La scissione del continente europeo al servizio degli Stati Uniti



fonte: http://www.reseauvoltaire.net/

14 luglio 2003

Dividere per regnare meglio

La scissione del continente europeo al servizio degli Stati Uniti

(traduzione dal francese di José F. Padova)

La regionalizzazione dell'Europa potrebbe essere sviata dal suo senso
iniziale in favore di uno squlibrio delle istituzioni. Diverrebbe allora
uno strumento per smembrare politicamente l'Europa, lasciando così campo
libero al dominio dell'Impero statunitense. Pierre Hillard analizza questa
variante della dottrina Wolfowitz: come trasformare il sogno di unità
europea nell'incubo della jugoslavizzazione generalizzata.

11 luglio 2003

Le modalità della costruzione europea dipendono dall'idea che ci si fa
dell'unità dell'Europa e del suo ruolo nel mondo. Dopo aver pilotato la
creazione dell'Unione per stabilizzare l'Europa occidentale e sottrarla
all'influenza sovietica, gli Stati Uniti incoraggiano oggi a un tempo la
sua espansione geografica e la sua diluizione politica. L'Unione potrebbe
allora assorbire la Russia e triturare gli Stati membri in una miriade di
regioni, che si trasformerebbero in una vasta zona di libero scambio
protetta dalla potenza militare degli Stati Uniti.

Al contrario di un'idea diffusa, numerose forze per promuovere questo
progetto si trovano già nel seno dell'Unione, come lo attesta la carta
ufficiale che riproduciamo.

Tavola delle regioni d'Europa
Elaborata e pubblicata dall'Assemblea delle Regioni d'Europa (ARE) nel 2002.

