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Re: Apello urgente
- Subject: Re: Apello urgente
- From: "Associazione per la Pace" <info at assopace.org>
- Date: Sat, 5 Jul 2003 11:59:42 +0200
AZAD, POPOLI IN MARCIA Rassegna multimediale di informazione 7/8/9 Luglio Villaggio Globale ex mattatoio Testaccio Primo giorno Incontro di presentazione della rassegna a cura di associazione Azad e VillaggioGlobale secondo giorno dibattito: La Turchia, repressione interna e violazione dei diritti umani. Il ruolo della turchia sul piano internazionale. Intervengono: Domenico Gallo, Magistratura Democratica Mauro Palma, rapprenestante per l'Italia al consiglio d'Europa nel Comitato per la prevenzione della tortura Falco Accame, Commissione difesa alla Camera Carla Ronga, giornalista Rai 3 Anna Maria Costantini, freelance Uiki (Ufficio informazione Kurdistan) Terzo giorno dibattito: La diaspora kurda, l'esodo e l'utopia del ritorno. Intervengono rappresentanti di: centro socio culturale Ararat, Medici contro la tortura La rassegna "Azad, popoli in marcia" è stata ideata e curata da Villaggio Globale, associazione Azad, con la collaborazione del centro -socio culturale Ararat. L'idea nasce dal lavoro che Villaggio Globale e Azad hanno svolto insieme in questi anni nell'universo dei migranti, profughi e rifugiati. Parlare del Villaggio Globale è come parlare della storia recente dell' immigrazione e della trasformazione di Roma. Il nucleo promotore si formò infatti alla fine degli anni '80, come redazione di un'omonima trasmissione radiofonica sull'immigrazione: la prima redazione "meticcia". L'esperienza crebbe e la redazione occupò un'ala del vecchio mattatoio in disuso. E' seguito oltre un decennio di occupazione con autorganizazzione del lavoro, vertenze sociali, produzione culturale e di controinformazione, in un contesto sociale multietnico. L'associazione Azad è nata nel 1997 per unire le esperienze e gli sforzi degli "sparsi" pionieri della causa kurda in Italia. Non si propone solo di rompere il silenzio sul più grande popolo negato dal colonialismo e dal neocolonialismo, ma di sostenere i percorsi di liberazione dei popoli. Oggi Azad si confronta con uno scenario di guerra nel Medio Oriente della quale le prime vittime sono le popolazioni inermi, per questo propone la costituzione di un "Osservatorio permanente sul Medio Oriente" per ricostituire dai popoli una speranza di democrazia contro le vecchie e nuove gerarchie della guerra e del dominio. L'Ararat, vetta dell'Anatolia e del Caucaso, monte biblico dell'Arca, è anche la carretta del mare che nel '98 approdò in Calabria stracarica di profughi kurdi, i quali insieme ad altre migliaia provenienti dall'Europa, digiunarono in piazza Celimontana per il diritto d'asilo del loro presidente Ocalan e per il diritto ad una pace giusta. Alcuni di loro restarono in italia e furono ospitati dal villaggio globale. Decisero di aprire un luogo di cultura e di accoglienza, e insieme al Villaggio Globale occuparono una palazzina vuota e diroccata dell'ex mattatoio. Nacque così Ararat, alloggio per profughi, ma ancge centro socio culturale con teatro, cinema, gruppi sportivi e folklorici assolutamente autofinanziato dal lavoro dei profughi stessi. Sulla base concreta di queste esperienze nasce l'idea di una rassegna multimediale, che quest'anno è alla sua prima edizione, con l'intento, tra l 'altro, di dare continuità al lavoro di Dino Frisullo, che ha svolto un' importantissima opera di infornazione (anche se non era un pubblicista riconosciuto nel mainstream dell'informazione) rivolta al rafforzamento di una coscienza sociale più che mai estesa. Quest'anno, infatti, presenteremo l'archivio audiovisivo curato da lui e da tanta gente che lavora nelle associazioni che ha fondato, e articoleremo le giornate con momenti di dibattito, approfondimento e informazione così strutturati: ----- Original Message ----- From: "Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia" <uiki.onlus at tin.it> To: <pace at peacelink.it> Sent: Wednesday, July 02, 2003 5:08 PM Subject: Apello urgente > All'opinione pubblica > > > Il Governo turco ha annunciato che la legge in precedenza definita "Legge > sul Pentimento" verrà approvata con il titolo "Legge per l'Integrazione > nella Società". Quali obiettivi di tale legge vengono indicati il disarmo > e, con esso, la fine del "terrorismo". L'esatto contenuto del progetto di > legge non è stato però apertamente dichiarato. > Questa legge nasce dalla necessità di risolvere un problema, ma > analizzandola attentamente risulta molto chiaro che è stata preparata > sulla