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Ragni nella rete del dominio mondiale americano
- Subject: Ragni nella rete del dominio mondiale americano
- From: "José F. Padova" <jospadov at tin.it>
- Date: Mon, 14 Jul 2003 10:51:54 +0200
America Ragni nella rete del dominio mondiale americano DIE ZEIT, Hamburg - http ://www.zeit.de/2003/28/Strauss_2fTrotzki - Intorno ai consiglieri neoconservatori del presidente degli Stati Uniti si aggirano leggende politiche. Seguono gli insegnamenti del filosofo tedesco Leo Strauss ? La teoria della guerra preventiva proviene dall'arsenale del rivoluzionario Lev Trotski ? di Richard Herzinger (traduzione dal tedesco di José F. Padova) Una scuola di pensiero molto influente, chiamata " Neocons ", guida la politica del governo Bush . Le idee in materia le ha fornite il filosofo tedesco Leo Strauss , che negli anni trenta, di fronte all'ascesa di Hitler , attraverso la Gran Bretagna si era rifugiato negli Stati Uniti d'America. Da mesi questa tesi viene trattata alla grande sui giornali americani di primo piano, dal ÊNew York Times al New York Review of Books fino al Boston Globe . All'inizio del grande racconto vi è uno spettacolare trasferimento [ ndt .: Transfer in ted .significa anche "transfert", psic .] dall' Old Germany , alla fine del quale si trova la politica della guerra preventiva degli Stati Uniti e la menzogna a scopi propagandistici sulle armi di distruzione di massa irachene. Anche qui da noi [ in Germania ] si legge frequentemente della conquista dei gangli politici di una superpotenza da parte delle teorie di un pensatore poco conosciuto [ Strauss ]. Fra la ventina dei suoi seguaci devono esserci coloro che dai suoi seminari sono approdati alle leve di comando del potere, con il sottosegretario alla Difesa Paul Wolfowitz nella parte della Vedova Nera al centro della ragnatela. Da un articolo al successivo si aggiungono nuovi aspetti della rivelazione. Leo Strauss (1899-1973 ) non ha simpatizzato con alcune tesi del famigerato esperto [ nazista ] di diritto pubblico Carl Schmitt ? In un baleno i Neocons sono definiti gli eredi americani di quel gruppo di intellettuali antidemocratici della Repubblica di Weimar , che sotto la parola d'ordine "rivoluzione conservatrice" contribuirono a spianare la strada al "Terzo Reich ". L'idea che i rivoluzionari conservatori tedeschi siano emigrati al di là dell'Atlantico impressiona coloro che qui sono rimasti come una promessa di riabilitazione storica: se l'America si è abbandonata nelle braccia di una ideologia prefascista , questa volta non stiamo noi, i tedeschi, al fianco dei difensori dell'Occidente democratico? Eppure i veri epigoni di Carl Schmitt non si trovano in nessun modo nell'entourage di George W. Bush , bensì nelle fila dei " nazional-rivoluzionari " tedeschi ed europei. Per l'intellettuale francese di destra Alain de Benoist ,aesempio, gli Stati Uniti sono il nemico capitale di tutti i popoli che combattono per la loro purezza etnica e nazionale. L'odierna Amministrazione americana, ai loro occhi, mette in pratica esattamente quella politica "imperialistica" dell'imposizione degli ideali liberali contro la quale Carl Schmitt alla fine degli anni trenta aveva sviluppato la sua idea di un "ordinamento su grandi spazi con divieto di intervento per le potenze aliene da essi". Scopo dichiarato di questo concetto: che l'America dovesse essere tenuta fuori dall'Europa, per gli ideologi come Schmitt era una scelta consacrata al nuovo ordinamento della Grande Germania su base "nazionale" da parte di Hitler . Il pensiero che la storia mondiale sia mossa da un unanime sistema di idee, concepito segretamente da un gruppo di avanguardia, per taluni storici del pensiero era evidentemente tanto ricco di attrattive che la fantasia sembra averli superati. Accanto all'ammissione che il governo Bush segua gli insegnamenti di una segreta dottrina straussiana emerge ora un'ulteriore ipotesi di cospirazione di ideologia storicistica . In questo senso i Neocons sono trotzkisti camuffati. Infatti alcuni dei loro precursori, come Irving Kristol (padre dell'editore della pubblicazione neoconservatrice Weekly Standard , William Kristol ) e Norman Podhoretz ,in gioventù avrebbero simpatizzato con le idee del rivoluzionario russo Lev Trotzki (1879-1940 ). Da qui è costruito da Robert Misik (Tagesanzeiger del 18 giugno 2003) un "tipo [ carattere ] trotzkista", la cui "baldanza" sotto i più diversi segni ideologici potrebbe giungere alla deflagrazione. Il suo segno distintivo: la predilezione per la guerra di aggressione. Dopotutto la dottrina della guerra preventiva del governo americano rassomiglierebbe alla presunta regola di Trotzki , il primo commissario sovietico alla Guerra, secondo la quale la rivoluzione dovrebbe essere portata nei Paesi stranieri sulla punta delle baionette dell'Armata Rossa. Ciò cui Robert Misik non risponde è tuttavia la domanda se vi sono due specie di Neocons , vale a dire quella schmittiano-straussiana e quella trotzkista, oppure se i Neocons in realtà riescono a realizzare il pezzo di bravura, essere nel medesimo tempo trotzkisti e straussiani . Soltanto questo almeno è vero nelle voci che circolano sui neoconservatori americani: le idee di Leo Strauss hanno influenzato in modo determinante la nascita di questo orientamento di pensiero. In effetti Strauss fu un pensatore illiberale. Egli considerava come un'epoca di decadenza quella moderna, nella quale un crescente relativismo dei valori porterebbe alla dissoluzione sociale. Con questa diagnosi egli si discosta appena dai numerosi altri pessimisti della cultura del suo tempo, di destra come di sinistra. La sua giustificazione però era eccentrica: del declino contemporaneo sarebbero responsabili i filosofi dell'evo moderno, a cominciare da Machiavelli .Infatti essi avrebbero rivelato al popolino verità che erano definite soltanto per loro stessi (come persone elette e di elevata posizione): che non vi sarebbe alcun Dio, che "Essere" non avrebbe alcun significato più profondo e che nessuna nazione sarebbe migliore delle altre. Si tratterebbe quindi di cercare nuovamente di capire queste visioni filosofiche. Strauss era il prototipo di quello che Karl Popper chiamava il "filosofo oracoleggiante". Proprio per questo però dai suoi scritti non si possono trarre immediate istruzioni d'uso politiche. Sembra chiaro soltanto che Strauss non voleva per nulla eliminare la democrazia, ma al contrario salvarla dal decadimento. Secondo critici come il liberale di sinistra e pubblicista americano William Pfaff ,Strauss avrebbe tuttavia portato i Neocons all'idea di costituire il dominio di una elite antidemocratica e di celare all'opinione pubblica la loro vera attività. Il che, per inciso, dovrebbe spiegare ampiamente la probabile manipolazione delle prove del programma di armamenti ABC [ ndt .: Atomici, Biologici, Chimici ] di Saddam Hussein . Ora, da quando anche la setta politica del teorico americano della cospirazione Lyndon La Rouche - che mantiene in Germania una propaggine sotto il nome di "Movimento civile per la solidarietà" - si è impadronita della materia, la rigogliosa fioritura di leggende sui Neocons minaccia di ribaltarsi in denuncia di oscurantismo, comprese le connotazioni antisemite. Così ali estreme della destra americana, come l'ex-repubblicano Pat Buchanan , alla vigilia della guerra d'Iraq hanno diffuso l'accusa che nel governo Bush una "lobby giudaica" vorrebbe trascinare l'America in una guerra per conto terzi a favore di Israele. Perciò egli puntò sul fatto che un gruppo di Neoconservatori di primo piano sono ebrei. Anche Leo Strauss lo era. Già negli anni cinquanta egli aveva chiesto una presa di posizione univoca da parte dell'America a favore d'Israele - per un conservatore USA a quel tempo una posizione straordinariamente insolita. È proprio ora di ritrovare il solido terreno dei fatti nel dibattito sulla forza motrice politica del governo degli Stati Uniti. I Neoconservatori Ênon sono in fondo un gruppo così omogeneo come suggeriscono le più recenti speculazioni sul loro ruolo storico. Ela loro influenza sulle decisioni dell'Amministrazione Bush è assolutamente limitata. Il fatto che essa sia potuta divenire tanto forte, come in effetti lo è, ha meno a che fare con la magica forza delle idee che con l' 11 settembre, che costrinse il governo conservatore degli Stati Uniti ad una linea interventista. I Neoconservatori non sono diventati visibili per aver causato questa svolta, ma perché sono stati in grado di presentare una posizione teorica che vi si adattava. Da anni essi richiedono che gli USA interrompano la loro collaborazione con le dittature e applichino la forza accumulata dall'America, per diffondere dovunque nel mondo i diritti umani e le strutture democratiche. È degno di nota soprattutto che i Neocons abbiano così realizzato un progetto universale - che un tempo si collegava ai nomi di presidenti democratici come Roosevelt oKennedy - in un radicale programma conservatore (in alcuni tratti utopico). Un tempo il conservatorismo americano in politica estera era vincolato a strette considerazioni di interesse nazionale. Ese nella politica mondiale qualcosa fa effetto di "trotzkista" si tratta delle sue stesse condizioni di partenza. Vale a dire nel senso che una tesi di Lev Trotzki era effettivamente perspicace: la tesi della "non contemporaneità dello sviluppo". Nel 1906 con il concetto di rivoluzione permanente egli si scostò dalla tradizionale tesi marxista, secondo la quale la storia seguirebbe il corso degli stadi storici dello sviluppo. Ciò che Trotzki pensava: i Paesi non si sviluppano secondo uno schema rigido, non passano dapprima per una fase "feudale", poi per una "capitalistica" e infine per uno stadio "socialista", ma piuttosto porterebbero con sé la dinamica del mercato mondiale, vale a dire che in un Paese questi stadi si presentano contemporaneamente e portano a contraddizioni esplosive. In una simile situazione di "simultaneità del non-contemporaneo" ci troviamo noi stessi, oggi. In molte regioni del mondo strutture preindustriali o post-coloniali cozzano con tutta forza contro la dinamica della globalizzazione. D'altra parte Paesi, che gia sono passati nei processi di modernizzazione, perdono il collegamento. La conseguenza di un tale sviluppo è il collasso di ordinamenti statali e civili in molte parti del mondo. Questo costringe l'Occidente, e prima di tutti gli USA, ad intervenire in tutto il mondo come forza d'intervento. Dopo l' 11 settembre è diventato chiaro che le conseguenze del decadimento mondiale non possono più essere tenute fuori dal mondo occidentale. La reazione americana a tutto questo è quindi molto meno pensata in chiave ideologica di quanto suggeriscono le leggende sui Neocons . Piuttosto essa segue un metodo di sperimentazione ed errore. Forze diverse trascinano tutto in direzioni diverse. E i Neocons tengono dietro, né più né meno. Testo originale: Amerika Spinnen im Netz der amerikanischen Weltherrschaft http :// www.zeit.de /2003/28/ Strauss_2fTrotzki - Um die neokonservativen Berater des US-Präsidenten Bush ranken sich politische Legenden. Folgen sie den Lehren des deutschen Philosophen Leo Strauss? Stammt die Theorie des Präventivkriegs gar aus dem Arsenal des Revolutionärs Leo Trotzki? Von Richard Herzinger Eine einflussreiche neokonservative Denkschule, genannt die ? Neocons ", steuert die Politik der Bush-Regierung. Die Ideen dazu hat ihr der deutsche Philosoph Leo Strauss geliefert, in den dreißiger Jahren vor Hitler über England in die USA geflüchtet war. Diese These wird in führenden amerikanischen Zeitungen seit Monaten hoch gehandelt, von der New York Times über die New York Review of Books bis zum Boston Globe .Am Anfang der großen Erzählung steht ein spektakulärer Ideentransfer aus Old Germany, am Ende die US-Präventivkriegspolitik und die Propagandalüge über irakische Massenvernichtungswaffen. Auch hierzulande liest man häufig von der Eroberung der politischen Zentren einer Supermacht durch die Lehren eines kaum bekannten Denkers. Um die 20 seiner Anhänger sollen es sein, die aus seinen Seminaren bis an die Schalthebel der Macht gelangten, mit dem stellvertretenden Verteidigungsminister Paul Wolfowitz als der Schwarzen Witwe im Zentrum des Spinnennetzes. Von Artikel zu Artikel kommen neue Enthüllungsaspekte hinzu. Hat Leo Strauss (1899 bis 1973) nicht mit einigen Thesen des berüchtigten Staatsrechtlers Carl Schmitt sympathisiert? Flugs werden die Neocons zu den amerikanischen Erben jener Gruppe antidemokratischer Intellektueller der Weimarer Republik erklärt, die unter dem Schlagwort ?Konservative Revolution" dem ?Dritten Reich" den Weg ebnen halfen. Die Vorstellung, die deutschen konservativen Revolutionäre seien über den Atlantik ausgewandert, wirkt