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Re: [glt NV] Lilliput e i treni della morte.
- Subject: Re: [glt NV] Lilliput e i treni della morte.
- From: "Nello Margiotta" <animarg at tin.it>
- Date: Mon, 24 Feb 2003 16:24:40 +0100
leggo dall'articolo sull'Unita' di Tony De Marchi Ma è legittimo fermare i treni? "........................................................................... ............................................................................ ............................................................................ ............ «Io credo che i movimenti militari americani, che avvengono al di fuori del quadro della Nato, non siano legittimi perché non previsti dagli accordi tra Italia e Stati Uniti» spiega Domenico Gallo, magistrato romano da sempre impegnato sui grandi temi della legalità internazionale. «C'è però anche da dire che i pacifisti impegnati nei blocchi si espongono a rischi non indifferenti. L'interruzione della circolazione ferroviaria è un reato piuttosto grave, che potrebbe in situazioni estreme portare anche all' arresto in flagranza». Gallo, da giurista, mette giustamente in guardia contro i rischi di queste azioni, anche se proprio sul suo sito Internet appare un appello dei Giuristi democratici in cui si sostiene che ogni violazione dell'articolo 11 della Costituzione («l'Italia ripudia la guerra») «legittimerà anche atti di disobbedienza civile in difesa della Costituzione» stessa. Ma un conto è la disobbedienza civile, lascia capire, un altro sono i reati. «Anche se - spiega ancora Gallo - i manifestanti potrebbero sostenere di agire in stato di necessità putativo». In sostanza, i treni carichi di armi sono un pericolo attuale non solo per la pericolosità di quello che trasportano, ma anche per i rischi di ritorsione ai quali espongono il Paese che li ospita. Tanto più che c'è un precedente. Identico. Nel 1992 numerosi pacifisti furono assolti dal tribunale di Trento dall'accusa di blocco ferroviario. Il 12 febbraio 1991 avevano bloccato due treni carichi di cingolati in viaggio dalla Germania verso il Golfo, dove si combatteva la prima guerra irachena. I giudici li mandarono assolti in quanto, spiegò il presidente del collegio Marco La Ganga, «gli imputati non sono punibili perché hanno agito in stato di necessità». Dove la necessità è, per così dire, la pace" ora al di la' delle valutazioni che ognuno di noi puo' fare sulla leggittimita' ed efficacia di tali azioni, resta per me la questione se sono leggittimi i trasporti ed in base a quali accordi in ambito Nato o bilaterale Italia- USA, vengano efettuati. Credo che l'aspetto giuridico della questione non sia secondario e ci possa essere una strada per denunciare l'adesione ed il supporto ad una azione militare che si potra' configurare, oltre che una violazione della costituzione italiana, come un crimine contro l'umanita' ************************************************** Nello change the world before the world changes you because another world is possible ----- Original Message ----- From: "Carlo Gubitosa" <c.gubitosa at peacelink.it> To: <glt-nonviolenza at retelilliput.org> Sent: Monday, February 24, 2003 12:40 PM Subject: Re: [glt NV] Lilliput e i treni della morte. > Ciao a tutti... > > Di fronte alle azioni dirette sui binari ho alcune perplessita' che vorrei > condividere con voi... > > 1) Quali saranno gli effetti REALI sulla macchina bellica? Le mongolfiere > lanciate da Peppe Sini durante i bombardamenti sulla Jugoslavia hanno > rallentato gli aerei, forse fatto saltare qualche missione. Mi chiedo se la > presenza sui treni sara' un reale intralcio o avra l'effetto della zanzara > sull'elefante. Non e' una domanda retorica (ne' lo e' nessuno degli > interrogativi che seguono), mi chiedo soltanto che strumenti abbiamo per > misurare l'efficacia antibellica del blocco dei treni. > > 2) Quali saranno gli effetti MEDIATICI di queste azioni? > Ho gia' visto titoli allucinanti in cui il blocco dei treni e' stato > descritto come una azione tra il black bloc e il terroristico, sicuramente > molte persone lontane che iniziavano ad avvicinarsi alla pace anche da > posizioni non antagoniste o addirittura filogovernative adesso rischiano di > cadere nei trappoloni della propaganda, che fino a ieri aveva come unico > argomento "i pacifisti lucrano sulle bandiere". A mio avviso questa era una > grande vittoria culturale, perche' di fatto avevano esaurito gli argomenti > per la demonizzazione. Adesso, invece, chi vorra' dimostrare l'equazione > pacifista=terrorista avra' di fatto molti strumenti in piu', e questi > strumenti glieli abbiamo regalati anche noi. Il lavoro paziente e "da > formiche" delle bandiere ha dato risultati grandiosi soprattutto perche' ha > dato la possibilita' di identificarsi nei movimenti per la pace anche alle > persone lontane, e persino il sindaco di Taranto (forza italia) ha esposto > quella bandiera in comune violando le disposizioni del prefetto. Ora quella > bandiera e' stata inquadrata dalle telecamere in mezzo a falo' sui binari e > associata agli scontri tra polizia e attivisti. Ne valeva la pena? Non lo > so, per rispondere a questa domanda dovrei aver risposto alla domanda > numero 1, e cioe' capire quali sono stati i risultati effettivi del blocco. > Se quel blocco e' servito a salvare delle vite umane, a me personalmente > non importa di essere chiamato terrorista, ma se non e' servito a molto mi > dispiacerebbe aver fatto un autogol mediatico, perche' lascio altre persone > esposte alla violenza della propaganda. > > 3) Quali saranno gli effetti GIUDIZIARI