Storia del movimento per la pace in Italia - gli ultimi 50 anni - bozza



Storia movimento per la pace

Il movimento per la pace e i partiti politici

Partito Radicale
Negli anni Settanta le iniziative antimilitariste sono sostenute prevalentemente, a livello politico, dal Partito Radicale che in particolare si batte sui temi dell'obiezione di coscienza. Con uomini sandwich sui luoghi delle parate militari del 4 novembre ("festa della vittoria") e del 2 giugno ("festa della repubblica"), i radicali organizzano diverse dimostrazioni e finti cortei funebri cre creano scompiglio fra i militari. Vengono organizzate inoltre manifestazioni contro le basi nucleari come quella della Maddalena. Il Partito Radicale promuove un'apposito centro di ricerca - l'IRDISP - che svela la mappa delle installazioni militari in Italia, ossia "cio' che i russi gia' sanno e che gli italiani non conoscono ancora". In quegli anni il Partito Radicale puo' giocare a pieno campo in quanto il PCI attutisce la critica alla NATO fino ad accettare di farne parte (1974). Negli anni Settanta il Partito Radicale e' tra i promotori della LOC, la lega degli obiettori di coscienza. In questo periodo Pannella da' l'impressione di voler prendere la testa del movimento pacifista e di voler diventare il "Gandhi italiano". I pacifisti vengono rimproverati di farsi strumentalizzare dai radicali o di essere dei radicali camuffati; e' il periodo in cui i pacifisti vengono blanditi dai radicali e visti con sospetto dai comunisti. Il Partito Radicale promuove, durante il periodo della "solidarieta' nazionale", un referendum contro i tribunali militari; la sua strategia passera' poi negli anni Ottanta verso obiettivi quali la lotta alla fame nel mondo differenziandosi (e dissociandosi) dal movimento pacifista che marciava contro gli euromissili e che aveva ricominciato a vedere la presenza dei comunisti. Il Partito Radicale privilegera' poi altre tematiche e lascera' da parte le sue tradizioni antimilitariste per appoggiare negli anni Novanta la Guerra del Golfo e la Guerra in Kosovo.

