Fw: [Forum MFE-GFE] Una nuova Onu per governare il caos - Repubblica 25/08/03



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UNA NUOVA ONU PER GOVERNARE IL CAOS
di Filippo Robilant - Repubblica del 25 agosto 2003
Di recente Alberto Ronchey sul Corriere della Sera lamentava che "non è
ancora in discussione una proposta persuasiva ed impegnativa sulla revisione
della Carta di San Francisco" mentre la situazione di disordine
internazionale impone una riforma urgente dell'Onu. In realtà qualche
proposta, forse non sufficientemente persuasiva ma impegnativa, circola già
da qualche tempo. Piuttosto, cio' che manifestamente è mancata finora è la
volontà politica necessaria per portare a compimento qualsiasi iniziativa,
perfino quelle maggiormente a portata di mano come lo svecchiamento di
alcune agenzie, Oms e Fao in testa. Come è noto, sul tavolo esistono
svariate proposte di riforma del Consiglio di sicurezza, quelle che Ronchey
definisce "schermaglie". Non c'è dubbio che la futura configurazione del
Consiglio di sicurezza, sede del potere "onusiano", rimane l'aspetto
centrale di un'eventuale riorganizzazione. Non a caso alcuni Stati, che si
ritengono titolati a entrare nel sancta sanctorum come membro permanente o
semi-permanente, tra cui l'Italia, proprio su questo punto hanno concentrato
le proprie energie e risorse, forse in maniera eccessiva e a scapito di
qualsiasi riflessione alternativa. In effetti, non si tratta solamente della
revisione del Consiglio di sicurezza: alla situazione di oggi occorre
rispondere con una riforma decisamente più radicale. Gli spartiacque
rappresentati prima dalla fine della Guerra fredda, da cui postumi stentiamo
a sbrinarci, e poi dalla dottrina della "guerra preventiva" recentemente
inaugurata dagli Stati Uniti, rendono ineludibile una ricollocazione
dell'Onu nel quadro del nuovo multilateralismo che si è, defacto, creato. In
questo senso c'è per esempio la proposta degli esponenti radicali Emma
Bonino e Gianfranco Dell'Alba, resa pubblica attraverso la stampa il mese
scorso, una posizione senz'altro innovativa rispetto al panorama
internazionale. Essi partono dal presupposto che la convivenza tra le
democrazie e dittature all'interno del Consiglio di sicurezza abbia portato
alla sua paralisi e che l'Onu, da club di paesi accomunati dagli stessi
valori, s'è trasformato in un foro amorfo e indistinto. Quindi, secondo
loro, bisogna mettere mano non solo ai meccanismi di funzionamento ma anche
alla composizione: l'ammissione e il mantenimento dello status di membro
devono essere subordinati al rispetto di specifici indicatori democratici, a
cominciare dai diritti individuali. Infine la loro proposta operativa:
l'Assemblea generale di settembre convochi una riunione d'un primo caucus di
paesi democratici, per coordinarsi e darsi maggiore unità d'intenti.

Un'altra proposta che circola da anni è quella del Movimento federalista
mondiale per ridurre il deficit democratico dell'Onu. Lo Statuto del 1945
inizia con il celeberrimo "Noi, popoli delle Nazioni Unite...": ebbene i
popoli non sono rappresentati nel sistema dell'Onu dove prevale il
meccanismo puramente intergovernativo. Il Mfm sostiene quindi la creazione
di un'assemblea parlamentare, da affiancare al Consiglio di sicurezza e
all'Assemblea generale. Forse il Mfm vola troppo in alto, sognando
addirittura una sorta di Parlamento mondiale, ma intanto perché non
immaginare qualcosa di simile al Parlamento europeo pre-suffraggio
universale del '79, ispirandoci alla combinazione di visione e pragmatismo
tipico di Altiero Spinelli? Un organismo di questo tipo avrebbe potuto forse
condizionare positivamente la sterile e deprimente discussione che s'è
tenuta in seno al consiglio di sicurezza sul sostegno preventivo dell'Onu
all'intervento americano in Iraq. D'altra parte, come la campagna per
l'istituzione della Corte penale permanente ha dimostrato, anche iniziative
originariamente circondate da cinismo e contrastate dai conformisti della
realpolitik, una volta innescata una dinamica favorevole possono evolversi
attraverso un percorso virtuoso. Purtroppo sul tema della riforma dell'Onu
sembra che i governi siano entrati in una fase d'"analisi-paralisi" . Se,
nel nostro piccolo, vogliamo far avanzare il dibattito per lo meno in
Italia, al fine d'orientare un'eventuale posizione del nostro governo in
tempo per l'inizio dell'Assemblea generale, occorre conoscere le proposte
degli uni e degli altri e schierarsi pro o contro. Invece, se ognuno resterà
inchiodato al proprio scetticismo finiremo per non rendere un servizio a
nessuno.



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