generale Tommy Franks del Comando centrale statunitense. La domanda è: cosa succede a chi insiste nel contarli? In Iraq queste voci sono ridotte al silenzio con arresti di massa, irruzioni negli ospedali, divieti contro i giornalisti e veri e propri attacchi fisici. Signor ambasciatore, ritengo che il suo governo e i suoi alleati iracheni stiano facendo due guerre in Iraq: una è contro il popolo iracheno e ha già ucciso centomila persone; l'altra è contro i testimoni. __________________________ L'autoritarismo ha bisogno di obbedienza, la democrazia di DISOBBEDIENZA____________________________________________________________6X velocizzare la tua navigazione a 56k? 6X Web Accelerator di Libero!Scaricalo su INTERNET GRATIS 6X http://www.libero.it
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