FOIBE: LA MEMORIA NEL POZZO



articolo pubblicato dal settimanale La rinascita della sinistra del 18
marzo 2005



FOIBE: LA MEMORIA NEL POZZO



Di Marco Santopadre



Mentre Rai 1 trasmetteva la sua fiction revisionista, a Trieste la Kappa Vu
presentava la 2a edizione del libro "Operazione Foibe. Tra mito e realtà"
di Claudia Cernigoi, un tentativo di inserire quelle vicende,
strumentalizzate dalla destra italiana con l'accondiscendenza di una parte
del centrosinistra, nel giusto contesto storico.

«Quando ho deciso di fare questa nuova versione non pensavo che ci saremmo
trovati nel mezzo di una operazione di revisione storica così aggressiva.
Le cose che i mass media riportano hanno dell'incredibile, spesso si tratta
di episodi inventati oppure di stragi realmente compiute dai nazisti ma ora
attribuite ai partigiani.» Un'ondata di odio antislavo e antipartigiano
senza precedenti. «Non si può prendere a calci la storia così, piegarla ai
propri meschini interessi politici. Senza contare le ripercussioni negative
sulla precaria convivenza in queste regioni di frontiera tra le varie
comunità etniche e linguistiche.»

Intanto si allunga la lista degli "esuli" italiani che pretendono un
risarcimento economico da Croazia e Slovenia, già 14.000. «In teoria era
l'Italia che avrebbe dovuto indennizzare gli italiani che abbandonarono la
Jugoslavia. In base ad un patto siglato con Belgrado l'Italia, invece di
pagare gli ingentissimi danni di guerra per le distruzioni prodotte dal suo
esercito, avrebbe versato risarcimenti agli italiani per i beni
abbandonati.»

La sensazione, aggiunge l'autrice triestina, è che dietro tutto ciò «ci sia
una manovra oscura di dimensioni europee, rivelata dai collegamenti che si
stanno sviluppando coi cosiddetti "esuli" tedeschi dei Sudeti e della
Polonia.»

Il revisionismo ha due aspetti: la falsificazione della realtà, che porta
ad aumentare senza nessuna prova il numero delle vittime delle foibe,
arrivando a decuplicarle, e un altro aspetto di decontestualizzazione degli
eventi. La tesi alla base della Giornata del Ricordo è che, alla fine della
Seconda guerra mondiale, sconfitti gli eserciti repubblichino e nazista che
occupavano le regioni di frontiera tra Italia e Jugoslavia, i partigiani
jugoslavi operarono una scientifica pulizia etnica anti-italiana. Migliaia
di cittadini di lingua e cultura italiana, per il solo fatto di essere
tali, sarebbero stati buttati nelle foibe oppure espulsi dalle loro terre.
«I territori liberati dall'esercito jugoslavo nel 1945 non erano abitati
solo da italiani. In molti casi gli italiani uccisi erano o rappresentanti
diretti del governo e dell'esercito occupante, oppure funzionari delle
amministrazioni fasciste, oppure possidenti e imprenditori a volte arrivati
da altre regioni e utilizzati dal fascismo come elementi di
italianizzazione. Erano elementi riconducibili al potere fascista e
all'occupazione militare e coloniale italiana.» Non si può quindi parlare
di pulizia etnica ai danni degli italiani in quanto categoria etnica,
linguistica o nazionale. Che ci siano stati casi di vendette private è
indubbio, cosa inevitabile in un'area sconvolta dalla guerra.

«Anche prima di diventare fascista, l'Italia uscita vincitrice dalla Prima
guerra mondiale impose nei territori slavi recentemente acquisiti - Istria
e parte della Slovenia continentale - un processo di nazionalizzazione
forzata che arrivò al punto di vietare i nomi slavi e di proibire l'uso
delle lingue slave in pubblico: le persone, le città e le vie furono
italianizzati a forza, furono chiuse le scuole locali.» La stessa politica
operata da Roma anche nei territori di lingua tedesca.

«All'inizio della Seconda Guerra mondiale l'esercito italiano occupò la
Slovenia fino a Lubiana, operando eccidi e deportazioni di massa, bruciando
i villaggi e compiendo una lunga serie di crimini di guerra, aiutati dai
collaborazionisti slavi Ustascia e Domobrani.»

E' in questo contesto che va inserita la vicenda delle foibe. Non una
vendetta etnica quindi, ma il tragico risultato di decenni di repressione
contro gli slavi e contro gli oppositori del fascismo. «Molti italiani
furono giustiziati in quei giorni, per la maggior parte esponenti del
regime e dell'esercito occupante regolarmente processati e condannati dai
tribunali partigiani. Molti criminali fascisti si salvarono solo perché le
autorità italiane del dopoguerra si rifiutarono di punirli adeguatamente o
di estradarli in Jugoslavia.»

Se si trattava di una enorme pulizia etnica come sostiene la nuova versione
revisionista, come si spiega che i tanti cittadini di lingua e cultura
italiana che decisero di rimanere nell'Istria jugoslava dopo il '45
godettero di diritti assai maggiori di quelli garantiti dall'Italia ai
propri cittadini di lingua slovena?