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Milano: prossime iniziative e il dopo Bombay
- Subject: Milano: prossime iniziative e il dopo Bombay
- From: "associazione culturale punto rosso" <puntorosso at puntorosso.it>
- Date: Wed, 28 Jan 2004 20:36:48 +0100
Vi inviamo, al posto del Rossonotizienet, una comunicazione delle prossime iniziative, nostre o di altri organismi con cui collaboriamo, e in allegato una valutazione provvisoria del Fsm di Bombay a cura di Giorgio Riolo. ---------------------------------------------------------------------------- Sommario - iniziativa a Milano dopo il Forum Sociale Mondiale di Bombay - Milano lunedì 16 febbraio - iniziativa del Forum per un'alternativa programmatica di governo - Milano sabato 31 gennaio 2004 - convegno a Milano sulla microfinanza per il sud del mondo - Milano giovedì 29 gennaio - iniziativa a Milano con Bertinotti su idee e pratiche della sinistra alternativa - Milano giovedì 5 febbraio - iniziativa nel lecchese contro gli oleodotti - Bevera di Castello Brianza (LC) venerdì 6 febbraio ---------------------------------------------------------------------------- Programma provvisorio IMMAGINI E PAROLE DI UN EVENTO STRAORDINARIO IL FORUM SOCIALE MONDIALE DI MUMBAI 2004 MILANO - LUNEDI' 16 FEBBRAIO 2004 ore 20.30 CAMERA DEL LAVORO - CORSO PORTA VITTORIA 43 Proiezione del video a cura di Antonio Pacor e Federico Minnini Partecipano MEENA MENON (attivista indiana, Comitato Organizzatore di Mumbai 2004) VITTORIO AGNOLETTO (cons. int. Fsm) In attesa di risposta MARINA FORTI (il manifesto), MARIO PORTANOVA (Il Diario) e altri Intervento di EMILIO MOLINARI di ritorno dal Chiapas Coordina MARIO AGOSTINELLI ---------------------------------------------------------------------------- Milano 31 gennaio 2004 Teatro delle Erbe, via Mercato 3 (MM 1 - fermata Cairoli MM 2 - fermata Lanza) dalle ore 9,30 alle 16 SEMINARIO NAZIONALE del Forum programmatico per una alternativa di governo Lavoro - Stato Sociale Presiede Nicola Nicolosi Introduce Sergio Tosini Relazione Prof. F. Roberto Pizzuti Comunicazioni Prof. P. Giovanni Alleva (Mercato lavoro) e Prof. Bruno Bosco (Fisco e redditi) Interventi previsti Paolo Ferrero(Prc) - Sergio Giovagnoli (ARCI) Tino Magni(Fiom) - Pino Vanacore (Cgil) Gian Paolo Patta (Cgil-Lavoro Società) - Natale Ripamonti (Verdi) Cesare Salvi (sinistra D.S. per il Socialismo) - Dino Tibaldi (PdCI) Aldo Tortorella (A.R.S.) - Vittorio Agnoletto (Social Forum) ---------------------------------------------------------------------------- Creditosud e cooperativa Chico Mendes organizzano in collaborazione con Banca Popolare di Milano un convegno dal titolo MICROFINANZA PER IL SUD DEL MONDO giovedi 29 gennaio 2004 dalle ore 14:30 alle ore 18:30 in via San Paolo 12 (MM1), Milano, presso la sede della Banca Popolare di Milano. Ore 14,30 Benvenuto e introduzione di avv. Paolo Manzato, vicepresidente BPM relazioni e testimonianze di Stefano Magnoni, vice presidente Ctm altromercato Rogelio Jacome Morales, Union General Huatusco, Messico, organizzazione di piccoli produttori di caffè Sharon Riguero, vicedirettore di Prestanic, Nicaragua, organizzazione di microcredito Conclude Andrea Berrini, presidente CreditoSud Ore 16,45 tavola rotonda su "La finanza etica italiana e il Sud del mondo" con Laura Viganò, Fondazione Giordano Dell'Amore Marco Bersani, Attac Italia Alfredo Somoza, ICEI. Coordina Marco Gallicani, Associazione Finanza Etica. In molte nazioni dell'Africa dell'Asia e dell'America Latina esiste da anni un circuito di organizzazioni popolari, che hanno costruito attività economiche autosostenibili. Questo circuito, spesso associato in reti a livello soprannazionale, cerca contatti e solidarietà nel Nord del mondo. Chiede possibilità di esportazione, assistenza tecnica, fondi a dono, cioè solidarietà economica, politica e culturale. Ma ha anche bisogno, molto semplicemente, di credito a tassi sostenibili. CreditoSud, una