base di quella politica di sicurezza che da trent'anni viene messa > in atto dalla Turchia senza alcun risultato, proprio perché manca di > fornire una risposta concreta e costruttiva alla questione kurda, offrendo, > come unica soluzione, la repressione. In quest'ottica, la legge sui pentiti > cerca solo nuovi collaboratori per dare seguito a questa linea politica di > negazione assoluta dell'identità kurda. > Lo Stato turco pretende di risolvere il problema senza aver mai parlato con > i rappresentanti dei Kurdi ai quali la legge è indirizzata. Questa legge > non ha pertanto alcun valore politico o pratico. I funzionari turchi finora > non hanno preso contatti né con il Presidente Ocalan, né con il KADEK, né > con il KNK. E' privo di qualsiasi logica voler risolvere il problema senza > aver parlato con coloro che conducono la lotta del popolo kurdo per la > libertà e la democrazia. L'obiettivo non è dunque la soluzione del > problema, ma il tentativo di portare avanti la politica di repressione e > annichilimento finora praticata. > Per conseguire una pace duratura non basta rilasciare le persone arrestate > o permettere a quelle che sono all'estero di ritornare e fare attività > politica; la pace sociale può essere conseguita se una legge simile è > accompagnata da una complessiva riforma in senso democratico e se viene > anche emanata una legge sulla partecipazione democratica alla vita politica. > Desideriamo sinceramente l'unità e la pace tra il popolo kurdo e lo Stato > e la società turca, in un'atmosfera che consenta di superare la precedente > negazione dell'identità kurda. Più volte lo abbiamo ribadito. Anche > riguardo a quest'ultima legge il KADEK riassume la propria posizione > favorevole alla pace sociale e all'unità all'interno della Turchia, nei > seguenti sette punti: > > 1. Bisogna porre fine alla politica di negazione nei confronti dei Kurdi in > Turchia e devono essere riconosciuti nelle leggi e nella Costituzione i > diritti e l'identità del popolo kurdo. > 2. Il divieto di usare e sviluppare la lingua e la cultura kurda deve > cessare e deve essere riconosciuta la possibilità di insegnare la lingua > kurda nelle scuole primarie; ciò non è di ostacolo al fatto che il turco > continui a essere considerato in Turchia come la lingua ufficiale. > 3. Le trasmissioni radio-televisive e le pubblicazioni di stampa in lingua > kurda non devono essere sottoposte a limitazioni ulteriori. > 4. I poteri degli enti locali devono essere ampliati; tali enti devono > avere la possibilità in primo luogo di decidere su salute e cultura, nonché > su molti eventi d'interesse locale, al fine di rafforzare le strutture > democratiche. > 5. Tutti i raggruppamenti che non ricorrano a mezzi violenti e lavorano per > i punti sopradescritti e non pongono alcun pericolo all'unità politica > della Turchia devono avere la possibilità di esercitare l'attività politica. > 6. Per conseguire la pace sociale tutti i prigionieri politici, tra i quali > anche il nostro Presidente, le unità di guerriglia e tutti gli uomini > politici che vivono attualmente in esilio devono ottenere tutti i loro > diritti politici e sociali e devono poter esercitare liberamente l'attività > politica. > 7. Per rimuovere i pregiudizi nazionalistici tra i popoli turco e kurdo > deve essere condotta dappertutto una campagna di informazione per > rafforzare l'unione tra i due popoli. Al fine di migliorare la condizione > economica devono essere attuati speciali programmi volti alla risoluzione > dei problemi sociali. > > Quando queste razionali proposte del nostro popolo saranno state accolte, > regnerà in Turchia la calma e la pace sociale. Partner strategici per il > raggiungimento di questo obiettivo saranno due popoli inseparabili che > faranno della Turchia uno degli Stati più importanti del Medio Oriente. Non > è interesse dei Kurdi che vi sia una divisione. Una politica che tuttavia > neghi l'identità e che impedisca lo sviluppo della lingua e della cultura > kurda non potrà condurre che a nuovi scontri armati. > Tutti coloro che hanno posizioni di responsabilità devono adoperarsi per il > conseguimento della pace sociale. Noi del KADEK siamo pronti ad adoperarci > per adempiere a tale compito. > Facciamo, pertanto, appello a quanti in Turchia detengono poteri > decisionali, affinché non producano leggi dagli effetti negativi, ma > emanino una legge di riforma che consenta la partecipazione democratica e > il conseguimento della pace sociale. > > > Consiglio di Presidenza del KADEK - 26 giugno 2003 > > > > > >
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