Re: Perché questo silenzio?



Perché si tratta di una questione molto controversa ed estremamente
delicata, su cui non c'è sufficiente informazione e su cui bisogna stare
molto attenti. Il sentimento di solidarietà verso gli studenti iraniani in
chi che come me viene dal movimento studentesco (pantera) è spontaneo, ma
l'esercito americano al confine con l'Iran induce a riflessioni più
ponderate.
In Italia Il Riformista ha fatto appello ad una manifestazione in piazza il
9 Luglio a favore degli studenti iraniani.
La squallida campagna "a sinistra" di questo giornale a favore della guerra
in Iraq rende tale iniziativa più che sospetta. Penso che il movimento
contro la guerra stia dimostrando una notevole maturità non lasciandosi
trascinare in iniziative che poi possono essere strumentalizzate per
l'aggressione militare (Jugoslavia docet). Purtroppo questo è il carattere
maligno della situazione oggi: la questione principale è la "guerra
infinita" lanciata dall'amministrazione Bush e a questo andrebbe subordinato
tutto, anche se sul piano di principio può sembrare giusto (a mio parere).

Riporto qui il resoconto della presentazione del libro "Bandiere di pace".
Consiglierei di leggere con attenzione quanto dice Giulietto Chiesa.

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 Appello di Alex Zanotelli e Giulietto Chiesa
> "Rilanciamo le bandiere di pace, all'orizzonte c'è di nuovo la guerra"
> Resoconto della giornata di presentazione del libro "Bandiere di Pace"
> organizzata da PeaceLink, Megachip e Campagna Pace da tutti i balconi.
> Roma 26 giugno 2003
>
>
> Alessandro Marescotti
> 27 giugno 2003
>
> "Dobbiamo lanciare la seconda ondata di bandiere di pace. Sono grato a chi
> ha tenuto fuori le bandiere. Ora dobbiamo iniziare nuovamente ad esporle
> come prima perché stanno preparando una nuova guerra, questa volta
> all'Iran". E' padre Alex Zanotelli che parla a conclusione della
> presentazione del libro "Bandiere di pace" nella sala Protomoteca del
> Campidoglio. E' dal Colle Capitolino della capitale che viene rilanciata
la
> campagna "Pace da tutti i balconi". Zanotelli la ripropone con forza nel
> mutato quadro internazionale, subito dopo l'intervento di Giulietto Chiesa
> il quale traccia un'analisi grave della situazione e avverte: "La guerra
non
> è finita, anzi le forze Usa si stanno già disponendo al confine con
l'Iran".
> Alex Zanotelli condivide le preoccupazioni di Giulietto Chiesa: "Non
> aspettiamo la vigilia della prossima guerra. Dobbiamo reagire subito. Ci
> stanno preparando alla guerra a piccole dosi, come per l'Irak. Il momento
è
> grave. Dobbiamo ripartire alla grande con le bandiere. Per tre motivi.
Primo
> perché le bandiere devono rendere visibile preventivamente la nostra
> indisponibilità alla guerra. Secondo per dire no alla militarizzazione
> dell'Europa e a chi crede che il peso economico europeo possa contare solo
> con un corrispettivo peso militare. Terzo per rispondere al linguaggio
> militarista di Bossi e di Borghezio che vorrebbero vedere tuonare i
cannoni
> contro le navi degli immigrati. Per questo dobbiamo lanciare una campagna
> nuova: imbandieriamo daccapo l'Italia. Le bandiere della pace non vanno
> tolte ma semmai moltiplicate perché la situazione è grave".
> Alex Zanotelli lancia il suo invito a riproporre le bandiere dai balconi e
> dalle finestre d'Italia in sintonia con Giulietto Chiesa che poco prima
> aveva detto: "Non dobbiamo ritirare le bandiere! Le bandiere dilaghino
> ancora, siano nuovamente piene di bandiere le città!"
