R: articolo "BIN LADEN o dell'Araba fenice"



Lei è un signore gentilissimo. Ma l'allegato non c'è. Succede. E mi
interesserebbe davvero.
Buona notte (23,30) e grazie.
Enrico Peyretti
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From: Agostino Spataro <agspata at tin.it>
To: <pace at peacelink.it>
Sent: Monday, January 05, 2004 9:27 PM
Subject: articolo "BIN LADEN o dell'Araba fenice"


> Carissimi Direttori,
> vi chiedo solo un minuto del vostro tempo prezioso. Stamattina, sui mass
> media, si è reincarnato lo spettro di Osama Bin Laden, il quale se la
> prende con i suoi ex amici al potere alla Casa Bianca e con i loro amici
> dittatori del Golfo e- fatto nuovo-, fra questi ultimi ci mette anche
> Saddam Hussein, contro il cui potere il giovane Bush ha scatenato una
> guerra "preventiva". Che strano giro di amicizie si fanno e si disfanno
> nell'area del Golfo!
> Volevo scrivere un articolo su questa nuova resurrezione, poi sono andato
a
> rileggermi una mia cosina di sette mesi addietro ( esattamente del 14
> maggio 2003) pubblicata sulla nostra rivista on line "Infomedi"
> (www.infomedi.it), ed ho pensato che non fosse necessario, poichè lo
> scritto conserva tutta la sua inquietante validità, anche dopo la cattura
> di Saddam e l'ultimo minaccioso appello di Bin Laden.
> Anche allora ho inviato l'articolo a vari direttori di giornali, riviste
> ecc. Solo alcuni giornali on line l'hanno pubblicato, mentre gli altri,
> soprattutto quelli della carta stampata, lo hanno regolarmente ignorato.
> Purtroppo quando si va alla "guerra" si deve solo sparare contro il nemico
> prescelto, vero o presunto, e non ci può essere tempo e spazio per chi
> manifesta qualche contrarietà e suggerisce una riflessione nell'esclusivo
> interesse dell'Italia e dell'Europa.
> Ecco che abbiamo visto una valanga di articoli, saggi e reportages che
> pochissimi leggono, poichè, tranne alcuni, non producono vera informazione
> e tantomeno analisi sulla "guerra- farsa" e sul dopoguerra- tragico in cui
> si sono impantanati Bush, Blair e i loro amici "interventisti".
> Comunque, mi fermo, poiché non vorrei superare il minuto. Ovviamente, non
> chiedo la pubblicazione dell'allegato articolo, ma solo di dargli,
> eventualmente, un'occhiatina, nella speranza che le cose scritte da uno
che
> da decenni si occupa (a diversi livelli, anche istituzionali) di mondo
> arabo ( naturalmente non per fare la guerra, ma per stabilire con esso
> relazioni pacifiche di cooperazione), possano far riflettere sulle
> prospettive di questa tragica vicenda.
> Qualcuno cestinerà questa e-mail catalogandola come appartenente alla
> spregevole serie del "io l'avevo detto". La qualcosa non mi disturba.
> Poichè, alla luce della gran massa circolante di analisi sballate, credo
> sia preferibile appartenere al piccolo drappello di quelli che si sforzano
> di capire per prevenire i disastri, invece che alla grande schiera di
> quelli che non ne azzeccano una.
> Sulla questione del fondamentalismo ho anche scritto un libro: "Il
> Fondamentalismo islamico- Dalle origini a Bin Laden", prefazione di Yasser
> Arafat, Editori Riuniti, Roma, 2001, che qui cito, non per averne
> segnalazioni o recensioni (credo che sia quasi esaurito), ma solo per far
> capire che mi sono sforzato di studiare questo complesso fenomeno,
rispetto
> al quale, da laico, mi pongo scevro da pregiudizi ideologici e da
> sottovalutazioni o accondiscendenze.
