NUOVI MONDI MEDIA newsletter #30



NUOVI MONDI MEDIA newsletter #30 - gennaio 2005
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PRIGIONIERI DI GUANTANAMO
QUELLO CHE IL MONDO DEVE SAPERE

di Michael Ratner e Ellen Ray

"Se questo libro non spaventerà le persone fino a spingerle ad agire,
nient'altro potrà riuscirci"- John R. MacArthur.

Un Presidente oltre i limiti della legge
di Anthony Lewis

La domanda scuote le coscienze di tutti noi, a prescindere dalle nostre
ideologie e opinioni politiche: come hanno potuto uomini e donne americani
trattare i prigionieri iracheni tanto crudelmente e godere della loro
umiliazione?

Ci raccontano che i vertici militari hanno fallito, che i comandanti sul
campo sono stati disattenti: agli ufficiali del Pentagono non importava
nulla, così il lato peggiore della natura umana ha avuto libero sfogo. Ma
dietro questi terribili episodi si cela qualcosa di molto più profondo. Si
tratta di una cultura basata sulla scarsa considerazione della legge, del
rispetto della legge solo quando fa comodo.

In questi ultimi anni, il Presidente Bush ha più volte ribadito in modo
chiaro la sua visione secondo la quale la legge deve piegarsi a ciò che
egli considera "necessità". La sicurezza nazionale, come la definisce lui,
prevale sul rispetto del diritto internazionale. La Costituzione deve
cedere il passo a nuove violazioni della libertà degli americani.

Un chiaro esempio di ciò è il modo in cui sono trattati i prigionieri della
baia di Guantanamo (Cuba). La Terza Convenzione di Ginevra stabilisce che
qualsiasi controversia relativa allo status di un prigioniero debba essere
giudicata da un "tribunale competente". L'esercito americano ha messo a
disposizione molti di questi tribunali per i prigionieri catturati nel 1991
durante la Guerra del Golfo. Ma il signor Bush ha rifiutato di attenersi
alla Convenzione di Ginevra, decidendo che tutti i prigionieri di
Guantanamo erano "combattenti fuorilegge": non soldati regolari, ma spie,
terroristi e via dicendo. Ora la Corte Suprema sta valutando se i
prigionieri possano rivolgersi ai tribunali americani per contestare lo
status di "fuorilegge". La posizione dell'Amministrazione Bush non poteva
essere più drastica nel sostenere che, riguardo a questo argomento, il
Presidente è la legge: "Il Presidente, in qualità di comandante in capo, ha
stabilito in via definitiva che i detenuti di Guantanamo non hanno diritto
allo status di prigionieri di guerra ai sensi della Convenzione di Ginevra".

La violazione della Convenzione di Ginevra e il rifiuto di lasciar
esaminare il caso ai tribunali sono costati cari all'immagine degli Stati
Uniti nella comunità mondiale dei giuristi - proprio quei giudici e quegli
avvocati appartenenti a società che, tradizionalmente, hanno sempre
considerato gli Usa un esempio di "Stato di diritto". Lord Steyn, un
giudice del più alto grado della magistratura inglese, lo scorso autunno ha
condannato pubblicamente la posizione dell'Amministrazione su Guantanamo,
sottolineando che i tribunali americani rifiutavano persino di ascoltare le
denunce di tortura fatte dai prigionieri.

In quel momento, l'idea che a Guantanamo si praticasse la tortura mi
sembrava remota. Dopo le rivelazioni degli ultimi mesi possiamo essere
certi che sia così? Anziché un paese che rispetta la legge, oggi l'America
appare come un paese che proclama alti ideali di legalità, specificando poi
che valgono per tutti... tranne che per se stessa. Quest'idea è stata
rafforzata dalla determinazione dell'Amministrazione Bush nell'affermare
che gli americani non devono essere soggetti al nuovo Tribunale Penale
Internazionale, che dovrebbe punire i genocidi e i crimini di guerra. Negli
Stati Uniti la paura del terrorismo - piuttosto comprensibile dopo l'11
settembre - ha portato a drastici allontanamenti dalla normale consuetudine
legale.
Secondo quanto scoperto dall'ispettore generale del ministero della
Giustizia, dopo l'11 settembre cittadini stranieri arrestati per strada di
punto in bianco, e sospettati di essere terroristi, furono sottoposti ad
abusi fisici e umiliazioni da parte dei secondini, e il Ministro della
Giustizia John Ashcroft non si scusò pubblicamente - un atteggiamento che
costituiva un chiaro messaggio.

All'interno degli Stati Uniti, l'allontanamento più drastico dalla legalità
che abbiamo sperimentato è stata la pretesa del Presidente Bush di poter
etichettare un qualsiasi cittadino americano come "nemico combattente", e
di conseguenza di poterlo tenere recluso in isolamento a tempo indefinito,
senza alcun capo di accusa, senza essere processato e senza aver diritto a
un avvocato difensore.

