Lettera a Michele Smargiassi/La Repbblica



In allegato, trasmetto la lettera che Giancarlo Malavolti, presidente del
COCIS,
ha indirizzato a Michele Smargiassi, con riferimento ad un suo articolo
sullo TSUNAMI, apparso sul quotidiano  La Repubblica del 21 febbraio.
Vi saremmo grati se voleste darne adeguato spazio sui vostri organi di stampa.
Cordialità
Alessandra Sgrò

per info: cell. 348.9356281 (Giancarlo Malavolti)

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COCIS - Coordinamento delle Organizzazioni non governative
per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo
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Roma, 22 feb. 05
Prot.14/S/05/GMgm
All'attenzione di Michele Smargiassi
Quotidiano "La Repubblica"
Roma


Chi scrive è il presidente del Cocis una federazione di 25 Ong laiche
orientate a promuovere la pace, la giustizia internazionale e lo sviluppo
della persona.
Mi riferisco all'inchiesta "La solidarietà" apparso Lunedì 21 febbraio a
pag. 17 del quotidiano su cui scrive, per esprimere alcune considerazioni
che completino e possibilmente rendano più esatto il quadro che si evince
dal pezzo.
Non intendo esprimere dissenso verso quanto espresso dai miei amici e
colleghi intervistati, perché condivido gran parte delle cose dette, ma
vorrei che il grande pubblico italiano sapesse che esistono anche altre
realtà e altre posizioni.
Le Ong del Cocis hanno scelto da tempo di distinguere chiaramente e senza
finzioni i momenti dell'emergenza e quindi della emozione, da quelli della
costruzione lenta e durevole della giustizia, della pace e dello sviluppo
delle comunità. Esse privilegiano il partenariato con gli organismi e le
comunità locali del cosiddetto Sud e per scelta non si sono attrezzate per
interventi di urgenza in qualsiasi parte del mondo. Non si nascondono di
fronte alla emergenza, ma l'affrontano insieme ai propri partner dove sono
già presenti o la lasciano ad organismi specializzati.
Fin dai primi momenti abbiamo cercato, invano, di far chiarezza fra i
momenti della "prima e seconda emergenza" e quelle della "riabilitazione" e
"sviluppo" perché siamo convinti che le due cose esigono approcci e
competenze molto diverse, difficilmente coesistenti nella stessa
organizzazione.
Anche noi perciò consideriamo assurdo e perciò preoccupante affidare alla
protezione civile (che non ha competenze istituzionali all'estero) non solo
l'emergenza, ma addirittura tutti i fondi della ricostruzione. Ma siamo
altresì convinti che lo scippo dei fondi degli SMS sia anche stato favorito
dalla confusione voluta da chi raccoglie fondi in modo professionale, senza
indicare né obiettivi, né progetti, né gestori, ma solo basandosi sul
dramma esistente e sull'emozione provocata sui cittadini.



Non crediamo che il vero conflitto sia fra gestione pubblica e gestione
privata.
Possiamo dissentire o concordare, secondo i casi, sia con l'uno che con
l'altro. Il vero conflitto viene dalla confusione fra emergenza e sviluppo.
Noi non intendiamo lavorare così. Siamo stati d'accordo con Medecins sans
frontieres, quando ha detto "non dateci più soldi". Quelli raccolti erano
sufficienti per poter svolgere le azioni che rientrano nella loro
competenza e capacità e non si sono inventati altre funzioni che non li
riguardavano. Ci è parso stonato il coro di critiche di quanti temevano per
le proprie raccolte fondi fatte senza obiettivi e senza limiti. (Sarebbe
auspicabile il varo di un codice etico di regolamentazione delle raccolte
di fondi privati).
Ci dispiace che il terzo settore abbia concentrato la propria critica su
"chi gestisce" i fondi degli SMS, dimenticando del tutto il "come" e "per
cosa" verranno usati.
Sarebbe risaltato in piena evidenza che la protezione civile finite le fasi
della pura emergenza non poteva gestire le fasi del partenariato e della
continuità, e che dovevano entrare in campo quelli che la cooperazione la
fanno da decenni: le Ong in primis, gli altri soggetti della cooperazione,
e, perché no?, lo stesso Ministero degli esteri. 
Noi non crediamo che per le Ong ci sia solo l'alternativa: o sparire o
salire sul carro governativo che si accaparra tutti i fondi, perché
crediamo nella cooperazione delle persone prima che in quella dei soldi, in
quella delle relazioni di lunga durata piuttosto nell'effimero mordi e
fuggi anche se fatto di milioni di Euro. Al contrario temiamo che sia la
cooperazione fatta di aiuti umanitari e raccolte emozionali la vera fine
delle Ong.

La ringrazio per l'attenzione


Giancarlo Malavolti
Presidente Cocis