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R: articolo "BIN LADEN o dell'Araba fenice"
- Subject: R: articolo "BIN LADEN o dell'Araba fenice"
- From: "Enrico Peyretti" <peyretti at tiscali.it>
- Date: Mon, 5 Jan 2004 23:37:33 +0100
Lei è un signore gentilissimo. Ma l'allegato non c'è. Succede. E mi interesserebbe davvero. Buona notte (23,30) e grazie. Enrico Peyretti http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti http://www.arpnet.it/regis www.ilfoglio.org ----- Original Message ----- From: Agostino Spataro <agspata at tin.it> To: <pace at peacelink.it> Sent: Monday, January 05, 2004 9:27 PM Subject: articolo "BIN LADEN o dell'Araba fenice" > Carissimi Direttori, > vi chiedo solo un minuto del vostro tempo prezioso. Stamattina, sui mass > media, si è reincarnato lo spettro di Osama Bin Laden, il quale se la > prende con i suoi ex amici al potere alla Casa Bianca e con i loro amici > dittatori del Golfo e- fatto nuovo-, fra questi ultimi ci mette anche > Saddam Hussein, contro il cui potere il giovane Bush ha scatenato una > guerra "preventiva". Che strano giro di amicizie si fanno e si disfanno > nell'area del Golfo! > Volevo scrivere un articolo su questa nuova resurrezione, poi sono andato a > rileggermi una mia cosina di sette mesi addietro ( esattamente del 14 > maggio 2003) pubblicata sulla nostra rivista on line "Infomedi" > (www.infomedi.it), ed ho pensato che non fosse necessario, poichè lo > scritto conserva tutta la sua inquietante validità, anche dopo la cattura > di Saddam e l'ultimo minaccioso appello di Bin Laden. > Anche allora ho inviato l'articolo a vari direttori di giornali, riviste > ecc. Solo alcuni giornali on line l'hanno pubblicato, mentre gli altri, > soprattutto quelli della carta stampata, lo hanno regolarmente ignorato. > Purtroppo quando si va alla "guerra" si deve solo sparare contro il nemico > prescelto, vero o presunto, e non ci può essere tempo e spazio per chi > manifesta qualche contrarietà e suggerisce una riflessione nell'esclusivo > interesse dell'Italia e dell'Europa. > Ecco che abbiamo visto una valanga di articoli, saggi e reportages che > pochissimi leggono, poichè, tranne alcuni, non producono vera informazione > e tantomeno analisi sulla "guerra- farsa" e sul dopoguerra- tragico in cui > si sono impantanati Bush, Blair e i loro amici "interventisti". > Comunque, mi fermo, poiché non vorrei superare il minuto. Ovviamente, non > chiedo la pubblicazione dell'allegato articolo, ma solo di dargli, > eventualmente, un'occhiatina, nella speranza che le cose scritte da uno che > da decenni si occupa (a diversi livelli, anche istituzionali) di mondo > arabo ( naturalmente non per fare la guerra, ma per stabilire con esso > relazioni pacifiche di cooperazione), possano far riflettere sulle > prospettive di questa tragica vicenda. > Qualcuno cestinerà questa e-mail catalogandola come appartenente alla > spregevole serie del "io l'avevo detto". La qualcosa non mi disturba. > Poichè, alla luce della gran massa circolante di analisi sballate, credo > sia preferibile appartenere al piccolo drappello di quelli che si sforzano > di capire per prevenire i disastri, invece che alla grande schiera di > quelli che non ne azzeccano una. > Sulla questione del fondamentalismo ho anche scritto un libro: "Il > Fondamentalismo islamico- Dalle origini a Bin Laden", prefazione di Yasser > Arafat, Editori Riuniti, Roma, 2001, che qui cito, non per averne > segnalazioni o recensioni (credo che sia quasi esaurito), ma solo per far > capire che mi sono sforzato di studiare questo complesso fenomeno, rispetto > al quale, da laico, mi pongo scevro da pregiudizi ideologici e da > sottovalutazioni o accondiscendenze. > Nel caso questa mia dovesse