società di microfinanza che opera in stretto contatto con le organizzazioni del commercio equo e solidale italiano, con le banche alternative europee e con le associazioni del no profit, invita con questo convegno a una riflessione su come aumentare le possibilità di accesso al credito per un maggior numero di persone nei Paesi in Via di Sviluppo, al fine di dimostrare loro quella fiducia che altri non sono disposti a riconoscere. D'altra parte, offre al risparmiatore italiano un'opportunità concreta di investimento etico. Per informazioni: Gianluca Bozzia 02-54107745 int. 204 328-4634311 www.creditosud.it ---------------------------------------------------------------------------- IDEE, CULTURE, PRATICHE PER UN' ALTERNATIVA DI SOCIETA' Giovedì 5 febbraio 2004 h. 21 Camera del Lavoro di Milano Salone "Di Vittorio" - C.so di Porta Vittoria 43 Presiede Augusto Rocchi (Segretario PRC Milano) Intervengono Fausto Bertinotti (Segretario Nazionale PRC) Tom Benettollo (Presidente Nazionale A.R.C.I.) Vittorio Agnoletto (Consiglio Internazionale Fsm) Gianni Rinaldini (Segretario generale FIOM Nazionale) Daniele Farina (Leoncavallo) ---------------------------------------------------------------------------- La Rete di Lilliput di Lecco, insieme a: ALE G, Amnesty International, Anpi, Arci, Attac, Beati i costruttori di pace, Associazione equosolidale, Associazione Italia-Nicaragua, Bondeko, Comunità di via Gaggio, Gruppo ambiente e partecipazione di Oggiono, Gruppo informazione territoriale Banca Etica, Gruppo intercultura Namastè, "Il Granello" Merate , Ipsia-Acli di Lecco, Karibuny, Centro Khorakhanè, Circolo Ambiente di Merone, CGIL, Mani Tese di Bulciago, Movimento consumatori, Pax Christi, Punto Rosso, Radiè Resh, organizza: E Noi Italiani ? Venerdì 6 febbraio 2004, ore 20.45 C/o Missioni Consolata, Via Romitaggio 1 Bevera di Castello Brianza (LC) Incontro con: Antonio Tricarico Campagna per la Riforma della Banca Mondiale Per capire come si costruisce un oleodotto, come si trovano ed impiegano i "soldi pubblici a perdere", come ci si può opporre e come si può contribuire per costruire un mondo senza povertà, guerre, terrorismo e corruzione. ------------------------------------------------------------------- ASSOCIAZIONE CULTURALE PUNTO ROSSO puntorosso at puntorosso.it <mailto:puntorosso at puntorosso.it> FORUM MONDIALE DELLE ALTERNATIVE fma at puntorosso.it <mailto:fma at puntorosso.it> LIBERA UNIVERSITA' POPOLARE lup at puntorosso.it <mailto:lup at puntorosso.it> EDIZIONI PUNTO ROSSO edizioni at puntorosso.it <mailto:edizioni at puntorosso.it> VIA MORIGI 8 - 20123 MILANO - ITALIA TEL. 02-874324 e 02-875045 (anche fax) www.puntorosso.it IL FORUM SOCIALE MONDIALE DI BOMBAY 2004. ALCUNE NOTE SPARSE E PROVVISORIE di Giorgio Riolo Scrivevamo l'anno scorso, come commento finale del Fsm di Porto Alegre 2003, che il Fsm stesso è sì "il fatto politico più importante della nostra epoca" (Lula) e quindi sempre una grande assise delle migliori energie intellettuali, politiche, culturali, etiche, antropologiche del pianeta. Ma, al contempo, aggiungevamo che la soddisfazione per i risultati raggiunti era fortemente mitigata dalla consapevolezza che milioni di persone, di "occhi", non sapevano, non erano "incontrati" dal nostro movimento. Al Fsm di Porto Alegre 2003, a fatica molti esponenti del Consiglio Internazionale (da Amin, Houtart, Walden Bello, ad Agnoletto, Del Roio ecc.) si erano adoperati affinché il Fsm 2004 si svolgesse in India, proprio a partire dal convincimento che in questo modo il Fsm riuscisse a investire altri continenti, altre masse fino ad allora pressoché escluse dalla partecipazione. 