PCI
Negli anni Cinquanta e Settanta il PCI e' schierato su posizioni "pacifiste", favorevoli al disarmo atomico, alla fine della guerra fredda e alla distensione internazionale. Intellettuali e artisti di ispirazione marxista saranno impegnati per costruire una "coscienza umana" che ripudiasse la guerra. Gianni Rodari con le sue favole, Pablo Picasso con i sue colombe e Bertolt Brecht con le sue poesie saranno gli artefici di questa "cultura della pace" che entrera' nei libri di scuola. Il PCI e' schierato contro la Nato ed e' favorevole ad uno spostamento dell'Italia nel settore dei paesi non-allineati come l'India e la Jugoslavia, ossia non facenti parte ne' della NATO ne' del Patto di Varsavia. La crescita del suo peso politico e la crescita del movimento del sessantotto generano preoccupazione negli ambienti Nato e ne consegue una stagione torbida aperta nel '69 dalle bombe a Piazza Fontana e da una strategia della tensione che vede la copertura dei servizi segreti italiani, secondo alcuni "deviati", secondo altri perfettamente allineati con i piani della Nato (con cui i servizi segreti italiani sono integrati). Dalla stagione delle bombe nelle piazze e nei treni il PCI riesce ad uscirne grazie a due mosse: una forte mobilitazione unitaria con il movimento sindacale e una revisione dei suoi principi di politica estera. Il PCI giunge ad accettare la Nato e dopo poco finiscono gli attentati neofascisti coperti dai servizi segreti. Questo "patto di non belligeranza" fra PCI e Nato ha come conseguenza la graduale fuoriuscita, dall'azione del PCI, degli elementi di critica verso le forze armate e di attivismo politico al suo interno (rimarra' solo Lotta continua ad organizzare i "Proletari in Divisa") per limitarsi all'approvazione di principi che "democratizzassero" l'Istituzione militare. Il PCI della seconda meta' degli anni Settanta non promuovera' un controllo e un'opposizione intransigenti nell'ambito dei piani militari, tanto che verra' messa in cantiere la "portaelicotteri" Garibaldi, la quale via via diventera' - nel silenzio - una portaerei, la prima portaerei italiana. Episodi del genere vedono l'opposizione dei soli radicali (Rutelli inviera' un esposto alla procura della repubblica per la conversione della Garibaldi in portaerei). Da1976 al 1979, il PCI persegue una politica di solidarieta' nazionale con la DC passando dall'opposione all'astenzione e all'appoggio esterno a governi presieduti da Andreotti. In questo periodo l'Italia vende prevalentemente armi a paesi in dittatoriali. Agli inizi degli anni Ottanta il PCI cambia strategia politica passando dal compromesso con la DC (anni della solidarieta' nazionale) ad un'opposizione che - giunto al governo Craxi - si fa sempre piu' intransigente. Il movimento pacifista viene in varie realta' sostenuto anche economicamente dal PCI che paga viaggi in corriera, fax, volantini, mette a disposizione strutture; Craxi ha la netta sensazione che Berlinguer gli voglia "scagliare contro" il movimento pacifista e negli anni Ottanta e' proprio il PSI il partito piu' deciso a criticare "i pacifisti a senso unico". Cosi' come negli anni Settanta i pacifisti erano rimproverati di farsi strumentalizzare dai radicali o di essere dei "radicali camuffati", ora negli anni Ottanta i pacifisti vengono rimproverati di farsi strumentalizzare dai comunisti, se non considerati come dei "comunisti camuffati". E' questo il periodo delle marce contro gli euromissili che giungono a manifestazioni oceaniche mai viste (l'Unita' parlera' di un milione di persone in piazza nel 1983). Durante la Guerra del Golfo con l'Irak il PCI, pur schierandosi contro la guerra, non sostiene il movimento pacifista con la stessa decisione del periodo degli euromissili; e' infatti impegnato in un dibattito interno che portera' amutarsi in PDS e al distacco di Rifondazione Comunista. All'interno del PCI emergono esplicitamente le due anime storiche, quella pacifista di Ingrao e quella realista di Napolitano. Prevarra' la linea di Napolitano di "piena e leale" solidarieta' agli Usa e alla Nato, la quale avra' la sua definitiva consacrazione nella guerra del Kosovo con la posizione ferma di D'Alema, definito da Clinton affidabile "come una roccia".

PSI e mondo laico
La vicenda del PSI assomiglia alla parabola del Partito Radicale e del PCI-PDS. Partito da concezioni pacifiste, il PSI smorza poi la sua iniziale identita' per passare ad essere un partito filo-Nato. Il PSI e' uno dei pochi partiti dell'internazionale socialista (la Seconda Internazionale) che si schiera contro la prima guerra mondiale e questa sua natura pacifista viene rimarcata, subito dopo la fine del fascismo, nei lavori della Costituente in cui i socialisti sono tra i piu' aperti ai temi della pace e del disarmo. In particolare Sandro Pertini si battera' perche' nella Costituzione si fissi il principio che le spese militari non possano superare quelle per l'istruzione, salvo apposita legge promulgata dal parlamento. Questo principio costituzionale verra' bocciato. E' pero' indicativo dell'impegno dei socialisti che si caratterizzeranno per un impegno per la pace. L'impegno pacifista dei socialisti non sara' succube rispetto ai piani di Mosca che puntava ad un movimento per la pace internazionale contro l'atomica nel periodo in cui non poteva disporre di un arsenale nucleare competitivo con gli Usa. Sempre i socialisti saranno i piu' aperti verso le tematiche dell'obiezione di coscienza, divenendo gli interlocutori in Parlamento dei nonviolenti. Il leader del movimento nonviolento italiano e' Aldo Capitini, di formazione liberalsocialista, ed e' nel filone culturale liberalsocialista che maturano le concezioni libertarie e antimilitariste piu' consone ai movimenti pacifisti; alle marce di Capitini parteciperanno i repubblicani con le loro bandiere (mentre in seguito i repubblicani saranno i piu' critici verso i pacifisti); Norberto Bobbio maturera' in queste esperienze gli elementi "pacifisti" della sua concezione laica; qui si formera' anche la cultura dei radicali e dei precursori dei verdi. La cultura laica e socialista si caratterizza come "pacifismo non allineato", sulla scia degli appelli di Bertrand Russel e di Albert Einstein per il disarmo nucleare. L'impegno pacifista dei socialisti italiani perdura fino alla meta' degli anni settanta, quando il responsabile delle forze armate e' l'ex ufficiale della marina militare Falco Accame, il quale diventa presidente della Commissione Difesa. Con l'avvento di Craxi, Falco Accame non ha piu' spazio e termina la sua militanza socialista, mettendo le sue competenze al servizio di iniziative pacifiste.

