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Palestina: Un mese di ordinaria follia
- Subject: Palestina: Un mese di ordinaria follia
- From: "nello margiotta" <nellomargiotta55 at virgilio.it>
- Date: Tue, 16 Mar 2004 09:03:53 +0100
http://www.peacereporter.net/it/canali/voci/dossier/040312budrus Un reportage da Budrus, uno dei tanti angoli di Palestina dove, dopo il passaggio del muro, niente sarà più come prima Budrus è uno dei sette villaggi nell'area di Ramallah più vicini alla Green Line, il confine pre-1967 riconosciuto dalla comunità internazionale. Tel Aviv si vede ad occhio nudo. Il muro passerà tra il villaggio e la Green Line, confiscando il 90 percento delle terre ed annettendole ad Israele. I vicini villaggi di Nihilin, Qibbya e Medea subiranno le stesse perdite. Il muro, del quale sono in costruzione le fondamenta, passerà a pochi metri dalla locale scuola e renderà ulteriormente difficoltoso il raggiungimento di edifici pubblici come ospedali e scuole. In altre realtà palestinesi gli effetti saranno ancor più devastanti: a Qalqilya l'intera area popolata da 72mila palestinesi è già circondata dal muro e l'unica via di uscita/entrata è una porta larga 8 metri controllata dai militari. Alcune associazioni pacifiste israeliane hanno parlato di ghetto e di prigione a cielo aperto. Il progetto complessivo del muro porterà alla confisca del 50 percento del territorio palestinese. 30 dicembre 2003 Alcune decine di attivisti stranieri sono arrivati al villaggio di Budrus. All'alba i militari hanno ripreso la demolizione dei campi coltivati, imponendo ai palestinesi di non uscire di casa. Ciò non ha impedito una protesta contro i militari, i quali hanno risposto sparando gas lacrimogeni e pallottole di gomma. Queste ultime, nonostante il nome rassicurante, non sono affatto più gentili di quelle metalliche: i militari mirano spesso alla testa o agli occhi. Nel secondo caso si perde un occhio, nel primo la pallottola rimane conficcata nel cranio senza la possibilità di una estrazione, con tutto ciò che ne consegue in fatto di equilibrio, infezioni, problemi neurologici e psichici. Abbiamo fatto visita ad un ragazzo con una pallottola conficcata sopra l'orecchio, colpito quella stessa mattina. Nel pomeriggio un gruppo di attivisti, in prevalenza italiani, ha raggiunto l'avamposto militare per protestare. Alcuni soldati ci hanno minacciato, altri si sono allontanati, altri ancora ci hanno concesso qualche parola. Alle nostre domande circa l' illegalità del muro, un ventenne ci ha risposto: "Io non mi domando se il muro è giusto o sbagliato, eseguo solo gli ordini che mi impongono". L' incontro si è concluso con le parole di una ragazza sudafricana ad alcuni soldati: "Quando, pochi minuti fa, vi vedevo da lontano, ero terrorizzata. Le armi puntate, le jeep, i blindati. Poi quando mi sono avvicinata ho visto, lo vedo, che siete ragazzi, ragazzi come me, e non mi fate più paura, siete esseri umani e per questo vi chiedo il senso di questa violenza ed oppressione". 31 dicembre 2003 Alle 5 del mattino i militari hanno ripreso i lavori per le fondamenta del muro. Poco dopo è iniziata un'energica e pacifica dimostrazione: gli attivisti stranieri in testa, donne e bambini dietro, ragazzi e uomini in fondo. La reazione dei militari è stata particolarmente violenta. Quattro attivisti israeliani e sette internazionali, tra cui il parlamentare svedese Gustav Fridolin, sono stati picchiati e trattenuti dall 'IDF (Israeli Defence Force), mentre per i palestinesi c'è stato il solito trattamento con gas lacrimogeno e proiettili di gomma, che nel solo mese di gennaio colpiranno oltre 60 persone. La sera, sotto coprifuoco, veniamo a sapere che gli attivisti fermati si trovano per un primo interrogatorio nella stazione di polizia di Bet Arye. 1 gennaio 2004 Anche oggi la reazione dei militari alle dimostrazioni è stata decisamente violenta, con un vero e proprio attacco che ha portato al ferimento di quindici palestinesi, di uno svedese e di un islandese. Peggior sorte per i palestinesi rimasti nelle vie del villaggio: con un'asta dotata di un laccio all'estremità (un'arma in dotazione all'IDF) i militari hanno frustato le persone che circolavano per le strade, compresi i bambini e i docenti in prossimità della scuola. Sulle braccia di Surraia, che ci ha ospitato a casa sua e che insegna aritmetica in quella scuola, sono ancora visibili i segni del frustino e il sangue sui vestiti. Nel pomeriggio i militari sono tornati nel villaggio, imponendo il coprifuoco ed esplodendo numerose bombe suono. Poco dopo hanno fatto irruzione in una casa arrestando Abdul-Rahman Awad, Abdul-Rahim Awad, Hamza Omar Awad e Mustafa Sami Awad, ragazzi tra i 16 e i 20 anni che in precedenza avevano preso parte alle proteste. Nel frattempo ci giungono notizie degli attivisti internazionali detenuti: ora si trovano nelle stazioni di polizia di Ariel e Khadera e per loro si prepara l'espulsione. Per il parlamentare Gustav Fridolin il giudice ha invece commutato l' espulsione in un invito a lasciare Israele entro due giorni. 5 gennaio 2004 Questa è la storia di un trentenne, Nasir Ahmed Hussein Murar, nato e cresciuto a Budrus. Nasir è sposato con Mone ed hanno un bimbo di tre anni, Auus, ed una bimba di un anno, Shams. Quattro giorni fa Nasir è andato al Centro Militare Israeliano di Ofar, vicino Ramallah. Ai soldati ha espresso la propria indignazione per la costruzione del muro, per le violenze e gli abusi. Stanotte, all'una e trenta, i militari israeliani sono arrivati a casa di Nasir con un mandato di cattura. Nasir ora rischia fino a sei mesi di detenzione amministrativa, un istituto per il quale si può essere trattenuti senza incriminazione né processo. L'ordine di detenzione amministrativa viene dato da un comandante militare e può durare fino ad un anno, ma può essere rinnovato un numero illimitato di volte. 15 gennaio 2004 Alle due del mattino i militari sono venuti ad arrestare altri esponenti del Comitato Popolare contro il Muro: il coordinatore, Ayed Ahmed Hussein Morrar e suo fratello, Nàim Ahmed Hussein Morrar. Un altro fratello, Nasir, era stato arrestato qualche giorno prima. L'attività di Ayed, Nàim e Nasir era stata quella di organizzare manifestazioni pacifiche con la partecipazione di attivisti internazionali (alcuni dei quali ospitati a casa loro), contro la confisca delle terre e la costruzione del muro. 22 gennaio 2004 Oggi i cittadini di Budrus hanno ricevuto un bellissimo omaggio dai Rabbini per i Diritti Umani: cento giovani ulivi da piantare al posto di quelli sradicati dai militari. Palestinesi ed attivisti stranieri hanno nuovamente manifestato, festeggiando il lieto evento della giornata. 30 gennaio 2004 Alla fine è arrivata la condanna di Nasim. Quattro mesi di carcere per esser stato promotore di iniziative contro la costruzione del muro e la confisca delle terre. Un contadino di Budrus ci saluta così: "Forse non sarò in grado di fermare questo muro, ma questa terra è la mia vita e la difenderò fino all'ultimo respiro. La storia saprà che io non sono rimasto in silenzio". a cura di Daniele Frongia
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