> Nel caso questa mia dovesse urtare contro la vostra suscettibilità, Vi
> prego di scusarmi. Ringraziandovi per la cortese attenzione, vi prego di
> accogliere i mie più cordiali saluti ed auguri per il nuovo Anno.
> Agostino Spataro
> 5 gennaio 2004.
>
>
>
>
> BIN LADEN O DELL'ARABA FENICE
>
> di Agostino Spataro*
>
> Sommario:
> Bin Laden, l'ubiquatario- L'arma del petrolio al servizio della "umma"
> musulmana- Saddam e re Fadh pari sono- Qualcosa non quadra fra pratiche e
> teorie islamiste- La guerra al "terrorismo" rafforza i terroristi- Europa:
> dialogo e cooperazione col mondo arabo.
>
>
>
> Bin Laden, l'ubiquatario
> Osama Bin Laden è "Come l'araba fenice, che ci sia ognuno lo dice, dove
sia
> nessuno lo saS"
> (Metastasio) Ormai, sembra che dovremo rassegnarci a convivere (chissà per
> quanto tempo) con l'immagine evanescente del capo di Al Qaeda che i
> mass-media hanno fabbricato, su input degli imbonitori del Pentagono: una
> "araba fenice" , molto speciale che muore e risorge dalle proprie ceneri,
> nei momenti opportuni.
> E ogni resurezzione è annunciata da terrificanti attentati suicidi che
> mietono vittime a centinaia, a migliaia, come avvenne a New York, l'11
> settembre.
> Dopo la recente "guerra" contro l'Iraq, che gli angloamericani si sono
> illusi d'aver vinto con l'abbattimento della statua gigante di Saddam
> Hussein, e nel bel mezzo dell'impasse politica ed organizzativa del
> dopoguerra, l'emiro del terrore sembra essere risuscitato dalle ceneri
> della guerra in Afghanistan, per annunciare nuove sciagure e quindi
> legittimare altre guerre, prossime venture.
> Carico di colpe tremende e inenarrabili, seppure descritto in precarie
> condizioni di salute, lo si vorrebbe dotato del dono dell'ubiquità:
> dovunque esplode una bomba "islamista" c'è la mano insanguinata di Bin
> Laden.
> Nei giorni scorsi, è stata intravista dietro gli  attentati suicidi fra le
> lussuose ville di Riyadh, capitale del regno saudita, e di quelli avvenuti
> nelle periferie di Grozni, la martoriata capitale della Cecenia.
>
> L'arma del petrolio al servizio della "Umma" musulmana
> In attesa che qualcuno si decida ad interrompere questo spietato "romanzo
a
> puntate", vediamo di abbozzare un ragionamento politico per tentare di
> capire gli obiettivi principali della strategia di Bin Laden (o di chi ne
> fa le veci) e della sua multinazionale islamista "Al Qaeda".
> La guerra, nella sua ottusità, ha rafforzato nell'opinione pubblica
> mondiale il fondato sospetto che Bush l'abbia scatenata per il controllo
> strategico dell'area del Golfo e delle immense risorse petrolifere
irachene.
> Così come- dall'altro lato- Putin si ostina a mantenere lo stato
> d'occupazione russa della Cecenia per il predominio sulle risorse
> petrolifere insistenti nelle regioni dell'Asia centrale.
> Da notare che queste regioni costituiscono i due principali poli nei quali
> si concentrano le maggiori riserve energetiche del pianeta e che entrambi
> insistono in paesi di tradizione islamica o della futura "umma" (comunità)
> musulmana propugnata da  Bin Laden e, in genere, dalle organizzazioni
> islamiste radicali.
> Ovvero nei territori dell'Islam che nel sottosuolo detengono immense
> ricchezze mentre in superficie mostrano la più grande ingiustizia, fatta
di
> miseria, disoccupazione, analfabetismo e arretratezza cronica, ecc. Il
> petrolio "islamico", che per alcuni decenni farà ancora girare l'economia
> mondiale, è l'unica risorsa strategica di cui dispone il mondo arabo, fino
> ad oggi malamente gestita dai gruppi dominanti, soprattutto nelle
> petromonarchie, in termini di scandalosa ingiustizia sociale e di
> subalternità agli interessi delle grandi corporazioni economiche
> nord-americane e occidentali.
