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Chiarimenti su Roma 20 marzo di P.Sansonetti
- Subject: Chiarimenti su Roma 20 marzo di P.Sansonetti
- From: "antonello" <antonellocarai at aliceposta.it>
- Date: Wed, 24 Mar 2004 17:16:48 +0100
Piero Sansonetti [Unità del 23 marzo] Caro Direttore, Ho letto i giornali di oggi e di ieri. Compresa l'Unità. Mi sembra che nessuno abbia riferito nel modo giusto quello che è successo sabato sera a Roma. Neanche il nostro giornale, che pure è stato migliore di tutti gli altri. Credo che ci sia stata une vara e propria esagerazione degli incidenti. E che questa esagerazione finisca per diventare comunque una freccia all'arco di coloro che vogliono colpire il movimento pacifista. Siccome ti conosco come persona liberale, mi permetto di fare pubblicamente questa critica. E vorrei, prima di parlare di sabato, raccontarti un episodio di qualche mese fa del quale sono stato testimone. Nello scorso novembre, a Parigi, a conclusione del social forum europeo, diverse centinaia di migliaia di persone hanno sfilato per la pace. Un corteo immenso, grande più o meno quanto quello che sabato sera ha invaso Roma. Al calar del sole, quando ormai da ore la testa era arrivata nella piazza del comizio finale, in coda era rimasto lo spezzone di corteo dei socialisti francesi, e dietro ancora un gruppetto di un migliaio, o forse un po' di più, di anarchici. A un certo momento gli anarchici, che contestavano i socialisti, hanno iniziato a lanciare aste di bandiera, bottiglie di birra e bulloni. Il servizio d'ordine del partito socialista francese ha reagito immediatamente e con violenza. E' partita una carica molto forte, gli anarchici sono scappati a cento o duecento metri, lasciando per strada alcuni di loro, feriti e con la testa insanguinata. Il servizio d'ordine dei socialisti si è ritirato, sono arrivate le ambulanze e hanno portato via i ragazzi feriti. Il corteo è ripreso con un vuoto di cinquanta o sessanta metri tra socialisti e anarchici. Il giorno dopo la notizia non era su nessun giornale. Neppure una riga. Polemiche niente. Conseguenze, qualche punto di sutura e la brutta impressione di un servizio d'ordine troppo violento e di un gruppo di anarchici non troppo intelligente. Sabato sera per fortuna non ci sono stati punti di sutura. L'assalto di un gruppetto di disobbedienti contro il pezzo di corteo dei Ds non ha prodotto feriti. Però ha prodotto una mole enorme di polemiche e i titoli di testata (di prima pagina) di quasi tutti i giornali italiani. Sono stati dedicati a questo episodio persino degli editoriali. Si è parlato di ritorno della violenza degli anni '70, anzi del '77, e si fatto un paragone con l'assalto al palco di Lama. Quella volta un migliaio di giovani estremisti, dentro l'università di Roma, mise sotto assedio il palco dal quale parlava Luciano Lama, cioè il capo carismatico della Cgil, e poi scatenò un vero e proprio attacco, violentissimo, con spranghe di ferro, pietre, bombole degli estintori, caschi, bottiglie incendiarie e manici di piccone. C'erano anche varie rivoltelle. Fu un inferno, durò ore. I sindacati si ritirarono ed ebbero molti feriti. Solo per un miracolo non ci furono morti. L'università fu occupata. Dopo quel giorno a Roma e in tutte le città italiane le violenze si moltiplicarono, arrivarono anche i morti, parecchi morti, soprattutto giovanissimi studenti. E intanto dilagò il fenomeno del terrorismo che arrivò fino al sequestro, all'uccisione e all'annientamento della scorta (cinque uomini) del più importante uomo politico italiano, di Aldo Moro. Paragonare L'assalto a Lama agli incidenti di sabato sera a via Amendola non ha alcun senso. Quel giorno all'università c'erano poche migliaia di persone. Sabato in piazza c'erano pochi milioni di persone. Quasi tutti quelli che erano all'università parteciparono agli scontri. Sabato hanno partecipato agli scontri non più di cento persone, cioè - diciamo - lo 0,01 per cento dei manifestanti. Il movimento del '77 era un movimento violento, questo movimento di oggi è profondamente pacifista e nonviolento. Cosa è successo esattamente sabato sera? Lo abbiamo ricostruito parlando con molti testimoni e tutti assai attendibili. E' successo questo. Nel pomeriggio, quando il corteo già era partito da ore, nessuno ancora riusciva a muoversi da piazza Esedra.. Probabilmente gli organizzatori avevano disegnato male il percorso, non aspettandosi una partecipazione così "oceanica" alla manifestazione (primo errore). Sarebbe stato più saggio organizzare due o tre cortei che confluissero al Circo Massimo da strade più larghe. Il punto veramente critico del corteo era da piazza dei Cinquecento alla strettoia di Santa Maria Maggiore. Proprio in questo tratto di strada, ed esattamente a via Amendola, ha