Sbancor, il dr. Jekyll della controinformazione



Sbancor, il dr. Jekyll della controinformazione
http://www.clarence.com/contents/cultura-spettacolo/societamenti/archives/00
1721.html

di S. Porro, G. Genna, I. Domanin

Chi frequenta abitualmente i siti di informazione alternativa come
Indymedia, Rekombinant o Information Guerrilla, conosce bene gli scritti e
le teorie di Sbancor, un nome che da vari anni anima le piazze più note
dell'Internet alternativa. Ma l'aspetto di Sbancor di alternativo deve avere
ben poco. Per sbarcare il lunario, il nostro di giorno indossa il gessato
grigio e lavora come esperto di finanza in una nota banca d'affari
internazionale. Di notte invece analizza documenti della CIA, mette in fila
dati su dati per trarne lucidi analisi finanziarie, calcola la variazione
del prezzo del petrolio, studia le modalità di finanziamento dei Contra
antisandinisti. Per soddisfare la sua ossessione: dimostrare che una
tecnocrazia politico-economica si è impadronita del governo degli USA dagli
anni sessanta ad oggi e da questa posizione di potere tira le fila del
pianeta. Leggendo il libro di Sbancor, American Nightmare (recensito su
Clarence da Giuseppe Genna), questa ossessione assume sempre più la forma
della verità. Per saperne di più, abbiamo intervistato, primi tra tutti,
Sbancor, raggiungendolo telefonicamente nella sua abitazione romana.


• Pronto Sbancor?
Sì, sono io, chi parla?


• Qui è il Sisde, abbiamo bisogno di alcune informazioni.
Ah, meno male, pensavo foste quei rompiballe di Clarence.


• Senta Sbancor, parliamo di cose serie. Di "American Nightmare", per
esempio. Perché lei, che è un compagno, fa così ampio uso della teoria del
complotto, sdogagando uno stilema politico letterario tipico di posizioni
destrorse?
La teoria del complotto non ha nulla a che vedere con il mio libro. Mi sono
limitato a stabilire dei nessi logici tra fatti, avvenimenti e documenti che
sono alla disposizione di tutti tramite Internet, e ne è venuto fuori un
panorama preoccupante della storia statunitense e occidentale dagli anni '60
ad oggi. Non è colpa mia se personaggi come Theodor Shackley tornano sempre
fuori, quando si rimesta nel marciume americano...


• E cosa esce da questo marciume?
Che gli americani non potevano non essere informati sull'attacco alle Torri
Gemelle, che Osama bin Laden e Saddam Hussein sono (o sono stati) elementi
interni al sistema statunitense, che il capitalismo occidentale necessita di
un conflitto bellico ogni venti anni per potersi rilanciare, quasi in una
sorta di keynesismo militare impazzito.


• E ora una domanda seria. L'attuale scenario di crisi dell'ultraliberismo
profila delle conseguenze drammatiche, sebbene non evidenti sul piano
sociale. Stiamo entrando in una situazione di tipo giapponese (trappola
della liquidità)? Ci sono analogie con il crollo del '29?
Mi pare di sì. La situazione è molto seria. In realtà il crollo
dell'economia giapponese assomiglia al mitico crack del '29. Bisogna
ricordare, però, come in quel caso la crisi fu lenta. Si avvitò su se
stessa. Durò per anni. In pratica se ne uscì grazie soltanto alla seconda
guerra mondiale. Allora ci fu un progressivo effetto-domino. Per il momento
è stato il Giappone il paese più colpito dalla crisi. Ma possiamo
immaginare, dopo la sgonfiamento di ulteriore e residuali bolle speculative
come quella del mercato immobiliare, che anche gli USA possano scontare
pesantemente l'aggravarsi della crisi economica. Il dato più preoccupante è
lo scenario deflattivo. Sono sessant'anni che non si sentiva parlare di
deflazione. Il periodo, insomma che ci separa dal Ventinove. Potremmo essere
entrati in una lunga e pericolosa stagnazione. Tutto ciò potrebbe favorire
un inasprimento delle strategie militari.


• Sul disastro degli USA ci pare che siamo a posto. Ma di quello italiano,
come mai non ne ha parlato nel libro?
Perché ci sarebbe voluta una trattazione apposta. All'inizio ho pensato che
anche la nostra provincia dell'impero avrebbe potuto avere un ruolo più
ampio nel libro, ma poi non ho voluto inserire eccessive complicazioni
narrative. Del resto, ho dovuto tralasciare molte altre piste d'indagine,
concentrandomi sui documenti della CIA disponibili in rete e sui dati
relativi ai criminali di guerra. Per scrivere della situazione italiana c'è
sempre tempo.


• American Nightmare è un libro sospeso a metà tra saggio economico, giallo
noir stile Ellroy, e reportage giornalistico vecchio stile. Qual'era la sua
intenzione da un punto di vista letterario, commistionare generi diversi?
Il mio intento è stato innanzitutto terapeutico. Dopo l'11 settembre, ho
sentito il bisogno di riordinare le mie idee e di dare una risposta a quello
che era accaduto. Ed è venuto fuori American Nightmare.


• Possiamo darle un consiglio per il prossimo libro? Narrativa a tutto
spiano, i numeri ci sono...
Ci sto pensando.


• Ciao Sbancor!
Persino quelli del Sisde sono meno cialtroni di voi.

SBANCOR, AMERICAN NIGHTMARE, EDIZIONI NUOVI MONDI MEDIA
http://www.nuovimondimedia.it