1. Così è stato. Il Fsm 2004 non è stato solo una occasione di elaborazione delle alternative. Compito che è sempre più urgente, più imprescindibile. Il compito dell'affinamento della nostra strategia, sulle resistenze, sulle lotte, sulle alternative. Con i grandi ritardi accumulati e i problemi riscontrati nei recenti forum (peraltro riusciti e sempre sprigionanti una bella carica intellettuale e politica) nel senso della ripetizione e non dell'accumulazione. Ma al contempo abbiamo capito che il Fsm può costituire, come abbiamo verificato a Mumbai, un potente impulso innescatore di energie latenti. Un potente campo gravitazionale. Un potente aiuto ai popoli, ai movimenti, ai soggetti, ai paesi interessati. Il Fsm 2004 è stato un grande aiuto e stimolo per la miriade di movimenti, organizzazioni, sindacati, gruppi, organismi del continente India e dell'Asia in generale. Un aiuto sulle questioni scottanti del Communalismo (le chiusure identitarie, escludenti), del fascismo indù (Roy), del sistema delle caste, in primo dei dalit. Un aiuto per l'avvicinamento India-Pakistan, per la soluzione dell'annosa questione del Kashmir. A mo' di esempio, i tanti sudcoreani presenti facevano rilevare che se il Fsm fosse svolto in Corea del sud si potrebbe compiere il miracolo dell'apertura delle frontiere con la Corea del Nord. Con conseguenze geostrategiche immaginabili. 2. Il Fsm 2004 ha dato l'opportunità storica agli ultimi, veri dannati della terra, di potersi esprimere, di essere e sentirsi protagonisti. I dalit e le minute donne contadine, operaie, nella doppia oppressione del duro lavoro e del sistema patriarcale, le prostitute ecc. Sempre nelle dimensioni asiatiche, con le sterminate dimensioni del paesaggio e del materiale umano, degli esseri umani. Foss'anche solo questo come risultato della presenza del Fsm 2004, ebbene è stato giusto svolgerlo in India. Il ventre del pianeta, signori. 3. Naturalmente l'espressione culturale spontanea e dominante si articolava in slogan, cortei, drammatizzazioni per i viali del Goregaon. Noi occidentali più avvezzi ai concetti e alle parole. Loro ai corpi, ai colori, ai canti, alla mobilitazione, ai simboli. Fanon avrebbe detto corpi colonizzati, compressi, pronti a esplodere. In altre culture e antropologie, anche con l'esplosione violenta. Qui popoli e persone, miti, dalla pazienza asiatica, che ti guardano negli occhi quando si vuole riconoscere nell'altro un essere umano degno di attenzione e di rispetto (noi occidentali spesso non guardiamo, ma "attraversiamo" gli altri). Popoli e genti che meritano grande rispetto. 4. Irrimediabilmente, finché non si sarà trovata altra via, altro modalità di condurre le cose umane, il mondo e la società andrà avanti grazie, in bene o in mele, alle élite. Noi costituiamo una élite mondiale. In più facciamo parte della classe media mondiale. Anche se subalterni, oppressi taluni, salariati, marginali ecc. nei nostri centri sviluppati, abbiamo i mezzi e i saperi per viaggiare, siamo onnipresenti. E' un dato di fatto, non assiologico, di cui prendere atto. Non dobbiamo stracciarsi vesti, fare professioni o atti di povertà (va bene comunque chi lo fa). Basta semplicemente averne cognizione e usare al meglio questa irrimediabile condizione di élite. "Loro" a Porto Alegre non potevano venire (e da qui la campagna voluta dal Forum Mondiale delle Alternative "Asia, Africa a Porto Alegre", che andrebbe sostenuta di più anche da chi ha firmato l'appello, individui, giornali ecc.). Un esempio per tutti: era commovente come un leader di uno dei tanti sindacati dei braccianti agricoli del Bangladesh, 10 milioni di aderenti (10 milioni non 100 mila, non 1 milione) ci ringraziasse, volesse conoscere la nostra associazione, attività ecc. Una lezione di umiltà, come tante ne abbiamo ricevuto. 5. Un bagno purificatore, una catarsi. Una salutare e potente relativizzazione delle delegazioni occidentali, italiana e francese soprattutto. Salutare, perché, come dicevano sempre i greci, il senso della "misura", il metron, il senso del limite, è la condizione della maturazione, del diventare adulti, della civiltà in ultima istanza. Abbiamo peccato, taluni di più perché senza freni inibitori, di prometeismo, di creazionismo (come novelli "napoleoni": noi abbiamo fatto, abbiamo diritto a decidere, a decidere le plenarie, a spartire ecc.). Quasi l'inversione soggetto-oggetto, pensare che il movimento sia stato "creato". Contro Napoleone, il generale Kutuzov pensava che invece di creare, i generali erano "agiti" dalle migliaia di singole volontà che, per esempio, non volevano i francesi in casa propria. 