DC mondo cattolico
L'esperienza di governo della DC e la guerra fredda relega in secondo piano gli esponenti "pacifisti" presenti al suo interno. Essi fanno riferimento a La Pira e Dossetti. In particolare La Pira, sindaco di Firenze eletto come indipendente nella DC, sara' un riferimento essenziale con la sua politica di unione "dal basso" delle citta' e dei sindaci contro la minaccia nucleare. All'interno della DC si apre negli anni Sessanta una stagione di rinnovamento, in sintonia con l'apertura del Concilio Vaticano Secondo inaugurato da Papa Giovanni XXIII. E' in questo contesto che si fanno strada nel mondo cattolico le idee di pace e solidarieta' di Raoul Follereau che mobiliteranno milioni di giovani cattolici e non. Figure come don Milani, padre Barducci e Gozzini faranno dibattere il mondo cattolico sui temi della pace. Anche nella DC saranno discusse - fra segnali di apertura e reazioni di chiusura - le questioni dell'obiezione di coscienza che porteranno poi nel 1972 all'approvazione della prima legge sull'obiezione di coscienza.

Verdi e Rifondazione Comunista
I verdi si sono posti come gli interlocutori del movimento pacifista nonviolento avendo recepito in origine quegli elementi di identita' culturale della cultura gandhiana. Non a caso al loro interno sono confluiti vari ex radicali. Ma la guerra del Kosovo, che ha visto la partecipazione di vari governi europei con i verdi al governo, ha prodotto all'interno dell'"internazionale verde" lo stesso effetto dirompente che venne scatenato sulla Seconda Internazionale dall'assenso dato alla guerra da vari partito socialisti e socialdemocratici. La cultura dei verdi si sta pertanto spostando verso una priorita' della difesa dei diritti umani in funzione della quale giustificare le azioni militari come quelle nel Kosovo. Rifondazione Comunista - a differenza dei verdi - e' nata non su presupposti gandhiani ma su presupposti marxisti che non escludono ma prevedono l'uso della forza per scopi di giustizia. Pertanto l'appoggio dato da Rifondazione Comunista al movimento pacifista non giunge a promuovere anche quella cultura delle nonviolenza che ne e' la caratteristica nuova e distintiva rispetto al "vecchio" movimento per la pace degli anni cinquanta e sessanta.

1947
L'Assemblea Costituente delinea una nuova costituzione in cui all'articolo 11 viene sancito: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali". Alcuni socialisti cercano di spingere oltre il dettato costituzionale proponendo un emendamento che avrebbe reso legale l'obiezione di coscienza e negato l'adesione ad ogni patto militare: "Il servizio militare non e' obbligatorio. La Repubblica, nell'ambito delle convenzioni internazionali, attuera' la neutralita' perpetua" (emendamento Cairo, PSLI, Chiaramello, PSLI e Calosso, PSI). Sempre in sede di Assemblea Costituente il socialista Pertini, assieme a Calosso, Chiaramello e Matteotti, propone che "nel bilancio dello Stato le spese per le forze armate non potranno superare le spese della Pubblica Istruzione, salvo legge del Parlamento di durata non superiore ad un anno". Ma la proposta venne giudicata demagogica e fu bocciata anche dai comunisti. (Fonte: Sergio Albesano, "Storia dell'obiezione di coscienza in Italia", ediz.Santi Quaranta, Treviso, 1993) Il sindacato CGIL attua una forma di azione nonviolenta definita "non collaborazione", che viene cosi' definita in un comunicato ufficiale: "Una limitazione dell'attivita' lavorativa a cio' che e' di stretto obbligo contrattuale, senza quell'apporto supplementare di sforzo fisico o intellettuale che il prestatore si impone volontariamente per ottenere il maggior rendimento possibile". (Soccio p.298)