> Nell'era della globalizzazione dell'economia, i gruppi islamisti
vorrebbero
> appropriarsi del petrolio e trasformarlo in un'arma formidabile non tanto
> per distruggere l'Occidente (obiettivo quantomeno  improbabile, poiché
> nessun venditore si sognerebbe di distruggere il suo miglior cliente),
> quanto per condizionarlo nel meccanismo basilare del suo sviluppo e
> garantire allo Stato islamico che verrà un ruolo decente nei nuovi assetti
> del potere che si andranno a determinare nel quadro del "nuovo ordine
> internazionale".
>
> Saddam e re Fadh pari sono
> E non c'è dubbio che il primo, grosso ostacolo al dispiegamento della
> strategia islamista è rappresentato dagli attuali regimi al potere
corrotti
> e succubi alla politica neo-coloniale dell'Occidente che gli islamisti
> vogliono abbattere senza eccezione alcuna.
> Per gli integristi non c'è grande differenza fra il laico Saddam Hussein e
> la dinastia fondamentalista ("wahabbita") dell'Arabia saudita. Se, dunque,
> Bush, facendosi malissimo i conti, s'incarica di togliere di mezzo Saddam
> fa una cosa gradita agli islamisti e perciò ponti d'oroS alle armate
> angloamericane in Iraq.
> In Arabia, dove il potere petrolifero è saldamente nelle mani dei  Saud, i
> più fedeli alleati degli Usa, ci pensano i martiri di Al Qaeda a scuotere
> il regime a colpi d'attentati suicidi, in attesa della sollevazione
> generale che, com'è successo nell'Iran dello Scià,  travolgerà la dinastia
> più ricca e potente del Medio Oriente, alla testa di un Paese che- per la
> prima volta- accusa un fortissimo deficit di bilancio e un crescente
> disagio sociale.
> Bush, che proviene da una dinastia di petrolieri texani, è molto sensibile
> all'argomento petrolio e mostra di avere bene avvertito la pericolosità
del
> disegno politico del capo di Al Qaeda e perciò ha deciso d'ingaggiare con
> lui (almeno a parole) una guerra mortale.
> In questa guerra anomala contro "il terrorismo", combattuta fra ex alleati
> e per interessi inconfessabili, alcuni governi europei, fra i quali quello
> italiano, fanno a gara per potervi intervenire, anche con mansioni
> subalterne, per andarsi a sedere al tavolo dei vincitori e spartirsi i
> dividendi prodotti dallo sforzo bellico.
> Anche questo è un segno dei tempi (bui) che stiamo vivendo: ieri ci si
> attivava per partecipare ai dividendi della pace, oggi ci si accapiglia
per
> accaparrarsi qualche modesto e sanguinolento dividendo della guerra.
>
> Qualcosa non quadra fra pratiche e teorie islamiste
> L'altro elemento della politica dei gruppi islamisti, da considerare con
> inquietudine, è rappresentato dal ricorso, ormai sistematico, agli
> attentati stragisti come metodo privilegiato di lotta contro i nemici
> interni (Arabia Saudita, Algeria, Egitto, Yemen, Libano, ecc) ed esterni
> (Usa, Israele, Kenia, ecc.).
> Tradizionalmente, i vari gruppi hanno ricorso al terrorismo, anche
suicida,
> soprattutto in azioni di tipo resistenziale (come nei Territori
palestinesi
> e nel Libano del sud occupati dagli israeliani), secessioniste (Kashmir,
> Filippine, ecc) o per il rovesciamento dei poteri cosiddetti "empi"
> (Egitto, Algeria, Siria); quasi mai l'attacco terroristico è stato portato
> fuori dei territori dell'Islam.
> In tutto ciò c'è qualcosa che non quadra rispetto alle più accreditate
> teorie integriste.
