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Appello agli uomini e donne di buona volontà
- Subject: Appello agli uomini e donne di buona volontà
- From: "Dino" <dinodazz at tin.it>
- Date: Sun, 30 Mar 2003 23:22:20 +0200
APPELLO AGLI UOMINI E DONNE DI BUONA VOLONTA' Quarant'anni fa Lanza del Vasto fece un digiuno per tutta la durata della Quaresima per sostenere la richiesta di una parola forte, chiara, decisa, sulla Pace e la nonviolenza durante il Concilio Vaticano II. Scrisse una lettera a Giovanni XXIII per spiegare le motivazioni che lo inducevano a quel gesto. La risposta arrivò il giovedì santo: la Pacem in terris rispondeva a quasi tutte le richieste soprattutto a quella della messa al bando delle armi nucleari. In questi 40 anni sono successe tante cose positive per merito della nonviolenza, la caduta del muro di Berlino, i movimenti popolari che nel 1989 hanno dissolto parecchi regimi autoritari, la fine della contrapposizione est-ovest. In questi ultimi tempi questa forza morale si è espressa con un popolo di pace, che, sia pure senza capi, è arrivato a decine di milioni in tutto il mondo, con le dichiarazioni nette e concordi delle confessioni religiose, senza timori per il potere costituito. Ma la Pace è tuttora calpestata in tante parti del mondo Abbiamo pregato, abbiamo digiunato, abbiamo marciato, ma la guerra è scoppiata in Iraq. Non ci fermeremo! Continueremo a pregare, digiunare, marciare. Proponiamo un digiuno a staffetta per tutta la durata di questa sciagurata guerra. Un digiuno gandhiano, a sola acqua, per almeno un giorno alla settimana a rotazione. Chiediamo di diffondere e sostenere per quanto possibile questa azione affinché sia segno e testimonianza della verità della nonviolenza come forza della Giustizia, leva della conversione per la soluzione dei conflitti. Una nonviolenza che è stile di vita e metodo di lotta. Proponiamo la resistenza spirituale, la preghiera incessante, il boicottaggio dei marchi coinvolti in questa guerra, l'obiezione di coscienza e la disobbedienza civile per ogni atto che, anche nei paesi non belligeranti, contribuisce alla prosecuzione di questo ingiusto e illegittimo conflitto, cominciando a vivere in maniera più sobria e tessendo relazioni di pace e nonviolenza nel quotidiano. PACE FORZA GIOIA Movimento italiano dell'Arca di Lanza del Vasto Ecco la lettera che Lanza del Vasto inviò al papa Giovanni XXIII al suo arrivo a Roma: Roma, 4 marzo 1963 Santo Padre, rispondendo al suo appello, sono venuto dalla Francia a Roma per fare penitenza in onore del concilio, di questo Concilio della riconciliazione che da anni sognamo senza mai aver sognato che potesse essere cosa reale e vicina. Mi accingo a digiunare fino alla mattina di Pasqua, compiendo così quaranta giorni di muta e intensa preghiera. Mi animano tre motivi: Il primo è la coscienza delle mie colpe che mi rendono troppo indegno di innalzare una richiesta al cielo. Il secondo è la domanda: che il nostro papa goda di buona salute, perché siamo pieni d'amore per l'uomo che ha voluto trasformare la maestà pontificale in bontà paterna. Il terzo è la nostra attesa, di fronte alla minaccia di Guerra totale, della parola conciliare di cui il mondo ha oggi bisogno, di una parola audace, assoluta, insomma evangelica. Mi consenta di soffermarmi un po' su questo punto di vitale importanza. In realtà tutto il bene che attendiamo dal concilio a chi gioverà se la Guerra totale che ci si prepara ci trasforma in una montagna di cadaveri o in un popolo di lebbrosi o se, anche senza guerra, le radiazioni della materia disintegrata fanno sorgere generazioni di mostri? So che Vostra Santità non ama i profeti di sventura e non vorrei esserne uno. Ma non dite che sono tutte cose da fantascienza: si iscrivono nella folle logica del secolo, oltre al fatto che la deflagrazione universale può prodursi da un momento all'altro per puro incidente. Chi proteggerà i popoli dalla loro ignoranza, dalla loro inerzia, dalla loro incoscienza? Chi li proteggerà dai loro capi, ciechi alla guida di ciechi, loro stessi guidati dal Principe di questo mondo? Chi proteggerà la Creazione di Dio e tutte le bellezze e le bontà in essa contenute, contro le bramosie, le paure, gli orgogli oggi armati per distruggere tutto? Chi altri se non la chiesa, Mater et Magistra? A lei spetta il compito di avvertire, di esortare, di implorare, di indicare le soluzioni. Guardate quel che è successo in Svizzera dove un arcivescovo ha incitato il popolo a dare il suo consenso all'arma di morte. Se Roma avesse parlato questa vergogna non peserebbe su noi cattolici. Se questa volta non parla, il cattivo esempio sarà seguito, moltiplicando il pericolo. È vero che la chiesa non