1948
Nel novembre 1948 scoppia il caso Pinna. Pietro Pinna si dichiara infatti obiettore di coscienza. Viene processato e incarcerato perche' la legge italiana allora non prevedeva l'obiezione di coscienza. Queste erano le carceri militari per obiettori, descritta da un anonimo detenuto: "Lunghe m.2, larghe m.1,50, molto umide, con l'acqua talvolta per terra e con pochissima luce. Il detenuto deve vivere in quella tomba a pane e acqua". (Albesano p.51)

1949
Sotto la guida di Di Vittorio, leader della CGIL, si inaugurano forme originali di lotta non violenta quali lo "sciopero alla rovescia" consistente nel lavorare per opere di pubblica necessita' e nel chiedere di ottenere il pagamento. L'azione viene intrapresa da disoccupati e operai, come nelle miniere abruzzesi, nella Valle Padana, a Cerignola, ecc. La tecnica dello scipero alla rovescia verra' ripresa da Danilo Dolci. Inoltre si verificano forme di lotta contigue allo "sciopero alla rovescia": i contadini marciano sulle terre incolte dei latifondi (la cui suddivisione era stata prevista dalla Costituzione ma non attuata per ragioni politiche), picchettano i terreni per indicarne la presa di possesso e cominciano ad ararle e a seminarle. Il governo a guida DC, invece di attuare la Costituzione, si attiva per la difesa delle proprieta' dei latifondisti e manda i carabinieri che in varie occasioni sparano sui contadini. Diversi gli eccidi. (Soccio p.296) Il 23 novembre il socialista Calosso e il cattolico Giordani unificano in un unico disegno di legge le loro precedenti proposte per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza.

1950
Elevoine Santi, studente di architettura, viene arrestato per obiezione di coscienza. Egli si sacrifica volutamente ritenendo che la presenza di un obiettore in carcere potesse aiutare l'approvazione di una legge sull'obiezione di coscienza. Di idee antifasciste, questo giovane aveva partecipato alla Resistenza senza mai portare armi con se', ottenendo la qualifica di "patriota". Santi e' membro del Servizio Civile Internazionale, il cui scopo e' di "offrire al governo dei Paesi che hanno la coscrizione militare obbligatoria un modello pretico, che funzioni, di servizio alternativo volontario per gli obiettori di coscienza: servizio faticoso, gratuito, su scala internazionale, che faccia incontrare e collaborare insieme giovani di varie nazioni, classi, religioni, ideologie politiche, generando il rispetto, la comprensione reciproca, il culto dell'uomo, la conciliazione, l'amore". Santi scrive al Presidente della Repubblica e al Ministro della Difesa: "Al mondo siamo tutti fratelli. La morte di unqualsiasi individuo e' un lutto per me. Con la guerra si distrugge l'umanita': gli eserciti, anche in pace, preparano questa distruzione; per questo mi rifiuto di servire l'esercito". Mentre Santi e' nel carcere militare di Gaeta, Albert Einstein dischiara in una lettera: "Verso il signor Santi e per il modo con cui ha agito, io provo stima e simpatia. E' una vergogna che al tempo nostro la schiavitu' dell'individuo arrivi a tal punto che esso e' obbligato dallo Stato ad agire in modi riprovati dalla sua coscienza come immorali. Volentieri rilascio pubblica dichiarazione di questa mia convinzione". Santi viene punito dal cappellano del carcere militare per non essersi messo sull'atenti davanti a lui. (Albesano p.52) Sulla Civilta' Cattolica, organo dei gesuiti, padre Messineo prende posizione sull'obiezione di coscienza scrivendo: "I giudici che hanno condannato il giovane Pinna a due anni di reclusione come renitente di leva hanno compiuto il loro dovere e la Camera compira' il proprio respingendo la proposta di legge. La pericolosita' del soggettivismo, che con essa si intende rendere legale, si puo' gia' vedere in atto nel rifiuto degli operai di qualche industria bellica di lavorare alla produzione delle armi". Per protestare contro la guerra fredda i portuali di Genova, Ancona e altri porti si rifiutano di scaricare le armi destinate alle basi americane in Italia. (Soccio, p.298)

