Fw: [associazione per la pace] gennaio 29




29 GENNAIO 2005
PERCHE' SIAMO ANCORA IN IRAQ ?

"Non siamo in guerra".
Quindi i soldati italiani in Iraq pattugliano con elicotteri inadeguati:
così il Governo Berlusconi si salva la faccia, ma i soldati rischiano la
pelle. Così ora si è aggiunta una nuova vittima italiana. Si aggiunge alle
oltre 100.000 vittime irachene (non contate): uno tsunami ad opera degli
umani e per ragioni "preventive". Lo tsunami naturale del Sudest asiatico,
invece, ha fatto tante vittime per mancanza di prevenzione.

Quando muore un militare è sempre un eroe, dovunque, comunque. Gli
elicotteristi italiani che un anno fa denunciarono la mancanza di sicurezza
degli elicotteri in missione e rifiutarono di volare non erano eroi, anzi,
furono trattati da codardi. Noi siamo codardi e sentimentali: non ci esce
dalla mente la notizia (oscurata dal patriottismo obbligatorio) che il
maresciallo morto da eroe non voleva più partire per l'Iraq dopo la nascita
della sua bambina. E vorremmo per lui che fosse riuscito a scegliere
"eroicamente" il mestiere di padre.

Perché il Governo italiano deve continuare a provare la sua fedeltà ai
piani di Bush, al suo interventismo dichiarato? Qual è il prossimo paese da
occupare per "liberarlo"? Perché il Governo italiano non opera come molte
altre nazioni che hanno già ritirato i loro soldati dall'Iraq, come Spagna
Norvegia Filippine ecc, o che hanno programmato il ritiro in tempi certi,
come Bulgaria Portogallo Polonia Ucraina e Olanda?

Perché il Governo italiano non si confronta a livello europeo, scegliendo
così l'isolamento dall'Europa in politica estera,  e non pone un termine
alla presenza militare in Iraq, che ci è già costata 21 morti e più di 600
milioni di euro? Perché si schiera in armi "dietro l'ultimo imperatore del
bene contro il male" e dietro un governo fantoccio? Perché non dice che le
elezioni in Iraq di questi giorni sono una tragica farsa che alimenterà
altri scontri violenze e sofferenze?

Perché i portavoce del Governo italiano stanno dicendo che non ci si
immaginava uno sviluppo così violento della situazione irachena? Noi ce
l'eravamo immaginato e abbiamo ancora una volta l'amara soddisfazione del
"noi l'avevamo detto", quando in tanti nel mondo abbiamo espresso la
volontà di fermare l'invasione dell'Iraq. Proprio al Capo del Governo
italiano è scappato detto (dopo le parole democrazia libertà dolore eroe.):
che la presenza di soldati italiani "ci dà peso e prestigio rilevanti nel
mondo ed è un vantaggio per le nostre imprese e la nostra economia".

NO GRAZIE.
Preferiamo fare a meno di acquisire meriti agli occhi dell'attuale Governo
degli Stati Uniti (non dell'Europa, non dell'ONU, non della maggioranza del
popolo italiano). Anzi, chiediamo all'Italia di dare con il RITIRO DEI
MILITARI ITALIANI DALL'IRAQ un chiaro segnale di presa di distanza dalle
politiche di guerra statunitensi, un NO alla prevenzione armata e
all'ideologia dello scontro di civiltà.

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