auf die Hiergebliebenen wie ein Versprechen auf historische Rehabilitation: Stehen, wenn Amerika der Willkür einer präfaschistischen Ideologie preisgegeben ist, diesmal nicht wir Deutschen auf der Seite der Verteidiger des demokratischen Westens? Doch die wirklichen Epigonen Carl Schmitts findet man keineswegs in der Nähe George W. Bushs, sondern in den Reihen deutscher und europäischer ?Nationalrevolutionäre". Für den französischen Rechtsintellektuellen Alain de Benoist zum Beispiel sind die Vereinigten Staaten der Hauptfeind aller um ihre ethnische und nationale Reinheit kämpfenden Völker. Die gegenwärtige amerikanische Regierung betreibt in ihren Augen exakt jene ?imperialistische" Politik der weltweiten Durchsetzung liberaler Ideale, gegen die Carl Schmitt Ende der dreißiger Jahre seine Idee einer ?Großraumordnung mit Interventionsverbot für raumfremde Mächte" entwickelt hatte. Erklärtes Ziel dieses Konzepts: Amerika sollte aus Europa herausgehalten werden, war es doch für Ideologen wie Schmitt dazu ausersehen, von Hitlers Großdeutschland auf ?völkischer" Grundlage neu geordnet zu werden. Der Gedanke, die Weltgeschichte werde von einem geschlossenen Ideensystem bewegt, das sich eine Avantgardegruppe im Verborgenen ausgedacht habe, ist für manche Ideengeschichtler jedoch offenbar so reizvoll, dass ihnen darüber die Fantasie durchzugehen scheint. Neben der Annahme, die Bush-Regierung folge den Anweisungen einer straussianischen Geheimlehre, taucht jetzt eine weitere ideologiegeschichtliche Konspirationshypothese auf. Ihr zufolge sind die Neocons verkappte Trotzkisten. Denn einige ihrer Vordenker wie Irving Kristol (der Vater des Herausgebers der neokonservativen Zeitschrift Weekly Standard, William Kristol )und Norman Podhoretz sollen in ihrer Jugend mit den Ideen des russischen Revolutionärs Leo Trotzki (1879 bis 1940) sympathisiert haben. Woraus dann von Robert Misik (taz vom 18.Juni2003 ) ein ?trotzkistischer Typus" konstruiert wird, dessen ?Schneidigkeit" unter verschiedensten ideologischen Vorzeichen zum Ausbruch kommen könne. Sein Kennzeichen: die Präferenz für den Angriffskrieg. Schließlich ähnele die Präventivkriegsdoktrin der amerikanischen Regierung der angeblichen Maxime Trotzkis, des ersten sowjetischen Kriegskommissars, wonach die Revolution auf den Bajonetten der Roten Armee in fremde Länder zu tragen sei. Was Robert Misik nicht beantwortet, ist allerdings die Frage, ob es dann zwei Sorten von Neocons gibt, nämlich straussianisch-schmittianische und trotzkistische, oder ob die Neocons tatsächlich das Kunststück fertig bringen, Trotzkisten und Straussianer zur selben Zeit zu sein. So viel ist immerhin wahr an den kursierenden Gerüchten über die amerikanischen Neokonservativen: Die Ideen von Leo Strauss haben die Entstehung dieser Denkrichtung maßgeblich beeinflusst. Strauss war tatsächlich ein illiberaler Denker. Die Moderne hielt er für eine Verfallsepoche, in der ein wachsender Werterelativismus zu gesellschaftlicher Auflösung führe. Mit dieser Diagnose unterschied er sich kaum von zahlreichen anderen Kulturpessimisten seiner Zeit, rechten wie linken. Seine Begründung jedoch war eigenwillig: Am modernen Niedergang seien die Philosophen der Neuzeit schuld, angefangen bei Machiavelli. Denn sie hätten Wahrheiten, die nur für sie (als die auserwählten, höheren Menschen) bestimmt waren, an das einfache Volk verraten: dass es keinen Gott gebe, dass ?Sein" keinen tieferen Sinn habe und keine Nation besser als die andere sei. Ohne solche Illusionen aber könne keine Gemeinschaft zusammengehalten werden. Es gelte daher, diese philosophischen Einsichten wieder zu verrätseln. Strauss war der Prototyp dessen, was Karl Popper den ?orakelnden Philosophen" nannte. Gerade deshalb aber lassen sich aus seinen Schriften kaum unmittelbare politische Handlungsanweisungen entnehmen. Klar scheint nur, dass Strauss die Demokratie keineswegs abschaffen, sondern im Gegenteil vor dem Zerfall retten wollte. Kritikern wie dem linksliberalen amerikanischen Publizisten William Pfaff zufolge hat Strauss die Neocons jedoch auf den Gedanken gebracht, die Herrschaft einer antidemokratischen Elite zu errichten und ihr wahres Treiben in der Öffentlichkeit zu verschleiern. Was ganz nebenbei die mutmaßliche Manipulation von Beweisen für Saddam Husseins ABC-Waffenprogramm erklären soll. Seit sich nun auch die Polit-Sekte des altgedienten amerikanischen Verschwörungstheoretikers Lyndon La Rouche - die in Deutschland unter dem Namen Bürgerbewegung Solidarität einen Ableger unterhält - des Stoffes bemächtigt hat und gegen einen vermeintlichen Master-Fahrplan der Straussianer zur Weltherrschaft Front macht, droht die wuchernde Legendenbildung um die Neocons in Obskurantismus umzukippen, antisemitische Konnotationen inbegriffen. So hatten amerikanische Rechtsaußen wie der Exrepublikaner Patrick Buchanan im Vorfeld des Irak-Krieges den Vorwurf verbreitet, eine ?jüdische Lobby" in der Bush-Regierung wolle Amerika in einen Stellvertreterkrieg für Israel treiben. Damit zielte er auf die Tatsache, dass eine Reihe führender Neokonservativer Juden sind. Leo Strauss war es auch. Er hatte schon in den fünfziger Jahren eine eindeutige Parteinahme Amerikas für Israel gefordert - für einen US-Konservativen damals noch eine äußerst ungewöhnliche Position. Es ist höchste Zeit, in der Debatte über die politischen Triebkräfte der US-Regierung den Boden der Tatsachen wiederzufinden . Die US-Neokonservativen sind bei weitem keine so homogene Gruppe, wie es die jüngsten Spekulationen über ihre historische Rolle suggerieren. Und ihr Einfluss auf die Entscheidungen der Regierung Bush ist durchaus begrenzt. Dass er überhaupt so stark werden konnte, wie er tatsächlich ist, hat weniger mit der magischen Macht von Ideen zu tun als mit dem 11. September, der die konservative US-Regierung zu einer interventionistischen Linie nötigte. Die Neocons sind nicht etwa deshalb auffällig geworden, weil sie diesen Schwenk verursacht hätten, sondern weil sie eine dazu passende theoretische Position präsentieren konnten. Seit vielen Jahren verlangen sie, die USA müssten ihre Kollaboration mit Diktaturen einstellen und die geballte amerikanische Macht einsetzen, um Menschenrechte und demokratische Strukturen überall in der Welt zu verbreiten. Bemerkenswert ist daran vor allem, dass die Neocons damit ein universalistisches Projekt - das sich früher mit den Namen demokratischer Präsidenten wie Roosevelt oder Kennedy verband - zu einem radikalen (in einigen Zügen utopischen) konservativen Programm gemacht haben. Ehedem war der amerikanische Konservatismus außenpolitisch auf enge nationale Interessenserwägungen festgelegt. Und wenn in der Weltpolitik irgendetwas ?trotzkistisch" anmutet, dann sind es ihre Ausgangsbedingungen selbst. In dem Sinne nämlich, dass eine These Leo Trotzkis tatsächlich hellsichtig war: die These von der ?Ungleichzeitigkeit der Entwicklung". Mit dem Begriff der permanenten Revolution setzte er sich 1906 von der traditionellen marxistischen These ab, wonach die Geschichte dem Verlauf historischer Entwicklungsstadien folge. Was Trotzki meinte: Länder entwickeln sich nicht nach einem starren Schema, sie gehen nicht zuerst durch eine ?feudale", dann ?kapitalistische", schließlich ?sozialistische" Phase. Vielmehr bringe es die Dynamik des Weltmarktes mit sich, dass diese Stadien in einem Land gleichzeitig auftreten und zu explosiven Widersprüchen führen. In einer solchen Situation der ?Gleichzeitigkeit des Ungleichzeitigen" befinden wir uns auch heute. In vielen Weltregionen prallen vorindustrielle oder postkoloniale Strukturen mit voller Wucht auf die Dynamik der Globalisierung. Andererseits verlieren Länder, die schon durch Modernisierungsprozesse gegangen sind, den Anschluss. Die Folge solcher Entwicklungen ist der Zusammenbruch staatlicher und ziviler Ordnungen in vielen Teilen der Welt. Das zwingt den Westen, allen voran die USA, weltweit als stabilisierende Interventionsmacht aufzutreten. Nach dem 11. September war klar, dass sich die Auswirkungen globalen Zerfalls nicht mehr aus der westlichen Welt selbst heraushalten lassen. Die amerikanische Reaktion darauf ist jedoch sehr viel weniger ideologisch durchdacht, als es die Enthüllungsgeschichten über die Neocons suggerieren. Sie folgt eher einer Methode des Trial and Error. Unterschiedliche Kräfte zerren dabei in verschiedene Richtungen. Und die Neocons zerren, nicht mehr und nicht weniger, eifrig mit. (c) DIE ZEIT 03.07.2003 Nr.28
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