1954
Franco Alasia, un operaio di una fabbrica milanese, si rifiuta di fresare un coperchietto per strumenti bellici, pagando con il licenziamento l'affermazione della propria coscienza (Soccio p.316).

1956
Danilo Dolci, facendo esplicito riferimento all'articolo 4 della Costituzione che sancisce il diritto al lavoro, organizza uno "sciopero alla rovescia" di centinaia di disoccupati siciliani per riattivare una trazzera intransitabile. Due anni piu' tardi la tecnica viene adottata da tremila braccianti a Enna per iniziare la costruzione di una diga. Sono forme di lotta che il movimento operaio italiano ha elaborato al fine di gestire il conflitto con strumenti non violenti e creativi. Per alcuni questa era nonviolenza tattica, per altri (come Danilo Dolci) queste esperienze erano programmate in un'ottica strategica.

1961
Il 24 settembre Aldo Capitini inaugura la prima "Marcia per la pace e la fratellanza fra i popoli" da Perugia ad Assisi a cui partecipano decine di migliaia di persone di diverso orientamento politico; viene procalmato che la pace "e' un bene troppo importante per lasciarlo nelle mani dei soli governanti". Perche' Capitini sceglie la forma della marcia e non del comizio? "Nella marcia - egli dice - non ci sono capi, ognuno e' uguale agli altri, e ognuno puo' esprimere la sua aspirazione con un cartello. La marcia tocca le case, si mostra al popolo, e' un atto piu' che parole". (Soccio p.309) Il 18 novembre il sindaco di Firenze Giorgio La Pira fa proiettare il film "Non uccidere", del regista francese Claude Autant-Lara. Il film narra un fatto accaduto realmente, quello di un giovane francese che si rifiuto' di indossare l'uniforme militare perche', come cattolico, non voleva imparare ad uccidere. Poiche' il film esaltava la figura di un obiettore di coscienza, la commissione ministeriale sulla censura vi aveva rintracciato il reato di istigazione a delinquere e lo escluse dalle sale cinematografiche. Tale censura aveva gia' suscitato l'indignazione del deputato Sandro Pertini che, assieme ad altri socialisti, aveva presentato un'interrogazione parlamentare. Ma il sindaco va oltre e, con un atto di disobbedienza civile, infrange, nella citta' di cui e' sindaco, il divieto di proiezione e invita giornalisti e uomini di cultura a vedere il film. Scoppia un caso internazionale, dato che anche in altre nazioni il film era stato boicottato fin dall'inizio, tanto che per girarlo il regista era stato costretto ad andare in Jugoslavia, poiche' ne' la Francia ne' l'Italia avevano autorizzato le riprese nel loro territorio. (Albesano p.62) Una sentenza del Tribunale Supremo Militare respinge la tesi della difesa di alcuni obiettori, la quale sosteneva che tra i diritti umani fondamentali tutelati dall'art.2 della Costituzione fosse compreso il diritto di non uccidere. (Albesano p.65)

1962
Rifiuta di indossare la divisa Giuseppe Gozzini, primo obiettore di coscienza cattolico che in Italia entra in galera per corenza con il quinto comandamento: "Non uccidere". In Francia - dopo il dibattito suscitato dal film "Non uccidere" di Claude Autant-Lara - viene approvata una legge che consente l'obiezione di coscienza.

