18/09 Campobasso: Liberateli !



SABATO 18 SETTEMBRE, ORE 18,OO, PIAZZA PREFETTURA, CAMPOBASSO, FACCIAMO
SENTIRE ANCHE DAL MOLISE LA NOSTRA VOCE: LIBERATELI!

Per la giornata di domani non vi sono particolari programmi, l'importante è
esserci. In piazza metteremo due striscioni, uno che richiama l'articolo 11
della Costituzione e l'altro (ancora da fare) che sarà o "Liberateli"
oppure "Contro guerre e terrore". Porteremo anche una amplificazione per
essere in grado di leggere le adesioni e far intervenire chiunque vorrà. La
piazza l'abbiamo impegnata fino alle ore 20,00. L'impegno è che le uniche
bandiere siano quelle della pace.

Di seguito l'elenco delle adesioni aggiornate a questa sera:

Comune di Campomarino - Comune di Larino - Gruppo di minoranza Comune di
Montagano - Riccardo Prete, vice-sindaco comune di Conca Casale - Chiesa
Cristiana Evangelica Battista - Confederazione Agricoltori Italiani -
Movimento Nonviolento - Unione degli studenti - Disobbedienti - Italia
Nostra - Redazione Altromolise - Ass.  Città Futura - Ass. "Il bene,
comune" - Federazione dei Verdi - Segreteria regionale PRC - Segreteria dei
Democratici di Sinistra, gruppo Consiliare D.S,sinistra giovanile del
Comune di Larino - Slai Cobas

(Ci scuserete se in questi giorni abbiamo invaso così di frequente la
vostra posta. La redazione de il Ponte)

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Opposti integralismi

Raffaele K. Salinari

Il rapimento delle operatrici di Un Ponte per segue con lucida ferocia un
copione prevedibile sin dall'attacco alle Nazioni unite a Bagdad un anno or
sono. Anche se non sono chiare la natura dei rapitori, le loro richieste e
la stessa dinamica dei fatti, la logica del rapimento è invece chiarissima
ed è quella di impedire con il terrore e con ogni altro mezzo la
possibilità che la società civile irachena non venga schiacciata dalla
morsa costituita dal nazionalismo integralista da una parte, e da quella di
un governo fantoccio alle dipendenze delle compagnie petrolifere,
dall'altra.

Dopo l'Onu ed i media indipendenti, dopo la tragica fine di Baldoni, che
pure del movimento per la pace era esponente, il messaggio viene ora
direttamente inviato a tutte le organizzazioni umanitarie che si sono da
subito schierate contro la guerra ed hanno fatto dell'indipendenza la loro
politica. E' questa dichiarata e praticata lontananza dalle logiche
simmetriche del terrore e dell'occupazione militare che i rapitori vogliono
colpire, chiunque essi siano. Sgombrare il campo da chi sostiene un
processo di pace inclusivo dei cittadini, democratico in quanto
partecipato, pacifico in quanto rispettoso delle diversità che pure
esistono e possono convivere all'interno della società irachena, ecco
l'obiettivo centrale di questo rapimento. La posta in gioco è quindi
rappresentata da tutti coloro i quali, a vario titolo, si oppongono a
questa guerra ed alle sue logiche "globali", rifiutando la voce delle armi
e la barbarie del "vinca il più forte".

Su questa ultima posizione, dobbiamo ripeterlo, esiste una consonanza
tragica tra i neoconservatori nordamericani e la rete di al Qaeda, tra gli
integralismi finanziari che hanno deciso di andarsi a prendere le risorse
strategiche con la forza e quanti vorrebbero, in nome di una religione
interpretata male, ottenere lo stesso risultato. E' doveroso notare come i
campi contrapposti di questa "guerra tra civiltà", come viene chiamata in
modo delirante per aumentarne la valenza apocalittica, non contestano il
sistema economico ed il modello di sviluppo vigente, ne vogliono soltanto
la leadership, in nome di integralismi diversi. Di più, come tacere del
condiviso disprezzo per ogni forma di democrazia globale, a partire dal
ruolo dell'Onu per arrivare alle disprezzate norme del diritto
internazionale? Abu Ghraib, Guantanamo, sono situazioni che negano alla
radice ogni civiltà basata sul diritto fondamentale, quello ad essere umani.

Il rapimento di Simona Pari e Simona Torretta e dei loro collaboratori
iracheni, mostra una ferocia simmetrica, lo stesso disprezzo per la vita
umana. Ma esistono conseguenze più sottili, più quotidiane, che rivelano un
disegno liberticida, pensiamo ad esempio a tutte le legislazioni speciali
antiterrorismo che si susseguono e che limitano la libertà dei cittadini
del "mondo a rischio" in nome della sicurezza. La cooperazione allo
sviluppo non esiste più, è stata ampiamente sostituita dalle politiche di
sicurezza e difesa, a non solo a livello nazionale ma europeo, i fondi
promessi per la lotta alle grandi endemie africane vengono ritirati senza
che nessuno protesti, giacché verranno spesi per contrastare il terrorismo.
E' sotto i nostri occhi la sostituzione del welfare con il warfare.
Dall'altra parte, bambini e donne vengono sacrificati senza ombra di dubbio
ai disegni di gerarchie religiose desiderose solo di affermare il proprio
potere. Quindi la posta in gioco siamo noi, noi come movimento per la pace,
noi come sostenitori di un altro modo possibile, noi come sostenitori della
universalità dei diritti, noi come incomodi testimoni di una via di pace
allo sviluppo, ma anche noi come normali cittadini del mondo desiderosi di
determinare il proprio destino, nel nord come nel sud del pianeta, in
Europa come in Iraq. Salvare le nostre colleghe è quindi non solo un atto
di normale umanità, ma un atto politico del più alto valore simbolico.
Anche restare a lavorare con gli iracheni, come abbiamo deciso di fare,
risponde alla sfida che questo atto di barbarie lancia a tutta l'umanità
che vuole continuare ad essere tale.

Presidente di Terre des Hommes