di queste azioni? > Visto che ogni vita umana e' preziosa, e viene pirma di qualunque strategia > di movimento, abbiamo messo in conto che una azione sistematica di blocco > potrebbe essere pagata con un gran numero di attivisti > caricati/fermati/arrestati/manganellati/gassati/processati? Vale la pena > spendere energie nell'inevitabile incontro/scontro con la forza pubblica > che nascera' da nuove azioni di blocco? In futuro le FFOO saranno meno > impreparate, si potra' contare meno sull'effetto sorpresa e ci saranno > direttive dall'alto tese a dare un'immagine di fermezza e di > inflessibilita' nel rispetto della legge italiana, che sui binari si > scontra con la legge delle coscienze. Un banchetto di otto potenti e' > costato la vita di un ragazzo, quale potrebbe essere il prezzo da pagare > per un banchetto militare molto piu' importante e strategico? Noi lanciamo > campagne e slogan, ma personalmente ho alcuni dubbi a dire ad altri "fate > come me, seguite la mia iniziativa" se le mie campagne e i miei slogan > possono contribuire a trascinare ragazzi ancora incensurati nella spirale > giudiziaria. > > 4) Quali saranno gli effetti POLITICI di queste azioni? > Per il momento l'unico risultato concreto e' andato a beneficio dei > "falchi", perche' tra le "colombe" si e' creata una nuova spaccatura... La > Cisl, infatti, che aveva aderito alla manifestazione del 15 febbraio > partecipando alla costruzione del documento finale, adesso ha nuovamente > preso le distanze (CFR agenzia in coda al messaggio). A me sta bene che nel > movimento antiguerra non ci siano patenti di legittimita' e che ognuno > abbia il diritto di rivendicare la propria cultura e la propria > specificita', ma di fatto per rispettare la specificita' antagonista e > disobbediente adesso ci siamo persi per strada la specificita' della Cisl, > che secondo me con la sua presenza avrebbe potuto dare piu' forza a tutto > il fronte pacifista. Secondo me l'unico parametro per misurare la > legittimita' di un gruppo organizzato all'interno di un movimento e' la > misura dell'efficacia delle sue azioni, se uno a parole dichiara i piu' bei > principi di Pace e disarmo, ma di fatto fa (consapevolmente o meno) il > gioco della parte avversa, a questo punto e' lui che si sta estromettendo > da solo dal movimento, non sono io che lo sto scomunicando. Di fatto chi > alza la voce o fa le azioni piu' eclatanti risulta sempre il vincitore > mediatico, ma gli effetti politici di questa attenzione conquistata a colpi > di "strappi" e di azioni isolate possono fare gli interessi di chi vorrebbe > scongiurare l'unita' e la compattezza dimostrata dagli organizzatori della > manifestazione di Roma, che hanno scritto un documento finale in cui non si > gioca al ribasso, ma ognuno ha contribuito con il meglio della propria > cultura sindacale o associativa. > > Dopo aver visto gli effetti disastrosi dell'antagonismo praticato a Genova, > mi chiedo se valga la pena di farsi trascinare di nuovo in uno scontro, > quando gli strumenti per reagire alla cultura della guerra e alla > possibilita' di un intervento in Iraq sono talmente tanti da permetterci di > gridare la voglia di pace non solo "tra di noi", ma anche insieme a > poliziotti (sul palco di piazza S. Giovanni c'era la bandiera del sindacato > di polizia SILP), sindaci e deputati forzitalioti, parrocchie, sindacati e > tanti altri organismi che invece qualcuno vedrebbe volentieri come > protagonisti di una ennesima "guerra tra poveri" che potrebbe consumarsi > sui giornali e sui binari mentre qualcuno si frega le mani sghignazzando > per l'ennesimo tentativo riuscito di strumentalizzazione delle azioni di un > movimento. > > SI DIFFIDA QUALUNQUE GIORNALISTA E ORGANO DI INFORMAZIONE DALL'UTILIZZO > COMMERCIALE DI QUESTE AFFERMAZIONI, ESPRESSE IN FORMA PRIVATA ALL'INTERNO > DI QUESTA MAILING LIST. > > --------------- > > 10:42 IRAQ: PEZZOTTA, FERMARE TRENI NON AIUTA LA PACE > > (ASCA) - Roma, 24 feb - ''I blocchi non servono, creano > tensioni nell'opinione pubblica e rischiano, se continuano > nei modi in cui sono stati attuati, di far scemare > l'attenzione alla guerra che siamo riusciti faticosamente a > costruire''. Lo dice Savino Pezzotta, leader della Cisl, in > un'intervista al 'Corriere della Sera', a proposito dei > tentativi dei pacifisti di bloccare i treni diretti verso la > base militare statunitense di Camp Darby. > ''Con Epifani - afferma Pezzotta - abbiamo convenuto che > il governo ha l'obbligo di informare i lavoratori addetti al > trasporto di quello che si trasporta, per la loro sicurezza. > E che se si vuole lavorare davvero per la pace bisogna stare > tutti dentro le regole della legalita'. Dico proprio > tutti'', anche - precisa - ''il governo di Silvio > Berlusconi. Alcune reazioni saranno ingiustificate e niente > affatto condivisibili, ma i comportamenti del governo non > sono stati certamente lineari. Prima di far attraversare il > paese dalle armi e caricare queste armi sulle navi nei porti > italiani aveva almeno il dovere di informare le commissioni > Difesa di Camera e Senato. Non l'ha fatto: lo considero un > fatto molto grave''. > Quanto al blocco dei porti, deciso dalla Cgil, ''credo - > dice Pezzotta - che si stia un po' esagerando''; ''non > condividiamo questo modo di fare. Poi sarebbe ora che per > decidere le iniziative si discutesse unitariamente. Perche' > non si possono lanciare appelli all'unita' mentre ognuno > continua a fare come vuole. Di scioperi nei porti non se > n'e' mai discusso''. > > > > >
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