1963
Un'altra serie di episodi fa discurere: si dichiarano obiettori di coscienza il laico socialista Susini e i cattolici Viale e Fabbrini. L'obiezione di coscienza apre un dibattito pubblico: padre Balducci, che solidarizza con gli obiettori, vIenE denunciatO per apologia di reato. Ecco la dichiarazione che "incrimina" Padre Balducci: "Quando in nome della patria si spregiano gli scrupoli della coscienza e si oltrepassano i superiori limiti tra il giusto e l'ingiusto siamo gia' nel paganesimo. Motivo di piu', questo, per avere un attimo di silenziosa ammirazione per coloro che a proprie spese testimoniano un'assoluta volonta' di pace (...) Un cattolico in caso di guerra totale ha, non dico il diritto, ma il dovere di disertare". (Albesano p.71) Sul Resto del Carlino Salvador De Madariaga scrive: "Il modo migliore per mettere al bando le bombe e' quello di mettere al bando i pacifisti". (Albesano p.72)

1965
L'11 febbraio un gruppo di cappellani militari in congedo della Toscana votano un ordine del giorno in cui "considerano un insulto alla Patria e ai suoi caduti la cosiddetta "obiezione di coscienza", che, estranea al comandamento cristiano dell'amore, e' espressione di vilta'". Don Milani riponde inviando una lettera ai giornali che e' considerata ancora oggi un documento della cultura della pace: viene denunciato. Comincera' per don Milani un lungo processo che durera' fino alla sua morte.

1966
Il 4 novembre viene dichiarato dagli antimilitaristi "non festa ma lutto" e in occasione delle parate militari sono organizzate delle contomanifestazioni. "Rifiutando il significato nazionalista, patriottardo, militarista che ufficialmente veniva dato alla manifestazione - scrive Matteo Soccio - i nonviolenti sostenevano un modo migliore di onorare i caduti, quello di festeggiare la vittoria della pace sulla guerra". (Soccio p.315)

1967
Danilo Dolci presiede un comitato che promuove una marcia per la pace nel Vietnam che parte il 4 novembre e si snoda per tutta l'Italia, giungendo davanti a Montecitorio il 29 novembre. La marcia, a cui partecipano esponenti dell'America dissidente e pacifista e una rappresentanza vietnamita, chiede una dissociazione del governo italiano dall'aggressione Usa nel Vietnam.

1968
Il 15 gennaio un terribile terremoto distrugge la valle del Belice in Sicilia. La colpevole lentezza con cui lo stato procede nella ricostruzione, spinge millecinquecento terremotati a presidiare Montecitorio a marzo: il Parlamento approva rapidamente la legge sulla ricostruzione. Ma la legge non viene applicata e gli abitanti del Belice avviano alcune forme di disobbedienza civile, fra cui il rifiuto del servizio di leva. Alla fine di un nuovo presidio, i giovani del Belice vengono esonerati dal servizio militare per potersi dedicare alla ricostruzione dei paesi distrutti. (Soccio p.306)

1970
Manrico Mansueti, impiegato comunale di Sarzana (La Spezia), detrae dalla sua dichiarazione dei redditi il 12,5%. Non vuole destinare tale somma al Ministero della Difesa ma ad un lebbrosario in India. Motiva tale intenzione con una lettera all'Ufficio delle Imposte dirette e, per conoscenza, al Ministero della Difesa e delle Finanze. Ne parlano i giornali e Mansueti riceve diverse attestazioni di solidarieta', fra cui quella del Consiglio Comunale di Sarzana, espressa in un apposito ordine del giorno. L'esempio di Mansueti viene seguito in quell'anno da Giuseppe Franchi, insegnante di Borgo a Buggiano (Pistoia). Negli anni successivi le obiezioni alle spese militari si faranno piu' frequenti fino a diventare una campagna nazionale ufficiale nel 1981. Si verificano anche forme di non collaborazione e di boicottaggio per protestare contro la violazione dei diritti umani in Grecia ad opera della "dittatura dei colonnelli": trentacinquemila portuali si rifiutano di scaricare merci da navi greche per solidarieta' con la lotta del popolo greco.
(Soccio p.298)