6. Rimane però il problema delle oligarchie. Come per le elite, non abbiamo ancora trovato la soluzione del problema e fino a che non abbiamo trovato, non abbiamo forgiato un altro strumento, ci teniamo le oligarchie. Non solo nei partiti, luogo d'elezione di questa modalità, ma anche, e taluni neanche hanno cognizione di ciò, negli organismi di movimento, nelle reti ecc. (naturalmente qui vige una oligarchia più soft, più fluida ecc.). Anche il Fsm ha una oligarchia. Soprattutto nel Consiglio Internazionale. Al cui interno la potente oligarchia brasiliana (il gruppo degli 8) ha naturalmente l'egemonia. Egemonia legittima perché senza di loro avremmo il caos, non avremmo memoria storica e continuità. L'oligarchia ha l'unica legittimazione nell'essere composta da elementi che si distinguono per autorevolezza, disinteresse, per l'alto livello intellettuale, politico, etico. Insomma, abbiamo fatto pochi passi in avanti rispetto al luogo d'origine e archetipo della Repubblica di Platone e dei filosofi-reggitori. 7. La politica. Ancora una volta dobbiamo ritornare alla vexata quaestio. Il movimento è anche, in vario modo, un tentativo di rifondazione della politica. Nella sua accezione più vasta. Certo dal basso ecc. Ma è la politica, anche degli stati e dei governi. Il modello è Cancun. Dobbiamo avere efficacia politica di determinazione delle decisioni, politiche in ultima istanza. La politica partitica fisiologicamente agisce in seno al movimento, e quindi in seno al Fsm e al Consiglio Internazionale. La soluzione comunque non è mai l'antipolitica. Ciò diventa molto più chiaro in relazione alla questione guerra. 8. La guerra, l'Iraq, gli Usa, Bush erano fortemente presenti in ogni atto o momento del Forum. L'antiamericanismo è un sentimento e un convincimento naturale per i latinoamericani, gli asiatici. A misura di ciò che gli Usa hanno fatto e continuano a fare intorno al mondo. Soverchi problemi ce li poniamo noi dalle nostre parti. L'esigenza di individuare singole campagne unificanti in cui far convergere tutti gli sforzi al fine di conseguire risultati significativi che lascino il segno è la questione dei risultati politici concreti e reali. Della politica come dicevamo sopra. Abbiamo da lanciare campagne, come abbiamo fatto, sull'acqua, sui beni comuni, sull'energia, sul commercio equo e solidale, sui diritti dei bambini ecc. Ma abbiamo da lanciare campagne sulla questione politica per eccellenza, che tutto riassume, la questione della guerra. Da qui l'indicazione del 20 marzo come giornata mondiale contro la guerra, come è stato il 15 febbraio 2003. E questo è già una grande cosa, precisa e concreta. Ma vorrei subito riferire il discorso di apertura del Fsm di Arundhati Roy. A suo tempo, ancor prima che assurgesse a grande punto di riferimento del nostro movimento, indicata da noi come una delle studiose e delle attiviste più importanti. Nel suo appassionato discorso, come al Gigantinho di Porto Alegre nella scorsa edizione del Fsm, ma al contempo ironico, aggraziato, pacato, la Roy ha posto, tra le altre cose, una sola questione, un solo programma minimo, su cui far convergere tutti gli sforzi: l'Iraq. Invece di sostenere dall'esterno la resistenza irachena (e quindi di chiedersi, legittimamente od oziosamente, da chi realmente è fatta questa resistenza: vecchi arnesi baathisti? Fondamentalisti islamici? Ecc.), con un veloce slittamento semantico e reale, considerarci noi stessi, in tutto il mondo, resistenza. Perché siamo in guerra. E allora: individuare due (non ha fatto i nomi, ma è facile pensare alla Halliburton e