[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Trasmissione 'Lettera ad ogni cittadino che cerca onestamente la pace, anche con la guerra'
- Subject: Trasmissione 'Lettera ad ogni cittadino che cerca onestamente la pace, anche con la guerra'
- From: carlo giacomini <carlogiacomini at yahoo.it>
- Date: Thu, 3 Apr 2003 23:22:11 +0200
'Lettera ad ogni cittadino che cerca onestamente la pace, anche con la guerra', a cui stiamo dando larga diffusione via stampa, internet ed e-mail. Si tratta di un lettera pubblica con cui Anna Ippolito e Carlo Giacomini (di Venezia-Mestre) intendono proporre un proprio contributo di riflessione critica in particolare ad ogni singolo cittadino che onestamente, proprio per sacrosanti fini di libertà (del popolo irakeno dal suo attuale sanguinario dittatore) e di pace (dell'intera area e del mondo), ha ritenuto opportuno e necessario l'intervento delle forze armate statunitensi e britanniche nel territorio irakeno. La riflessione che propongono, non ideologica e non di schieramento pregiudiziale, si sofferma sulla relazione tra tali fini (apprezzabili e condivisi) e i mezzi concretamente adottati, e quindi sulla concreta (im)possibilità di conseguire, in quella situazione, quei fini con i mezzi bellici prescelti, così come appare chiaro soprattutto alla luce degli effetti (materiali e morali) che sta di fatto producendo quel tipo di intervento. E quindi conclude con un invito a ripensare la convenienza di moltiplicare ancor più i danni che quell'intervento, se protratto, può provocare, sia a breve che a lungo termine, proprio rispetto a quei fini democratici che, alla fin-fine, l'avevano motivato. Suggerendo quindi, che a conti fatti, ora e proprio ora, ovvero a ragion veduta, sarebbe più opportuno che l'intervento si fermasse subito, cominciando intanto col fermare immediatamente i bombardamenti (ovviamen! te dal cielo e dalla terra). All'appello si accompagna il "digiuno di pace" degli estensori della lettera, digiuno avviato all'inizio della guerra e che stanno ancora proseguendo, come segno di compartecipazione con le tragedie in corso (al cui rimedio destinano quanto risparmiato con il digiuno), come testimonianza di coinvolgimento integrale della propria persona in un nuovo stile di vita quotidiana nonviolenta, come stimolo pubblico continuo a non cadere nella distrazione o nella rassegnazione. Chi vuole unirsi all'appello e al digiuno anche a staffetta (ma almeno per 48 continue), come già sta succedendo per altre iniziative simili ad esempio in Campania, Sicilia ed Emilia Romagna, può trovarne il testo e ulteriori informazioni in: http://iodigiunoperlapace.supereva.it, e può prendere contatti con iodigiunoperlapace at libero.it Con preghiera di ulteriore diffusione, grazie Lettera ad ogni cittadino che cerca onestamente la pace, anche con la guerra Fra strumento e fine c'è la stessa relazione che tra il seme e l'albero. Come ciascun seme produce solo il suo tipo d'albero così ciascuno strumento può produrre solo il suo corrispondente risultato. Non si può ottenere una rosa piantando un'erbaccia nociva. M.K.Gandhi (citato a memoria) Caro concittadino, l'attacco bellico inevitabilmente violento, portato dagli eserciti statunitensi e britannico allo stato ed al territorio iraqeno, è stato giustificato, alla fin-fine, solo per portare a quel popolo la libertà. Ma non è poco. Molti infatti pensano che, distruggendo con la guerra lo stato oppressivo del dittatore violento, si possa portare la libertà e democrazia a quel popolo (e serenità a quelli attaccati dal terrorismo). Un'azione giusta ed anzi doverosa, a fine del bene dell'umanità. Una guerra per fini buoni. Una guerra umanitaria. Un atto