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Del Mondo Kurdo n3
- Subject: Del Mondo Kurdo n3
- From: "ufficio d'Informazione del Kurdistan In Italia" <uiki.onlus at fastwebnet.it>
- Date: Tue, 22 Feb 2005 16:42:37 +0100
¤ Del Mondo Kurdo n3 a cura dell'Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia <http://www.uikionlus.com>www.uikionlus.com , <http://www.kurdishinfo.com>www.kurdishinfo.com INDICE * La polizia siriana uccide un kurdo dopo averlo torturato * Dossier Speciale : 15 febbraio, a cura dell'UIKI. * Karayilan: il nostro desiderio più grande è la pace * Umit Gonultas è stato colpito a morte da 20 metri di distanza * 56 sindaci, appartenenti al DEHAP, hanno tenuto una conferenza stampa * La polizia siriana uccide un kurdo dopo averlo torturato /12 - 17.02.2005/ AFRIN -- SIRIA Con la morte di un kurdo, dovuta alle torture, è salito a 8 il numero dei kurdi uccisi negli ultimi sei mesi in Siria. Dopo gli incidenti a Qamishlo (marzo 2004) la repressione nei confronti dei kurdi è cresciuta. I servizi segreti siriani hanno svolto operazioni nella zona di Halep, nei villaggi di Afrin, Cizre e Kobani. Sono state arrestate in una settimana circa 100 persone. Nel corso delle operazioni la polizia siriana ha ucciso Ahmet Hesen. Per quanto è stato reso noto, Hesen è morto in conseguenza delle torture subite. I suoi familiari non hanno ancora ottenuto il suo corpo dalle autorità. La Siria imprigiona 15 curdi accusati di separatismo Il Tribunale per la Sicurezza dello Stato siriano ha disposto la carcerazione di 15 curdi siriani (le pene ad essi comminate giungono, per alcuni, a tre anni di carcere): i loro avvocati hanno riferito che sono stati ritenuti colpevoli di far parte di gruppi separatisti che puntano a dividere il territorio siriano e che alcuni di loro sono stati anche condannati per aver istigato alla guerra civile e aver fomentato lotte interetniche. Il Tribunale ha disposto una riduzione rispetto alla pena inizialmente richiesta (cinque anni). Condanne analoghe erano state emanata ad agosto 2004 nei confronti di due attivisti curdi. Uno degli avvocati, Faisal Bader, ha dichiarato che la sentenza è illegale in quanto è stata emanata da un organo incostituzionale (il Tribunale fu istituito con una legge sullo stato d'emergenza, che è in vigore da ormai quattro decenni; da tempo in Siria numerosi attivisti ne chiedono l'abolizione): egli ha chiesto di conseguenza la liberazione delle 15 persone. Ha anche dichiarato che il processo è stato impostato sulla base di dichiarazioni estorte ricorrendo alla tortura. Le 15 persone furono arrestate a marzo 2004 a Damasco, in occasione di scontri con la polizia, conseguenti a dispute scoppiate nella città di Qamishlo. Negli scontri di marzo morirono 30 persone e centinaia furono i curdi arrestati, molti dei quali sono stati in seguito rilasciati. La Siria (come del resto Turchia e Iran), è preoccupata che l'autonomia conseguita dai curdi nell'Irak settentrionale possa innescare rivendicazioni separatiste anche all'interno dei confini siriani. In Siria sono presenti gruppi politici curdi, che sono tuttavia messi al bando; i curdi siriani (circa 2 milioni) rivendicano il diritto di insegnare la loro lingua. Chiedono inoltre che sia concessa la cittadinanza (in modo che possano accedere alla scuola e all'impiego) a circa 200000 curdi, classificati come apolidi in base a una disposizione del 1962. La tortura nelle carceri siriane Coloro che in Siria sono in carcere per motivi d'opinione o di coscienza sono assoggettati a torture fisiche e mentali ininterrottamente. Il Comitato Siriano per i Diritti Umani (SHRC), che ha sede a Londra, ha reso noto un caso di tortura riguardante Ibrahim Haji Kassem. Si tratta di un detenuto curdo affetto da disfunzioni renali, che ha bisogno di cure immediate e tuttavia è sottoposto a torture. Lo SHRC riferisce altri sei casi di detenuti sottoposti a torture. Di recente l'avvocato siriano Anwar Al-Bounni ha fatto appello, con alcuni colleghi che come lui si occupano di diritti umani, affinché il regime siriano ponga fine alla tortura nelle carceri. Al-Bounni ha fatto appello a organizzazioni per i diritti umani locali, arabe e internazionali, affinché manifestino solidarietà alla sua campagna volta a chiedere la messa al bando della tortura e dei maltrattamenti nelle carceri siriane. Al-Bounni ha anche riferito che 50 detenuti curdi hanno avviato, il 30 gennaio, nella prigione di Xezra (Adra, 20 chilometri a nord di Damasco) uno sciopero della fame, per protestare contro trattamenti disumani e torture inflitte nelle carceri siriane. Le loro condizioni sono in via di peggioramento. Tra i detenuti in sciopero della fame figurano anche 10 donne appartenenti al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK, ora messo al bando). Il loro arresto ebbe luogo nel maggio 2004, allorché le autorità siriane avviarono una campagna contro il PKK per favorire un miglioramento delle relazioni bilaterali tra Siria e Turchia. Al-Bounni riferisce che i detenuti curdi in sciopero della fame sono costretti a dormire sul pavimento delle loro celle e vengono picchiati ogni giorno. I detenuti in sciopero non hanno intenzione di desistere dalla loro protesta se le loro richieste non saranno accolte. *Dossier Speciale : 15 febbraio, a cura dell'UIKI. È in allegato, formato pdf. * Karayilan: il nostro desiderio più grande è la pace- 15 febbraio 2005 DIHA Il presidente del direttivo del Kongra-Gel, Murat Karayilan, ha dichiarato, in occasione del sesto anniversario del complotto, che il 15 febbraio è da considerarsi una data significativa per le ingiustizie commesse nei confronti delle donne kurde. Ha aggiunto che sono stati fatti tutti i tentativi, tramite il dialogo, ma che l'AKP li ha soltanto strumentalizzati per i propri scopi. Adesso però la pazienza è giunta al termine. Karayilan ha dichiarato che fino al Newroz l'impegno per la pace verrà mantenuto, ma che se non vi saranno cambiamenti, si continuerà la guerriglia alla "fedayyin". Possiamo anche morire, ma non accetteremo mai la schiavitù. Con la liberazione di Ocalan si otterrà una convivenza pacifica tra i popoli della Turchia: questo è il nostro primo obiettivo. Infine Karayilan ha esortato tutte le donne, gli anziani e i giovani a partecipare alle iniziative per la liberazione di Ocalan. *Umit Gonultas è stato colpito a morte da 20 metri di distanza./ 16 febbraio 2005 DIHA Un testimone oculare afferma che il diciannovenne Umit Gomultas è stato colpito a morte dalla polizia del dipartimento antiterrorismo del Dipartimento di sicurezza di Mersin. Afferma inoltre: " Se la polizia l'avesse trasportato subito in ospedale, ora potrebbe essere ancora vivo." È confermato che ieri la polizia del Dipartimento di sicurezza di Mersin ha sparato al torace di Umit Gonultas(19) uccidendolo, in uno spazio vuoto nei pressi del "Magazzino del sale", a Toroslar, Mersin. Il testimone, che non ha voluto dichiarare il suo nome per motivi di sicurezza personale, afferma: " Alla fine di Cuma Pazari (il mercato del venerdi) a Gunes Mahallesi (Distretto di Sun), Akdeniz, Mersin, circa alle nove di sera abbiamo organizzato una manifestazione di protesta per il 15 di Febbraio, il giorno in cui Abdullah Ocalan fu portato in Turchia, accendendo dei fuochi. Per circa 15-20 minuti abbiamo fatto un corteo fino alla Stazione di Polizia di Siteler , dove siamo scappati via divisi in due gruppi, e solo più tardi siamo tornati sul luogo dell'azione. La polizia ci ha dispersi ed ha bloccato le strade. Noi, in un gruppo, siamo scappati e siamo stati inseguiti fino al Magazzino del Sale. Noi siamo fuggiti verso i giardini attraverso il Magazzino del Sale. C'erano alcuni poliziotti che ci aspettavano davanti al Magazzino ed alcuni dietro e ci hanno circondato. Noi in un gruppo di 15-20 giovani, abbiamo atteso vicino ai giardini. Umit Gonultas era in piedi tra me e mio fratello. I poliziotti hanno sparato un solo colpo dalla distanza di 15-20 metri e mio fratello ha gridato: "Umit è stato colpito". Abbiamo pensato fosse una ferita di striscio. Dopo essere stato colpito, non si è più mosso. Noi abbiamo tentato di scappare portando Umit con noi. Siamo riusciti a trascinarlo per 20 metri. La polizia avrebbe potuto portarlo prima all'ospedale. Accusando la polizia di avergli sparato mentre trasportavano il ferito, il testimone aggiunge:" Non sapevamo che la ferita fosse seria. Per paura di essere colpiti, abbiamo dovuto lasciare il nostro amico ferito vicino al magazzino e scappare via. Lui ci ha parlato nell'ultimo istante. "Lasciatemi qui e salvatevi" ha detto Umit. Tutti nel distretto erano soliti chiamarlo "Kevir (pietra in Curdo)" Era un amico intimo di mio fratello, che è rimasto sotto shock e non parla più. Io non ho potuto dormire tutta la notte. La polizia ci aveva visto lasciare il nostro amico lì. Se la polizia lo avesse portato subito all'ospedale, si sarebbe salvato." Il corpo di Gonultas ancora in attesa di autopsia. Mersin Il corpo di Umit Gonultas (19), ucciso da un colpo d'arma da fuoco a Kurdali nel Distretto della città di Toroslar, continua ad essere in attesa dell'autopsia nell'obitorio dell'ospedale di Mersin. Il Segretario dell'Associazione per i diritti umani (IHD) di Mersin, Ali Bozan, affermando che la polizia ha certamente usato armi da fuoco durante la dimostrazione di ieri, ha aggiunto: "Questa è la ragione per cui siamo più sospettosi che lui possa essere stato ucciso. Ieri notte, Umit Gunultas, di Pervari/Siirt, ha perso la vita colpito al petto da una pallottola. La radio della polizia ha riportato l'annuncio di un intervento per disperdere una manifestazione non autorizzata,dove una persona è rimasta ferita e successivamente deceduta. Accanto al corpo di Gonultas nei pressi del Magazzino del Sale, è stata trovata una sua scarpa ed il suo cappotto, che non indossava. Il suo corpo è stato depositato all'obitorio dell'Ospedale di Stato di Mersin. La madre è svenuta. Mentre il corpo di Gonultas veniva trasportato all'obitorio, la famiglia veniva informata che Umit Gonultas era stato ferito, perciò la madre si era recata all'ospedale per visitarlo ed aveva ricevuto la triste notizia dai cronisti che le avevano detto: "Le porgiamo le nostre condoglianze". Alla notizia, la madre è svenuta. In seguito la madre Emine Gonultas ha affermato appassionatamente di aver detto l'altro ieri al figlio di andare a lavorare con il padre e che lui aveva rifiutato avendo male agli occhi. L'avvocato Bozan:" Ci sono dei dubbi che sia stato ucciso". Il segretario dell'IHD Ali Bozan ha parlato con la famiglia, con il Magistrato istruttore e con gli Ufficiali della sicurezza, dopo che il corpo era stato portato all'ospedale ha potuto constatare che alcuni organi di stampa avevano passato la notizia ai giornali definendolo un militante del PKK. Durante la conversazione con il