1972
Viene approvata la prima legge sull'obiezione di coscienza.

1973
Pinochet prende il potere in Cile con un golpe ai danni del presidente socialista Allende, democraticamente eletto; con il sostegno della Cia, Pinochet elimina migliaia di socialisti e comunisti. I portuali italiani boicottano le navi cilene rifiutandosi di scaricare le merci importate dal Cile e di caricare macchinari destinati al Cile. (Soccio p.298)

1977
Il 30 febbraio viene attuato da manifestanti antinucleari un blocco ferroviario nella stazione di Capalbio (Grosseto) per protestare contro il progetto di costruzione nella zona di ben quattro centrali nucleari. Manifestazioni antinucleari si tengono anche a Montalto (17 e 20 marzo) e a Caorso (24 aprile). E' solo l'inizio di una serie di manifestazioni che proseguiranno per i mesi e gli anni successivi dando l'avvio a quel movimento antinucleare destinato a convergere con il movimento pacifista.

1981
Gli anni Ottanta si aprono all'insegna di un ritorno alla guerra fredda e al riarmo atomico. Il 27 febbraio centomila persone sfilano nella marcia da Perugia ad Assisi. "Il suo successo - scrive Matteo Soccio - diede il via al vasto movimento pacifista degli anni '80". A partire dal 1981 alcuni comuni italiani si autoproclamano "comuni denuclearizzati". Il primo comune che si dichiara "zona libera da armi nucleari" e' Robassomero (Torino): e' il 17 dicembre 1981. Cinque anni dopo i comuni decunclearizzati saranno circa 500. Si dichiareranno denuclearizzate la provincia di Trento e cinque intere regioni: Valle d'Aosta, Piemonte, Toscana, Umbria e Calabria. Tali delibere, pur non avendo efficacia giuridica, hanno espresso l'indisponibilita' di intere comunita' a divenire sedi di basi atomiche. Rimane tuttavia l'ambiguita' del nucleare civile, considerato "buono" da piu' di qualcuno fino all'incidente di Chernobyl. La mobilitazione tocca il mondo della cultura scientifica: nel 1981 ottocento fisici (docenti universitari e ricercatori) firmano un documento contro la corsa agli armamenti nucleari. Verra' fondata l'Uspid (Unione Scienziati Per Il Disarmo) che, insieme all'Archivio Disarmo, costituisce negli anni Ottanta una delle piu' qualificate fonti di contro-informazione pacifista. Sempre nel 1981 Maurizio Saggioro, operaio di una fabbrica di Baranzate di Bollate, si rifiuta di stampare dei dadi per mine. Viene prima sospeso e poi licenziato, aprendo un caso che fa discutere nel sindacato e che suscita interesse nella stampa (Soccio p.316).

1982
A Comiso il movimento pacifista comincia ad acquistare terreni per sottrarli alla base per gli euromissili. Vi verra' costruita sopra una "pagoda per la pace" da un monaco buddista. Viene raccolto un milione di firme per bloccare i lavori della base di Comiso: firma anche il vescovo di Trapani. Alla Campagna nazionale di obiezione di coscienza alle spese militari, lanciata l'anno precedente, aderiscono nel 419 persone. Un'altra iniziativa e' quella della restituzione dei congedi illimitati, come gesto di obiezione di coscienza di chi ha gia' finito il militare e che ne ripudia l'esprienza; e' messo in atto da 171 persone, fra cui anche ufficiali e sottufficiali. (Soccio p.316) L'8 agosto in provincia di Taranto ad Avetrana si effettua un referendum autogestito per consultare la popolazione circa la costruzione della centrale nucleare, appoggiata da tutte le forze politiche: su 5.255 aventi diritto al voto si recano alle urne in 4.053 e solo 35 si esprimono a favore della centrale nucleare. Contrari: 4005 cittadini (98,8%). Sulla scia dell'opposizione anti-nucleare comincia anche l'opposizione alla costruzione della nuova base navale a Taranto, destinata a diventare la piu' grande base navale della Nato nel Mediterraneo.