concreto, estremo ma utile verso una popolazione a lungo sofferente. Molti tra i soldati che stanno ora operando pensano veramente questo, e rischiano onestamente anche la loro vita per quel fine, quasi con eroismo. Operatori di guerra, per essere, anche con questo estremo mezzo, benefattori dell'umanità. Costruttori della pace attraverso la guerra agli oppressori ed agli stati non democratici e criminali. Forse anche tu pensi questo, in tutta responsabilità e con alto senso morale; e su questo, da te, forse dobbiamo imparare. Il fine è sacro, ma non basta a giustificare Il concetto di una guerra giusta, a priori, potrebbe anche convincere; ci pare addirittura nobile. Se però guardiamo i fatti anche recenti, ci pare che la realtà contraddica sempre quest'idea. Anche in Bosnia, Serbia, Kossovo, Afghanistan la tempesta dell'intervento forte risolutore dall'esterno, dopo la morte e la distruzione, ha portato un'apparente tranquillità, ma nessuna vera libertà e nessuna vera pace. Contrapposizioni radicali, conflitti economici profondi, aspirazioni di vendetta, risentimenti e contrasti tra etnie, gruppi, organizzazioni, sono solo stati sopiti, sotto la cenere. La guerra 'risolutrice' li ha soltanto coperti. In qualche caso li ha addirittura sporcati un po' di più. Nei popoli investiti da oppressioni e da poteri violenti generati al proprio intestino, solo un altro tipo di cambiamento e di evoluzione, più profondo e dall'interno, nei sentimenti e movimenti religiosi, nelle coscienze e nei valori personali e sociali, nelle idee e nelle organizzazioni politiche, nelle relazioni internazionali e nell'attenzione planetaria, può far riprendere lo sviluppo umano, sociale, politico, anche lì dove è stato fermato. A questo fine la guerra di liberazione forzosa portata da altri e dall'esterno non serve a niente. E' un'illusoria semplificazione, un'azione magari moralmente in buona fede, ma nei fatti imperiosa, credere di poter portare ad un altro popolo libertà ed istituzioni democratiche con i cannoni, imponendogliele, indipendentemente dalla sua identità, cultura, storia politica e istituzionale. Non è possibile esportare forzosamente la democrazia. Ed è un controsenso imporla. In Iraq cannoni e aerei non stanno sparando alcuna libertà né idea comprensibile agli iraqeni, seminano solo proiettili e bombe, che sanno solo seminare sangue e disgrazie, orrore e rovina. E le idee 'buone' di chi sta dietro il cannone o dentro l'aereo, quando sono estranee ed anzi imposte ai destinatari, per chi sta davanti il cannone o sotto l'aereo significano solo arroganza e morte, specialmente se la differenza di culture, lingue, religioni e valori è abissale come in questo caso. La guerra inebria, fa credere a chi appare più forte di essere in grado di risolvere il mondo; invece, a malapena, riuscirà forse a cacciare un dittatore ed alcuni suoi seguaci, ma certo non a cambiare idee e strutture sociali ed economiche di fondo che li hanno prodotti, e che hanno consentito e determinato quelle ingiustizie ed oppressioni di etnie, clan, gruppi religiosi. Non basterà parvenza esteriore o forma di democrazia per garantire vera libertà a quel popolo. Ben altri 'aiuti' e strumenti gli serviranno per individuare percorsi di superamento delle proprie oppressioni interne e per costruire forme politiche ed istituzionali di libertà a lui congegnali. Anche in Iraq, temiamo, le perdite umane e materiali, l'ulteriore impoverimento, l'umiliazione, e la semplificazione brutale rischieranno di ricacciare molti in uno stato di risentimento, rabbia, vendetta, di moltiplicare, sotto la cenere, idee ed organizzazioni di rivalsa, lotta violenta, terrorismo. Alla fine, sia le condizioni materiali