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INFERNI MEDIORIENTALI...
- Subject: INFERNI MEDIORIENTALI...
- From: "Redazione Romstampa" <info at romstampa.it>
- Date: Fri, 16 Jul 2004 01:15:15 +0200
A CURA DI ROMSTAMPA AGENZIA DI STAMPA ON LINE <http://www.ROMSTAMPA.IT>WWW.ROMSTAMPA.IT DIRETTORE: ROSALBA MANCUSO FONTE: COMUNICATO STAMPA AMNESTY INTERNATIONAL SE NON VUOI RICEVERE LE NOSTRE NEWS INVIA UNA E-MAIL CON SCRITTO "REMOVE" UN INFERNO CHIAMATO MEDIORIENTE AMORI PROIBITI PER LEGGE ISRAELE/TERRITORI OCCUPATI: FAMIGLIE SEPARATE DA POLITICHE DISCRIMINATORIE "Dopo 14 anni di matrimonio, mio marito nonché padre dei miei figli non ha alcun diritto di dormire nella nostra casa, alcun diritto di dare il bacio della buonanotte alle sue figlie, alcun diritto di vegliare su di loro se si sentono male nottetempo… Che logica c'è nel costringere una famiglia a vivere questo inferno ogni giorno, anno dopo anno?" (Terry Bullata, 38 anni, preside in una scuola di Gerusalemme) A migliaia di palestinesi è negato il diritto fondamentale di vivere in un nucleo familiare, grazie a una legislazione israeliana il cui riesame è previsto per la fine di questo mese. Si tratta della Legge sulla cittadinanza e l'ingresso in Israele, che impedisce agli israeliani sposati con palestinesi dei Territori Occupati di vivere in Israele con il loro consorte. In un rapporto pubblicato oggi, "Separati: famiglie divise da politiche discriminatorie", Amnesty International chiede a Israele di ritirare la legge sulle unioni familiari, che è fonte di discriminazione nei confronti dei palestinesi di Cisgiordania e Gaza nonché dei palestinesi con cittadinanza israeliana o residenti a Gerusalemme che li sposano. "La legge istituzionalizza la discriminazione razziale contravvenendo alle disposizioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto umanitario. Senza il diritto all'unione familiare, migliaia di palestinesi con cittadinanza israeliana o residenti a Gerusalemme si trovano nella condizione di avere accanto il proprio coniuge in condizione di illegalità e a rischio quotidiano di espulsione, oppure di dover lasciare il paese per poter vivere in un nucleo familiare". Uno dei casi citati nel rapporto di Amnesty International è quello di Salwa Abu Jaber, 29 anni, che lavora in un asilo nido ad Umm al-Ghanam, nel nord di Israele: "Al ministero dell'Interno mi hanno detto che o divorziavo o andavo a vivere in Cisgiordania. Ma io amo mio marito e lui ama me, non vogliamo divorziare e io non voglio che i miei figli vivano in Cisgordania, in mezzo alla guerra e all' insicurezza". Le procedure per esaminare le richieste di unione familiare dei palestinesi dei Territori Occupati sposati con cittadini o residenti di altri paesi sono state sospese dall'esercito israeliano alla fine del 2000. Il governo israeliano ha giustificato il divieto di unione familiare con "motivi di sicurezza", sostenendo che la legge ha l'obiettivo di ridurre le potenziali minacce di attacchi condotti da palestinesi all'interno di Israele. Tuttavia, ministri e funzionari israeliani hanno ripetutamente affermato che la percentuale di palestinesi con cittadinanza israeliana rappresenta una "minaccia demografica" e una minaccia al carattere ebraico dello Stato. Ciò lascia supporre che la legge faccia parte di una consolidata politica volta a limitare il numero di palestinesi cui viene concesso di vivere in Israele e a Gerusalemme Est. Amnesty International chiede alle autorità israeliane di: - ritirare la Legge sulla cittadinanza e l'ingresso in Israele; - riprendere l'esame delle richieste di unione familiare secondo criteri non discriminatori; - esaminare le migliaia di richieste che si sono accumulate e riesaminare quelle respinte prima della sospensione delle procedure; - fornire le motivazioni di ogni richiesta respinta per consentire al richiedente di fare ricorso. Il rapporto "Separati: famiglie divise da politiche discriminatorie" è disponibile su <http://web.amnesty.org/library/index/engmde/150632004>http://web.amnesty.org/library/index/engmde/150632004
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