provato ha confluire nel corteo uno dei tanti pezzi organizzati dai ds che volevano partecipare alla manifestazione (nella manifestazione c'erano moltissimi pezzi di corteo pieni di militanti dei Ds). Questo era il pezzo più importante, perché c'erano i più importanti dirigenti nazionali e c'era anche Piero Fassino. E' stata sicuramente sbagliato scegliere quel punto per entrare, era un punto complicato e pericoloso (secondo errore). Quando il pezzo diessino di corteo ha cercato di entrare, proprio lì a via Amendola sfilavano prima i cobas, poi i disobbedienti e dietro un gruppo del cosiddetto campo anti-imperialista, cioè i segmenti più radicali del movimento e proprio quelli coi quali c'erano state polemiche feroci nei giorni scorsi. E' stato il terzo errore, forse il più grave. Questo pezzo di corteo radunava mille o duemila persone, cioè era un pezzo piccolo, ed era l'unico - l'unico - nel quale non era saggio tentare l'ingresso. I cobas non si sono neanche accorti dei Ds. La Cgil ha per circa mezz'ora fatto da cuscinetto protettivo tra i disobbedienti e i Ds. Anche il camion dei disobbedienti si è sistemato in posizione strategica per coprire i Ds ed evitare che gruppi di ragazzi troppo agitati creasse incidenti. Il corteo però non scorreva. A un certo momento un pezzo della Cgil ha deciso di prendere delle vie laterali per raggiungere il circo Massimo. A questo punto, per forza di cose, anche il camion dei disobbedienti romani ha dovuto muoversi di qualche decina di metri. Il pezzo diessino del corteo è rimasto scoperto, è diventato più evidente, e un centinaio di ragazzi - i testimoni dicono che erano soprattutto ragazzi del nord, non erano i disobbedienti romani - hanno iniziato a intensificare gli insulti e lanciare oggetti, uova e monetine. Della Cgil era rimasto solo un cordone di servizio d'ordine. A fare da intercapedine tra i ds e i disobbedienti c'era questo esile cordone e il gruppo un po' più robusto dei ragazzi della sinistra giovanile, che hanno cercato di riportare la calma. Si è vissuto un quarto d'ora di tensione. Senza gravi conseguenze Ci sono stati anche degli spintoni. Il saggio comportamento del segretario della federazione romana, Nicola Zingaretti, ha evitato che intervenisse la polizia.. Purtroppo in quei minuti concitati a nessuno è venuto in mente che con un po' di pazienza e facendo sfilare il corteo per un'altra mezz'oretta sarebbe stato possibile l'ingresso dei ds un po' più dietro, dove c'era l'Arci, c'era Lilliput, c'era Pax Cristi e altri gruppi che avrebbero garantito l'assoluta tranquillità dell'ingresso. E' stato il quarto errore. Quattro errori. Nessuno dei quali, francamente, gravissimo. Più che altro errori di inesperienza. Quasi nessuna conseguenza. Che ragione c'è, ora, di aprire una infinita polemica politica? Qual è la cosa importante che è successa sabato sera: il quarto d'ora di lievi incidenti o il gigantesco corteo contro la guerra e contro la presenza militare italiana nell'occupazione dell'Iraq? Bisognerà ricominciare quella noiosissima polemichetta - ciclica - con la richiesta al movimento di espellere i violenti, di cacciare Casarini, di mettere al rogo gli anarchici e magari i Cobas? Lasciamo stare, sono cose troppo vecchie, riflessi di chi è abituato alla politica di vent'ani fa e non capisce che è svanita. E' cambiato tutto. Questo è un gigantesco movimento nonviolento, aperto a tutti. I ds hanno pieno diritto di partecipare ai suoi cortei anche quando non ne condividono la piattaforma. Casarini e i disobbedienti rappresentano una minoranza di questo movimento ma ne sono parte integrante e viva. Ci sono un milione di ragioni per non essere d'accordo con loro su tante cose, ma ci sono anche le ragioni per essere d'accordo con loro su moltissime altre cose , e ci vorrebbe forse anche l'onestà intellettuale per ammettere che moltissime cose che noi diciamo oggi loro le dicevano - isolatissimi e vituperati - dieci anni fa. Niente pagelle e niente diritti di veto: né da una parte né dall'altra. Sono insensate le accuse ai ds di essere gli amici degli imperialisti e lo sono le accuse ai disobbedienti di essere i reggicoda dei terroristi. D'accordo? Possibile, caro Colombo, che in questo paese si discuta sempre dei dettagli delle questioni, e tutti mostrino supremo disinteresse per le questioni vere? Oggi la questione è semplicissima. E questa: come la sinistra italiana e l'opposizione, tutta, riesce a condurre la battaglia con l'obiettivo di ottenere il ritiro dei nostri soldati entro il 30 giugno. Con un pizzico di saggezza politica, e non lasciandosi travolgere dai calcoli elettorali, questa battaglia potrebbe trovare, di nuovo, l'unità della sinistra. Piero Sansonetti, l'Unità del 23 marzo
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