> Giulietto Chiesa sottolinea il progressivo spostamento verso l'Iran del
> mirino Usa: "Ormai hanno deciso: o con un sovvertimento dall'interno
> mediante un cambio di regime o con un sovvertimento dall'esterno mediante
> una guerra". Ed è perentorio: "Dobbiamo sollevare il senso di allarme ed
> inquietudine. Non possiamo consolarci di quanto abbiamo fatto negli scorsi
> mesi, del livello di consenso raggiunto in passato. Ciò che della guerra
> passa nella mente a livello di massa è un'informazione distorta e il
quadro
> è più grave di quanto possiamo immaginare. Negli Stati Uniti sono già
stati
> effettuati i primi sondaggi di opinione per saggiare il livello di
> popolarità di una guerra all'Iran, sondaggi che danno al Presidente
> l'appoggio della maggioranza degli americani in caso di guerra per
bloccare
> un eventuale programma atomico iraniano. Ma ciò che è ancora più grave è
che
> la maggioranza degli americani, sempre secondo tali sondaggi, ritiene che
> Saddam Hussein abbia usato armi di distruzione di massa contro gli Usa.
Non
> solo la maggioranza degli americani non sa che le armi di distruzione di
> massa non sono state trovate, ma è addirittura convinta che tali armi
siano
> state usate! Sono molto angosciato. Questo è il risultato del disfacimento
> della democrazia negli Usa e del degrado e della distorsione dei mass
media
> in quella nazione". Giulietto Chiesa invita i pacifisti a non cullarsi sui
> livelli di consenso ottenuti in passato.
> Una piccola annotazione personale. Durante la presentazione del libro ho
> reso noto un elemento statistico apparentemente paradossale: sul sito di
> PeaceLink infatti in questi giorni il numero degli utenti si è dimezzato
> rispetto ai giorni della guerra ma il numero di pagine lette è più che
> raddoppiato, per cui ad un calo delle visite si accompagna in parallelo un
> aumento della richiesta globale di informazione. Oggi la quantità di
pagine
> web lette dai pacifisti in alcuni casi supera quanto si leggeva durante la
> guerra. Ciò testimonierebbe non un riflusso o una "vacanza" del movimento
> pacifista ma una forte voglia di informazione del suo nucleo più attivo.
> Invitato a commentare questo dato, Giulietto Chiesa risponde dicendo che a
> non bisogna essere autoreferenziali e confondere Internet con l'opinione
> pubblica: "Oggi i processi di formazione delle opinioni di massa passano
> attraverso certi programmi di intrattenimento, contano di più Mara Venier
e
> il Grande Fratello degli stessi telegiornali. Internet non rispecchia la
> situazione dell'opinione pubblica nel suo complesso. Non dobbiamo essere
> autoreferenziali e non possiamo consolarci della nostra forza. Questo è
> invece il momento per sollevare inquietudine e allarme. Dobbiamo attaccare
e
> contestare il sistema dei mass media. Non basta fare altra informazione.
E'
> il cuore del sistema della comunicazione che va posto sotto un check up
> continuo perché è quello che poi va a formare l'opinione pubblica a
livello
> di massa".
> Giulietto Chiesa, sollecitato dalle domande del pubblico, parla del
progetto
> di Nowar Tv (invitando a documentarsi sul sito www.nowartv.it) per il
quale
> è in contatto anche con Monicelli, la Castellina, Banca Etica: "Occorre
> creare tanti comitati locali e raccogliere due miliardi di vecchie lire. E
> poi avremo il nostro canale televisivo con cui, dopo le nove di sera,
faremo
> il nostro controtelegiornale per dire dove hanno mentito. Possiamo
> raggiungere due o tre milioni di persone". Si giunge a parlare di tv di
> quartiere (la cui attrezzatura di base non supera il costo di 500 euro) e
> l'assessore del Comune di Roma, on. Luigi Nieri, interviene esprimendo
> sostegno e apprezzamento per queste nuove modalità di comunicazione (come
> Global Tv) e ricordando quanto sia stato importante al G8 di Genova - per
i
> manifestanti - poter filmare e documentare quanto stava accadendo.
> L'assessore Nieri ha rilevato quale qualità essenziale del libro "Bandiere
> di pace" proprio l'importanza di documentare, di non perdere la memoria di
> un grande fatto storico come l'esposizione di milioni di bandiere della
> pace.
> Nella presentazione del libro hanno parlato anche Luca Mucci,
rappresentante
> della Campagna Pace da tutti i balconi, e due autori del libro Bandiere di
> pace, Gisella Desiderato e Giuseppe Goffredo, che hanno ripreso ed esposto
> le linee essenziali dei loro saggi. Sono persone presenti Riccardo Troisi
> del nodo di Rete Lilliput di Roma e Antonella Marrone, giornalista
> dell'Unità che interviene sottolineando la necessità della formazione di
una
> cultura di pace. Fondamentale per la riuscita dell'evento è stata l'azione
> fattiva e puntuale di Andrea La Spina della Cimarra che ha svolto il
compito
> di referente organizzativo in loco e di collegamento con la stampa.