Creato nel 1985 da Francia, Spagna e Portogallo, questo istituto fu ripreso
nel 1987 dai Tedeschi che vi infusero principi federalisti, regionalisti e
etnici, il tutto in collegamento con organismi europei come il Comitato
delle Regioni, il Congresso dei Poteri locali e regionali d'Europa (CPLRE)
o il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa (CCRE). L'interesse
maggiore di questo documento è quello di rivelare il senso nascosto
dell'attuale forma della regionalizzazione europea. Questa non riguarda
soltanto l'attuale Unione, ma è concepita per estendersi a tutta l'Eurasia.
Tutti gli Stati dell'Europa centrale, gli Stati baltici, l'Ucraina, la
Russia - con una frontiera all'est che si stende verso la Siberia -, gli
Stati del Caucaso e la Turchia sono già integrati in questo progetto
europeo o piuttosto euro-atlantico. L'adesione all'Unione non sarebbe più
il mezzoper realizzare l'unità europea, ma al contrario per smembrare il
continente, assicurando così il trionfo pacifico dell'iperpotenza
statunitense secondo il principio classico «dividere per regnare». La
regionalizzazione, presentata come un mezzo per ravvicinare i cittadini ai
luoghi dove si decide, non sarebbe altro che un artifizio per prevenire
l'emergenza di una Europa-potenza, in applicazione della «dottrina
Wolfowitz» [1].
Poco prima di lasciare la Casa Bianca, il presidente Clinton ha presentato
la visione statunitense dell'Europa in un discorso che magnificava il
blocco transatlantico. Egli sottolineava anche, e in modo molto netto, che
·« l'unità dell'Europa sta per dar vita a qualcosa di veramente nuovo sotto
il sole: istituzioni comuni più vaste dello Stato-nazione parallelamente
alla delegazione dell'autorità democratica ai gradini inferiori. La Scozia
e il Galles hanno i loro propri parlamenti. L'Irlanda del Nord, dalla quale
proviene la mia famiglia, ha trovato il suo nuovo governo. L'Europa è piena
di vita e risuona di nuovo dei nomi di antiche regioni delle quali si torna
a parlare - la Catalogna, il Piemonte, la Lombardia, la Slesia, la
Transilvania, ecc. - non in nome di un separatismo qualsiasi, ma in uno
slancio di sana fierezza e di rispetto della tradizione. La sovranità
nazionale è arricchita di voci regionali piene di vita che fanno
dell'Europa un luogo che garantisce meglio l'esistenza della diversità ·»
[2].
La « simpatia » americana verso questa forma di regionalizzazione si spiega
col trasferimento del potere politico dagli Stati verso le regioni. Ormai
la «regione-Stato» si fregia di un'autonomia politica sempre più grande nei
campi che riguardano l'amministrazione, la giustizia, il sistema bancario e
postale o ancora l'educazione, che diviene sempre più un'educazione
regionale - per quanto dicano le autorità ufficiali. Ora queste istanze
politiche regionale sono portate a trattare direttamente con quelle
soprannazionali di Bruxelles, cortocircuitando l'autorità nazionale. Questo
non può che riempire di soddisfazione i dirigenti politici ed economici
americani i quali, attraverso le loro potenti lobby presenti in massa a
Bruxelles, potranno instaurare contatti direttamente con la Lombardia,
l'Alsazia, la Catalogna ecc. Fra la considerevole potenza politica,
militare ed economica degli Stati Uniti da una parte e dall'altra una
qualsiasi regione europea, si indovina senza fatica che vantaggi Washington
ricaverà da questi affari.
Per potenziare la presa completa americana sul vecchio continente, gli
Stati Uniti hanno presentato al solo governo tedesco un vero e proprio
programma per l'estensione all'est dell'Unione Europea e della NATO.
Secondo il Financial Times Deutschland del 24 ottobre 2002 l'obiettivo di
una Europa libera e unita» deve articolarsi secondo le modalità seguenti.
Dopo l'integrazione di dieci Stati nel 2004 (Polonia, Repubblica ceca,
Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Lituania, Lettonia, Estonia, Cipro e
Malta), le trattative per l'adesione dell'Ucraina alla NATO dovrebbero
cominciare nel 2004, seguite da quelle della Serbia nel 2005, della Croazia
e dell'Albania nel 2007. Inoltre, secondo questo programma, gli Stati Uniti
vedrebbero di buon occhio l'adesione della Turchia all'Unione Europea per
il 2007. Infine, il Financial Times Deutschland aggiunge che l'integrazione
completa dei Balcani e dell'Ucraina nelle istituzioni euro-atlantiche deve
essere completa per il 2010.
Almeno conosciamo la data-limite degli obiettivi americani. In questa
parcellizzazione europea, che attribuisce il primato politico alle regioni
a spese delle nazioni, in contatto diretto con tutte le lobby finanziarie
di Bruxelles, la Germania ricopre un ruolo decisivo. Effettivamente,
all'origine della regionalizzazione in Europa ( raccomandazione 34/1997 del
Congresso dei Poteri locali e regionali d'Europa ). la Germania sottopone
il Continente alla concezione istituzionale che Britannici e Americani le
hanno imposto alla Conferenza di Postdam (11 luglio - 2 agosto 1945) e in
occasione della creazione delle due zone d'occupazione (2 dicembre 1946).
In quell'epoca il ruolo attribuito ai Länder mirava nello stesso tempo a
ristabilire le libertà soppresse dal centralismo del Terzo Reich e a
privare la Germania dello stato di grande potenza. Questo dispositivo era
stato approvato dalla Francia che, secondo la battuta di Mauriac a
proposito delle zone d'occupazione, amava tanto la Germania da preferire
che ve ne fosse più di una. Inoltre, gli Anglosassoni resero stabili queste
istituzioni sacralizzando la Costituzione tedesca e creando una Corte
costituzionale indipendente a Karlsruhe.
Ciononostante il vassallaggio dell'Europa di fronte agli Stati Uniti non ha
più ragione d'essere, dopo la dissoluzione dell'Unione sovietica e lo
scioglimento del Patto di Varsavia. La classe dirigente tedesca, per quanto
la riguarda, si trova divisa, da una parte vi sono coloro che sognano una
potenza indipendente e si sono espressi rifiutando di associarsi
all'attacco all'Iraq, e dall'altre chi preferisce minimizzare i rischi e
svolgere la parte di governatore delegato dell'Impero per l'Europa. Questi
qui si sono affannati a giocare i tempi supplementari nello smembramento
della Jugoslavia e nella guerra del Kossovo. Da quel punto queste
contraddizioni potrebbero trovare una soluzione se ci si sbarazzasse della
tutela americanaÊ per rimanere soli padroni a bordo, secondo il buon
vecchio «principio di Iznogoud» (essere califfo al posto del califfo).
Tutto il problema risiede nella capacità degli anglosassoni nel convincere
le élite tedesche di recitare la aprte ch'essi hanno loro assegnato nel
nuovo ordine mondiale.
In ogni caso, la scomposizione dell'Europa come la presenta questa carta
dell'ARE è ancora in fase transitoria. In realtà, la prima emergenza delle
regioni è preliminare al passare ad un altro livello: il riadattamento
delle frontiere regionali in funzione dei criteri economici ed etnici. Nel
quadro dell'interregionalismo sono possibili numerosi raggruppamenti, come
a esempio fra le entità basche francese e spagnola o ancora fra l'Alsazia e
il Baden. È la scommessa della carta elaborata dalla commissione europea
nel 2002 [3]. Effettivamente, poiché l'obiettivo era quello di creare un
vasto mercato economico di libero scambio transatlantico, i tecnocrati di
Bruxelles hanno proceduto a revisioni territoriali allo scopo di creare dei
gruppi economici come contemplano i testi ufficiali: InterregIIIB raggruppa
ormai tutte le azioni di cooperazione transnazionale che coinvolgono le
autorità nazionali, regionali e locali e gli altri soggetti socioeconomici.
L'obiettivo è quello di promuovere l'integrazione territorialeÊ nel seno di
grandi gruppi di regioni europee comprese quelle oltre all'Unione dei
Quindici, come pure fra gli Stati membri e i Paesi candidati o gli altri
Paesi vicini, e di favorire così uno sviluppo durevole, equilibrato e
armonioso dell'Unione. Un'attenzione particolare è rivolta specialmente
alle regioni ultraperiferiche e insulari [4].
Questa rivoluzione politica, geopolitica e sociale in Europa è sul punto di
fare un passo decisivo con il riconoscimento di una personalità giuridica
per l'Unione Europea. Ciò che può apparire come il coronamento di un sogno
di unità contiene in sé elementi che, in questo particolare contesto e in
assenza di parapetti, possono andare alla deriva verso l'incubo della
jugoslavizzazione generale.
Pierre Hillard
Saggista, autore di Minoranze e regionalismi, Inchiesta sul piano tedesco
che sconvolgerà l'Europa , Edizioni François-Xavier de Guibert, 2002.


