Re: Rispondo a Enrico Sabatino



Rispondo a Enrico Sabatino
Un pacifista rifiuta la guerra sempre e un nonviolento rifiuta qualsiasi
forma di violenza. Perché mi si chiede di sostenere inevitabilmente la
resistenza armata,
quando in Iraq la maggioranza della popolazione resiste senza armi?
Chi fa intendere che la resistenza è solo armata assomiglia, purtroppo, in
questo caso, a quei
militari che credono di garantire solo loro la sicurezza e da quando
esistono non hanno mai garantito sicurezza a nessuno.
Così studiamo da sempre una storia fatta solo di distruzione: la somma delle
guerre e delle
resistenze armate.
Certo in ultima istanza è meglio resistere anche armati che non resistere
alla violenza e all'ingiustizia; ma la resistenza armata è solo una forma di
resistenza, e non è detto che sia la più efficace.
Io sostengo la resistenza  nonarmata e la realizzazione dei corpi civili di
pace e così facendo credo di usare i mezzi per legittimare il diritto di
ogni popolo alla
pace.
La guerra e le occupazioni militari, forse, non ci sarebbero se esistessero
operativi sul nostro pianeta i corpi civili di pace. Che aspetta il
movimento pacifista a lavorare su questo? Che vinca la resistenza armata in
Iraq? E dopo che le armi da fuoco della difesa avranno vinto le armi da
fuoco dell'offesa con
quali "armi" continueremo a difenderci? Useremo ancora le armi da fuoco o
passeremo finalmente alla parola?
Se vogliamo uscire dalla guerra e entrare nella politica dobbiamo
delegittimare la violenza dei governi in primo luogo,
ma anche delegittimare la violenza dei gruppi, delegittimare la violenza
sempre da qualsiasi parte provenga.
Ricordo inoltre che il genocidio in Iraq è cominciato con l'embargo, ben
prima dell'occupazione e chi si
è opposto allora ha usato gli strumenti della resistenza nonviolenta. Come
li usa ancora, del resto.
Faccio presente che in Iraq non c'è solo occupazione da una parte e
resistenza armata dall'altra,
ma c'è anche una popolazione che resiste tutti i giorni senza l'uso delle
armi, opponendosi agli abusi in vari modi, denunciando le mille violazioni
commesse dalle truppe di occupazione e lavorando per costruire un futuro di
pace e di convivenza in un paese che non conosce questo da ormai troppi
anni. Questa è la resistenza che va aiutata e fortificata, perché è questa
rersistenza che ha, in definitiva,  più probabilità di cacciare l'occupante.
Sulle elezioni ci sono mille dubbi. E' innegabile che un governo fantoccio
non aiuterebbe nessun progetto di pace, ma porterebbe solo ad un ulteriore e
più grave bagno di sangue. Tuttavia, sappiamo che non tutto è sotto
controllo dell'occupante e un governo, anche solo parzialmente legittimato e
anche solo parzialmente libero di decidere, finirebbe per avvicinare il
giorno della partenza delle truppe di occupazione.
Riguardo alle elezioni il movimento per la pace dovrebbe chiedere almeno che
ne sia spostata la data, perché la maniera violenta in cui siamo arrivati a
queste elezioni è vergognosa ed è vergognoso che la maggioranza dei sunniti
non possa partecipare alle elezioni della fine di gennaio. Noi berretti
bianchi per questo abbiamo deciso che, nel caso ci venisse richiesto, non
saremo disponibili a partecipare in alcuna forma al monitoraggio elettorale;
tuttavia intendiamo cercare di essere lo stesso presenti a fianco della
popolazione nei modi che si renderano possibili.
Esistono inoltre in Iraq migliaia di prigionieri, illegalmente trattenuti e
questo significa migliaia di famiglie spezzate. Perché non impegnarci su
questo in aiuto di quella parte della popolazione irachena che già lo sta
facendo autonomamente?
Io penso che sia necessario lanciare delle campagne mirate contro le guerre-
come questa campagna per la liberazione dei prigionieri trattenuti
illegalmente in Iraq- ma soprattutto che sia necessario fare del progetto
dei corpi civili di pace il progetto di tutto il movimento per la pace.
Questa è la questione di fondo da dibattere e questo è l'obiettivo
dell'oggi.
Silvano Tartarini
berretti bianchi onlus




----- Original Message -----
From: "akira" <akira80 at hotmail.com>
To: <pace at peacelink.it>
Sent: Saturday, December 11, 2004 3:14 PM
Subject: Anche il movimento pacifista inglese è fermo.


