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Canzone di pace
- Subject: Canzone di pace
- From: "ecofebio" <ecofebio at fermobiologico.it>
- Date: Thu, 20 Mar 2003 10:25:45 +0100
CANZONE DI PACE "Oh voi turbati nell'oscurità della terra! Vi basti la disgrazia e la pazzia. Raccogliete, pentiti, i resti dei vostri morti e piangete a lungo sulle loro tombe, cospargetele di profumo, avvolgete i loro resti con fiori di ninfea e di gelsomino, e intonate la canzone della pace perché ogni tristezza trovi serenità nella tomba. Radunate i bambini perché cantino con le melodie dell'innocenza e col sorriso. Salvate i morti dal tumulto della guerra perché sentano la bellezza della pace". Sono versi tratti dalla composizione della poetessa irakena Nazik Sadek al-Malaica, intitolata "La canzone della pace", una lirica che mi è giunta in lingua araba in un momento magico nel quale conoscere l'esistenza di questa donna, le sue parole e la sua poesia è stata per me una rivelazione. Malauguratamente le esortazioni che ella esprime nei convulsi anni della Seconda Guerra mondiale non hanno perso la loro attualità, e oggi più che mai vorrei che quella voce risuonasse di fronte alla minaccia che incombe sulla sua bella terra natale già tanto martoriata. Cantiamo, sì, cantiamo la canzone della pace sulle tombe di tanti bambini morti durante questi anni di embargo, come la ninna nanna amorosa con la quale le loro madri non potranno più cullarli. Cantiamola sulle macerie che seppelliscono i corpi di coloro che non hanno nome e che si chiamano solo "danni collaterali". Cantiamola sul dolore e la paura che uccidono in un intero popolo la speranza di vivere nella dignità che solo la giustizia e la liberta possono assicurare. Cantiamola sui cuori di pietra di coloro che non conoscono altro linguaggio che quello della violenza, di coloro che hanno il sangue nero come il petrolio. Cantiamola in nome dei Diritti Umani, del diritto alla vita, alla vita piena, del popolo irakeno; in nome delle leggi internazionali che nell'articolo 33 della Convenzione di Ginevra vietano le sanzioni collettive come rappresaglia, specificando chiaramente che "nessuno può essere punito per un delitto che non ha commesso". Fino a quando continueremo a condannare, con la nostra complicità, degli innocenti? Cantiamola e che la nostra voce salga dalle viscere, cantiamola perché la sua melodia faccia rinascere le forze e faccia rivivere le speranze, cantiamola perché i pleniluni di Baghdad tornino ad essere le belle notti di mistero e non occasioni di attacchi militari, perché Sherazade torni nel suo giardino a raccontare storie d'amore al chiarore delle stelle, e non storie di orrore sotto i lampi mortali dei missili. Cantiamola donne e uomini, noi che crediamo che un altro mondo è possibile, noi che pensiamo che ci sono sempre delle opportunità per la pace, perché siamo ormai stanchi di adorare idoli sanguinari ai quali sacrificare la vita di tanti esseri umani. NO ALLA GUERRA NON NEL NOSTRO NOME NON COL NOSTRO SILENZIO Immaculada Conceptiòn Gutiérrez dell'Associazione "Donne e Teologia" - Siviglia (Da ECLESALIA, 8 marzo 2003)
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