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articolo di U .Allegretti che uscirà su "Rocca" n°8
- Subject: articolo di U .Allegretti che uscirà su "Rocca" n°8
- From: "Cristina Ronzitti" <cricket at tiscalinet.it>
- Date: Wed, 26 Mar 2003 01:22:40 +0100
Articolo di Umberto Allegretti* che uscirà sul numero 8 della rivista "Rocca" . * Ordinario di diritto pubblico generale all'università di Firenze Scrivere dell'Onu, del suo valore, delle sue severe deficienze, delle sue possibili riforme, nel giorno preciso in cui é stata scatenate la terribile nuova guerra contro l'Iraq, mette in una condizione di grande angoscia e di grande ambiguità. Da un lato, non si può non avere l'acuta percezione di un ennesimo fallimento delle Nazioni Unite e di tutta la comunità mondiale per non essere riusciti a fermare un evento annunciato e tanto catastrofico. Dall'altro, non si potrà però misconoscere che con questo fallimento convivono alcuni elementi che autorizzano un giudizio non sconsolato e, forse, parzialmente favorevole su ciò che é accaduto. Infatti la violazione flagrante e incontestabile da parte degli Stati Uniti e dei pochi loro autentici alleati di ogni principio e di ogni norma che da più di mezzo secolo stanno a fondamento della convivenza internazionale (e, per quanto ci riguarda, per virtù dell'articlo 11 della Costituzione, a fondamento della vita del nostro Paese) consente un giudizio chiaro e definitivo sull'operato di questi paesi: la Legge, si sa, ha fra i suoi compiti quello di dichiarare il peccato. Inoltre, su questa vicenda si é aperta da mesi una dialettica fortissima tra i diversi membri delle N.U., inclusi per un verso alcuni dei protagonisti di quella che pareva una inossidabile lealtà dell'Europa verso il grande alleato, e inclusi, anche, una serie di stati del Sud del mondo che dalla loro condizione di povertà sembravano destinati a cedere a ogni ricatto. Una dialettica in cui chi era dalla parte giusta ha perso, ma ha combattuto con forza e chiarezza e ha costretto per mesi la superpotenza a rinviare l'attuazione dei suoi propositi e a vedersi alla fine costretta ad agire nella più piena illegalità per non essere riuscita a condizionare, come era sempre avvenuto in passato, le decisioni dell'Onu. Il che, se avrà un seguito, potrà esplicare in futuro effetti importanti nella direzione di un maggiore equilibrio di potere nei rapporti mondiali. Dunque questi eventi possono persino gettare una luce positiva sul valore, anche se non sulla immediata efficacia, dell'azione delle N.U. La verità é che l'Onu é fin dalle origini il luogo di un'esperienza ambigua. Per un verso, essa é fondata su principi assolutamente giusti: il divieto degli Stati di usare la forza unilateralmente, da singoli o in gruppo, per regolare i loro rapporti (tranne l'eccezione della legittima difesa in senso stretto, che non comprende affatto la cosidetta "difesa preventiva" ora teorizzata dai documenti americani); l'obbligo di affrontare tutte le loro controversie con strumenti pacifici; la mediazione dell'Organizzazione per risolvere quelle controversie, con la possibilità solo per essa, e come mezzo estremo, di usare la forza, ma in misura controllata e non nella forma della guerra. Il principio, inoltre (non lo si dimentichi) per cui la pace si fonda sulla giustizia, e perciò su relazioni di cooperazione economica, sociale, giuridica e culturale fra tutti gli Stati. Per altro verso, a questi principi che costituiscono uno dei frutti più alti del progresso moderno non corrispondono strumenti organizzativi adeguati, sia perché l'Onu, pur rappresentando tutti i paesi, non costituita da organi di natura democratica, sia perché cinque paesi vi godono dell'esorbitante prerogativa del veto e, ancora, perché in campo economico, sociale e giuridico, essa dispone di poteri aventi solo efficacia morale e politica e deve rimettersi o alla volontà degli Stati o all'azione, del tutto antidemocratica, delle istituzioni economiche internazionali (Fmi, Banca mondiale, Wto). Da queste gravi deficienze d'origine, oltre che dalle vicende politiche della guerra fredda, dipendono i numerosi fallimenti dell'Organizzazione nei suoi quasi sessanta anni di vita, sia nel campo della pace che in campo economico. E tuttavia, non si può negare che stanno al suo attivo alcuni importanti risultati, come l'aver agevolato la decolonizzazione, l'aver dato impulso alla codificazione internazionale dei diritti umani sancita da numerosi trattati, l'aver quanto meno temperato alcuni conflitti esplosivi - ta i più recenti, quelli coinvolgenti la Macedonia, o Timor Est - e perfino, per un certo tempo (anni 70) l'aver costituito un foro per la discussione, se non per la soluzione, dei gravi problemi economici dei paesi del Sud. E' per questo che l'Onu non può essere abbandonata (che cosa rimarrebbe dopo di essa se non la pretesa imperiale della superpotenza?), che deve continuare ad essere cercata come teatro per il confronto pacifico tra gli Stati, ed é per questo che bisogna con tenacia lavorare per la sua riforma. Mentre appaiono per ora fuori di ogni possibilità riforme come l'abolizione del potere di veto e la ristrutturazione profonda degli organi in chiave democratica, almeno due strade potrebbero essere percorse, che non hanno bisogno di revisioni statutarie ma solo di una conveniente opera di attuazione in via di semplici decisioni degli organi delle stesse N.U. Una e' la messa a punto di un serio sistema di potenziamento dell'impiego dei mezzi pacifici a disposizione dell'Organizzazione per la soluzione delle controversie internazionali. Si tratta di ripigliare il cammino intrapreso al tempo di Boutros Ghali (intorno al 1992) con la formulazione del documento noto come Agenda per la Pace, la cui approvazione fu' interrotta a meta'. La seconda e' l'istituzione di rapporti tra l'Onu e le tre grandi istituzioni economiche mondiali, che sottopongano queste ultime all'osservanza di direttive dell'Assemblea delle Nazioni Unite per la guida dell'economia mondiale, ora in piena fase di globalizzazione. Anche qui esistono strumenti che attendono solo di essere potenziati, cioé i cosidetti accordi di collegamento tra Onu e agenzie specializzate. Naturalmente questo richiede una tenace campagna politica, che avrà da fare i conti, ancora una volta, con gli Stati Uniti, i quali sono i massimi beneficiari della globalizzazione sia economica che politico-militare, e che hanno sempre contrastato i propositi in quelle direzioni. Ma é in questo che - oltre all'azione dei Paesi del Sud, che sono i massimi interessati ad un governo della globalizzazione perché ne sono le massime vittime - si dovrebbe impegnare l'Europa. Traendo così il piu' duraturo insegnamento dallo scontro che una parte di essa é stata capace di sostenere sulla questione Iraq con il grande alleato. ********************************************** Movimento Federalista Europeo Sezione di Cagliari V.le Regina Elena, 7 c/o AICCRE sito web cittadino: www.mfe.it/cagliari sito nazionale: www.mfe.it ****************************************
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