> Sono appena tornato da un breve soggiorno a Londra dove ho avuto
> l'occasione di assistere alla giornata di dibattiti e workshop sull'Iraq
> organizzata da Iraq Occupation Focus, un gruppo inglese antiwar.
>
>
>
> Tra i relatori, giornalisti  e accademici anglo-iracheni, avvocati e
> attivisti difensori di diritti umani, il parlamentare inglese che ha
> chiesto l'impeachment per Blair, un ex soldato USA che ha combattuto in
> Iraq ma che da un anno ha fondato un'associazione di veterani (Iraq
> Veterans Against War) che si batte contro la guerra e per il ritorno a
casa
> delle truppe; e un altro ex soldato USA in Vietnam, che ha perso un figlio
> in Iraq e che è il fondatore di Military Families Speak Out, associazione
> di parenti di soldati attiva negli USA contro la guerra in Iraq.
>
>
>
> Quindi sulla carta c'erano tutti i presupposti per un'interessante
giornata.
>
>
>
> Purtroppo sono rimasto un po' deluso dalla superficialità con cui certi
> temi sono stati trattati; per esempio l'argomento elezioni non è stato
> toccato affatto, perlomeno negli incontri a cui ho assistito, perché gli 8
> workshop pomeridiani erano tutti contemporanei ed era chiaramente
> impossibile essere presente a tutti; una superficialità causata infatti
> anche dall'eccessivo programma previsto per una sola giornata, troppo
> contingentati i tempi degli interventi dei relatori e quello per le
domande
> successive.
>
>
>
> Un altro elemento che mi ha sorpreso negativamente è che non c'è stato
> nessuno tra i relatori, eccetto Sami Ramadani, giornalista iracheno del
> Guardian in esilio in Inghilterra da anni, che abbia chiaramente sostenuto
> la legittimità della resistenza armata irachena a usare tutti i mezzi
> possibili nella lotta contro gli occupanti.
>
>
>
> Qualcuno infatti ha anche cercato di mettere quasi sullo stesso piano gli
> abusi commessi dalle truppe USA con quelli commessi da alcuni gruppi
armati
> della resistenza, senza però portare prove concrete in merito, e lo stesso
> Ramadani lo ha fatto presente al giornalista americano che si era espresso
> in quel modo (Christian Parenti, giornalista di The Nation).
>
>
>
> In conclusione, non è uscito da questa giornata un chiaro e netto sostegno
> politico alla resistenza armata irachena, cosa che però succede anche nel
> movimento pacifista italiano, che infatti ora ha grosse difficoltà sul
come
> procedere dopo le grandi manifestazione pre-guerra del 2003.
>
>
>
> Anche in Italia c'è chi non vuole sostenere politicamente la resistenza
> armata, non accorgendosi che in questo modo legittima lo status quo di
> perenne occupazione e genocidio del popolo iracheno e delegittima invece
> chi combatte contro il più potente esercito del mondo.
>
>
>
> Chi combatte contro gli occupanti non ha bisogno né di uomini, né di soldi
> né tantomeno di armi; ma necessita assolutamente di un chiaro e
> inequivocabile sostegno politico da parte di chi è sceso in piazza a Roma
e
> in altre città del mondo il 15 Febbraio 2003 e dopo.
>
>
>
> Mi domando infatti quale sia oggi la priorità del movimento pacifista in
> Italia, ma anche nel resto del mondo. E' la cacciata degli occupanti, o
> cosa? E' sostenere politicamente chi sta combattendo gli occupanti, o
cosa?
> E' continuare a fare capziosi distinguo tra i buoni e i cattivi
resistenti?
> E' attendere in silenzio le elezioni farsa e arrendersi quindi
> all'occupazione perenne, o cosa?
>
> Mi piacerebbe che prima o poi si discuta pubblicamente su quali siano oggi
> gli obiettivi del movimento, nel frattempo però gli occupanti continuano a
> massacrare.
>
>
>
> Se il movimento non fa' questo scatto in avanti è destinato alla
sconfitta,
> ma forse purtroppo ha già perso perché inconsapevolmente sta andando
> proprio nella direzione di chi ha voluto questa guerra.
>
> Adesso non basta più chiedere il semplice ritiro delle truppe o denunciare
> singoli casi di abusi dei diritti umani da parte degli occupanti. Cos'è
> successo dopo le denunce su Abu Ghraib?....niente, anzi no, il genocidio
di
> Falluja e la Conferenza di Sharm el Sheik.
>
>
>
> Mi sembra quindi sia arrivato il momento per l'intero movimento antiwar
> europeo e statunitense di sostenere politicamente chi sta combattendo per
> cacciare le truppe occupanti ed è il minimo che si debba fare. Meglio
tardi
> che mai.
>
>
>
> Enrico Sabatino
>
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