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"L'alba del giorno dopo", non è finzione
- Subject: "L'alba del giorno dopo", non è finzione
- From: "Davide Bertok" <davide at bertok.it>
- Date: Tue, 25 May 2004 14:40:08 +0200
- Priority: normal
Presa da tiscali.it Catastrofi "L'alba del giorno dopo", non è finzione Il cambiamenti climatici sul nostro pianeta sono ormai sotto gli occhi di tutti. La Terra è stravolta da eventi meteorologici improvvisi, in alcuni casi inconsueti per una data zona del mondo. Certo niente di preoccupante, diranno in tanti, eppure potrebbe non essere così. Lo stesso National Oceanic and Atmosphere Administration, più semplicemente "Noaa", ha lanciato un allarme avvisando che il rischio di uragani sull'Atlantico sarà più alto del solito nel periodo tra giugno e novembre di quest'anno. Una stagione particolarmente burrascosa, ma non l'unica in questi ultimi anni. Secondo gli esperti dell'istituto statunitense, questo potrebbe essere dovuto al riscaldamento eccessivo delle acque del Mar dei Caraibi e della zona tropicale dell'Oceano Atlantico. La situazione prospettata dal Noaa avrà un impatto anche sul trasporto e la raffinazione di petrolio nella zona. Molte della aree di produzione di greggio e di gas naturale sono infatti situate lungo la costa o in mare aperto al largo del Texas e della Louisiana, e potrebbero essere interessate dal fenomeno. In tanti si chiedono però cosa stia succedendo alla Terra. Siamo forse all'alba di una nuova era glaciale, come quella ipotizzata dal regista del film "The day after Tomorrow", "L'alba del giorno dopo", in programma in tutte le sale il 28 maggio oppure in questo caso la fantasia ha preso il sopravvento? Nella pellicola il climatologo Jack Hall, interpretato da Dennis Quaid, scopre dei cambiamenti improvvisi nel nostro pianeta che potrebbero innescare un improvviso e catastrofico mutamento del clima. Gli scavi da lui effettuati nei ghiacci dell'Antartide dimostrano che qualcosa del genere è già avvenuto, all'incirca 10mila anni prima. Hall dà l'allarme ma è troppo tardi. Una sola e gigantesca tempesta farà cadere il mondo in un incubo senza precedenti. Ebbene "L'alba del giorno dopo", dovrebbe far riflettere perché offre uno scenario che si basa su reali preoccupazioni sullo stato di salute del nostro pianeta. "Per far funzionare la storia, abbiamo solo condensato l'arco di tempo in cui potrebbe verificarsi questa glaciazione - ha spiegato il produttore della pellicola, Mark Gordon - la teoria secondo la quale il riscaldamento globale potrebbe causare un improvviso cambiamento del clima è tuttavia largamente condivisa e accettata. Sebbene nessuno sappia quale sarà l'effetto reale dell'immissione di anidride carbonica nell'atmosfera da parte dell'uomo, alcuni esperti l'hanno definita "il più massiccio e meno controllato esperimento scientifico della Storia". "Il film - continua Gordon - si allontana dalla realtà scientifica solo nella velocità con cui questi cambiamenti si verificano. Quando gli scienziati parlano di un 'improvviso' mutamento del clima, parlano di 5, 10 anni, non di poche settimane. Il nostro scopo non poteva essere quello di esplorare una materia scientifica così complessa in un film. Il nostro scopo era realizzare un fantastico film che servisse non solo ad intrattenere il pubblico, ma anche, chissà, a farlo riflettere un po'". E se non fossero bastate tutte quelle coincidenze, nel febbraio 2004 il Pentagono ha pubblicato un rapporto, l'An Abrupt Climate Change Scenario and Its Implications for United States National Security, che prende in esame i rischi per la Sicurezza Nazionale posti dalla minaccia di un cambiamento climatico del globo. Il rapporto considera molto seria la possibilità di un improvviso e catastrofico mutamento del clima. A lasciare perplessi sulle reali condizioni del nostro mondo sono poi le reazioni della Nasa che, subito dopo l'anteprima americana del film, ha inoltrato una mail a tutti i suoi scienziati: "Nessuno - all'interno della Nasa - si legge nel messaggio di posta - dovrà rilasciare interviste ai media o commentare in nessun modo il film". La notizia di questo "invito" è stata resa pubblica dal New York Times e la Nasa ha dovuto suo malgrado ritirare il bando. Forse, stavolta, la fiction è stata superata dalla realtà!
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