Ancora, i legali del Presidente hanno sostenuto fermamente che l'ultima
parola in merito spetta a lui, praticamente senza possibilità di controllo
da parte di giudici e avvocati. C'è stato un passaggio shock nel discorso
alla nazione del Presidente Bush del 2003, quando ha detto che oltre 3.000
presunti terroristi "sono stati arrestati in vari paesi. E molti altri
hanno avuto un destino diverso. Mettiamola così: non rappresentano più un
problema per gli Stati Uniti". Ciò che emerge da tutto questo è un
atteggiamento generalizzato: il fatto che rispettare la legge significhi
dimostrarsi deboli di fronte al terrorismo. Ma il rispetto della legalità
non è una forma di debolezza: sin dall'inizio ha rappresentato la grande
forza degli Stati Uniti. I nostri leader si allontanano da questo dovere
morale a rischio loro e nostro, per una ragione che il magistrato Louis D.
Brandeis (giurista statunitense - Louisville 1856-Washington 1941. Avvocato
a Boston, vivamente impegnato nella causa della giustizia sociale, NdT),
espresse in modo memorabile 75 anni fa.

"Il nostro governo è un maestro potente e onnipresente," scrisse. "Nel bene
e nel male, attraverso il suo esempio insegna alle persone. Il crimine è
contagioso. Se il governo diventa un criminale, alimenta il disprezzo per
la legge; invita ogni uomo a ignorare le leggi e fare ciò che vuole".

INDICE
Prefazione

Un Presidente oltre i limiti della legge
di Anthony Lewis

Introduzione dell'intervistatrice
di Ellen Ray

Introduzione dell'intervistato
di Michael Ratner

Capitolo 1
Guantanamo e lo strapotere dell'esecutivo
Perché esiste Guantanamo
Il coinvolgimento del Center for Constitutional Rights
La fine della legalità
Lo strapotere dell'esecutivo
I nemici combattenti

Capitolo 2
Abusi e torture
La "Convenzione Contro la Tortura" delle Nazioni Unite
Il viaggio verso Guantanamo
Gli interrogatori
La restituzione

Capitolo 3
Testimonianze e dettagli dei casi
False confessioni
Guantanamo come modello per l'Iraq
Gli inglesi
Gli afghani e i pachistani
I bambini

Capitolo 4
Le commissioni militari e la Corte Suprema
Le commissioni
La Corte Suprema e Guantanamo
Conclusioni

Capitolo 5
Le altre gabbie del terrore
di Christian Benna e Fabio Cintolesi
Afghanistan
Pakistan
Iraq
Abu Ghraib
Proteggere i terroristi
Al Jafr - La gabbia fantasma nel deserto giordano
Diego Garcia - Il "Campo della Giustizia"
Rapire il "terrore"

PRIGIONIERI DI GUANTANAMO
Quello che il mondo deve sapere

traduzione di Mauro Gurioli
pagine 230, ¤ 16,5
ISBN 9788889091111
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affinchè venga smentito il coinvolgimento di questi farmaci in atti
criminali compiuti da coloro che ne fanno uso. In gioco ci sono la
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la beffa della Convenzione Onu
da Unimondo
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Internazionale per la tutela dei diritti di tutti i lavoratori migranti e
dei membri delle loro famiglie". Pur essendo entrata in vigore il 1 luglio
2003, solo venticinque stati l'hanno ratificata e all'appello mancano tutti
i paesi del Nord America e dell'Europa, a parte la Bosnia-Erzegovina.

<http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=935>La
guerra invisibile
di Sebastian Smith
Non c'è più coprifuoco a Grozny, ma di notte quasi nessuno si avventura per
le strade. "Se un giorno vedi qualcosa che non dovresti vedere, il giorno
dopo sparisci"

<http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=934>La
fine di un premio pulitzer
da Democracy Now!
Gary Webb, giornalista vincitore del premio Pulitzer per aver scritto una
serie di articoli sul legame tra la CIA e il traffico di cocaina e sullo
scandalo Iran-Contras, è morto qualche giorno fa per apparente suicidio.
Amy Goodman intervista un suo collega, Robert Parry, e solleva numerosi
dubbi sul ruolo e sull'attività del giornalismo mainstrem.

<http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=933>5.000
diserzioni e il numero aumenta
di Dave Lindorff
Quanto tempo dovrà passare prima che le diserzioni e gli ammutinamenti
investano la macchina da guerra in Iraq con lo stesso disordine, sabotaggio
e confusione che contagiò l'esercito americano in Vietnam? Quel giorno non
è poi così lontano.

<http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=932>Non
c'è via di scampo alla dipendenza petrolifera
di Michael Klare
Oggi l'economia americana e quella europea sono decisamente più dipendenti
dal petrolio importato di quanto non lo fossero nel 2001, e tutti gli
indicatori suggeriscono che questa dipendenza crescerà notevolemente
durante il secondo mandato di Bush.

<http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=931>La
Turchia e l'Europa
di Claudio Mutti
Ecco perchè gli scettici e gli avversari dell'ingresso della Turchia
nell'Unione Europea si rifanno a ragionamenti anacronistici e a pregiudizi
diffusi.
<http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=929>
<http://www.nuovimondimedia.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=929>Il
silenzio degli invasori "umanitari" del Kosovo
di John Pilger
Nonostante il fallimento in Iraq, i promotori della guerra "umanitaria"
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