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Un presidente in difficoltà nel fornire giustificazioni
- Subject: Un presidente in difficoltà nel fornire giustificazioni
- From: "José F. Padova" <jospadov at tin.it>
- Date: Mon, 14 Jul 2003 10:50:34 +0200
Un presidente in difficoltà nel fornire giustificazioni Davanti alle notizie negative da Bagdad negli USA crescono i dubbi sul senso della guerra di Daniel Brössler ( http://www.sueddeutsche.de/sz/politik/red-artikel4371/) (traduzione dal tedesco di José F. Padova) Dall'Iraq in questi giorni il presidente americano è raggiunto da due tipi di notizie: cattive e molto cattive. Cattive sono i comunicati sui disordini e sui soldati americani e inglesi uccisi, ancor più cattiva è la notizia quotidiana: ancora nessuna traccia di Saddam e soprattutto, ancora sempre, nessuna traccia di armi di distruzione di massa. Messe insieme, queste notizie si dispongono in un quadro che per George W. Bush potrebbe diventare un problema. Comunque diviene sempre più forte la critica secondo la quale il governo USA, con una miscela di minimizzazioni e di esagerazioni, avrebbe trascinato l'opinione pubblica americana prima nell'inganno e poi nel deserto iracheno. Perciò Bush e i suoi avrebbero esagerato la pericolosità per gli Stati Uniti dell'Iraq di Saddam Hussein, ma sottovalutato i pericoli in agguato nell'Iraq del dopo Saddam Hussein. Le notizie delle perdite dall'Iraq non hanno ancora rovesciato l'opinione pubblica americana. Secondo un sondaggio dell'emittente ABC e del Washington Post il 51 percento dei cittadini USA pensano che il numero dei caduti americani sia "accettabile", il 44 percento lo ritiene "inaccettabile". Durante la guerra caddero 138 soldati degli Stati Uniti, dopo la fine ufficiale delle operazioni belliche, il 1. maggio, 56. Tutti gli americani sono in "profonda ansia" per i continui attacchi contro i soldati della coalizione guidata dagli USA, ha detto il presidente della Commissione per le Forze Armate in Senato, il repubblicano John Warner. E al Congresso si possono già ascoltare le richieste di una più forte compartecipazione delle altre Nazioni all'azione in Iraq. Ben consapevole di dover fornire ai cittadini una spiegazione, nel suo più recente discorso radiofonico Bush ha parlato di "pericolosi covi del vecchio regime", che con terroristi loro alleati si celerebbero dietro le mortali aggressioni. Le perdite subite finora Bush può giustificarle così. Ma ancor più difficile sarà dare una risposta alle domande sul motivo della guerra, che anche negli USA si fanno sempre più numerose. "Siamo decisi a scoprire la vera entità del programma di armamento di Saddam Hussein, non importa quanto ciò possa durare", promise Bush alla radio. Gli americani oppositori della guerra sono convinti che l'attesa sarà inutile. Con inserzioni a tutta pagina sui giornali il gruppo "MoveOn" chiama Bush "ingannatore". Anche alcuni commentatori sui loro giornali hanno fatto proprio questo giudizio. "Non vi è alcun serio dubbio che membri dell'Amministrazione Bush hanno portato in guerra gli Americani usando trucchi", ritiene Paul Krugman sul New York Times. Nella sua analisi egli si richiama alle ricerche di molti giornalisti che dimostrerebbero come il governo USA avrebbe distorto i fatti in modo tale che si adattassero ad essere argomenti per una guerra. Così secondo un rapporto del New Republic certi tubi di alluminio, che l'Iraq voleva procurarsi, sarebbero stati illustrati in piena malafede come parti di un programma atomico. Anche le false informazioni sugli acquisti di uranio in Africa farebbero consapevolmente parte della raccolta di indizi. Di queste accuse si occupa già il Congresso. Diverse Commissioni in Senato e nella Camera dei Deputati devono giudicare se le informazioni dei servizi segreti sono state presentate in modo esagerato per poter giustificare una guerra. Nella Commissione per i Servizi segreti del Congresso Christian Westermann, un esperto di armamenti del ministero degli Esteri, dopo un articolo apparso sul New York Times ha affermato di essere stato sottoposto a pressioni perché adattasse i suoi rapporti a versioni gradite al governo Bush. Egli però non lo avrebbe fatto. Il governo USA finora allontana da sé ogni