ha il potere di imporre le sue volontà ai governi legittimi, ne quello di opporsi ad essi, salvo se è pronta a tornare nelle catacombe. Non si tratta però di imporre, ne di opporre e nemmeno di rivolgersi ai governi (i governi continueranno a gettare sull'avversario la colpa dell'aggressione e ad attendere che l'altro disarmi per primo). Si tratta di strappare dalla bocca dei nemici della nostra chiesa l'accusa che le rivolgono di essere complice dei governi nelle loro imprese sanguinarie, mentre le dichiarazioni papali in favore della pace non sono che teoria e retorica, per non dire maschera! È molto difficile contestare questa tesi fintanto che un'interpretazione abusiva dei Romani XIII fa per noi dell'obbedienza cieca al potere stabilito, per cattivo che sia, un dovere religioso. Non c'è speranza che in Dio, e Dio opera dal di dentro, nella coscienza degli uomini liberi. La sola speranza è quindi in un risveglio della coscienza cristiana, debitamente educata, in misura di resistere alle tentazioni, seduzioni e costrizioni in virtù delle quali il potere la fa entrare nel suo gioco. La Resistenza spirituale è esattamente il contrario della ribellione, della sovversione, dell'anarchia, perché «obbedire a Dio piuttosto che agli uomini» è freno per il Potere quando devia e zelo a servirlo per il bene comune. La Resistenza spirituale non è assolutamente rinuncia alla legittima difesa e alla lotta per la giustizia. In ogni tempo è la più legittima delle difese e nell'era atomica la più ragionevole e possibile: l'unica che non comporta la distruzione di quel che si pretende difendere. La Resistenza spirituale consiste nell'opporre al male non un male della stessa natura e di segno opposto, bensì un bene eguale e appropriato. «Noi possediamo, dice l'apostolo, armi non carnali; esse, con la grazia di Dio, hanno la forza di rovesciare fortezze.» È chiaro che i cristiani che hanno fatto e visto crollare tanti imperi non possono riporre la loro fiducia in quelle armi e nella bomba H contemporaneamente. Circola confidenzialmente un progetto di schema sulla guerra e la pace, di cui un frammento fu pubblicato dalle "Informations Catholiques lnternationales". Se si risolvesse di adottarlo esso risponderebbe in gran parte alle nostre aspirazioni. Esso contiene parole che non si prestano a equivoci, come la seguente: «La distruzione in massa di intere popolazioni, come avvenne nei bombardamenti di Amburgo, di Lipsia e di Hiroshima, è un crimine che grida vendetta al cielo.» Oppure come questa: «Chi dà ordini contrari al diritto delle genti deve aspettarsi di essere disobbedito.» Ma se è cosi, se la Guerra totale è un crimine, non si dovrebbe forse insistere sull'affermazione che la preparazione del crimine è già un crimine? Dichiarazione di conseguenze gravi e immediate, che l'uomo che in tempo di pace lavora all'armamento atomico non potrebbe più ignorare che è in colpa e che dovrebbe cambiar mestiere. C'è di più: ogni cittadino che rimane inerte di fronte all'urgenza del pericolo dovrebbe sapere che è in colpa e che tramite la parola, lo scritto o qualsiasi altro mezzo piccolo o grande a sua portata, deve rompere la complicità del silenzio e destarsi prima che sopraggiunga l'irreparabile. Infine ciò che, a nostro umile avviso, manca del tutto è un paragrafo in cui venissero esposte le quattro regole della Resistenza spirituale: 1. Che essa venga portata avanti senza spargimento di sangue. 2. Senza frode ne menzogna, a viso scoperto, senza eludere i castighi, anzi, al contrario, provocandoli e sopportandoli con dolce fierezza. 3. Con il rispetto per l'avversario, per la sua libertà, per la sua dignità e la preoccupazione di convertirlo. 4. Che sia una testimonianza della verità secondo cui il sacrificio ha una virtù che salva (è la lezione della croce e la tradizione dei martiri). E si dovrebbe ricordare che la Resistenza spirituale ha dimostrato la sua efficacia pratica nella liberazione dell'India e in svariati conflitti privati o pubblici sia in occidente che in oriente, storia poco nota e che merita uno studio attento in questi tempi di estremo pericolo. Mi scuso di queste pagine forse inutilmente lunghe. È possibile che la supplica silenziosa del digiuno completo sarebbe bastata a dire tutto questo e ben di più, meglio che le parole. Comunque sia, rimango ritirato e nascosto nel convento cistercense di Frattocchie. La cosa è nota solo a qualche raro amico e ad alcuni ecclesiastici. Spero che la stampa non farà rumore intorno a questo gesto. Lo depongo tremante ma non senza speranza ai piedi di vostra Santità e nel cuore di Nostro Signore misericordioso. Ossequi devoti. Lanza del Vasto
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