Prefazione di Lello Voce al libro "Corrispondenze da Baghdad" di Robdinz



Fonte: http://www.nuovimondimedia.it

Le corrispondenze da Baghdad di “Robdinz”, alias Roberto di Nunzio,
giornalista e collaboratore di Nuovi Mondi Media, sono ora un libro:
"Corrispondenze da Baghdad", edito da Falsariga edizioni, di cui
pubblichiamo in esclusiva la prefazione di Lello Voce. Riletti a qualche
mese di distanza, al di fuori del contesto di febbrile partecipazione, di
immediato bisogno di informazione che era proprio dei primissimi giorni del
conflitto, gli scritti di Robdinz non perdono nulla della loro efficacia.
Anzi, permettono ancor meglio di cogliere la tragedia che per intere
settimane si è abbattuta sulla pelle della popolazione civile, delle donne,
dei bambini, degli uomini di Baghdad. Il volume, non distribuito in
libreria, si può ordinare direttamente presso l’editore (c.p. 84, La Spezia,
tel. 0187 24183) oppure nel Nuovi Mondi Shop
(http://www.nuovimondimedia.it/catalog/product_info.php?products_id=33).

PREFAZIONE

di Lello Voce

Il suo nickname in rete è Robdinz. Da quando è iniziato l’immondo massacro
di questa inutile e feroce guerra sono i suoi post su Indymedia i miei
notiziari preferiti da Baghdad… E non solo i miei, visto che ormai numerosi
siti in varie parti d’Europa linkano le sue corrispondenze dalla capitale
irachena. E dunque, visto l’apprezzamento dell’e-audience, Robdinz ha
schedulato gli orari: due post al giorno, alle 20 e alle 24 italiane.

In realtà Robdinz non è a Baghdad, come l’iracheno Pax Salam, Robdinz è qui,
in Italia. Di se stesso dice: “Sono un giornalista indipendente (un vecchio
giornalista indipendente), ho 48 anni, vivo in campagna a nord di Roma. Con
moglie, figli, cani, gatti ed un paio di bandiere della pace fuori le
finestre. Attraverso alcuni dei miei contatti sono arrivato fino alle
persone che ora sono a Baghdad. E che non hanno voce. O, per meglio dire,
viene loro negata voce in Italia”. Ed è da lì, dalle colline laziali, che ha
montato il tutto, sfruttando una normale linea telefonica e una serie di
‘rapporti’ stabiliti con alcuni free lance occidentali ed iracheni e con gli
human shields (una decina di persone di cui, incredibilmente, nessuno parla)
che sono sul posto.

Robdinz chiama ad orari prestabiliti, presso l’hotel Andalus, dove si
ritrova la stampa indipendente e raccoglie le notizie che gli vengono
fornite, le incrocia poi con tutte quelle che reperisce su una serie di siti
di organizzazioni umanitarie ed il gioco è fatto. Quello che ne viene fuori
è uno spaccato prezioso della realtà irachena, in cui una serie di
particolari più o meno censurati da certa informazione “ufficiale” si
mescolano a storie minime, quotidiane, di dolore, sbigottimento, rabbia.
Quale Tg duopolista ci racconterà mai gli sforzi degli insegnanti e degli
studenti dell’Università di Baghdad, che – come quelli di Sarajevo appena
ieri - scavano praticamente a mani nude tra le rovine della loro
biblioteca - una delle più ricche di volumi, storia e tradizione dell’intero
mondo arabo - completamente distrutta dalle bombe, nel tentativo di salvare
qualche libro? Chi ci dirà che sono state bombardate praticamente tutte le
scuole di Baghdad, anch’esse evidentemente tra gli obiettivi “sensibili” dei
bombardieri alleati? Dove leggeremo di quel fotografo free lance, laureato
in medicina, che, dopo pochi giorni di bombardamento, ha posato la macchina
fotografica e si è messo ad aiutare i medici iracheni che provano a
rattoppare, senza medicinali, fasce, filo da sutura, senza energia elettrica
ed acqua corrente, tutti i corpi che le bombe si sono preoccupate di
sbranare? O della ragazza che, prima di fuggire via dalla città, verso un
campo profughi in Giordania, ha regalato ad un fotografo americano il suo
progetto di un parco per bambini? La facoltà di architettura è distrutta e
lei ha preferito affidare il suo progetto a qualcuno venuto da lontano,
nella speranza che non finisse calpestato dai soldati.

Mi rendo ben conto, cari lettori, che – da un punto di vista strettamente
giornalistico - quelle che precedono non sono ‘notizie’. Non parlano di
corpi d’armata. Di città conquistate. Di nemici bombardati, gasati,
sconfitti. Parlano del dolore quotidiano della gente comune, di quell’oceano
di infinite gocce di pena, orrore, morte, da cui è composta la maggior parte
del gorgo oscuro della guerra. Chiamare tutto questo contro-informazione
sarebbe riduttivo. E’ molto di più.

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