[1] cfr. Defense Policy Guidance for the Fiscal Years 1994-1999 , US
Department of Defense, 18 febbraio 1992. Estratti di questo documento sono
stati pubblicati su The New York Times dell' 8 marzo 1992.
[2] Estratto del discorso del presidente Clinton in occasione della
consegna del premio Carlo Magno, Aix-la-Chapelle, 2 giugno 2002.
[3] v. la carta dei 13 programmi , INTERREG IIIB 2000-2006 ,Les politiques
structurelles et les territoires de l'Europe, Coopération sans frontières ,
Commission européenne, 2002
[4] ibid, p. 8.

Testo originale:

Reseau Voltaire. net
pour la liberté d'expression
14 juillet 2003
Diviser pour mieux régner
L'éclatement du continent européen au service des États-Unis
La régionalisation de l'Europe pourrait être détournée de son sens initial
à la faveur d'un déséquilibre des institutions. Elle serait alors un moyen
de démembrer politiquement l'Europe, laissant ainsi le champ libre à la
domination de l'Empire états-unien. Pierre Hillard analyse cette variante
de la doctrine Wolfowitz : comment transformer le rêve d'unité européenne
en un cauchemar de la yougoslavisation généralisée.
11 juillet 2003
Les modalités de la construction européenne dépendent de l'idée que l'on se
fait de l'unité de l'Europe et de son rôle dans le monde. Après avoir
piloté la création de l'Union pour stabiliser l'Europe occidentale et la
soustraire à l'influence soviétique, les États-Unis encouragent aujourd'hui
à la fois son élargissement géographique et sa dilution politique. L'Union
pourrait alors absorber la Russie et broyer les États-membres en une
myriade de régions pour se transformer en une vaste zone de libre-échange
protégée par la puissance militaire états-unienne.
Contrairement à une idée répandue, il se trouve au sein même de l'Union de
nombreuses forces pour promouvoir ce projet comme l'atteste la carte
officielle que nous reproduisons.

