Ora basta! L'Italia via dall'Iraq



Ora basta! L'Italia via dall'Iraq

 

In questo momento sto guardando, in una breve pausa di lavoro, la diretta televisiva sull'arrivo della salma del militare italiano 

ucciso in Iraq e non riesco a non pensare che questa morte, come la morte degli altri soldati italiani, 

e come la morte di tutti gli uomini caduti in questi mesi di guerra assurda, sono e rimarranno dannatamente sulla coscienza dei nostri governi.

Matteo aveva soli 23 anni. Come magari una gran parte degli altri ragazzi di tutti gli altri paesi coinvolti nel conflitto.

Al telegiornale stanno affermando più volte che il soldato lagunense è morto nell'adempimento del suo dovere.

E io non riesco a fermarmi nel domandarmi con rabbia di quale dovere si sta parlando!

Non riesco a sostenere lo sguardo sui volti sconvolti dal dolore dei suoi genitori , soprattutto, 

non riesco a scordare che mentre questo militare stava morendo lontano dalla sua famiglia 

e per una causa ingiustamente assurda, il nostro Presidente del Consiglio stava festeggiando una cosa molto importante per lo Stato, 

per il diritto internazionale e . per il futuro di Matteo Vanzan!

All'inizio della guerra in Iraq hanno detto che Saddam aveva le armi chimiche, 

che aveva saldi legami con Bin Laden e che il conflitto era necessario per affermare in un paese soffocato 

dalla dittatura la democrazia e il valore della libertà.

Adesso ci dicono che il conflitto è stato vinto, che il paese sta lentamente incamminandosi 

verso la stabilizzazione e la democrazia.

Eppure non riesco a convincermi. Chissà perché.

Forse perché continuano a scorrere davanti alla mia memoria le immagini degli iracheni torturati, 

derisi e oltraggiati in carceri-lager, le immagini della strage dei treni a Madrid, della caserma italiana in Iraq devastata nel novembre scorso 

o perché non riesco ancora a sostenere lo sguardo sui genitori di Matteo, il formalismo e l'ipocrisia dei nostri governanti in parate come queste 

e le immagini di un Presidente del Consiglio che festeggia la sua "squadretta" di calcio mentre la vita di povero giovane di 23 anni, 

che credeva nello Stato e nel valore della patria, si è fermata per sempre.

Ora basta! L'Italia via dall'Iraq.

 

Nino Santomartino