> Alex Zanotelli ha avuto parole molto efficaci per definire il possibile
> ruolo del movimento pacifista: "Dobbiamo diventare società civile
> organizzata. Dobbiamo parlare, ascoltare, capire. E' in atto un
cambiamento
> antropologico. Se Berlusconi non è riuscito a convincere i suoi figli
sulla
> guerra vuol dire che il tarlo del dubbio si è diffuso". Alex Zanotelli,
pur
> condividendo l'analisi preoccupata di Giulietto Chiesa, vede muoversi un
> fermento positivo ed è convinto che non siamo in presenza di un riflusso
del
> movimento per la pace. E aggiunge: "Dobbiamo far diventare la società
civile
> un luogo di dibattito e di organizzazione in cui maturino delle proposte
da
> passare poi ai politici. Su questo c'è una differenza rispetto a D'Alema
che
> dice: solo i partiti sono soggetti politici. Non è così. La società civile
> organizzata può diventare un soggetto politico. Lo si è visto per la legge
> 185 sul commercio delle armi quando è stata la società civile a richiamare
i
> politici alle proprie responsabilità. La società civile deve avere
obiettivi
> politici e non farsi strumentalizzare dai partiti. I partiti rimangano
fuori
> dagli organismi di rappresentanza della società civile la quale deve
dotarsi
> di portavoce autonomi. Ai partiti spetta il compito di ascoltare e
> dialogare, riportando le proposte della società civile negli organismi di
> rappresentanza". Zanotelli riprende così una delle tesi già espresse nel
> libro "Bandiere di pace". Un libro che, è bene ricordarlo, può essere
> richiesto nelle librerie Feltrinelli e nelle Botteghe del commercio equo e
> solidale. A Taranto è stato presentato ad una platea di oltre cento
persone.
> Ogni gruppo locale può convocarsi e presentarlo alla città: la "società
> civile organizzata" è anche questo.
>
> Alessandro Marescotti
>
>
>
>
> Alessandro Marescotti
>
> a.marescotti at peacelink.it
>
----- Original Message -----
From: "InfoPalestina" <info at infopalestina.it>
To: <pace at peacelink.it>
Sent: Saturday, July 05, 2003 11:00 AM
Subject: Iran: Perché questo silenzio?


> Perché questo silenzio?
> I movimenti studenteschi iraniani provano a conquistarsi il diritto di
> manifestare il loro disagio, di conquistare la loro libertà di parola, di
> opinione e della loro vita. La politica iraniana vive un momento cruciale.
> Le manifestazioni di queste ultime due settimana sono state parzialmente
> represse. 4 mila studenti sono stati arrestati. La metà è stata liberata
> dopo essere stata costretta a firmare un documento che dichiarava il loro
> pentimento per quello che avevano fatto e l'altra metà in bianco che
diceva
> del loro impegno di ciò che non avrebbero fatto più. Altri non sono stati
> così fortunati. Molti pestaggi, incarceramenti senza la formulazione delle
> accuse, senza poter incontrare le loro famiglie e i loro legali. Lo
> establishment conservatore iraniano tenta di vietare le manifestazioni
> pubbliche per la ricorrenza del 9 luglio 1999.
> E' stupefacente che la società civile organizzata italiana che è molto
> attenta alle osservazioni dei diritti umani non reagisca. Non si trova
quasi
> nessun documento in appoggio agli studenti iraniani e richiamo dello
> establishment iraniano alle osservanza dei diritti umani.
> Ci sono state alcune dichiarazioni in favore degli studenti da parte di
> alcuni politici ma un movimento popolare ha bisogno di appoggio della
> società civile. Non si fidano di politici che dettano le ricette
politiche.
> Rivendicano la loro libertà da chiunque che voglia decidere il loro
futuro.
> Ma un appoggio dalle organizzazioni non governative solidificherebbe la
loro
> posizione, darebbe forza di andare aventi. Non dobbiamo dirli che cosa
fare
> ma difendere il loro diritto di esprimere le loro opinioni, le loro idee,
le
> loro rivendicazioni, il loro diritto di costruire un mondo diverso.
> InfoPalestina
>