> Come se si fosse entrati nella seconda fase del "Jihad" (guerra santa),
> nella guerra per l'instaurazione della Umma mondiale alla cui direzione
> Sayyid Qutb, massimo teorico dell'islamismo contemporaneo, candida "un
> nucleo scelto di credenti plasmato nella fede in un sol uomo".
> E ancora presto per confermarlo. Tuttavia, Bin Laden, nei suoi minacciosi
> proclami, ha teso  ad accreditarsi, agli occhi delle masse dei credenti,
> come il più autentico interprete del pensiero di Qutb, atteggiandosi a
> leader indiscusso, quasi predestinato, della rivoluzione islamista
mondiale.
>
> La guerra "al terrorismo" rafforza i terroristi
> In questa guerra atroce, oltre a copiosi mezzi finanziari e a complicità
> politiche e logistiche, il terrorismo islamista dispone di un'arma davvero
> impareggiabile: le coorti dei martiri della fede che alimentano questo
> assurdo rito sacrificale, imprevedibile quanto micidiale, contro il quale
è
> difficile approntare rimedi e strategie efficaci.
> Questi neo-martiri, infatti, si caratterizzano per un autismo
> impenetrabile, per una volontà fredda e determinata che solo il fanatismo
> estremo può sorreggere.
> Contro questa nuova piaga può risultare controproducente la risposta
> militare (la guerra senza quartiere al terrorismo proclamata dal giovane
> Bush) e/o lo scontro di civiltà, come in Occidente taluni sconsiderati
> propongono di scatenare. Nell'un caso e nell'altro non si andrebbe a
> incidere sulle cause determinanti questo complesso e devastante fenomeno.
> Se il problema- come sembra- è lo sviluppo socio-economico e democratico
> del mondo arabo che- anche tramite il petrolio- vorrebbe affrancarsi dalla
> duplice dipendenza derivante dalle politiche delle grandi multinazionali
> del petrolio e dalle dittature nazionali, allora le forze democratiche
> europee, ma anche quelle Usa, dovrebbero avviare un dialogo con tutte le
> componenti progressiste e pacifiste, laiche e religiose, che costituiscono
> la stragrande maggioranza del mondo arabo, per meglio individuare e
> rimuovere le cause generatrici dell'attuale malessere arabo e per
costruire
> insieme una prospettiva di co-sviluppo e di sicurezza reciprocamente
> garantita.
>
> Europa: dialogo e cooperazione col mondo arabo
> In primo luogo, e subito, bisognerà rimuovere il più grave ostacolo che si
> frappone fra Occidente e Medio Oriente: la questione palestinese. Un
> accordo di pace, equo e duraturo, fra israeliani e palestinesi, che
> assicuri a questi ultimi la creazione di uno Stato sovrano e a tutti i
> paesi della regione confini sicuri, avrebbe contro il terrorismo un
effetto
> pari a migliaia di missili, poiché farebbe venir meno il suo principale
> elemento di agitazione fra le masse arabe.
> Per contribuire a questo sforzo, bisogna far chiaramente capire al signor
> Bush che l'Europa non è disposta a seguirlo nel suo azzardoso
> unilateralismo imperiale e notificare al falco Sharon e soci un no deciso
> alla sua politica repressiva ed espansionistica in Palestina.
> L'Europa e altri importanti Paesi occidentali dovranno fare queste cose,
> oggi, se non vogliono essere costretti, domani, a trattare con Bin Laden o
> con suoi consimili i nuovi termini del rapporto di scambio fra Occidente e
> Oriente.
>  14 maggio 2003
>
> *Agostino Spataro
> è direttore di "Infomedi-Informazioni online dal Mediterraneo"
> e autore del libro "Il fondamentalismo islamico- Dalle origini a Bin
Laden"
> presentazione di Yasser Arafat, Editori Riuniti, Roma
>
> Avvertenza:
> si autorizza la pubblicazione del presente articolo, in tutto o in parte,
> purché vengano chiaramente indicati il nome dell'Autore e il periodico di
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