critica. "Praticamente ognuno", così si ostina a dire il ministro della Difesa Donald Rumsfeld, sarebbe stato convinto prima della guerra che l'Iraq disponeva di armi per la distruzione di massa. Testo originale: Ein Präsident in Erklärungsnot Angesichts negativer Nachrichten aus Bagdad wachsen in den USA Zweifel am Sinn des Krieges 26.06.2003 Von Daniel Brössler http://www.sueddeutsche.de/sz/politik/red-artikel4371/ Aus dem Irak erreichen den amerikanischen Präsidenten in diesen Tagen zwei Sorten von Nachrichten: schlechte und sehr schlechte. Schlecht sind die Meldungen von Unruhen sowie von getöteten amerikanischen und britischen Soldaten, noch schlechter aber ist der tägliche Bescheid: Immer noch keine Spur von Saddam, und vor allem immer noch keine Spur von Massenvernichtungswaffen. Zusammen fügen sich diese Nachrichten zu einem Bild, das innenpolitisch für George W. Bush zum Problem werden könnte. Immer lauter jedenfalls wird die Kritik, die US-Regierung habe mit einer Mischung aus Untertreibung und Übertreibung die amerikanische Öffentlichkeit erst in die Irre und dann in die irakische Wüste geführt. Demnach hätten Bush und seine Leute die Gefährlichkeit des Saddam-Irak für die USA über-, die im Irak der Nach-Saddam-Zeit lauernden Gefahren aber untertrieben. Noch haben die Verlustmeldungen aus dem Irak die Stimmung in Amerika nicht kippen lassen. Nach einer Umfrage des Senders ABC und der Washington Post glauben 51 Prozent der US-Bürger, die Zahl der amerikanischen Opfer sei ?akzeptabel", 44 Prozent halten sie für ?unakzeptabel". Während des Krieges waren 138 US-Soldaten gefallen, 56 kamen nach dem offiziellen Ende der Kampfhandlungen am 1. Mai ums Leben. Alle Amerikaner seien ?in tiefer Sorge" wegen der anhaltenden Angriffe auf Soldaten der US-geführten Koalition, sagte der Vorsitzende des Streitkräfte-Ausschusses im Senat, der Republikaner John Warner. Und im Kongress sind bereits Forderungen nach einer stärkeren Beteiligung anderer Nationen am Irak-Einsatz zu hören. Wohl im Bewusstsein, den Bürgern eine Erklärung zu schulden, sprach Bush in seiner jüngsten Rundfunkansprache von ?gefährlichen Nestern des alten Regimes", die mit verbündeten Terroristen hinter den tödlichen Angriffen stünden. Die bisherigen Verluste kann Bush so begründen. Als weit schwieriger aber dürfte es sich erweisen, die auch in den USA immer zahlreicher werdenden Fragen nach dem Kriegsgrund zu beantworten. ?Wir sind entschlossen, das wahre Ausmaß von Saddam Husseins Waffenprogramm aufzudecken, egal, wie lange es dauert", versprach Bush im Radio. Amerikanische Kriegsgegner freilich sind überzeugt, dass das Warten vergeblich sein wird. In ganzseitigen Zeitungsanzeigen bezeichnet die Gruppe ?MoveOn" Bush als ?Irreführer". Dieses Urteil haben sich auch einige Zeitungskommentatoren zu eigen gemacht. ?Es besteht kein ernsthafter Zweifel mehr daran, dass Mitglieder der Bush-Regierung die Amerikaner in den Krieg getrickst haben", befand Paul Krugman in der New York Times. In seiner Analyse beruft er sich auf die Recherchen mehrerer Journalisten, die belegen sollen, dass die US- Regierung Fakten so zurecht gebogen hat, dass sie sich als Argumente für einen Krieg eignen. So sollen nach einem Bericht der New Republic Aluminiumröhren, die der Irak beschaffen wollte, wider besseres Wissen zu Beweisen für ein Atomprogramm erklärt worden sein. Auch Falschmeldungen über Uran-Käufe in Afrika sollen bewusst Teil der Indiziensammlung geblieben sein. Solche Vorwürfe beschäftigen bereits den Kongress. Verschiedene Ausschüsse im Senat und im Repräsentantenhaus sollen prüfen, ob Geheimdienstinformationen übertrieben dargestellt wurden, um einen Krieg zu begründen. Im Geheimdienstausschuss des Repräsentantenhauses sagte Christian Westermann, ein Waffenexperte des Außenministeriums, nach einem Bericht der New York Times aus, auf ihn sei Druck ausgeübt worden, damit er seine Berichte einer der Bush-Regierung genehmen Lesart anpasse. Dies habe er aber nicht getan. Die US-Regierung weist bislang alle Kritik von sich. ?Praktisch jeder", so beharrte kürzlich US-Verteidigungsminister DonaldRumsfeld, sei vor dem Krieg überzeugt gewesen, dass der Irak über Massenvernichtungswaffen verfüge.
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