R: "ma sì, vendiamone un po' anche alla Cina!"



scusate, ma temo che sarò un po' una voce fuori dal coro...
 

in due parole: mi sentirei in imbarazzo a sostenere una campagna a fianco di
Bush e Condoleeza Rice, per mettere la Cina sul banco delgi imputati

la Cina "imputata" è giusto che lo sia e lo resti, ma per i diritti umani
(sui quali, il nostro governo poco e male, quello USA per nulla, sono
pulpiti credibili),
mentre per la politica estera nessun paese -dico nessuno- sarebbe meritevole
di maggiori embarghi degli USA,
e la Cina non mi pare rappresenti una presenza alimentatrice di nuove guerre, conflitti, poltiche di aggressione


insomma, secondo me se dobbiamo definire una nostra posizione (di pacifisti, di nonviolenti) va calibrata
con una certa precisione

di seguito argomentazioni un po' più estese, per chi ha tempo e voglia

(immagino che potran fare discutere, ma io la vedo così)

Gualtiero






  a proposito delle mail di oggi, a commento della decisione italiana di
premere per la fine dell'embargo europeo sulle armi alla Cina...


a mio parere dovremmo mettere in questione la visione e le scelte di
politica estera del nostro paese, e non la sola questione delle armi alla
Cina

se non allarghiamo il confronto sui fondaenti delle scelte di politica
estera che riteniamo utili e desiderabili, o meglio -anzi,  soprattutto-
sulla richiesta che il governo dichiari qual'è la sua visione e scelta di
politica estera

(dovrebbe esserci una visione di poltica estera a presiedere a scelte come
quelle dell'export di armi, giusto?...)

se non allarghiamo il confronto a questo, il problema riamane legalistico e
formale: "rispettare un embargo in atto"
e quando uno (un governo) dichiara che non giudica più necessario
quell'embargo, è chiaro che è coerente se si muove in quella direzione...

il motivo dichiarato dell'embargo di armi alla Cina risiedeva e risiede
nella poltica cinese in merito ai diritti umani, l'embargo fu deciso poco
dopo la strage di TienAnmen, soprattutto per l'impatto che essa ebbe
sull'opinione pubblica occidentale

da allora molte cose sono cambiate
dico, nella situazione mondiale, nella poltica estera

nei fattori e negli attori di tensione, di guerra, di discriminazione...
gli USA hanno teorizzato e praticato il principio della "guerra preventiva"

e uno degli attori che con più forza ha fatto pressione sull'UE e
sull'Italia perchè l'embargo alla cina sia mantenuto sono proprio gli USA


ora, quali sono i paesi che maggiormente mettono in pericolo la pace e i
diritti umani nel mondo?
aimè, sono parecchi, ma la lista mi pare sia guidata dagli USA

non esiste nessun embargo, italiano o dell'UE, sulla vendita di armi agli
USA
nè mi risulta che vi siano campagne, nostre o di altri gruppi pacifisti, a
sostegno di ciò

sarei molto felice se la Cina puntasse più su armi diplomatiche ed
economiche, culturali, per prepararsi a sostenere i confronti che secondo
molti la attendono, sostanzialmente, con gli USA

sarei felice, ma non mi stupisce che un grande sforzo -fra i tanti:
scientifici, produttivi, commerciali...- sia concentrato dalla classe
dirigente cinese anche nel settore militare

voglio essere chiaro: se guardo alla poltica dei diritti umani, sono e resto
convinto che sia giusto che vi siano campagne di pressione verso la Cina,
per numerose, gravi e reiterate violazioni

ma le campagne di pressione possono essere fatte con molti strumenti
diversi, da molti attori diversi: se sordiamo questo, siamo molto miopi e
molto ingenui
l'embargo sulla vendita di armi non è e non potrà mai essere uno strumento
della società civile, specie delle parti di essa che noi cerchiamo di
rappresentare

l'embargo sulle armi è un'arma dei governi, e solo di essi
un'arma che i governi decidono di usare SECONDO I LORO FINI ED IL LORO
METRO,
a prescindere dalla giutificazione che poi ne danno verso l'opinione
pubblica

dicevo, "se guardo alla politica dei diritti umani..."

a cos'altro si deve guardare?
ritengo si debba guardare alla politica estera, alle scelte strategiche

ebbene, se guardo alla poltica estera, a me non pare che la Cina stia
rappresentando un fattore di particolare pericolo, di particolare
accelerazione verso conflitti o guerre aperte
al contrario, mi pare che rispetto alla crisi irachena sia stato uno dei
paesi che ha cercato di contenere e moderare l'aggressività degli USA
anche su aree più vicine alla Cina, come il confine indo-pachistano, o le
due Coree, non mi pare che l Cina abbia versato benzina sul fuoco negli
ultimi anni
delle due, direi che è invece una presenza moderatrice

alla luce di queste considerazioni (che potrebbero essere superficiali e
perfettibili, o smentibili, fatti alla mano: e se è così disutiamone) alla
luce di ciò, dicevo, io mi sentirei di fare due cose:

- individuare strumenti di pressione indipendenti e distiniti da quelli dei
governi, strettamente finalizzati all'obiettivo delle poltiche sui diritti
umani, sulle violazioni in atto (che è del resto quello che si fa in tanti
casi simili, quello che Amnesty fa istituzionalmente da decenni, anche con
dei risultati...)

- fare pressione sul nostro governo perchè siano precisati gli obiettivi di
politica estera,
e perchè renda noto al pubblico -anche alla luce della posizione del "nostro
alleato" d'oltre Atlantico, che ha diritto a delle risposte, giustamente- su
quali elementi si basano i nuovi orientamenti sull'export di armi verso la
Cina

- è il governo che "muove", è il governo che deve delle spiegazioni, mi
pare: all'opinione pubblica, e ai suoi vari interlocutori ed alleati (gli
USA, il parlamento europeo, l'UE...)

SE il ns. governo può assicurare che la Cina non vìola più i diritti umani,
allora deve avere fonti migliori di Amnesty ed altri soggetti altrettanto
autorevoli, (e dovrebbe spiegarci magari come fa...)

SE il ns. governo non ritiene più che la violazione dei diritti umani sia
una motivazione sufficiente a negare la vendita di armi a un paese (e non
sarebbe da solo in questa posizione), è corretto che lo dichiari (e deve
essere nostro obiettivo costringerlo a ciò)



scusate la lunghezza.. e forse, la pedanteria

ma se non siamo precisi, e soprattutto rigorosi nelle motivazioni, potremmo
in questo caso rischiare di condurre una battaglia a fianco di Bush e
Condoleeza Rice, contro la Cina

e io avrei in tal caso, come minimo, qualche dubbio
(specie se restiamo inattivi -come siamo da un po'- sulle stragi quotidiane
degli USA in Iraq)

Gualtiero