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30/03 Genova: centocinquantanovesima ora in silenzio per la pace
- Subject: 30/03 Genova: centocinquantanovesima ora in silenzio per la pace
- From: "norma" <norma.b at libero.it>
- Date: Tue, 29 Mar 2005 20:10:50 +0200
Rete controg8 Per la globalizzazione dei diritti Mercoledì 30 marzo dalle 18 alle 19 sui gradini del palazzo ducale di Genova si terrà la centocinquantanovesima ora in silenzio per la pace. Al posto del comunicato che distribuiamo settimanalmente condivideremo con i passanti di Piazza De Ferrari il testo che segue, proposto dell' organizzazione non governativa "UN PONTE PER ", che svolge interventi umanitari in Kosovo, in Kurdistan ed in Iraq "Sono passati ormai 6 anni dalla prima 'Guerra Umanitaria' , inaugurata dalla Nato contro i paesi dell'ormai, ex-Jugoslavia. Eppure non un dubbio sulla giustezza di quell'intervento è ancora arrivato a scuotere le coscienze macchiate di sangue di chi, anche nel nostro paese, ha appoggiato l'inutile guerra. Decine di migliaia di rifugiati di tutte le etnie continuano a vivere ogni giorno sulla loro pelle le conseguenze della guerra, ma le uniche parole che arrivano in questi giorni dalle forze politiche sono tese alla riaffermazione della giustezza degli interventi armati. Quasi a voler di nuovo mostrare all'eterno alleato statunitense,il loro volto più affidabile. Noi abbiamo però conosciuto la tragedia degli sfollati dal Kosovo, persone a cui ancora viene negato un futuro, conosciamo i centri di accoglienza temporanea ormai diventati definitivi, la tragedia delle popolazioni senza alcun diritto, senza neanche la garanzia di poter tornare un giorno a vivere nella propria terra. Così come conosciamo la disperazione dei familiari delle migliaia di persone scomparse, a 'processo di democratizzazione' già avvenuto, per mano dell'UCK. Una banda armata presentata come 'esercito di liberazione' e poi riciclata nelle forze di polizia del 'Kosovo liberato'. Un Kosovo che oggi rappresenta la più grande base Nato d'Europa, crocevia di traffici illeciti di cui nessuno però parla. A sei anni dalla prime 'bombe umanitarie', il nostro impegno resta sempre quello di testimoniare una situazione drammatica mai risolta. Invitiamo le forze politiche a partecipare alle nostre missioni, ad incontrare le famiglie costrette a far affidamento soltanto sulla nostra capacità di sensibilizzazione, a parlare con le donne che cercano di sopravvivere provando a vendere, grazie al nostro aiuto, i loro ricami, o a visitare negli ospedali i bambini vittime delle leucemie causate dall'uranio impoverito; bambini che non riusciranno mai ad essere salvati da medici che non hanno a disposizione nessuno strumento adatto. Sono sofferenze che conosciamo e non dimentichiamo; a 6 anni dalle prime 'bombe umanitarie' continuiamo a rinnovare il nostro impegno di denuncia e testimonianza." Un ponte per Campagna Belgrado
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