che il morale della moltitudine saranno peggiori di prima. Anche con la migliore buona volontà e moralità da parte di chi la promuove, ogni guerra di imposizione, e in particolare questa guerra, può solo peggiorare la situazione. Lo conferma la gran parte degli stessi oppositori, anche di quelli in esilio, del regime di S. Hussein. L'attacco bellico sta solo moltiplicando sofferenze, torti, ingiustizie in modo rapido a vasta scala. Sta aggiungendo a piene mani morte, stragi, fame e sete, ad un decennio di povertà e malattie. E quando le armi verran fermate, si scoprirà che, a fronte di un grave degrado delle condizioni di vita, quelle popolazioni non avranno ricevuto nulla da loro così apprezzato che compensi una simile moltiplicandone di torti ed umiliazioni. E non vi sarà nessuna gratitudine per nessun liberatore. Certo, non ci sarà più il feroce dittatore e il suo ristretto gruppo di ministri e generali più fidati. Forse molto verrà ricostruito (per la coscienza dei 'vincitori') e arriveranno da fuori molti soldi, ma alla fine torneranno a scorrere in vene simili a quelle di prima. E nonostante un nuovo potere dalle parvenze liberali, le cause strutturali di quella situazione di potere, ingiustizia, rapporti di oppressione rimarranno integre. Si sarà solo perso tempo, con molto sangue versato e grandi rovine. Ben altro sarà il cammino di liberazione strutturale e culturale che quel popolo dovrà cercarsi e percorrere, con la propria intelligenza, senza possibilità di violente forzature o semplificazioni. E ben altri aiuti, sostegni e collaborazioni potran risultare utili, anche dall'esterno, per quel cammino. Le 'buone intenzioni' non trasformano le azioni imperiose e di violenza in frutti di libertà e giustizia. E la guerra è la massima delle violenze, la violenza eretta a legge dall'aggressore, a sua misura. Fermare le bombe, fermare questa guerra; e ogni guerra simile, e i suoi prepativi e strumenti Nonostante la buona fede e l'impegno generoso, le bombe sono sempre una tragedia, e uno 'strumento' dagli effetti quanto meno dubbi. Ma in questo caso è già subito evidente che non potranno in alcun modo aiutare a risolvere i problemi veri. E potranno solo moltiplicare l'orrore. Fermate la guerra! fermiamo la guerra ! Fermate i bombardamenti ora! fermiamo i bombardamenti ora! Fermare un'inutile tragedia non fa perder nulla e potrà darci qualche possibilità in più di essere forse un po' apprezzati, o almeno ascoltati, dai bombardati; se non proprio subito, almeno poco dopo. Lo diciamo senza opposizione a nessuno, senza urla rabbiose, senza pretenderlo con altra arroganza. Con la massima stima delle motivazioni e della generosità di chi si è impegnato, con sacrificio e spirito di servizio, anche con le armi, pensando veramente al bene di un altro popolo e dell'umanità. Ma dobbiamo dirlo: giunti a questo punto, per quanto l'intenzione fosse la migliore e per quanto buona fosse e sia ancora la nostra causa, è ormai evidente che questa guerra è il peggiore dei mali. Lo diciamo con semplicità e con la sola forza della nostra persona, senza farne motivo di rivalsa, condanna o schieramento, e col massimo apprezzamento per lo spirito generoso dei popoli britannici e statunitense, di cui tutti, giornalmente, apprezziamo i frutti dell'ingegno tecnico, l'arte e la musica, e dai cui campioni culturali e morali abbiamo imparato anche valori umani e democratici. Vogliamo dire solo che con queste guerre, in Iraq come ormai ovunque, si sta facendo un errore tragico, e che grande è la responsabilità di ciascuno di noi nel consentirle, o nel cercare di fermarle. Più urgentemente verso le popolazioni iraqene, che proprio ora sono nel sangue, sotto le