Table des régions d'Europe
Edité par l'Assemblée des régions d'Europe (ARE), 2002.
Elle a été élaborée au sein de l'ARE (l'Assemblée des Régions d'Europe) en
2002. Créé en 1985 par les Français, les Espagnols et les Portugais, cet
institut fut repris en 1987 par les Allemands qui lui insufflèrent des
principes fédéralistes, régionalistes et ethnicistes, le tout en liaison
avec les organismes européens comme le Comité des Régions (le CdR), le
Congrès des Pouvoirs Locaux et Régionaux d'Europe (le CPLRE) ou le Conseil
des Communes et des Régions d'Europe (le CCRE). L'intérêt majeur de ce
document est de révéler le sens caché de la forme actuelle de la
régionalisation européenne. Celle-ci ne concerne pas que l'Union présente,
mais est conçue pour s'étendre à toute l'Eurasie. Tous les États d'Europe
centrale, les États baltes, l'Ukraine, la Russie -avec une frontière à
l'Est qui s'étend vers la Sibérie- les États du Caucase et la Turquie sont
déjà intégrés dans ce projet européen ou plutôt euro-atlantique. L'adhésion
à l'Union ne serait plus le moyen de réaliser l'unité européenne, mais au
contraire de démembrer le continent, assurant ainsi le triomphe pacifique
de l'hyper puissance états-unienne selon le principe classique « diviser
pour régner ». La régionalisation, présentée comme un moyen de rapprocher
les citoyens des lieux de décisions, ne serait plus qu'un artifice pour
prévenir l'émergence d'une Europe-puissance en application de la « doctrine
Wolfowitz » [ 1]
Peu de temps avant de quitter la Maison-Blanche, le président Clinton a
présenté la vision états-unienne de l'Europe dans un discours magnifiant le
bloc transatlantique. Il soulignait aussi et d'une manière très nette que
« (...) l'unité de l'Europe est en train d'engendrer quelque chose de
véritablement neuf sous le soleil : des institutions communes plus vastes
que l'État-nation parallèlement à la délégation de l'autorité démocratique
aux échelons inférieurs. L'Écosse et le Pays de Galles ont leurs propres
parlements. L'Irlande du Nord, dont ma famille tire son origine, a retrouvé
son nouveau gouvernement. L'Europe est pleine de vie et résonne à nouveau
des noms d'anciennes régions dont on reparle - la Catalogne, le Piémont, la
Lombardie, la Silésie, la Transylvanie etc. - non pas au nom d'un
quelconque séparatisme, mais dans un élan de saine fierté et de respect de
la tradition. La souveraineté nationale est enrichie de voix régionales
pleines de vie qui font de l'Europe un lieu garantissant mieux l'existence
de la diversité (...) » [ 2]
La « sympathie » américaine à l'égard de cette forme de régionalisation
s'explique par le transfert du pouvoir politique des États vers les
régions. Désormais, la « région-État » se pare d'une autonomie politique de
plus en plus grande dans les domaines qui touchent l'administration, la
justice, les systèmes bancaire et postaux ou encore l'éducation, cette
dernière devenant de plus en plus - quoiqu'en disent les autorités
officielles - une éducation régionale. Or, ces instances politiques
régionales sont conduites à traiter directement avec les instances
supranationales de Bruxelles en court-circuitant l'autorité nationale. Ceci
ne peut que combler d'aise les dirigeants politiques et économiques
états-uniens qui, par l'intermédiaire de leurs puissants lobbies présents
massivement à Bruxelles, pourront engager des contacts directement avec la
Lombardie, l'Alsace, la Catalogne, etc. Entre d'un côté, la puissance
politique, militaire et économique considérable des États-Unis et de
l'autre, une quelconque région d'Europe, on devine sans peine quel parti
Washington tirera de cette affaire.
Pour renforcer l'emprise complète américaine sur le vieux continent, Les
États-Unis ont présenté au seul gouvernement allemand une véritable feuille
de route pour l'extension à l'Est de l'Union européenne (l'UE) et de
l'OTAN. Selon le Financial Times Deutschland du 24 octobre 2002 l'objectif
d'une « Europe libre et unie » doit s'articuler selon les modalités
suivantes. Après l'intégration de dix États en 2004 à l'UE (Pologne,
République tchèque, Slovaquie, Hongrie, Slovénie, Lituanie, Lettonie,
Estonie, Chypre et Malte), les pourparlers d'adhésion de l'Ukraine à l'OTAN
devraient commencer en 2004, suivies de ceux de la Serbie en 2005, de la
Croatie et de l'Albanie en 2007. En outre, selon cette feuille de route,
les États-Unis souhaiteraient l'adhésion de la Turquie à l'UE pour 2007.
Enfin, le Financial Times Deutschland ajoute que l'intégration complète des
Balkans et de l'Ukraine dans les institutions euro-atlantiques doit être
achevée pour 2010.
Au moins, nous connaissons la date butoir des objectifs états-uniens. Dans
cette parcellisation européenne donnant la primauté politique aux régions,
aux dépens des nations, en liaison directe avec tous les lobbies financiers
de Bruxelles, l'Allemagne joue un rôle décisif. En effet, à l'origine de la
régionalisation en Europe ( recommandation 34 (1997) du Congrès des
Pouvoirs Locaux et Régionaux d'Europe ), elle soumet le continent aux
concepts institutionnels que les Britanniques et États-Uniens lui ont
imposés à la Conférence de Postdam (11 juillet au 2 août 1945) et lors de
la création de la bizone d'occupation (2 décembre 1946). À l'époque, le
rôle dévolu aux Länders visait à la fois à rétablir les libertés supprimées
par le centralisme du IIIe Reich et à priver l'Allemagne du statut de
grande puissance. Ce dispositif avait été approuvé par la France qui, selon
le mot de Mauriac à propos des zones d'occupation, aimait tant l'Allemagne
qu'il préférait qu'il y en ait plusieurs. En outre, les Anglo-Saxons
figèrent ces institutions en sacralisant la Constitution allemande et en
créant une Cour constitutionnelle indépendante à Karlsruhe.
Cependant la vassalité de l'Europe vis-à-vis des États-Unis n'a plus de
raison d'être depuis l'effondrement de l'Union soviétique et la dissolution
du Pacte de Varsovie. La classe dirigeante allemande, quant à elle, se
trouve partagée entre d'une part ceux qui rêvent d'une puissance
indépendante et qui se sont exprimés en refusant de s'associer à l'attaque
de l'Irak, et d'autre part, ceux qui préfèrent minimiser les risques et
jouer le rôle de gouverneur délégué de l'Empire pour l'Europe. Ceux-là se
sont empressés de jouer les supplétifs dans le démembrement de la
Yougoslavie et dans la guerre du Kosovo. Dès lors, ces contradictions
pourraient trouver une solution en se débarrassant de la tutelle
états-unienne afin d'être seuls maîtres à bord, selon le bon vieux
« principe d'Iznogoud » (être calife à la place du calife). Tout le
problème réside dans la capacité des Anglo-Saxons à convaincre les élites
allemandes de jouer le rôle qu'il leur ont assigné dans le nouvel ordre
mondial
En tout cas, l'éclatement de l'Europe comme le présente cette carte de
l'ARE est encore transitoire. En effet, l'émergence première des régions
est le préalable avant de passer à un autre niveau : le remaniement des
frontières régionales en fonction de critères économiques et ethniques.
Dans le cadre de l'interrégionalité, de nombreux regroupements sont
possibles comme par exemple entre les entités basques française et
espagnole ou encore entre l'Alsace et le Pays de Bade. C'est tout l'enjeu
de la carte élaborée par la commission européenne en 2002 [ 3]. En effet,
l'objectif étant de créer un vaste marché économique de libre-échange
transatlantique, les technocrates bruxellois ont procédé à des remaniements
territoriaux afin de créer des groupes économiques comme le stipulent les
textes officiels : Interreg IIIB regroupe désormais toutes les actions de
coopération transnationale impliquant les autorités nationales, régionales
et locales et les autres acteurs socio-économiques. L'objectif est de
promouvoir l'intégration territoriale au sein de grands groupes de régions
européennes y compris au-delà de l'Union des Quinze, de même qu'entre les
États membres et les pays candidats ou autres pays voisins, et à favoriser
ainsi un développement durable, équilibré et harmonieux de l'Union. Une
attention particulière est accordée notamment aux régions
ultrapériphériques et insulaires  [ 4].
Cette révolution politique, géopolitique et sociale en Europe est sur le
point de franchir un pas décisif avec la reconnaissance d'une personnalité
juridique pour l'Union européenne. Ce qui peut apparaître comme
l'aboutissement d'un rêve d'unité contient en lui-même des éléments qui,
dans ce contexte particulier et en l'absence de garde-fous, peuvent dériver
vers le cauchemar de la Yougoslavisation généralisée.
Pierre Hillard
Essayiste, auteur de Minorités et régionalismes, Enquête sur le plan
allemand qui va bouleverser l'Europe , Editions François-Xavier de Guibert,
2002.


[1] Cf. Defense Policy Guidance for the Fiscal Years 1994-1999 , US
Department of Defense, 18 février 1992. Des extraits du document ont été
publiés dans The New York Times du 8 mars 1992.
[2] Extrait du discours du président Clinton à l'occasion de la remise du
prix Charlemagne , Aix-la-Chapelle, 2 juin 2000.
[3] Voir la carte des 13 programmes INTERREG IIIB 2000-2006, Les politiques
structurelles et les territoires de l'Europe, Coopération sans frontières ,
Commission européenne, 2002.
[4] Ibid., p. 8.