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Sbancor, il dr. Jekyll della controinformazione
- Subject: Sbancor, il dr. Jekyll della controinformazione
- From: "kowalski" <kowalski at informationguerrilla.org>
- Date: Thu, 12 Jun 2003 20:19:45 +0200
- Importance: Normal
Sbancor, il dr. Jekyll della controinformazione http://www.clarence.com/contents/cultura-spettacolo/societamenti/archives/00 1721.html di S. Porro, G. Genna, I. Domanin Chi frequenta abitualmente i siti di informazione alternativa come Indymedia, Rekombinant o Information Guerrilla, conosce bene gli scritti e le teorie di Sbancor, un nome che da vari anni anima le piazze più note dell'Internet alternativa. Ma l'aspetto di Sbancor di alternativo deve avere ben poco. Per sbarcare il lunario, il nostro di giorno indossa il gessato grigio e lavora come esperto di finanza in una nota banca d'affari internazionale. Di notte invece analizza documenti della CIA, mette in fila dati su dati per trarne lucidi analisi finanziarie, calcola la variazione del prezzo del petrolio, studia le modalità di finanziamento dei Contra antisandinisti. Per soddisfare la sua ossessione: dimostrare che una tecnocrazia politico-economica si è impadronita del governo degli USA dagli anni sessanta ad oggi e da questa posizione di potere tira le fila del pianeta. Leggendo il libro di Sbancor, American Nightmare (recensito su Clarence da Giuseppe Genna), questa ossessione assume sempre più la forma della verità. Per saperne di più, abbiamo intervistato, primi tra tutti, Sbancor, raggiungendolo telefonicamente nella sua abitazione romana. • Pronto Sbancor? Sì, sono io, chi parla? • Qui è il Sisde, abbiamo bisogno di alcune informazioni. Ah, meno male, pensavo foste quei rompiballe di Clarence. • Senta Sbancor, parliamo di cose serie. Di "American Nightmare", per esempio. Perché lei, che è un compagno, fa così ampio uso della teoria del complotto, sdogagando uno stilema politico letterario tipico di posizioni destrorse? La teoria del complotto non ha nulla a che vedere con il mio libro. Mi sono limitato a stabilire dei nessi logici tra fatti, avvenimenti e documenti che sono alla disposizione di tutti tramite Internet, e ne è venuto fuori un panorama preoccupante della storia statunitense e occidentale dagli anni '60 ad oggi. Non è colpa mia se personaggi come Theodor Shackley tornano sempre fuori, quando si rimesta nel marciume americano... • E cosa esce da questo marciume? Che gli americani non potevano non essere informati sull'attacco alle Torri Gemelle, che Osama bin Laden e Saddam Hussein sono (o sono stati) elementi interni al sistema statunitense, che il capitalismo occidentale necessita di un conflitto bellico ogni venti anni per potersi rilanciare, quasi in una sorta di keynesismo militare impazzito. • E ora una domanda seria. L'attuale scenario di crisi dell'ultraliberismo profila delle conseguenze drammatiche, sebbene non evidenti sul piano sociale. Stiamo entrando in una situazione di tipo giapponese (trappola della liquidità)? Ci sono analogie con il crollo del '29? Mi pare di sì. La situazione è molto seria. In realtà il crollo dell'economia giapponese assomiglia al mitico crack del '29. Bisogna ricordare, però, come in quel caso la crisi fu lenta. Si avvitò su se stessa. Durò per anni. In pratica se ne uscì grazie soltanto alla seconda guerra mondiale. Allora ci fu un progressivo effetto-domino. Per il momento è stato il Giappone il paese più colpito dalla crisi. Ma possiamo immaginare, dopo la sgonfiamento di ulteriore e residuali bolle speculative come quella del mercato immobiliare, che anche gli USA possano scontare pesantemente l'aggravarsi della crisi economica. Il dato più preoccupante è lo scenario deflattivo. Sono sessant'anni che non si sentiva parlare di deflazione. Il periodo, insomma che ci separa dal Ventinove. Potremmo essere entrati in una lunga e pericolosa stagnazione. Tutto ciò potrebbe favorire un inasprimento delle strategie militari. • Sul disastro degli USA ci pare che siamo a posto. Ma di quello italiano, come mai non ne ha parlato nel libro? Perché ci sarebbe voluta una trattazione apposta. All'inizio ho pensato che anche la nostra provincia dell'impero avrebbe potuto avere un ruolo più ampio nel libro, ma poi non ho voluto inserire eccessive complicazioni narrative. Del resto, ho dovuto tralasciare molte altre piste d'indagine, concentrandomi sui documenti della CIA disponibili in rete e sui dati relativi ai criminali di guerra. Per scrivere della situazione italiana c'è sempre tempo. • American Nightmare è un libro sospeso a metà tra saggio economico, giallo noir stile Ellroy, e reportage giornalistico vecchio stile. Qual'era la sua intenzione da un punto di vista letterario, commistionare generi diversi? Il mio intento è stato innanzitutto terapeutico. Dopo l'11 settembre, ho sentito il bisogno di riordinare le mie idee e di dare una risposta a quello che era accaduto. Ed è venuto fuori American Nightmare. • Possiamo darle un consiglio per il prossimo libro? Narrativa a tutto spiano, i numeri ci sono... Ci sto pensando. • Ciao Sbancor! Persino quelli del Sisde sono meno cialtroni di voi. SBANCOR, AMERICAN NIGHTMARE, EDIZIONI NUOVI MONDI MEDIA http://www.nuovimondimedia.it
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