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nuovo editoriale di PeaceLink
- Subject: nuovo editoriale di PeaceLink
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Sat, 10 May 2003 01:43:16 +0200
IL MONDO NUOVO E' GIA' QUI, NEL POPOLO DELLA PACE E DELLA SOLIDARIETA'Abbiamo voluto chiamarci "Amani", cioè pace, perché ci è parso di capire che questo è il grande impegno nel mondo di oggi, per tutti. E i nostri piccoli progetti, le nostre case e scuole, i nostri interventi in Sudan sui Monti Nuba hanno sempre voluto essere un segno di pace, anche là dove la guerra e la violenza sembrano vincere. Uno slogan indovinato afferma che un nuovo mondo è possibile. Anzi, è necessario, aggiunge qualcuno. Io mi permetto di dire sottovoce: amici, vi sbagliate, il nuovo mondo esiste già. La prova più evidente è nelle folle che hanno manifestato per la pace e nell'impegno quotidiano di tanti perché la pace prevalga. Ogni grande movimento storico non produce solo leaders, teorie, libri, dibattiti, statistiche, marce, o che altro. I movimenti creano poesia. A volte è una forma minore di poesia, quella dei sogni a occhi aperti o delle illusioni. Ma altre volte è poesia vera, quella che ci fa vedere al di là della realtà, soprattutto quella che ci aiuta a vedere il futuro che esiste già adesso.
In Zambia ho trovato il progetto Mthunzi (1) che cresce bene. L'ultimo bambino arrivato era piccolissimo, forse di 5 anni. Eentrato nel cortile e si è guardato in giro spaesato, sul punto di scoppiare a piangere. Gli hanno chiesto che cosa volesse, e lui ha raccontato che la mamma lo ha accompagnato fino al ponticello alla base della collinetta su cui c'è la nostra casa, lo ha salutato dicendogli che non lo avrebbe più rivisto e gli ha detto: "Adesso vattene via, va in quella casa, troverai delle persone che ti aiuteranno e ti vorranno bene". Poi se ne è andata. Ci vuole poco ad immaginare cosa faccia sua mamma a Lusaka, e di che cosa sia malata, probabilmente morente. Pochi giorni dopo guardavo Chokepo (lo hanno chiamato così, come si fa in Africa, dove un avvenimento forte ti dà il nome, chokepo vuol dire "vattene via") giocare al pallone con gli altri. Se gli educatori di Mthunzi avessero detto a Chokepo "ci spiace, non c'è posto per te, ma non preoccuparti perché ormai con la nostra azione politica e sociale siamo vicini a costruire il nuovo mondo possibile e fra cinque anni non ci saranno più problemi per te e per tutti i poveri" sarebbero stati a dir poco degli irresponsabili. Ma lo stesso si sarebbe potuto dire se continuassero a fare azioni caritatevoli senza impegnarsi per il mondo nuovo.