bombe, a rischio di sete e epidemie; ma questo ormai vale per tutte queste guerre, verso ogni popolo e paese. E vale non solo nel momento della battaglia verso chi queste guerre va a farla con le proprie mani, ma anche verso chi queste guerre le prepara producendo, fornendo e spacciando armi, e le sostiene offrendo appoggio logistico di retrovia (basi, infrastrutture, forniture) a chi va in prima linea. Perché l'albero è sempre lo stesso, e non c'è distinzione di identità e di responsabilità tra le diverse parti che lo costituiscono. E non salva la coscienza dire che non si fa la guerra, se poi vi si partecipa con i rifornimenti dalle retrovie; per quanto lontani e nascosti, se ne sarà sempre corresponsabili. Una parola semplice ma accompagnata da un gesto autentico e concreto Non crediamo d'aver motivi in più per sperare di convincere della tragedia di questa guerra e tutte queste guerre e dell'opportunità di fermarle subito assieme ad ogni attività che le prepara e rifornisce. Però lo diciamo con la vibrazione non solo della voce ma di tutto il nostro essere, dopo aver provato, con alcuni giorni di digiuno (che intendiamo continuare, anche con altri), a rendere pulito e vivo quello che diciamo, anche attraverso la nostra pancia; perché le idee importanti devono essere un po' 'vissute', provocando così anche un cambiamento, pur modesto, di comportamento e stile di vita. Ed anche per essere fisicamente (e con quanto risparmiato) un po' solidali verso tanta rovina. Nella speranza che anche questo gesto possa mostrare quanto è drammatica la situazione, e spingervi a riconsiderare onestamente la vostra posizione, dicendo a voi stessi e attorno a voi: 'Questa guerra, per come ormai si è rivelata, non può produrre alcun bene, forse è stato un errore; vediamo di fermarla, subito, fermandone immediatamente quanto meno i bombardamenti'. Semplicemente. 29.03.03 Anna Ippolito (Venezia-Mestre), al 3° giorno di digiuno Carlo Giacomini (Venezia-Mestre), al 10° giorno di digiuno Allegato Se condividi il messaggio di questa lettera, e lo vuoi diffondere e rilanciare (per e-mail o a mano, su carta) così come sta, va benissimo e ti ringraziamo; ti chiediamo, ovviamente, di non modificarlo in alcun modo. Se ti sembra opportuno farlo tuo e riproporlo anche con il tuo nome ai tuoi conoscenti, amici e parenti, ai tuoi amministratori di quartiere o regionali, ai tuoi parlamentari , Š , ti chiediamo di farlo solo DOPO AVER GIÀ COMINCIATO UN PERIODO DI DIGIUNO (sei sei nelle condizioni di farlo; sentiti comunque libero di fare come ti pare opportuno). Noi suggeriamo un digiuno di almeno due giorni (48 ore integrali), concedendoti solo liquidi; ma ovviamente ciascuno è libero di decidere (ovviamente con attenzione e consiglio del medico). Se lo fai, informane tutte le persone che ti incontrano, senza falsa pubblicità ma come testimonianza e gesto di condivisione con le vittime e di impegno profondo affinché venga fermata questa guerra. Meglio ancora se lo fai sapere ai giornali almeno locali, al lavoro, nelle tue associazioni, nella tua chiesa, Š . Se non ti senti le parole per spiegarlo a voce, basterà avere addosso la spilletta 'digiuno di pace', (vedi più avanti) e pronta in tasca qualche copia di questa o di analoga 'lettera' che potrà spiegare per te. E se, mentri digiuni, hai occasione di partecipare a incontri o iniziative (di qualsiasi tipo) sul tema della pace e per fermare la guerra, fatti coraggio ed informa della tua iniziativa gli organizzatori, così potrà esserne data notizia pubblica. Se poi volessi prendere tu stesso l'iniziativa (con qualche amico) organizzando qualcosa di pubblico a partire dalla lettera (e dal tuo digiuno), ancora meglio Š Se