urtare contro la vostra suscettibilità, Vi > prego di scusarmi. Ringraziandovi per la cortese attenzione, vi prego di > accogliere i mie più cordiali saluti ed auguri per il nuovo Anno. > Agostino Spataro > 5 gennaio 2004. > > > > > BIN LADEN O DELL'ARABA FENICE > > di Agostino Spataro* > > Sommario: > Bin Laden, l'ubiquatario- L'arma del petrolio al servizio della "umma" > musulmana- Saddam e re Fadh pari sono- Qualcosa non quadra fra pratiche e > teorie islamiste- La guerra al "terrorismo" rafforza i terroristi- Europa: > dialogo e cooperazione col mondo arabo. > > > > Bin Laden, l'ubiquatario > Osama Bin Laden è "Come l'araba fenice, che ci sia ognuno lo dice, dove sia > nessuno lo saS" > (Metastasio) Ormai, sembra che dovremo rassegnarci a convivere (chissà per > quanto tempo) con l'immagine evanescente del capo di Al Qaeda che i > mass-media hanno fabbricato, su input degli imbonitori del Pentagono: una > "araba fenice" , molto speciale che muore e risorge dalle proprie ceneri, > nei momenti opportuni. > E ogni resurezzione è annunciata da terrificanti attentati suicidi che > mietono vittime a centinaia, a migliaia, come avvenne a New York, l'11 > settembre. > Dopo la recente "guerra" contro l'Iraq, che gli angloamericani si sono > illusi d'aver vinto con l'abbattimento della statua gigante di Saddam > Hussein, e nel bel mezzo dell'impasse politica ed organizzativa del > dopoguerra, l'emiro del terrore sembra essere risuscitato dalle ceneri > della guerra in Afghanistan, per annunciare nuove sciagure e quindi > legittimare altre guerre, prossime venture. > Carico di colpe tremende e inenarrabili, seppure descritto in precarie > condizioni di salute, lo si vorrebbe dotato del dono dell'ubiquità: > dovunque esplode una bomba "islamista" c'è la mano insanguinata di Bin > Laden. > Nei giorni scorsi, è stata intravista dietro gli attentati suicidi fra le > lussuose ville di Riyadh, capitale del regno saudita, e di quelli avvenuti > nelle periferie di Grozni, la martoriata capitale della Cecenia. > > L'arma del petrolio al servizio della "Umma" musulmana > In attesa che qualcuno si decida ad interrompere questo spietato "romanzo a > puntate", vediamo di abbozzare un ragionamento politico per tentare di > capire gli obiettivi principali della strategia di Bin Laden (o di chi ne > fa le veci) e della sua multinazionale islamista "Al Qaeda". > La guerra, nella sua ottusità, ha rafforzato nell'opinione pubblica > mondiale il fondato sospetto che Bush l'abbia scatenata per il controllo > strategico dell'area del Golfo e delle immense risorse petrolifere irachene. > Così come- dall'altro lato- Putin si ostina a mantenere lo stato > d'occupazione russa della Cecenia per il predominio sulle risorse > petrolifere insistenti nelle regioni dell'Asia centrale. > Da notare che queste regioni costituiscono i due principali poli nei quali > si concentrano le maggiori riserve energetiche del pianeta e che entrambi > insistono in paesi di tradizione islamica o della futura "umma" (comunità) > musulmana propugnata da Bin Laden e, in genere, dalle organizzazioni > islamiste radicali. > Ovvero nei territori dell'Islam che nel sottosuolo detengono immense > ricchezze mentre in superficie mostrano la più grande ingiustizia, fatta di > miseria, disoccupazione, analfabetismo e arretratezza cronica, ecc. Il > petrolio "islamico", che per alcuni decenni farà ancora girare l'economia > mondiale, è l'unica risorsa strategica di cui dispone il mondo arabo, fino > ad oggi malamente gestita dai gruppi dominanti, soprattutto nelle > petromonarchie, in termini di scandalosa ingiustizia sociale e di > subalternità agli interessi delle grandi corporazioni economiche > nord-americane e occidentali. > Nell'era