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Lettera a Michele Smargiassi/La Repbblica
- Subject: Lettera a Michele Smargiassi/La Repbblica
- From: "COCIS, Alessandra Sgro" <alessandra.sgro at cocis.it>
- Date: Tue, 22 Feb 2005 15:23:14 +0100
In allegato, trasmetto la lettera che Giancarlo Malavolti, presidente del COCIS, ha indirizzato a Michele Smargiassi, con riferimento ad un suo articolo sullo TSUNAMI, apparso sul quotidiano La Repubblica del 21 febbraio. Vi saremmo grati se voleste darne adeguato spazio sui vostri organi di stampa. Cordialità Alessandra Sgrò per info: cell. 348.9356281 (Giancarlo Malavolti) *********************************************************** COCIS - Coordinamento delle Organizzazioni non governative per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo Via Tacito, 10 - 00193 Roma Tel. 06.32111501 - Fax 06.3201274 <mailto:info at cocis.it>info at cocis.it - <http://www.cocis.it>www.cocis.it Roma, 22 feb. 05 Prot.14/S/05/GMgm All'attenzione di Michele Smargiassi Quotidiano "La Repubblica" Roma Chi scrive è il presidente del Cocis una federazione di 25 Ong laiche orientate a promuovere la pace, la giustizia internazionale e lo sviluppo della persona. Mi riferisco all'inchiesta "La solidarietà" apparso Lunedì 21 febbraio a pag. 17 del quotidiano su cui scrive, per esprimere alcune considerazioni che completino e possibilmente rendano più esatto il quadro che si evince dal pezzo. Non intendo esprimere dissenso verso quanto espresso dai miei amici e colleghi intervistati, perché condivido gran parte delle cose dette, ma vorrei che il grande pubblico italiano sapesse che esistono anche altre realtà e altre posizioni. Le Ong del Cocis hanno scelto da tempo di distinguere chiaramente e senza finzioni i momenti dell'emergenza e quindi della emozione, da quelli della costruzione lenta e durevole della giustizia, della pace e dello sviluppo delle comunità. Esse privilegiano il partenariato con gli organismi e le comunità locali del cosiddetto Sud e per scelta non si sono attrezzate per interventi di urgenza in qualsiasi parte del mondo. Non si nascondono di fronte alla emergenza, ma l'affrontano insieme ai propri partner dove sono già presenti o la lasciano ad organismi specializzati. Fin dai primi momenti abbiamo cercato, invano, di far chiarezza fra i momenti della "prima e seconda emergenza" e quelle della "riabilitazione" e "sviluppo" perché siamo convinti che le due cose esigono approcci e competenze molto diverse, difficilmente coesistenti nella stessa organizzazione. Anche noi perciò consideriamo assurdo e perciò preoccupante affidare alla protezione civile (che non ha competenze istituzionali all'estero) non solo l'emergenza, ma addirittura tutti i fondi della ricostruzione. Ma siamo altresì convinti che lo scippo dei fondi degli SMS sia anche stato favorito dalla confusione voluta da chi raccoglie fondi in modo professionale, senza indicare né obiettivi, né progetti, né gestori, ma solo basandosi sul dramma esistente e sull'emozione provocata sui cittadini. Non crediamo che il vero conflitto sia fra gestione pubblica e gestione privata. Possiamo dissentire o concordare, secondo i casi, sia con l'uno che con l'altro. Il vero conflitto viene dalla confusione fra emergenza e sviluppo. Noi non intendiamo lavorare così. Siamo stati d'accordo con Medecins sans frontieres, quando ha detto "non dateci più soldi". Quelli raccolti erano sufficienti per poter svolgere le azioni che rientrano nella loro competenza e capacità e non si sono inventati altre funzioni che non li riguardavano. Ci è parso stonato il coro di critiche di quanti temevano per le proprie raccolte fondi fatte senza obiettivi e senza limiti. (Sarebbe auspicabile il varo di un codice etico di regolamentazione delle raccolte di fondi privati). Ci dispiace che il terzo settore abbia concentrato la propria critica su "chi gestisce" i fondi degli SMS, dimenticando del tutto il "come" e "per cosa" verranno usati. Sarebbe risaltato in piena evidenza che la protezione civile finite le fasi della pura emergenza non poteva gestire le fasi del partenariato e della continuità, e che dovevano entrare in campo quelli che la cooperazione la fanno da decenni: le Ong in primis, gli altri soggetti della cooperazione, e, perché no?, lo stesso Ministero degli esteri. Noi non crediamo che per le Ong ci sia solo l'alternativa: o sparire o salire sul carro governativo che si accaparra tutti i fondi, perché crediamo nella cooperazione delle persone prima che in quella dei soldi, in quella delle relazioni di lunga durata piuttosto nell'effimero mordi e fuggi anche se fatto di milioni di Euro. Al contrario temiamo che sia la cooperazione fatta di aiuti umanitari e raccolte emozionali la vera fine delle Ong. La ringrazio per l'attenzione Giancarlo Malavolti Presidente Cocis
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