alla Bechtel) delle multinazionali Usa che stanno traendo enormi profitti dalla distruzione dell'Iraq e del popolo iracheno. In ogni città, in ogni luogo, mobilitarsi e costringere le loro sedi a chiudere (shut up, qualcuno è sobbalzato, ma nessun gratuito incitamento al gesto, come ha precisato nella versione pubblicata, vedi Internazionale di questa settimana, ricordando la celebre "marcia del sale" guidata da Gandhi). Noi dobbiamo continuare a elaborare il fine e il mezzo della "forza di massa non violenta". Non "buonista", ma all'altezza della sfida lanciata dal potere, dai poteri, degli stati e delle multinazionali, che attuano genocidi anche senza il ricorso alle vie militari (fame, malattie, embarghi ecc.). Noi abbiamo ulteriormente tolto il consenso alla guerra, agli Usa, il 15 febbraio. Non abbiamo fermato la guerra, ma abbiamo creato coscienza e abbiamo seminato per il futuro. Tuttavia la storia, l'essere-proprio-così della storia e delle cose umane, ancora una volta ci mostra che, assieme alla sottrazione di consenso, all'enormità della spesa militare che intralcia i piani dei guerrafondai Usa ecc., alla fine e in ultima istanza, sono i "loro" morti a frenarli, a metterli in crisi (naturalmente i bambini iracheni, le formichine irachene, afgane ecc. non contano, non si contabilizzano, sono appunto formichine). Si profila la "sindrome dell'Iraq". La "sindrome del Vietnam" è stata sì innescata dal grande movimento pacifista mondiale di allora, statunitense in primo luogo, ma tragicamente "decisivi" sono stati i 58.000 boys morti (con il controvalore del 1,5 - 2 milioni di morti delle pazienti e asiatiche formichine vietnamite). Non si recede di un millimetro sulla nostra scelta strategica della non-violenza, ma dobbiamo avere tragica cognizione di come procede la storia reale. Per non scadere a essere petulanti metafisici. 9. Samir Amin e altri organismi presenti a Mumbai hanno lanciato la parola d'ordine della mobilitazione contro la militarizzazione del mondo, per la chiusura delle basi Usa disseminate nel mondo, in primo luogo in Asia, in Africa e in America Latina. Nello spirito di Bandung, contro l'imperialismo. E' irrealistico pensare a una grande mobilitazione italiana, unificante i vari pezzi del movimento, per la chiusura delle basi Usa in Italia? Per una Italia libera da armi nucleari, da armi ed eserciti stranieri? 10. In ultimo le cifre. Asiatiche le proporzioni, le dimensioni. Delegati circa 100.000, invitati molti. Straordinaria esperienza, intensa, quanti incroci, quanti incontri, quante relazioni, quanti volantini, quanti biglietti da visita, quante foto, quante immagini. E un grazie di cuore al Comitato indiano e alle migliaia di volontari e di volontarie che hanno reso possibile questa grande esperienza, non solo per loro, ma anche per noi. Un popolo che merita grande rispetto. Nella spaventosa povertà, la grazia e la dignità. 11. Infine. A chi le chiede quale libro stia scrivendo, la Roy risponde, un poco stizzita, se per caso chi ha fatto la domanda non si sia accorto di quello che accade intorno al mondo. La parola che le è data, ella la utilizza per intervenire sulla guerra, sulle spaventose ingiustizie, per contribuire alle mobilitazioni in India e fuori. Mi viene in mente Herbert Marcuse, il quale, sul finire dei suoi giorni, nel 1977, nell'ultima intervista concessa, alla domanda su quale tema filosofico, e quindi su quale libro, stesse lavorando, un poco sorpreso, rispondeva che altro si potesse fare se non impegnarsi e contribuire a risolvere i grandi problemi dell'umanità, la morte per fame, le spaventose povertà, le guerre. Aggiungendo che, per la prima volta nella storia, l'umanità avesse a disposizioni tutti i mezzi materiali e conoscitivi per ovviare a tutti questi mali e assicurare a tutti gli esseri umani una vita liberata dall'indigenza, dalla fame, dalle malattie, dalla paura della guerra.
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