1983
Nell'estate inizia l'International Meeting Against Cruise (IMAC), con la partecipazione di migliaia di pacifisti italiani e stranieri che sperimentano forme di lotta nonviolenta di fronte alla base dei missili nucleari Cruise, come sit-in, incatenamenti ai cancelli e tappeti umani per ostacolare il traffico dei mezzi che trasportavano i missili. Il 22 ottobre ha luogo a Roma in Piazza S.Giovanni la piu' grande manifestazione per la pace mai organizzata in Italia (un milione di partecipanti, secondo alcuni giornali), in cui viene simulata la morte atomica con migliaia di manifestanti stesi per terra dopo l'allarme della sirena.

1984
In tutta la Sicilia viene promosso un referendum autogestito, con cinque mlioni di schede: l'80% dei cittadini si esprime contro l'installazione dei missili nucleari a Comiso. (Soccio p.313)

1989
Il premier jugoslavo Milosevic revoca al Kossovo l'autonomia e inizia la repressione contro i kossovari. Viene fondata la Lega Democratica del Kossovo (LDK) e Ibrahim Rugova ne diventa il presidente; Rugova, insieme al sociologo Anton Cetta, comincia a guidare i "consigli della riconciliazione" che rendono possibile la pacificazione di centinaia di famiglie albanesi, divise dalla vendetta del sangue praticata secondo l'arcaico codice consuetudinario del sangue. (Fonte: G.e V. Salvoldi, L.Gjergji, "Kosovo, nonviolenza per la riconciliazione, EMI, Bologna 1999)

1990
Viene approvata una legge, da tempo richiesta dal movimento pacifista, che vieta l'esportazione di armi italiane a nazioni che violano i diritti umani. Nel frattempo l'Italia sta per consegnare le ultime navi militari a Saddam Hussein, con cui intrattiene buoni rapporti commerciali e militari fino a pochi mesi prima della guerra. Ma l'invasione del Kuwait (agosto) non consente di concludere l'affare e le quattro navi rimangono a fare la ruggine ormeggiate a La Spezia.

1991
Scoppia la Guerra del Golfo e l'Italia si trova paradossalmente a combatte contro l'ex partner commerciale e militare Saddam Hussein. Per la prima volta l'Italia entra in guerra effettuando bombardamenti con aerei Tornado. L'ammiraglio Buracchia, comandante della squadra navale italiana inviata nel Golfo per effettuare l'embargo, in un'intervista a "Famiglia Cristiana" spiega che la guerra poteva essere evitata; e' polemica e viene sostituito. In Italia l'obiezione fiscale alle spese militari tocca il suo punto piu' alto, con quasi diecimila adesioni. La guerra del Golfo viene condotta dal movimento pacifista con un nuovo strumento: il fax. Ma emerge anche l'esigenza di nuove forme di coordinamento e per la prima volta si parla di telematica. Dopo la pausa estiva (in cui alcuni pacifisti studiano come usare il computer per scopi di pace) nasce PeaceLink, sperimentata a Taranto e a Livorno.

1999
Scoppia la guerra del Kossovo. Per la seconda volta l'Italia entra in guerra, ma con un impegno ancora piu' massiccio e senza alcuna copertura dell'Onu. Al governo ci sono alcune forze politiche che otto anni prima si dichiaravano contrarie alla Guerra del Golfo. Se la Guerra del Golfo fu per i pacifisti la "guerra dei fax", la Guerra del Kossovo e' stata la "guerra del modem", con la possibilita' di dialogare via Internet con le vittime della guerra nella Jugoslavia.

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Fonti:
Sergio Albesano, Storia dell'obiezione di coscienza in Italia, Editrice Santi Quaranta, Treviso 1993 Matteo Soccio, Le forme di azione nonviolenta in Italia dal 1945 ad oggi, saggio posto in appendice a Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta vol.2 le tecniche, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986