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R: "ma sì, vendiamone un po' anche alla Cina!"
- Subject: R: "ma sì, vendiamone un po' anche alla Cina!"
- From: "Gualtiero Via" <gualtierov2000 at yahoo.it>
- Date: Tue, 7 Dec 2004 00:37:54 +0100
scusate, ma temo che sarò un po' una voce fuori
dal coro...
in due parole: mi sentirei in imbarazzo a sostenere una campagna a fianco di Bush e Condoleeza Rice, per mettere la Cina sul banco delgi imputati la Cina "imputata" è giusto che lo sia e lo resti, ma per i diritti umani (sui quali, il nostro governo poco e male, quello USA per nulla, sono pulpiti credibili), mentre per la politica estera nessun paese -dico nessuno- sarebbe meritevole di maggiori embarghi degli USA, e la Cina non mi pare rappresenti una presenza
alimentatrice di nuove guerre, conflitti, poltiche di aggressione
insomma, secondo me se dobbiamo definire una nostra posizione (di pacifisti, di nonviolenti) va calibrata con una certa precisione di seguito argomentazioni un po' più estese, per chi ha tempo e voglia (immagino che potran fare discutere, ma io la vedo così) Gualtiero a proposito delle mail di oggi, a commento della decisione italiana di premere per la fine dell'embargo europeo sulle armi alla Cina... a mio parere dovremmo mettere in questione la visione e le scelte di politica estera del nostro paese, e non la sola questione delle armi alla Cina se non allarghiamo il confronto sui fondaenti delle scelte di politica estera che riteniamo utili e desiderabili, o meglio -anzi, soprattutto- sulla richiesta che il governo dichiari qual'è la sua visione e scelta di politica estera (dovrebbe esserci una visione di poltica estera a presiedere a scelte come quelle dell'export di armi, giusto?...) se non allarghiamo il confronto a questo, il problema riamane legalistico e formale: "rispettare un embargo in atto" e quando uno (un governo) dichiara che non giudica più necessario quell'embargo, è chiaro che è coerente se si muove in quella direzione... il motivo dichiarato dell'embargo di armi alla Cina risiedeva e risiede nella poltica cinese in merito ai diritti umani, l'embargo fu deciso poco dopo la strage di TienAnmen, soprattutto per l'impatto che essa ebbe sull'opinione pubblica occidentale da allora molte cose sono cambiate dico, nella situazione mondiale, nella poltica estera nei fattori e negli attori di tensione, di guerra, di discriminazione... gli USA hanno teorizzato e praticato il principio della "guerra preventiva" e uno degli attori che con più forza ha fatto pressione sull'UE e sull'Italia perchè l'embargo alla cina sia mantenuto sono proprio gli USA ora, quali sono i paesi che maggiormente mettono in pericolo la pace e i diritti umani nel mondo? aimè, sono parecchi, ma la lista mi pare sia guidata dagli USA non esiste nessun embargo, italiano o dell'UE, sulla vendita di armi agli USA nè mi risulta che vi siano campagne, nostre o di altri gruppi pacifisti, a sostegno di ciò sarei molto felice se la Cina puntasse più su armi diplomatiche ed economiche, culturali, per prepararsi a sostenere i confronti che secondo molti la attendono, sostanzialmente, con gli USA sarei felice, ma non mi stupisce che un grande sforzo -fra i tanti: scientifici, produttivi, commerciali...- sia concentrato dalla classe dirigente cinese anche nel settore militare voglio essere chiaro: se guardo alla poltica dei diritti umani, sono e resto convinto che sia giusto che vi siano campagne di pressione verso la Cina, per numerose, gravi e reiterate violazioni ma le campagne di pressione possono essere fatte con molti strumenti diversi, da molti attori diversi: se sordiamo questo, siamo molto miopi e molto ingenui l'embargo sulla vendita di armi non è e non potrà mai essere uno strumento della società civile, specie delle parti di essa che noi cerchiamo di rappresentare l'embargo sulle armi è un'arma dei governi, e solo di essi un'arma che i governi decidono di usare SECONDO I LORO FINI ED IL LORO METRO, a prescindere dalla giutificazione che poi ne danno verso l'opinione pubblica dicevo, "se guardo alla politica dei diritti umani..." a cos'altro si deve guardare? ritengo si debba guardare alla politica estera, alle scelte strategiche ebbene, se guardo alla poltica estera, a me non pare che la Cina stia rappresentando un fattore di particolare pericolo, di particolare accelerazione verso conflitti o guerre aperte al contrario, mi pare che rispetto alla crisi irachena sia stato uno dei paesi che ha cercato di contenere e moderare l'aggressività degli USA anche su aree più vicine alla Cina, come il confine indo-pachistano, o le due Coree, non mi pare che l Cina abbia versato benzina sul fuoco negli ultimi anni delle due, direi che è invece una presenza moderatrice alla luce di queste considerazioni (che potrebbero essere superficiali e perfettibili, o smentibili, fatti alla mano: e se è così disutiamone) alla luce di ciò, dicevo, io mi sentirei di fare due cose: - individuare strumenti di pressione indipendenti e distiniti da quelli dei governi, strettamente finalizzati all'obiettivo delle poltiche sui diritti umani, sulle violazioni in atto (che è del resto quello che si fa in tanti casi simili, quello che Amnesty fa istituzionalmente da decenni, anche con dei risultati...) - fare pressione sul nostro governo perchè siano precisati gli obiettivi di politica estera, e perchè renda noto al pubblico -anche alla luce della posizione del "nostro alleato" d'oltre Atlantico, che ha diritto a delle risposte, giustamente- su quali elementi si basano i nuovi orientamenti sull'export di armi verso la Cina - è il governo che "muove", è il governo che deve delle spiegazioni, mi pare: all'opinione pubblica, e ai suoi vari interlocutori ed alleati (gli USA, il parlamento europeo, l'UE...) SE il ns. governo può assicurare che la Cina non vìola più i diritti umani, allora deve avere fonti migliori di Amnesty ed altri soggetti altrettanto autorevoli, (e dovrebbe spiegarci magari come fa...) SE il ns. governo non ritiene più che la violazione dei diritti umani sia una motivazione sufficiente a negare la vendita di armi a un paese (e non sarebbe da solo in questa posizione), è corretto che lo dichiari (e deve essere nostro obiettivo costringerlo a ciò) scusate la lunghezza.. e forse, la pedanteria ma se non siamo precisi, e soprattutto rigorosi nelle motivazioni, potremmo in questo caso rischiare di condurre una battaglia a fianco di Bush e Condoleeza Rice, contro la Cina e io avrei in tal caso, come minimo, qualche dubbio (specie se restiamo inattivi -come siamo da un po'- sulle stragi quotidiane degli USA in Iraq) Gualtiero |
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- Re: "ma sì, vendiamone un po' anche alla Cina!"
- From: alberto granado <granadoalberto at yahoo.it>
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