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        Non possiamo che andarcene da lì


        GIANNI VATTIMO, il manifesto

http://www.uruknet.info/?p=2627

11 maggio 2004 - Ora la guerra d'Iraq, e di Palestina, e di Afghanistan,
è diventata davvero infinita, come Bush aveva profetizzato, e voluto,
fin dall'inizio. Le scene di tortura che si sono viste nelle tante
foto-ricordo che si stanno pubblicando avranno l'effetto che le immagini
dei campi di sterminio scoperti nell'aprile del 1945 hanno avuto
sull'opinione pubblica del mondo di allora. Con l'esercito che ha
perpetrato questi delitti non c'è pacificazione possibile, almeno fino a
quando i gerarchi della potenza occupante non saranno stati processati
in una nuova Norimberga. Fino ad allora, la guerra non finirà, nessuno
crederà che questo esercito torturatore e i suoi capi, su su fino al
capo supremo, possano davvero ristabilire la pace in Iraq e meno che mai
portarvi la democrazia. Non è una valutazione ideologica, è un dato di
fatto; solo una informazione - come la nostra qui nel «civile» Occidente
- arcimanipolata e narcotizzata, a stento svegliata dalle foto di
tortura, potrebbe ancora fidarsi di una dirigenza politica, come quella
americaana, che sapendo da mesi quello che stava succedendo nelle
carceri irachene non ha cambiato neanche uno dei capi da cui tutto
dipendeva. La favola della esportazione della democrazia, già poco
credibile per i bombardamenti che dovevano realizzarla, si rivela in
tutta la sua tragica oscenità. Che senso ha ancora aspettare che il 30
giugno gli americani passino il potere a un governo iracheno
«democratico» attraverso i buoni uffici dell'Onu? Restare in Iraq in
queste condizioni, anche un solo minuto di più, vorrebbe dire solo
aiutare i torturatori a continuare la loro opera, oppure aiutarli a
difendersi dalla sacrosanta vendetta popolare.

Ci sarebbe un solo modo decente di restare in Iraq: fare dei nostri
militari il nucleo di una brigata europea che aiuti gli iracheni a
cacciare via gli occupanti anglo-americani. Sarebbe un importante
rovesciamento di fronte, l'esercito italiano lo ha fatto già un'altra
volta, anche prima che lo ordinasse sua maestà il re, e ha fatto bene.
Niente fuga codarda, dunque, come ci rimprovera il superfalco Giuliano
Ferrara, quando parla di una Europa sorniona, impotente, incapace di
scelte e impegno. Diciamolo una volta per tutte: noi non abbiamo paura
di combattere, e nemmeno siamo partigiani della non violenza a tutti i
costi; se c'è da fare una guerra di difesa e di liberazione, cercheremo
almeno di rispettare la convenzione di Ginevra, che l'Occidente
«democratico» si mette tranquillamente sotto i piedi, orgoglioso del
fatto che qualche giornalista curioso riesce poi a violare l'omertà del
Pentagono e pubblica le foto. L'Europa sarà impotente e sorniona solo
fino a che si sforzerà di credere che i suoi interessi sono quelli
dell'Occidente «amerikano», mantenendo la posizione di «accodata» che è
concessa all'Italia nella coalizione dei volonterosi alleati di Bush e
Blair. Siamo accodati perché non ci crediamo davvero, perché i popoli
della vecchia Europa non credono davvero alla guerra di Bush, e
traccheggia come i tanti tricicli che ingombrano le strade della
politica italiana. L'Occidente della coalizione a cui noi siamo stati
con riluttanza accodati non è quello dell'Europa; e anzi, sempre più
chiaramente, si svela come il vero nemico della pace, cioè anche dei
valori europei a cui la nostra civiltà è legata. Riconoscere il vero
nemico è la prima condizione per uscire dalla neghittosità codarda.
Giuliano Ferrara sarà d'accordo?

http://www.ilmanifesto.it/oggi/art83.html
<http://www.ilmanifesto.it/oggi/art83.html>

    http://www.uruknet.info/?p=2627


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occupied Iraq: news, analysis, documents and texts, in Italian and English.
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sull'iraq occupato: notizie, analisi, documenti e testi, in italiano e
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diventata davvero infinita, come Bush aveva profetizzato, e voluto, fin
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che si stanno pubblicando avranno l'effetto che le immagini dei campi di
sterminio scoperti nell'aprile del 1945 hanno avuto sull'opinione pubblica
del mondo di allora. Con l'esercito che ha perpetrato questi delitti non
c'è pacificazione possibile, almeno fino a quando i gerarchi della potenza
occupante non saranno stati processati in una nuova Norimberga. Fino ad
allora, la guerra non finirà, nessuno crederà che questo esercito
torturatore e i suoi capi, su su fino al capo supremo, possano davvero
ristabilire la pace in Iraq e meno che mai portarvi la democrazia. Non è
una valutazione ideologica, è un dato di fatto; solo una informazione -
come la nostra qui nel «civile» Occidente - arcimanipolata e narcotizzata,
a stento svegliata dalle foto di tortura, potrebbe ancora fidarsi di una
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stava succedendo nelle carceri irachene non ha cambiato neanche uno dei
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attraverso i buoni uffici dell'Onu? Restare in Iraq in queste condizioni,
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vendetta popolare.

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via gli occupanti anglo-americani. Sarebbe un importante rovesciamento di
fronte, l'esercito italiano lo ha fatto già un'altra volta, anche prima che
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dunque, come ci rimprovera il superfalco Giuliano Ferrara, quando parla di
una Europa sorniona, impotente, incapace di scelte e impegno. Diciamolo una
volta per tutte: noi non abbiamo paura di combattere, e nemmeno siamo
partigiani della non violenza a tutti i costi; se c'è da fare una guerra di
difesa e di liberazione, cercheremo almeno di rispettare la convenzione di
Ginevra, che l'Occidente «democratico» si mette tranquillamente sotto i
piedi, orgoglioso del fatto che qualche giornalista curioso riesce poi a
violare l'omertà del Pentagono e pubblica le foto. L'Europa sarà impotente
e sorniona solo fino a che si sforzerà di credere che i suoi interessi sono
quelli dell'Occidente «amerikano», mantenendo la posizione di «accodata»
che è concessa all'Italia nella coalizione dei volonterosi alleati di Bush
e Blair. Siamo accodati perché non ci crediamo davvero, perché i popoli
della vecchia Europa non credono davvero alla guerra di Bush, e traccheggia
come i tanti tricicli che ingombrano le strade della politica italiana.
L'Occidente della coalizione a cui noi siamo stati con riluttanza accodati
non è quello dell'Europa; e anzi, sempre più chiaramente, si svela come il
vero nemico della pace, cioè anche dei valori europei a cui la nostra
civiltà è legata. Riconoscere il vero nemico è la prima condizione per
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