Le visioni di un mondo nuovo non nascono negli incontri di salotto di persone intelligenti, e neanche nei "think tanks" sponsorizzati della grandi istituzioni, o nel mondo individualista della cultura globalizzata, tantomeno nei dibattiti televisivi. Queste visioni poetiche nascono nei gruppi che si impegnano nel sociale e nel politico per molti anni, che soffrono, che pagano di persona. Poi ogni tanto questa poesia ti aggredisce in momenti imprevedibili e immeritati. La vedi, è lì a portata di mano, e ti accorgi che è più vera della realtà. A me è successo per esempio lunedì 18 novembre, mentre visitavo la Koinonia di Lusaka, in Zambia. Ero seduto nel cortile della casa dove vivono gli oltre sessanta bambini di strada ospitati dalla comunità, nel prato, sotto il grande albero di jacaranda. C'era una grande quiete, l'ultima auto era passata oltre un'ora prima, nella strada sterrata ai piedi della collina. Il sole tramontava ad occidente mentre contemporaneamente ad oriente sorgeva la luna piena. Alcuni bambini rientravano sudati e stanchi per una partita di calcio. Altri erano sotto la doccia, mentre altri, già puliti e profumanti di bucato (per lavarsi usano lo stesso sapone del bucato, la saponetta col profumo artificiale è un lusso) preparavano all'aperto il tavolo che sarebbe servito da altare per la Messa. Poco lontano, sotto una tettoia dello stesso grande cortile, mama Edina e mama Justina stavano cucinando un'enorme polenta, mentre il pentolone di spezzatino era già pronto. I bambini indaffarati nelle varie occupazioni mi passavano accanto e facevano un cenno d'intesa, mi lanciavano uno sguardo, un sorriso, ognuno in modo diverso significando la gioia di essere insieme in un posto tranquillo, protetto, dove ci si vuol bene. Ecco, improvvisamente, il nuovo mondo è qui. Mi è venuto in mente che era il quinto anniversario della morte di Andrew Owour, il ragazzo kenyano che ha stimolato noi tutti in questa avventura al servizio dei bambini di strada in tutta l'Africa. Allora durante la messa ho parlato di lui ai bambini, che mi ascoltavano come se parlassi di un loro fratello maggiore, rapiti. Ecco, il nuovo mondo è qui, nella comunione fra i vivi, e dei vivi coi morti. Quando riduci all'osso i grandi movimenti che hanno espresso i desideri collettivi della gente, li ripulisci di tutto il dolore, sudore, e purtroppo magari anche sangue che hanno generato, ti accorgi che la loro forza era nell'aver in qualche modo, magari anche sbagliato, coagulato le grandi aspirazioni di libertà e di amore che sono dentro tutti noi. Libertà e amore (comunione) sono due, sono il motore di tutto ciò che si muove. Koinonia è per me il piccolo mondo dove ogni tanto la poesia irrompe, libertà e amore prendono il sopravvento, e mi accorgo che il nuovo mondo è già qui. Noi cambiamo il mondo con gesti grandi e piccoli. Tendendo la mano ad un amico, scavando un pozzo, curando un malato, coltivando un campo, riparando un computer, accarezzando un bambino che piange, fermandoci sull'autostrada ad aiutare chi è coinvolto in un incidente. I nostri gesti, il nostro lavoro, i nostri progetti hanno un valore che va al di là della loro pura materialità. Quando sono posti consciamente cambiano il significato della nostra vita personale e del mondo che ci circonda.
Mi basta uscire di casa, anche qui a Riruta, periferia di Nairobi, e trovo persone semplici che li vivono. I momenti di poesia come quelli del 18 novembre nella Koinonia di Lusaka che la vita ci regala sono l'espressione della realtà, non ombre cinesi di un mondo irraggiungibile.
Il mondo nuovo è già qui. Padre Kizito (2) --------------(1) Il progetto: Il "Mthunzi Centre", è progetto educativo realizzato dalle famiglie della comunità di Koinonia di Lusaka (Zambia) a favore dei bambini di strada. Il Centro Mthunzi oltre ad accogliere 53 bambini di strada in forma residenziale curandone la crescita e l'educazione, è un punto di riferimento per la popolazione locale con il suo dispensario medico e con i suoi laboratori di falegnameria di avviamento professionale.
(2) Padre Kizito è un missionario comboniano che ha fondato l'associazione Amani (che significa "pace" nelle lingue africane); è italiano ed è nato a Lecco nel 1943. Il suo nome è Renato Sesana e "Kizito" è il nome di un martire africano. Ha portato a termine missioni ad alto rischio in Sudan, mettendo nel conto la perdita della propria vita per aiutare i lebbrosi e le popolazioni stremate dalla guerra. E' giornalista e scrittore di libri. PeaceLink ha collaborato con lui per l'avvio dell'agenzia di informazione telematica Africanews a Nairobi.
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