della globalizzazione dell'economia, i gruppi islamisti vorrebbero > appropriarsi del petrolio e trasformarlo in un'arma formidabile non tanto > per distruggere l'Occidente (obiettivo quantomeno improbabile, poiché > nessun venditore si sognerebbe di distruggere il suo miglior cliente), > quanto per condizionarlo nel meccanismo basilare del suo sviluppo e > garantire allo Stato islamico che verrà un ruolo decente nei nuovi assetti > del potere che si andranno a determinare nel quadro del "nuovo ordine > internazionale". > > Saddam e re Fadh pari sono > E non c'è dubbio che il primo, grosso ostacolo al dispiegamento della > strategia islamista è rappresentato dagli attuali regimi al potere corrotti > e succubi alla politica neo-coloniale dell'Occidente che gli islamisti > vogliono abbattere senza eccezione alcuna. > Per gli integristi non c'è grande differenza fra il laico Saddam Hussein e > la dinastia fondamentalista ("wahabbita") dell'Arabia saudita. Se, dunque, > Bush, facendosi malissimo i conti, s'incarica di togliere di mezzo Saddam > fa una cosa gradita agli islamisti e perciò ponti d'oroS alle armate > angloamericane in Iraq. > In Arabia, dove il potere petrolifero è saldamente nelle mani dei Saud, i > più fedeli alleati degli Usa, ci pensano i martiri di Al Qaeda a scuotere > il regime a colpi d'attentati suicidi, in attesa della sollevazione > generale che, com'è successo nell'Iran dello Scià, travolgerà la dinastia > più ricca e potente del Medio Oriente, alla testa di un Paese che- per la > prima volta- accusa un fortissimo deficit di bilancio e un crescente > disagio sociale. > Bush, che proviene da una dinastia di petrolieri texani, è molto sensibile > all'argomento petrolio e mostra di avere bene avvertito la pericolosità del > disegno politico del capo di Al Qaeda e perciò ha deciso d'ingaggiare con > lui (almeno a parole) una guerra mortale. > In questa guerra anomala contro "il terrorismo", combattuta fra ex alleati > e per interessi inconfessabili, alcuni governi europei, fra i quali quello > italiano, fanno a gara per potervi intervenire, anche con mansioni > subalterne, per andarsi a sedere al tavolo dei vincitori e spartirsi i > dividendi prodotti dallo sforzo bellico. > Anche questo è un segno dei tempi (bui) che stiamo vivendo: ieri ci si > attivava per partecipare ai dividendi della pace, oggi ci si accapiglia per > accaparrarsi qualche modesto e sanguinolento dividendo della guerra. > > Qualcosa non quadra fra pratiche e teorie islamiste > L'altro elemento della politica dei gruppi islamisti, da considerare con > inquietudine, è rappresentato dal ricorso, ormai sistematico, agli > attentati stragisti come metodo privilegiato di lotta contro i nemici > interni (Arabia Saudita, Algeria, Egitto, Yemen, Libano, ecc) ed esterni > (Usa, Israele, Kenia, ecc.). > Tradizionalmente, i vari gruppi hanno ricorso al terrorismo, anche suicida, > soprattutto in azioni di tipo resistenziale (come nei Territori palestinesi > e nel Libano del sud occupati dagli israeliani), secessioniste (Kashmir, > Filippine, ecc) o per il rovesciamento dei poteri cosiddetti "empi" > (Egitto, Algeria, Siria); quasi mai l'attacco terroristico è stato portato > fuori dei territori dell'Islam. > In tutto ciò c'è qualcosa che non quadra rispetto alle più accreditate > teorie integriste. > Come se si fosse entrati nella seconda fase del "Jihad" (guerra santa), > nella guerra per l'instaurazione della Umma mondiale alla cui direzione > Sayyid Qutb, massimo teorico dell'islamismo contemporaneo, candida "un > nucleo scelto di credenti plasmato nella fede in un sol uomo". > E ancora presto per confermarlo. Tuttavia, Bin Laden, nei suoi minacciosi > proclami, ha teso ad accreditarsi, agli occhi delle masse dei credenti, > come il più autentico interprete del pensiero di Qutb, atteggiandosi a > leader indiscusso, quasi predestinato, della rivoluzione islamista mondiale. > > La guerra "al terrorismo" rafforza i terroristi > In questa guerra atroce, oltre a copiosi mezzi finanziari e a complicità > politiche e logistiche, il terrorismo islamista dispone di un'arma davvero > impareggiabile: le coorti dei martiri della fede che alimentano questo > assurdo rito sacrificale, imprevedibile quanto micidiale, contro il quale è > difficile approntare rimedi e strategie efficaci. > Questi neo-martiri, infatti, si caratterizzano per un autismo > impenetrabile, per una volontà fredda e determinata che solo il fanatismo > estremo può sorreggere. > Contro questa nuova piaga può risultare controproducente la risposta > militare (la guerra senza quartiere al terrorismo proclamata dal giovane > Bush) e/o lo scontro di civiltà, come in Occidente taluni sconsiderati > propongono di scatenare. Nell'un caso e nell'altro non si andrebbe a > incidere sulle cause determinanti questo complesso e devastante fenomeno. > Se il problema- come sembra- è lo sviluppo socio-economico e democratico > del mondo arabo che- anche tramite il petrolio- vorrebbe affrancarsi dalla > duplice dipendenza derivante dalle politiche delle grandi multinazionali > del petrolio e dalle dittature nazionali, allora le forze democratiche > europee, ma anche quelle Usa, dovrebbero avviare un dialogo con tutte le > componenti progressiste e pacifiste, laiche e religiose, che costituiscono > la stragrande maggioranza del mondo arabo, per meglio individuare e > rimuovere le cause generatrici dell'attuale malessere arabo e per costruire > insieme una prospettiva di co-sviluppo e di sicurezza reciprocamente > garantita. > > Europa: dialogo e cooperazione col mondo arabo > In primo luogo, e subito, bisognerà rimuovere il più grave ostacolo che si > frappone fra Occidente e Medio Oriente: la questione palestinese. Un > accordo di pace, equo e duraturo, fra israeliani e palestinesi, che > assicuri a questi ultimi la creazione di uno Stato sovrano e a tutti i > paesi della regione confini sicuri, avrebbe contro il terrorismo un effetto > pari a migliaia di missili, poiché farebbe venir meno il suo principale > elemento di agitazione fra le masse arabe. > Per contribuire a questo sforzo, bisogna far chiaramente capire al signor > Bush che l'Europa non è disposta a seguirlo nel suo azzardoso > unilateralismo imperiale e notificare al falco Sharon e soci un no deciso > alla sua politica repressiva ed espansionistica in Palestina. > L'Europa e altri importanti Paesi occidentali dovranno fare queste cose, > oggi, se non vogliono essere costretti, domani, a trattare con Bin Laden o > con suoi consimili i nuovi termini del rapporto di scambio fra Occidente e > Oriente. > 14 maggio 2003 > > *Agostino Spataro > è direttore di "Infomedi-Informazioni online dal Mediterraneo" > e autore del libro "Il fondamentalismo islamico- Dalle origini a Bin Laden" > presentazione di Yasser Arafat, Editori Riuniti, Roma > > Avvertenza: > si autorizza la pubblicazione del presente articolo, in tutto o in parte, > purché vengano chiaramente indicati il nome dell'Autore e il periodico di > riferimento: www.infomedi.it > > > -- > Mailing list Pace dell'associazione PeaceLink. > Per ISCRIZIONI/CANCELLAZIONI: http://www.peacelink.it/mailing_admin.html > Archivio messaggi: http://www.peacelink.it/webgate/pace/maillist.html > Area tematica collegata: http://italy.peacelink.org/pace > Si sottintende l'accettazione della Policy Generale: > http://www.peacelink.it/associazione/html/policy_generale.html >
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