Magistrato e gli Ufficiali è stato affermato che non esistono prove ma soltanto un corpo. Sulla stampa continuano ad essere pubblicate notizie che lo definiscono un "militante del PKK". Gli Ufficiali di sicurezza hanno usato armi da fuoco durante manifestazioni nel distretto di Mersin e questo aumenta il nostro sospetto che Umit Gonultas possa essere stato ucciso. *56 sindaci, appartenenti al DEHAP, hanno tenuto una conferenza stampa MHA-AMED/19 febbraio 2005 56 sindaci, appartenenti al DEHAP, hanno tenuto una conferenza stampa, nel corso della quale hanno firmato tutti un documento (Appello per la Pace Sociale). Osman Baydemir, sindaco di Diyarbakir, ha letto un comunicato al riguardo. Ha dichiarato che i sindaci sono preoccupati per le violazioni occorse nell'ultimo periodo e ha spiegato che occorre attirare l'attenzione su ciò, sia del governo che dell'opinione pubblica. Baydemir ha detto che nel 1999, allorché le forze kurde d'opposizione armata si ritirarono al di fuori di dei confini del paese, il popolo iniziò a credere alla possibilità di un futuro bello e ancora di più è spinto a crederlo da quando sono stati avviati atti democratici finalizzati a far entrare la Turchia nell'UE. Baydemir: "Noi appoggiamo i cambiamenti che vengono attuati per sviluppare la democrazia e crediamo che oggi vi siano molte più possibilità rispetto a ieri di trovare soluzioni che apportino pace sociale e democrazia; sia il governo che l'opinione pubblica devono dimostrare loro volontà di andare verso una soluzione pacifica e partecipata e democratica della Questione Kurda. Tale Questione ha la stessa età della Repubblica Turca. Nonostante le condizioni sociali che si sono create, la soluzione viene rimandata oppure non si riconosce che un problema esiste; ciò comporta il rischio che in futuro si ripetano le sofferenze già vissute in passato". Dopo il discorso di Baydemir, un giornalista gli ha chiesto "Stiamo tornando ai vecchi giorni?"; Baydemir ha risposto dicendo che vi sono operazioni militari in corso e nei centri cittadini avvengono violazioni dei diritti umani e che per questo i sindaci sono preoccupati. Baydemir: "A Kiziltepe sono stati uccisi un bambino di 12 anni e il padre, e violazioni del diritto alla vita si sono registrate a Semdinli, a Van e a Sirnak; a Siirt non è stato consentito dalle autorità a delle persone di seppellire i loro cari secondo le loro usanze religiose. A Diyarbakir come anche in altre città la popolazione ha manifestato la propria reazione indignata e formulato richieste democratiche, ma ha dovuto subire in risposta la reazione della polizia. E ancora, due giorni fa, un giovane di 19 anni è stato ucciso a Mersin, al centro di una strada. Il suo nome è Umit Gonultas¸. Noi, come forze sociali, abbiamo il dovere di sentirci preoccupati e di essere contrari a questo modo di procedere". [Š] Baydemir ha poi spostato l'attenzione sulla data del 3 ottobre 2005, allorché inizieranno i colloqui negoziali per l'adesione della Turchia all'UE. "Il nostro paese non deve allontanarsi dal rispetto e dall'accettazione dell'altro e dalla democrazia. Noi sindaci, che in 56 abbiamo firmato questo comunicato, invitiamo le autorità e l'opinione pubblica a fare i loro passi e invitiamo tutte le forze della società a incontrarsi per formare un'unica base capace di formulare richieste democratiche". Tre sindaci kurdi (dei comuni di Baglar, Sirnak e Yuksekova) sono presenti in Italia da questa settimana, per tenere incontri istituzionali; visiteranno varie città italiane per prendere contatti e condividere esperienze.
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