fai il "digiuno di pace", per favore, danne notizia, facendo arrivare una semplice e-mail, con il tuo nome e cognome, la data in cui cominci il digiuno, e il numero di giorni che ti proponi di digiunare, all'indirizzo: iodigiunoperlapace at libero.it (che è seguito dai primi estensori di questa lettera: Anna Ippolito e Carlo Giacomini); comunque, solo se vuoi. Se lo chiedi, il tuo nome e cognome non finirà in nessuno schedario, verrà raccolto solo l'indirizzo e-mail, per poter farti avere qualche notizia o proposta; altrimenti, se (come speriamo) sei disponibile a rendere pubblica la notizia del tuo digiuno, potremo aggiungerti nella lista dei partecipanti al digiuno, che pubblicheremo nel sito (solo con nome e luogo di residenza, senza indirizzi). Ricordati inoltre, se sei d'accordo, di sostenere con i soldi risparmiati col digiuno le vittime di questa guerra, versandoli, ad esempio, alle ONG impegnate in territorio Irakeno (e anche di questo dà pubblica notizia). Se rilanci esattamente questa lettera (senza alcun cambiamento, taglio o aggiunta), potrai lasciarci le firme di quelli che te l'hanno spedita o consegnata; altrimenti, se volessi modificarla (anche solo con un piccolo taglio), fai pure, ma per correttezza ti chiediamo di togliere quei nomi e di firmarla solo tu (con chi vuoi). Il tuo nome (con o senza quelli di prima), mettilo completo a mo' di firma, precisa anche la data in cui tu la firmi (ev. in aggiunta e distinta dalla data precedente) e il tuo luogo di residenza, e specifica del tuo digiuno. Se digiuni per la pace, ed hai amici e conoscenti di lingua inglese, è molto opportuno che questa (o analoga) lettera venga fatta avere anche a loro. A tal fine, è disponibile anche in lingua inglese. --------------------------------------- ... e a chi si trova, forse anche involontariamente, a collaborare, anche con un solo gesto, all'attività di retrovia (nei trasporti, nelle forniture, ...) per questa guerra, diciamo: questa guerra, e i suoi disastri, stanno passando un po' anche nelle tue mani, ed anche tu ne sei responsabile, e in modo forse anche un po' più intenso; e puoi decidere di collaborare a questa guerra ma puoi anche incidere un po' più di altri per fermarla. Infatti, se condividi che questa guerra è appunto ormai solo il modo peggiore e più dannoso per non risolvere alcun vero problema, allora puoi fare qualcosa in più: anche solo parlarne con qualche collega più vicino o con i rappresentanti sindacali (che forse potranno sollevare il problema per te, dentro o fuori il posto di lavoro); e se te la senti, magari con qualche collega, potrai anche scrivere il tuo dissenso personale, ai tuoi dirigenti o datori di lavoro, e magari anche ai giornali, e se ritieni che quello che ti è chiesto di fare, data la situazione, non rispetti le legge e la costituzione italiana né la Carta delle Nazioni Unite, puoi chiedere almeno che te lo ri-ordinino per iscritto, oppure perfino puoi fare forse obiezione di coscienza al lavoro per questa guerra, come altri hanno fatto. Sta a te valutare e decidere, di fronte alla tua coscienza. --------------------------------------- Anche di tutto ciò, se ti va, facci sapere: iodigiunoperlapace at libero.it Per scaricare copia della lettera (anche in inglese), il necessario per la spilletta, qualche suggerimento per il digiuno, informazioni sulle ONG attive in Iraq, altre informazioni: http://iodigiunoperlapace.supereva.it
- Prev by Date: 05/04 Manifestazione contro l'informazione di guerra
- Next by Date: Lettera al Presidente Carlo Azeglio Ciampi.
- Previous by thread: 05/04 Manifestazione contro l'informazione di guerra
- Next by thread: Lettera al Presidente Carlo Azeglio Ciampi.
- Indice: